La seconda parte: Il proletariato e il suo alleato: la logica dell’‘egemonia bolscevica’
La terza parte: lettera-da-lontano-correzioni-da-vicino-censura-o-rimaneggiamento
La quarta parte: Tredici a due: i bolscevichi di Pietrogrado discutono le Tesi di aprile
La quinta parte: Una questione fondamentale’: le glosse di Lenin alle Tesi di aprile
La sesta parte: Il carattere della Rivoluzione russa: il Trotsky del 1917 contro quello del 1924
La settima parte: Esigiamo la pubblicazione dei trattati segreti’: biografia di uno slogan gemello
Un’appendice a questa stessa prima parte, “Mandato per le elezioni al soviet”,
pubblicata separatamente nel caso dell’originale inglese, viene qui pubblicata in calce.
La quarta parte: Tredici a due: i bolscevichi di Pietrogrado discutono le Tesi di aprile
La quinta parte: Una questione fondamentale’: le glosse di Lenin alle Tesi di aprile
La sesta parte: Il carattere della Rivoluzione russa: il Trotsky del 1917 contro quello del 1924
La settima parte: Esigiamo la pubblicazione dei trattati segreti’: biografia di uno slogan gemello
Un’appendice a questa stessa prima parte, “Mandato per le elezioni al soviet”,
pubblicata separatamente nel caso dell’originale inglese, viene qui pubblicata in calce.
‘Tutto il potere ai soviet!’, parte prima: biografia di uno slogan
“Tutto il potere ai soviet!”, senza alcun dubbio uno dei più celebri slogan nella storia delle rivoluzioni. A giusto titolo a fianco di “Liberté, égalité, fraternité” quale simbolo di un’intera epoca rivoluzionaria. Nel presente saggio, e in altri che seguiranno, prenderò in esame la genesi di questo slogan nel suo contesto originario, quello della Russia del 1917.
Il nostro slogan consiste di tre parole: вся власть советам, vsya vlast’ sovetam. “Vsya” = “tutto”, “vlast’“ = “potere” e “sovetam” = “ai soviet”. La parola russa sovet significa semplicemente “consiglio” (anche nel senso di suggerimento) e, da questo, “consiglio” (nel senso di assemblea). Oramai siamo ben abituati a questo termine russo, poiché evoca tutta una serie di significati specifici derivanti dall’esperienza rivoluzionaria del 1917.
In questa serie di articoli, ricorrerò spesso all’originale russo di una delle parole presenti nello slogan in questione, vlast’ (che d’ora in poi verrà traslitterata senza segnalare il cosiddetto jer molle [Ь] con l’apostrofo). “Potere” non ne dà una traduzione del tutto adeguata; difatti, nel tentativo di coglierne le sfumature, vlast viene spesso tradotto con la locuzione “il potere” (ad esempio da John Reed in I dieci giorni che sconvolsero il mondo). Il russo vlast riguarda un ambito più specifico rispetto al termine “potere”, ovvero quello dell’autorità sovrana di un particolare paese. Perché un soggetto sia ritenuto in possesso del vlast, deve avere il diritto di assumere decisioni definitive, essere dunque in grado di prenderle e vederle eseguite. Il vlast, per essere effettivo, richiede un fermo controllo delle forze armate, un forte senso della legittimità e missione assunte, nonché una base sociale. L’espressione di Max Weber sul “monopolio della violenza legittima” va dritto al cuore della questione.