giovedì 15 marzo 2018

La casa in Unione Sovietica - Katt Cremer

Presentazione fatta da Katt Cremer alla Stalin Society stalinsociety.net - Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 13/01/2017 
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l primo presupposto di ogni esistenza umana, e dunque di ogni storia, il presupposto cioè che per poter «fare storia» gli uomini devono essere in grado di vivere. Ma il vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l'abitazione, il vestire e altro ancora. (K. Marx, F. Engels, L'ideologia tedesca, 1846, Cap. II) 

Compagni, prima del capitalismo, l'umanità ha costantemente sofferto della mancanza di beni essenziali per la vita. In parte, questo è accaduto a causa della tecnica primitiva che ha impedito di produrre quantità sufficienti di cose necessarie. I moderni metodi scientifici di produzione sono in grado di produrre in abbondanza. La scienza moderna e la tecnica avanzata, la grande industria e le macchine sono in grado di produrre molte più cose di quanto l'uomo possa consumare, ma a causa del capitalismo, a causa della proprietà privata, i lavoratori soffrono ancora la fame, la sete, il bisogno di alloggi, di vestiario e di molte altre cose ancora. Oggi in Gran Bretagna, tra i molti problemi e mali sociali, vi è una profonda crisi degli alloggi. Questo incontro alla Stalin Society, lungi dall'essere stato concepito come una rievocazione storica o una professione di fede, volgerà lo sguardo all'esempio dei lavoratori sovietici all'epoca della costruzione del socialismo, quando, guidati dal PCUS, con al timone il compagno Stalin, il popolo sovietico iniziò a sopprimere le terribili condizioni abitative che erano predominanti nella Russia pre-rivoluzionaria.

Prima di iniziare devo far notare che mi è stato chiesto di parlare di questo argomento oggi perché il segretario della Stalin Society ha pensato che potessi avere qualche informazione personale derivante dall'aver praticato come architetto in un tipico studio di architettura britannico. Posso dire che sulla base dell'esperienza maturata in tale veste, ho potuto apprezzare il ruolo positivo che la casa (e la pianificazione edilizia) può svolgere rispetto alle caratteristiche di un territorio e al benessere dei suoi abitanti. Mentre i centri delle città possono contenere i principali edifici simbolici o le piazze che danno loro un senso di unicità, non è lo spettacolo allestito dalle imprese capitalistiche e commerciali che da forma all'aspetto complessivo di una città - non fanno che occuparne il primo piano. Invece quelle strutture che indubbiamente arricchiscono un paesaggio e portano gioia allo sguardo, ciò che definisce lo spirito e l'aspetto complessivo di una città sono le centinaia di migliaia di edifici residenziali sullo sfondo, le strade e i viali che ne disegnano la forma, le milioni di case in cui il popolo lavoratore vive e fa vivere. Tenterò di illustrare alcuni esempi di ciò in questa mia presentazione. 


La questione abitativa

Quella delle abitazioni è una questione primaria per i comunisti oggi in Gran Bretagna. Nel nostro lavoro di promozione del socialismo tra i lavoratori britannici, beneficiamo dell'esperienza e dell'esempio fornito dall'Unione Sovietica. Ci troviamo ogni giorno di fronte alla follia della nostra situazione attuale, in cui più di 650.000 proprietà giacciono vuote e 200.000 persone vivono per strada, nei canali di scolo, sotto i ponti e alle porte d'ingresso dei negozi. Centinaia di migliaia di persone vivono in condizioni abitative disperate, i molti che non riescono a tenere il passo della spirale degli affitti innescata dai proprietari privati rendono acuta la carenza di alloggi. I lavoratori più fortunati consumano la loro vita a pagare mutui che in molti casi rappresentano la metà del reddito familiare, sperando di diventare "proprietari di casa" prima che lo Stato venda i loro beni per pagare le rette del pensionato in cui finiranno.

In Unione Sovietica tale follia non è stata tollerata, nonostante dovesse partire da condizioni incomparabilmente peggiori. La Rivoluzione d'Ottobre ha nazionalizzato le grandi case e le proprietà vuote sono state condivise tra le persone, gli affitti sono stati mantenuti sotto il 4% del reddito operaio e la particolare attenzione rivolta a raggiungere standard di vita decenti per tutti era una priorità dello Stato.

