Che si tratti di un tavolo da servire, di un palco da montare, di una lezione da preparare, di un bambino cui badare, di una borsa da fabbricare, di un palazzo da costruire, di pomodori da raccogliere, tutti abbiamo tantissime storie del genere da raccontare.
Non a caso l'Italia è considerata patria del lavoro “nero”. Che poi qualcuno
una busta paga ce l'abbia pure non è che cambi molto: se la mansione, l'orario,
la paga che vengono messi nero su bianco non corrispondono al vero, non è che
ci renda poi così tranquilli, né tanto meno “regolari”. Lavoro “nero” o
“grigio” – come si definisce il lavoro quando uno un contratto ce l'ha, ma
quest’ultimo è falso – cambia poco: niente ferie, malattie, permessi,
contributi, insomma zero tutele, zero diritti, e tanta, tanta impotenza e
solitudine.
E la rabbia e il disincanto ci prendono quando televisione e giornali ci dicono
che la situazione sta migliorando, che il Jobs Act funziona, che in fondo basta
non essere “choosy” e una soluzione la si trova. E lo vengono a dire a noi, con
le nostre storie di merda, con fratelli, sorelle e amici costretti ad emigrare
perché qui è sempre più dura. E magari pretendono pure che gli crediamo, sennò
siamo “gufi”.Ma come si fa, se attorno a noi il lavoro nero non diminuisce? Se
le forme di lavoro “legale” gli assomigliano sempre più?
Ormai il contratto a tempo indeterminato non è solo una chimera; con le “tutele crescenti” praticamente non esiste più. Precariato a vita e per legge. Oppure prendiamo i voucher, sempre più diffusi e che un datore di lavoro può tirar fuori quando c'è un'ispezione (che poi, l'ispettore del lavoro è una figura quasi mitologica visto che quasi nessuno riesce a vederne uno!).
Ormai il contratto a tempo indeterminato non è solo una chimera; con le “tutele crescenti” praticamente non esiste più. Precariato a vita e per legge. Oppure prendiamo i voucher, sempre più diffusi e che un datore di lavoro può tirar fuori quando c'è un'ispezione (che poi, l'ispettore del lavoro è una figura quasi mitologica visto che quasi nessuno riesce a vederne uno!).
Lamentarsi non basta – ce lo dicono sempre. E hanno pure
ragione. Allora noi qualcosa la vogliamo fare. Ne abbiamo piene le scatole di
sentirci fare la predica. Ci fosse mai uno che viene e ti dice qualcosa di
veramente utile, qualcosa che possa far cambiare un minimo la situazione in cui
ci troviamo.
La denuncia non ci basta, e con questo manualetto abbiamo
l'ambizione di andare oltre. Vogliamo rompere il muro di silenzio su una
situazione che riguarda migliaia e migliaia di persone, e che a stento emerge
dalle statistiche ISTAT, e costringere tutti – media, istituzioni – a non fare
finta di non vedere e dare delle risposte. Vogliamo rendere il sonno dei nostri
“donatori di lavoro” meno placido e sicuro, vogliamo vederli con la strizza
addosso, in poche parole vogliamo combattere il problema a monte, non solo dopo
che si è presentato. E possiamo farlo.
Leggi il manualetto: http://www.clashcityworkers.org/images/pdf/2015_12_18_manuale-lavoro-nero.pdf
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