Da: http://www.marxismo-oggi.it - emiliano-alessandroni* è Dottore di ricerca - Università degli Studi di Urbino 'Carlo Bo'.
Nei Quaderni del carcere, allorché si trova a illustrare il concetto di unità tra teoria e pratica, e tra storia e filosofia, Antonio Gramsci insisterà più volte sull'affermazione di Engels secondo cui, non già una corrente culturale, ma il proletariato tedesco in carne e ossa sarebbe l'autentico «erede della filosofia classica tedesca»1. Quelle spinte universalistiche che lo sviluppo, ancorché critico, dell'Aufklärung avevano sprigionato, sotto l'influsso di un evento di portata mondiale come quello della Rivoluzione Francese, trovavano ora una nuova incarnazione nelle lotte di classe ai tempi di Engels e in un'altra Rivoluzione dagli effetti planetari, come presto fu quella dell'Ottobre, ai tempi di Gramsci.
Diametralmente opposto, a tal proposito, risulta il giudizio di Giovanni Gentile. Per questi, tutte le lotte ingaggiate dai ceti subalterni per acquisire diritti sociali e i tentativi di sollevazione da parte delle masse popolari, costituiscono una forza anetica e materialistica suscettibile di disgregare lo spirito statale. Egli condanna quest'ascesa a partire dal superamento delle restrizioni censitarie nel suffragio, affermando che con l'estensione del diritto di voto «il potere centrale dello Stato» si è visto «indebolito, piegato al vario atteggiarsi della volontà popolare attraverso il suffragio popolare»2.
Il primo responsabile di questa degenerazione viene individuato nella «propaganda socialista, di marca marxista» colpevole di aver lavorato per una «educazione morale delle classi lavoratrici» e per la formazione «in esse, di una coscienza politica» ovvero di una «coscienza rivoluzionaria...congiunta a un sentimento di umana solidarietà» da suscitare nell'«incolta e primitiva psicologia del basso popolo italiano». Una coscienza di classe che non promuoveva, ma distruggeva la coscienza dello Stato, «che restringeva l'orizzonte morale e...non lasciava più scorgere quello che stringe insieme in unità d'interessi, di sentire e di pensare tutti i cittadini di una stessa patria». Una coscienza che mortificava lo spirito, giacché esaltava dei tipi di «legami...tutti fondati nel sentimento che ognuno ha del proprio benessere da conquistare o difendere»: si trattava, per Gentile, di una vera e propria sciagura, il risorgere di quella tipica «concezione materialistica della vita, che il Mazzini aveva combattuto»3.