L'Unione Sovietica dovette immediatamente affrontare un grave problema abitativo ereditato dallo zarismo, aggravato dalla devastazione della guerra d'intervento e successivamente dalla Seconda guerra mondiale. Il governo sovietico fece della questione abitativa, in tutto il vasto territorio dell'URSS, un'urgenza assoluta che giustificava il susseguirsi di investimenti e la pianificazione.

Le condizioni sotto lo zarismo

In Russia prima della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, le abitazioni degli operai e dei contadini erano estremamente misere. E' sbalorditivo che quei milioni di persone sofferenti abbiano avuto la forza di raggiungere risultati di tale portata storica. I lavoratori russi nella prima parte del XX secolo vivevano in capanne e baracche di fango umide e fredde, con tavole di legno come letti e due o tre persone per ogni letto. Nel 1912, a Mosca c'erano 24.500 appartamenti, più simili a catapecchie, che accoglievano l'incredibile numero di 325.000 persone. Nella stessa città, c'erano palazzi e ville borghesi che ospitavano singole famiglie di nobili. In questi palazzi, lo spazio per abitante era spesso di diverse centinaia di metri quadri.

Di solito oggi, volendo dare una misura del sovraffollamento, facciamo riferimento al numero di persone costrette a vivere in una singola camera. Ma nei distretti industriali della Russia zarista, più della metà dei lavoratori di fabbrica non avevano nemmeno una camera in cui stare!

"Secondo i risultati di una speciale indagine svolta a San Pietroburgo nel 1908, solo il 40 per cento dei lavoratori tessili aveva camere separate; i restanti trovavano rifugio in baracche sovraffollate, dove occupavano giacigli separati. In media, una famiglia di lavoratori aveva a disposizione una superficie di solo tre metri. E questo a San Pietroburgo, dove i lavoratori godevano di condizioni di vita relativamente migliori che altrove" (Sidney and Beatrice Webb, Soviet Communism – a new civilisation, Victor Gollancz, London, 1937) .

Nel 1913 le condizioni non erano cambiate in modo significativo. Il 58% dei lavoratori viveva in un alloggio di proprietà dell'impresa. Questo di solito significava una caserma di fabbrica, con letti disposti su due piani. Condizioni simili esistevano nelle tradizionali regioni industriali; per esempio, nei centri tessili, le condizioni di vita erano spesso così basse che fino 40 persone arrivavano a dormire su tavolacci disposti su due o tre livelli per stanza, una densità di 1,5-2,5 mq a persona (vedi Gregory Andrusz, Housing and Urban Development in the USSR, Suny Press, Albany New York, 1985).

Nel 1914, mentre circa 5.000 grandi e confortevoli appartamenti risultavano vuoti nella parte centrale di Mosca, la città e la sua periferia avevano circa 27.000 "monolocali", in cui erano presenti solo i singoli letti. Avere oltre 300.000 persone che vivono in questi appartamenti, significava che ogni camera prevedeva in media una decina di inquilini (vedi Yuri Yaralov, Housing in the USSR, Soviet News, London, 1954).

Anche le strutture comunali erano ferme a condizioni primitive. Nel 1916, il sistema di approvvigionamento idrico esisteva solo in 200 delle 1.084 città del paese, con peraltro solo il 10% delle case collegate; 23 città possedevano un sistema fognario centralizzato, anche se solo il 3% delle case erano collegate e solo il 5% di tutte le abitazioni urbane aveva l'elettricità; soltanto 134 cittadine avevano una qualche forma di illuminazione stradale elettrica.

Il terribile sovraffollamento non era affatto limitato alle condizioni urbane: in campagna, dove il capitalismo aveva aperto miniere e mulini, aveva portato, con la sua tecnologia avanzata, forme avanzate di degradazione umana e miseria. Un inglese (che in seguito tornò nella Russia sovietica), riguardo alla visita in una fabbrica in una foresta a 20 miglia dalla piccola cittadina di Vladimir; ricordava che "nessun sindacato era tollerato prima della rivoluzione. Ogni forma di associazione tra i lavoratori, anche a fini di istruzione o tempo libero, era proibita. Ho visto le grandi caserme in cui erano alloggiati. Ogni famiglia aveva per dimora un vano stretto e alto (che non si può chiamare una stanza) illuminato da una piccola finestra in alto sulla parete. Spesso queste cellette erano abitate da sette o otto persone, con un ipotetico spazio minimo tollerabile che sarebbe dovuto essere di sette piedi [circa 2 metri] cubi per ogni persona. La fabbrica era ben illuminata da energia elettrica. Non c'era luce artificiale nelle baracche e le condizioni igieniche erano indicibili" (Sidney and Beatrice, op.cit.)

