Di seguito i temi del secondo incontro del corso Breve storia della riflessione sulla religione tenuti all’Università popolare Antonio Gramsci.
- Segue da: Perché riflettere oggi sulla religione
Tornando
all’ideologia, mi soffermerò solo su due diversi modi di intendere
tale concetto, mostrando come alcuni studiosi abbiano praticato una
strada che ha permesso loro di uscire dalla relazione meccanicistica
struttura / sovrastruttura per aprirsi ad un’ampia e complessa
prospettiva dialettica, come del resto negli anni ’30 aveva
auspicato Volosinov.
Come
è noto, la parola ideologia nasce nell’Illuminismo e può esser
definita come lo studio dell’origine delle idee, le quali sarebbero
scaturite dalla ricomposizione ordinata dalle sensazioni e quindi non
avrebbero avuto un’origine trascendente. Napoleone polemizzava
contro gli idéologues,
che considerava uomini astratti incapaci di affrontare praticamente
le questioni politiche (quest’interpretazione è oggi dominante).
Se
analizziamo il linguaggio politico attuale, piuttosto rozzo nei suoi
contenuti e nelle sue espressioni, osserviamo una lampante
contraddizione: da un lato, secondo l’impostazione
relativistica ognuno
ha il diritto di esprimere la sua opinione e non è prevista la
possibilità di controbattere il contenuto di verità di
quest’ultima; dall’altro, è considerato ideologico tutto
ciò che per chi parla non sta in relazione con i fatti, come se
questi ultimi non fossero il prodotto di un’interpretazione
elaborata sulla base di certi schemi. Insomma, i politici non sono
riusciti a risolvere la contraddizione tra relativismo e oggettività,
tra punto
di vista e fatto,
e perciò oscillano tra le due posizioni, perché sostanzialmente
sono ancora vincolati all’idea di una verità
neutrale e apolitica,
non comprendendo che la sua ineliminabile storicità e
condizionatezza politica può non alterare la sua capacità
conoscitiva, opportunamente comprovata.