Secondo la concezione mainstream della politica monetaria,
il banchiere centrale tenderebbe a seguire una “regola ottima” che lo induce a
calibrare i tassi di interesse in funzione dell’obiettivo di garantire la
stabilità dell’inflazione e del reddito intorno al cosiddetto equilibrio
“naturale” (Taylor, 1993). Sulla base di una impostazione alternativa è
possibile invece mostrare che la banca centrale segue una regola che le
attribuisce un compito diverso: intervenire sui tassi d’interesse in base alle
condizioni di solvibilità dei molteplici attori del sistema economico. Più
precisamente, il banchiere centrale può trovarsi ad assumere il ruolo di
‘regolatore’ di un conflitto tra quei capitali che sono in grado di accumulare
attivi e sono quindi ampiamente solvibili, e quei capitali che invece tendono
al passivo e quindi all’insolvenza. Specialmente in una fase di crisi
economica, più alti saranno i tassi di interesse imposti dalla politica
monetaria, maggiori saranno le difficoltà dei capitali a rischio di insolvenza,
più probabile sarà la tendenza ai fallimenti dei capitali più deboli e alle
acquisizioni ad opera dei capitali più forti: vale a dire, alla
centralizzazione del capitale nel senso di Marx (Brancaccio e Fontana, 2013;
2014). Alla luce di questa diversa interpretazione della politica monetaria,
possiamo affermare che le pressioni contrastanti cui è di volta in volta
sottoposto il banchiere centrale determinano i livelli della circolazione
monetaria e dei tassi d’interesse in base a una “regola di solvibilità” atta a
favorire la centralizzazione capitalistica sotto il vincolo di un grado di
solvibilità del sistema che possa ritenersi ‘sostenibile’ sul piano politico.
Se il ritmo della centralizzazione oltrepassa il limite della sua sostenibilità
politica, sussiste il rischio che la coalizione dei capitali in passivo prenda
il sopravvento e imponga una modifica del quadro istituzionale, con cambiamenti
nell’azione della banca centrale, nell’indirizzo generale di politica economica
e persino nelle relazioni economiche internazionali, tali da imporre una
frenata e al limite un arretramento dei processi di centralizzazione. È questa
una possibilità concreta che trova riscontri anche recenti, come sembra
indicare l’inviluppo dell’attuale crisi europea (Brancaccio et al., 2014).
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
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