Poiché la Russia era una potenza imperialista, le sue vaste colonie si estendevano in tutte le direzioni. I lavoratori degli Urali, del bacino del Don e di Baku erano particolarmente colpiti dagli spazi angusti e insalubri. Lo scrittore Maxim Gorky visitò le case dei lavoratori del petrolio di Baku prima e dopo la rivoluzione bolscevica: "Non ho mai visto tanta sporcizia e rifiuti attorno ad un insediamento umano, tante finestre rotte e tale squallore nelle camere, che sembravano grotte. Non un fiore alle finestre, e non un lembo di terra ricoperto di erba o arbusti intorno". Quando nel 1928 Gorky visitò di nuovo Baku e quando vide i quartieri residenziali dei lavoratori scrisse: "Baku offre la prova indiscutibile e splendida del successo della costruzione di uno stato operaio e della creazione di una nuova cultura. Questa è l'impressione che ho avuto".

Il centro di Baku è cambiato nel corso di 60 anni fino al 1954. Da piazza centrale piuttosto grigia ad area direzionale vivace e completa negli anni 1930, con grattacieli ed edifici bassi, lo spazio paesaggistico a più livelli e un moderno sistema tranviario. Dagli anni 1950 la portata e il prestigio della piazza è evidente. Viene mantenuta una grande quantità di spazio verde, con grandi alberi, non gli arbusti cui siamo abituati qui da noi oggi nella maggioranza dei casi.

È questo avanzamento, dallo squallore alla creazione di una nuova cultura che è notevole. E' questo contesto che dobbiamo tenere a mente. Le condizioni di vita sotto lo zarismo vengono sempre lasciate fuori dal quadro, quando si accusa l'Unione Sovietica di avere alloggi di qualità inadeguata, come ammette Webb (op.cit.)

"E' un paradosso delle statistiche sociali in ogni paese, che alcuni dei più grandi progressi nella organizzazione sociale siano oggetto dei rimproveri più aspri. E' questo il caso della questione abitazioni in Unione Sovietica.

"Le condizioni di vita della massa della popolazione nei centri industriali della Russia zarista, così come nei villaggi, erano così spaventosamente degradate, e la rapida crescita della popolazione urbana durante l'ultimo decennio è stata così travolgente, che i massimi sforzi di riallocazione hanno finora scarsamente tenuto il passo con le esigenze di molto accresciute.

"Quindi, a dispetto dei veramente grandi risultati ottenuti, il comunismo sovietico è accusato oggi per il fatto che l'alloggiamento delle persone rappresenta ancora una macchia sulla sua immagine!"

Quando noi comunisti difendiamo il record dell'Unione Sovietica nell'edilizia abitativa, come in tutto il resto, lo facciamo come materialisti storici. Con le parole di Stalin:

"è chiaro che ogni regime sociale e ogni movimento sociale, nella storia, devono essere giudicati non dal punto di vista della "giustizia eterna" o di qualsiasi altra idea preconcetta, come fanno non di rado gli storici, ma dal punto di vista delle condizioni che hanno generato quel regime e quel movimento sociale, e con le quali essi sono legati.

"Tutto dipende dalle condizioni, dal luogo e dal tempo. È chiaro che, senza questo metodo storico nello studio dei fenomeni sociali, non è possibile che la scienza storica esista e si sviluppi".
(Stalin, Del materialismo dialettico e del materialismo storico, 1938) 


La casa nei giorni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre

Avendo esaminato alcuni elementi del contesto storico riguardo la questione delle abitazioni in URSS, sarà possibile guardare a ciò che è stato raggiunto e apprezzarlo in tutta la sua importanza. Inizieremo guardando agli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione d'Ottobre.

Il secondo decreto emanato dal nuovo governo sovietico il giorno dopo la rivoluzione aboliva la proprietà privata della terra. Nelle città con più di 10.000 persone il governo abrogava il diritto di proprietà privata di edifici il cui valore superava il limite massimo fissato dagli organi locali di potere, quindi prima della fine del 1917 i grandi edifici residenziali erano stati nazionalizzati.

