Questo articolo (23 luglio 2018) traccia una breve cronistoria del processo di “unificazione” europea.
Nelle dichiarazioni degli esponenti liberali dell’epoca, e dello stesso Guido Carli, si ritrovano i contenuti del famoso discorso di Cefis: la grande borghesia capitalistica, compresi i grand commis che sono al suo servizio, si stava allineando e compattando attorno a un progetto che avrebbe portato al progressivo svuotamento dell’idea di politica intesa come emancipazione umana e sociale che si era andata formando nel corso del diciannovesimo e del ventesimo secolo. (Il Collettivo)
Qui il discorso di Cefis: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/la-multinazionale-ecumenica-eugenio.html
Un interessante contributo di Zbigniew Brzezinski (1968): https://ilcomunista23.blogspot.com/2016/10/usamerica-nellepoca-tecnetronica.html
L’Unione europea
ha finalmente dichiarato la conclusione del programma di assistenza
finanziaria imposto alla Grecia nel maggio del 2010. In questi otto
anni il Paese ha ricevuto prestiti per 243 miliardi di Euro dal fondi
Salva-Stati, e per 32 miliardi di Euro dal Fondo monetario
internazionale. In cambio ha realizzato centinaia di riforme
strutturali con le quali ha tagliato la spesa sociale per
l’istruzione, la sanità e le pensioni, ridimensionato la pubblica
amministrazione, privatizzato i beni pubblici e le principali
infrastrutture, liberalizzato i servizi, precarizzato il lavoro e
indebolito il sindacato.
La dimensione della macelleria
sociale provocata da queste misure si coglie dai dati che documentano
l’esplosione della povertà, la compressione dei salari e delle
pensioni, la crescita della disoccupazione soprattutto giovanile, la
perdita dei posti di lavoro nel settore pubblico, la condizione
miserevole in cui è ridotta la sanità e il sistema della sicurezza
sociale nel suo complesso. Anche i parametri economici documentano in
modo incontrovertibile l’insuccesso della cura imposta dall’Europa:
il deficit è stato annullato e anzi il Paese è ora in surplus, ma
al prezzo di un rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo
passato dal 146% dell’anno in cui la Troika è giunta ad Atene, al
178,6% di adesso. Sono cresciuti anche la pressione fiscale e
l’ammontare dei prestiti in sofferenza delle banche, mentre sono
calati la competitività e il potere di acquisto.
Vi sono
dunque riscontri notevoli di quanto l’assistenza finanziaria
fornita alla Grecia sia stata fallimentare se non criminale, tenuto
conto che il 90% delle somme prese a prestito hanno beneficiato le
banche francesi e tedesche espostesi per aver tentato di lucrare sui
titoli del debito greco. Ciò nonostante Atene sarà costretta a
proseguire lungo la strada imposta da Bruxelles come contropartita
per l’assistenza, e continuerà a essere sorvegliata da
Commissione, Banca centrale e Fondo monetario internazionale. Il
Paese sarà infatti sottoposto alla “sorveglianza rafforzata”
prevista per i casi in cui si temono “gravi difficoltà per quanto
riguarda la sua stabilità finanziaria, con probabili ripercussioni
negative su altri Stati membri nella zona euro”[1].
Sebbene il programma di assistenza finanziaria sia formalmente
concluso, di fatto esso prosegue, così come la cessione di sovranità
politica ed economica alla Troika, presumibilmente sino al 2022.