"Siate dunque decisi a non servire mai più e sarete
liberi. […] la prima ragione per cui gli uomini servono di buon animo è perché
nascono servi e sono allevati come tali"
DISCORSO SULLA SERVITU’ VOLONTARIA
«No, non è un bene il comando di molti;
uno sia il capo, uno il re» (1)
così Ulisse, secondo il racconto di
Omero, si rivolse all’assemblea dei Greci. Se si fosse fermato alla frase
«non è un bene il comando di molti» non
avrebbe potuto dire cosa migliore. Ma mentre, a voler essere
ancora più ragionevoli, bisognava
aggiungere che il dominio di molti non può essere conveniente dato che
il potere di uno solo, appena questi
assuma il titolo di signore, è terribile e contro ragione, al contrario il
nostro eroe conclude dicendo: «uno sia
il capo, uno il re».
E tuttavia dobbiamo perdonare a Ulisse
di aver tenuto un simile discorso che in quel momento gli servì per
calmare la ribellione dell’esercito
adattando, penso, il suo discorso più alla circostanza che alla verità. Ma
in tutta coscienza va considerata una
tremenda sventura essere soggetti ad un signore di cui non si può mai
dire con certezza se sarà buono poiché è
sempre in suo potere essere malvagio secondo il proprio arbitrio;
e quanto più
padroni si hanno tanto più sventurati ci si trova. Ma non voglio ora
addentrarmi nella questione
così spesso dibattuta se gli altri modi
di governare la cosa pubblica siano migliori della monarchia. Se
dovessi entrare in merito a tale
questione, prima di discutere a quale livello si debba collocare la monarchia
tra
i diversi tipi di governo, porrei il problema se essa si possa dir tale, dato
che mi sembra difficile credere
che ci sia qualcosa di pubblico in un
governo dove tutto è di uno solo. Ma riserviamo ad un altro
momento la discussione di questo
problema che richiederebbe di essere trattato a parte e si trascinerebbe
dietro ogni sorta di disputa politica.
Per ora vorrei solo riuscire a
comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a
volte sopportano un tiranno che non ha
alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di
nuocere se non in quanto viene tollerato
e non potrebbe far male ad alcuno, se non nel caso che si preferisca sopportarlo
anziché contraddirlo.