Centinaia di migliaia di lavoratori furono spostati dai bassifondi nelle case nazionalizzate. La politica della casa consisteva nella ridistribuzione dello stock esistente sequestrando e requisendo le case appartenenti alla nobiltà e alla borghesia.

Pochi giorni dopo la rivoluzione, il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni emise un'ordinanza che garantiva il diritto di sequestrare edifici vuoti adatti per l'abitazione e di metterli a disposizione delle persone che vivevano in condizioni di sovraffollamento o insalubri. Sancì inoltre il diritto dei lavoratori di costituire ispettorati abitativi, comitati di inquilini e tribunali per risolvere le controversie derivanti dalla locazione di immobili.

Immaginate ora quei 5.000 grandi appartamenti confortevoli che abbiamo sentito erano liberi nel 1914 nella parte centrale di Mosca, essere requisiti e utilizzati per ospitare alcune delle 300.000 persone che condividono appartamenti da un letto, o dei soldati malati, feriti e malfermi che erano tornati dal fronte.

Ora immaginate che qui il governo emetta un decreto di requisizione delle 650.000 case sfitte in Gran Bretagna per ospitare i quasi 200.000 ufficialmente senza fissa dimora, per non parlare di quelli rintanati nei dormitori e nei cosiddetti B&B perché non ci sono le case sociali disponibili. [...]

Il programma del VIII Congresso del Partito del marzo 1919 dichiarava che: "il potere sovietico, al fine di risolvere il problema degli alloggi, ha espropriato completamente tutte le abitazioni appartenenti ai capitalisti e le ha consegnate al soviet della città, ha dato luogo al reinsediamento su grande scala dei lavoratori dalle periferie delle città alle case della borghesia, ha trasferito le migliori di queste case alle organizzazioni dei lavoratori".

Il Partito comunista prosegue affermando che era necessario in ogni modo "cercare di migliorare le condizioni abitative delle masse lavoratrici, per porre fine al sovraffollamento e alle condizioni antigieniche dei vecchi fabbricati, demolire gli edifici che non erano idonei ad essere abitati, ricostruire le vecchie case e costruirne di nuove che rispondano alle nuove condizioni di vita delle masse lavoratrici, e reinsediare razionalmente il popolo lavoratore".

Lo spazio abitativo fu ridistribuito secondo necessità, basandosi su una definizione di requisito minimo e diritto massimo di spazio a persona. Il Commissariato per la Salute (Narkomzdrav) nel 1919 fissò il requisito minimo di spazio abitabile reale a 8,25 mq/persona e 30 metri cubi di spazio aereo per adulto e 20 per i bambini sotto i 14 anni di età.

Standard di spazio - un breve confronto

Occorre notare in merito a tali misure sullo spazio abitativo che esistono diversi approcci sul modo in cui tali numeri sono calcolati. In Gran Bretagna, ci riferiamo alle nostre case in base al numero di camere da letto, tralasciando i riferimenti sulla superficie, sulla falsa riga della maggior parte degli altri paesi europei. Questo è un trucco fantastico nel quale cadiamo tutti, dato che una casa media indipendente potrebbe in realtà essere molto più piccola di un appartamento a Parigi o Berlino. Ma che sicuramente non scoraggerà l'aspirante proprietario di casa se ha una stanza in più di vantarsene. E' ormai un luogo comune per una stanza grande quanto basta per ospitare un letto singolo essere classificata come una camera da letto e far così crescere il prezzo della casa.

Storicamente, nel periodo post-bellico della socialdemocrazia, quando i lavoratori britannici hanno beneficiato più largamente delle briciole dell'imperialismo, sono stati minimi i requisiti di spazio richiesti dalle autorità locali e dall'edilizia pubblica. Nel 1961, lo standard Parker Morris fu applicato a tutte le case comunali che, per esempio, richiedevano per un appartamento per 2 persone un minimo di 44,5 mq e 69,6 mq per uno abitato da 4 persone. Queste cifre però, sono sempre e solo state applicate all'edilizia pubblica, vale a dire meno del 30% del nostro patrimonio edilizio. Nel 2015, sono stati introdotti i Technical Housing Standards che hanno migliorato i criteri, ad esempio un appartamento per 2 persone è salito a 50 mq e uno per 4 persone a 70 mq. Ancora una volta, piuttosto che rendere obbligatoria l'introduzione di questi requisiti per tutte le abitazioni, nell'ambito dei regolamenti edilizi, essi sono facoltativi e diventano parte di un sistema di pianificazione in cui ciascun ente locale deve adottarli attraverso un prolisso e burocratico processo di pianificazione locale.

Nell'Unione Sovietica lo spazio era calcolato sulla base dello spazio vitale reale, vale a dire, includeva solo il soggiorno e le camere da letto, con l'esclusione di cucine, corridoi, ingressi e bagni. Questo spazio aggiuntivo aumenterebbe l'area effettiva di ogni appartamento di un valore compreso tra il 30 e il 50 percento. Gli standard spaziali considerati da Parker Morris e Technical Housing Standards comprendono l'area totale all'interno delle pareti esterne, vale a dire lo spazio di vita reale più cucine, corridoi, ingressi e bagni! Lo stesso vale per gli standard europei - le superfici sono le aree totali tra le quattro mura di un appartamento o casa. Sono queste sfumature che vanno osservate nei paesi imperialisti in contrapposizione alla repubblica dei lavoratori.

La casa negli anni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre

La Russia, essendo stata ridotta in rovina da quattro anni di guerra e tre anni di intervento imperialista, è stata durevolmente segnata da una grave carenza di alloggi, nonostante le misure adottate nei giorni immediatamente successivi alla rivoluzione.

I danni materiali causati alle abitazioni dalla sola guerra civile e dall'intervento ammontavano a più di 2 miliardi di rubli oro. A Mosca, tra il 1914-1921, il numero delle case urbane distrutte o rese inagibili è pari a quasi un quinto dello spazio abitativo.

Nonostante queste difficoltà, il reinsediamento era proseguito e tra il 1918 e il 1924 nella sola Mosca, mezzo milione di lavoratori con le loro famiglie erano stati spostati in appartamenti migliori. In precedenza, le famiglie della classe operaia avevano rappresentato non più del 3% dei residenti nel distretto Sadovaya Koltso, la parte migliore della città; dopo il reinsediamento la percentuale saliva al 40-50%. Lo stesso dicasi di Leningrado e altre città. Fino ad allora gli affitti erano alti, rendendo impossibile ai lavoratori vivere in un alloggio decente (vedi Yuri Yaralov, op.cit.).

Fu capito, però, che il reinsediamento non poteva soddisfare le esigenze abitative di tutti i lavoratori e anche mentre l'esercito Bianco ed i suoi alleati stavano attaccando la nascente Unione Sovietica, la costruzione di nuove case proseguiva.

Nel solo 1920, furono costruiti 254 nuovi edifici residenziali e 2.347 di quelli vecchi riparati nei 58 governatorati della repubblica. Sebbene questo fosse solo un modesto inizio, era comunque indicativo della determinazione del governo sovietico.

Lo stato socialista è costruito

Nel quinquennio 1923-1927, ben oltre 12,5 milioni di metri quadrati di spazio abitativo furono costruiti in URSS e nei successivi cinque anni, 1927-1931, altri 28,85 milioni di metri quadrati. Dovrebbe essere chiaro che queste edificazioni non erano limitate alle vecchie città esistenti. Nei tredici anni che vanno dal 1926 al 1939, fecero la loro comparsa 213 nuove città e 1.323 nuove comunità urbane (vedi Yuri Yaralov, op.cit.).

In tutto, il numero di città in URSS aumentò da 675 a 1.451 tra il 1917 e il 1951. Queste nuove città e insediamenti crebbero ovunque: nelle steppe del Kazakhstan, nelle aree industriali dell'Ucraina e degli Urali e oltre il Circolo polare artico.

"Per quanto riguarda la casa, come in tante altre attività del comunismo sovietico, vediamo la caratteristica abnegazione senza limiti per ottenere il miglior regime o piano. La pianificazione di nuove città, o la ricostruzione di quelle vecchie è, in URSS, non una moda di filantropi o architetti utopici, ma una parte riconosciuta dell'arte e della pubblica amministrazione, imposta all'attenzione di uomini di Stato e funzionari, architetti e costruttori, e anche al pubblico in generale, da musei specializzati e istituti di ricerca e dell'organizzazione di mostre pubbliche periodiche, con mappe e diagrammi eccezionalmente vividi, spiegando come ogni città si sarebbe potuta trasformare e sviluppare al meglio.

"L'estensione di città come Mosca e Leningrado, per i prossimi venti o trenta anni, è stata esaurientemente studiata e graficamente delineata, valutando il posizionamento più conveniente di fabbriche supplementari, la quantità di nuove abitazioni, mezzi di comunicazione e locomozione, l'erogazione di acqua e di energia elettrica, lo smaltimento delle acque superficiali, della rete fognaria e dei rifiuti, la manutenzione degli spazi aperti, la costruzione di stadi, la fornitura di scuole e istituti superiori, ospedali e cliniche, bagni pubblici, caserme dei pompieri e di ogni tipo di ufficio pubblico" (Sidney e Beatrice Webb, op.cit.).

Durante il periodo del secondo Piano quinquennale 1933-1937, l'area di spazio abitabile costruito dallo Stato e consegnato per l'occupazione ammontava a a 27,34 milioni di mq. Complessivamente nei primi 20 anni del governo sovietico furono praticamente costruiti tanti grandi edifici residenziali quanti ne esistevano in tutte le città del paese prima della rivoluzione.

Un confronto tra la superficie media abitabile per persona in appartamenti operai prima del 1917 e in quelli all'inizio del 1938 mostra un cambiamento sorprendente. A Leningrado, per esempio, la superficie media abitabile per persona era raddoppiata, a Mosca era cresciuta fino al 94%, nelle città del Donbas del 176% e negli Urali del 195% (informazioni basate sul censimento del 1938).

Un confronto - La Gran Bretagna nello stesso periodo

Mentre la traiettoria della qualità delle abitazioni in Unione Sovietica era in crescita, lo stesso non si può dire per la situazione dei lavoratori nelle roccaforti imperialiste. Per esempio in Gran Bretagna, la condizione degli alloggi dei lavoratori era ancora terribile. Dobbiamo ancora una volta ricordare che lo studio della storia, come diceva Stalin, è determinato dalle condizioni, dal tempo e dal luogo. Quindi, torniamo per un breve momento a confrontare la Russia sovietica, così traumatizzata dalla guerra e dall'intervento imperialista, con un altro paese durante lo stesso periodo. Prendiamo la Gran Bretagna nel 1920-30, il più antico paese imperialista del mondo.

I limitati miglioramenti negli standard abitativi che erano stati avviati nel 1919 in risposta alla pressione portata dai lavoratori e dai soldati di ritorno dalla guerra, e per la paura di una diffusione della rivoluzione, andarono rapidamente scomparendo nel corso degli anni 1920 e 1930, quando la Gran Bretagna e il mondo capitalista procedevano a capofitto in una della crisi periodiche di sovrapproduzione.

Nel 1924, fu introdotto il Wheatley Act con l'obiettivo principale di garantire un programma edilizio continuo per affrontare l'acuta carenza di alloggi della Gran Bretagna. L'età vittoriana aveva visto un grande afflusso nelle città e lo squallore in cui i lavoratori vivevano era generosamente fornito, per lo più, da proprietari privati. Fino a quando gli affitti erano stati tenuti alti, pochissimi capitalisti avevano interesse alla costruzione di nuove case, in quanto avevano in quei giorni canali più redditizi di speculazione. La legge Wheatley e la politica del governo hanno dovuto rispondere, in qualche modo, alla domanda di edilizia pubblica, o per lo meno di una sua disposizione pianificata. La legge mirava a ovviare alla grave carenza di abitazioni per un periodo di 15 anni e ad erigere case che sarebbero state concesse ad affitti più bassi in linea con i bassi salari. Tuttavia, sotto le condizioni capitalistiche il tetto al canone d'affitto ha semplicemente comportato una corrispondente riduzione delle dimensioni e degli standard delle case costruite e di conseguenza, sono stati sviluppati ad una densità più elevata. Per esempio, durante questo periodo, una nuova casa di tre camere da letto era spesso solo di 57 mq rispetto agli oltre 90 mq del 1919, che potrebbe essere tradotto come rispettivamente circa 14 mq/persona e 23 mq/persona.

In confronto a questa tendenza al ribasso in Gran Bretagna, l'Unione Sovietica è stata impegnata a migliorare la condizione dei lavoratori e dei contadini. Lo spazio vivibile per un lavoratore era cresciuto partendo da un valore al di sotto di 2-3 mq/persona nel 1913, fino a fornire a una casa famigliare con tre camere oltre 60 mq o 16mq/persona nel 1923.

Mentre la legge Wheatley aveva privilegiato l'aumento del programma edilizio per affrontare la carenza di alloggi, la condizione dello stock esistente era caratterizzata da sovraffollamento e cattive condizioni. "Quando il governo nazionale si è insediato nel 1931... c'erano 11,5 milioni di famiglie in Gran Bretagna e solo 10,5 milioni di abitazioni"

"In Inghilterra e Galles ... 4,5 milioni di persone (il 12 per cento della popolazione) vivevano affollate, con due o più persone in una stanza. In Scozia il sovraffollamento era molto peggiore – il 35 per cento della popolazione viveva in più di due persone per stanza" (Noreen Branson and Margot Heinemann, Britain in the 1930s, Panther, London, 1973, p.200).

Un noto storico di quei tempi documentava,

"La case peggiori erano umide baracche insalubri. Il tipico slum di Londra era a due piani a quattro camere da letto a schiera, con una lavatoio sul tetto. I muri porosi, il tetto che perdeva, l'intonaco che si staccava, il soffitto cadente. Un gabinetto guasto nel cortile e un unico rubinetto ... le città del nord avevano problemi ancora più gravi. Leeds aveva decine di migliaia di case costruite una addosso all'altra, umide, cadenti, scarsamente ventilate, buie, con un lavabo esterno ogni tre o quattro case. Birmingham ne aveva 40.000 così. Liverpool aveva probabilmente le peggiori d'Inghilterra.. qui c'erano persone che vivevano in celle e cantine la cui costruzione era stata vietata nel 1854. A Liverpool 20.000 persone vivevano in più di tre in una stanza. A Glasgow, dove le baraccopoli erano di gran lunga peggiori della peggiore in Inghilterra, circa 200.000 persone vivevano in più di tre per camera" (citato da Branson e Heinemann, ibid. p.203).

In Russia non c'erano proprietari degli slum. La casa era pubblica e gli affitti sono stati tenuti bassi. I lavoratori meno pagati, spesso dovevano solo di trovare due o tre rubli al mese, che rappresentano forse il 2% del loro reddito. Inoltre, un uomo povero avrebbe pagato meno per la sua parte di appartamento di qualcuno più abbiente con lo stesso spazio.

Winterton, un economista britannico e membro del partito laburista che aveva vissuto in Russia per un anno nel 1928, ed era tornato a visitarla nel 1933 e di nuovo nel 1937, in un articolo su News Chronicle dopo la sua visita del 1937 scriveva che: "In Unione Sovietica, il sorprendente aumento da un estremo di miserabile povertà ad un tenore di vita che nelle città inizia ad avvicinarsi a un livello occidentale deve essere classificato come uno dei principali miracoli della storia". Egli sottolineava "l'elettricità, l'acqua e il gas erano ... molto a buon mercato. Un uomo che ho incontrato guadagnava 225 rubli al mese e pagava solo sette decimi di rublo di bolletta elettrica".

"L'operaio sovietico meno pagato - l'operaio del tutto non qualificato - riceve circa 125 rubli al mese. L'affitto, a due o tre rubli al mese, è una parte trascurabile del suo budget, e il resto serve per prevedere un minimo di sussistenza in termini di cibo e abbigliamento.

"Il mio primo istinto", ricordava, "è stato quello di confrontare questa famiglia sovietica a basso reddito con una famiglia di disoccupati in Inghilterra. Per quanto riguarda il cibo e vestiti, la loro aspettativa sarebbe circa la stessa. Ci sono, tuttavia, diverse cose che disturbano questo confronto.

"In primo luogo, la moglie in una famiglia russa sarebbe quasi certamente al lavoro, a guadagnare anche lei non meno di 125 rubli al mese. I suoi figli, se giovani, sarebbero stati in un asilo nido per tutto il giorno dove sarebbero stati curati e ben nutriti dietro un pagamento nominale. La Russia non permette bambini denutriti.

"In secondo luogo, marito e moglie sarebbero probabilmente stati legati a qualche circolo dove avrebbero avuto disponibili praticamente gratis tutti i tipi di divertimenti. Avrebbero ottenuto pasti a buon mercato al loro posto di lavoro.

"L'intera famiglia avrebbe avuto buone possibilità di trascorrere gratuitamente una settimana o più in qualche luogo di riposo nel paese durante l'estate. Marito e moglie avrebbero avuto la completa sicurezza nel loro lavoro. Ogni struttura per l'educazione, la migliore delle cure durante malattia senza carico, e una modesta pensione per la vecchiaia sarebbe stato loro diritto.

"Devo metterla in questo modo? A conti fatti, avrei sicuramente preferito essere un operaio sovietico, con una moglie e due figli che vivono a 125 rubli al mese, con tutta l'assistenza aggiuntiva, le opportunità e la sicurezza consentita dalla Stato sovietico, che essere un disoccupato con la stessa famiglia in Inghilterra, senza alcuna speranza per il futuro e nient'altro che il sussidio di disoccupazione per il presente.

"Avrei fatto questa scelta nonostante le condizioni abitative in cui un lavoratore sovietico deve vivere al momento.

"Deliberatamente ho iniziato il mio confronto con il salario più basso pagato (non ci sono disoccupati in Russia) ai lavoratori. Ma il salario medio dell'operaio e dell'impiegato sovietico quest'anno è di circa 270 rubli al mese. Se la moglie lavora, il reddito familiare raddoppia. La vita, ad un tale livello potrebbe assumere un aspetto molto diverso. Piccoli lussi sarebbero possibili. Ci sarebbero dei risparmi per altri vestiti. Tale famiglia guadagnerebbe sufficientemente per mangiare e bere e avrebbe abbastanza soldi per godersi il tempo libero". 
(Paul Winterton,Russia – with open eyes, Lawrence & Wishart, London, 1937). 


La casa nelle ex colonie della Russia zarista

Tali miglioramenti, come spiega Winterton, interessarono anche le ex colonie della Russia zarista.

Vennero fatti grandi progressi nell'edilizia residenziale nel corso del Primo e del Secondo piano quinquennale nelle repubbliche nazionali economicamente arretrate, dove negli anni dopo la rivoluzione lo sviluppo industriale era stato particolarmente rapido. In Kazakistan, per esempio, gli alloggi di proprietà dello Stato erano aumentati di 5,5 volte tra il 1926 e il 1940, di 3 volte in Georgia, in Kirghizia (moderno Kirghizstan) 6,5 volte. A Frunze, capitale del Kirghizistan, le case di proprietà statale erano aumentate di 110 volte e ad Alma Ata, capitale del Kazakistan, di 160.

Così di anno in anno, di mese in mese, il tasso di costruzione di alloggi in tutto il paese continuò a crescere e le esigenze abitative vennero gradualmente soddisfatte.

"Nel 1939, - ricordava l'architetto sovietico Yuri Yaralov – ebbi occasione di realizzare uno studio su di un antico monumento architettonico in Armenia. Immaginavo si trovasse in montagna, lontano da ogni luogo abitato. Immaginate la mia sorpresa quando una sera, avvicinandomi all'oggetto della mia ricerca, vidi in una piccola valle un insediamento inondato di luce elettrica.

"Attraversando l'insediamento vi trovai un paio di strade fiancheggiate da case in pietra. Mi avvicinai alla casa più vicina e chiesi ad un uomo seduto sopra una panchina dove mi trovassi. Si scoprì che si trattava di un insediamento messo su dalla vicina fabbrica di materiali edili che era stata costruita non molto tempo prima. L'uomo mi invitò in casa sua.

"Come architetto mi interessava la struttura di questa casa. Tre camere, una cucina, un bagno, un gabinetto, una veranda a vetri e un balcone aperto erano stati disposti in modo opportuno e compatto. La casa aveva il riscaldamento centralizzato. In questa casa viveva una famiglia di quattro persone.

"La volta seguente che ebbi l'occasione di far visita a quell'insediamento era il 1953. Le case erano diventate 117, a due piani, nelle quali vivevano i lavoratori e le loro famiglie. L'insediamento aveva anche una scuola, un club, una biblioteca, un ospedale, un dispensario e una farmacia, un asilo nido e una scuola materna, due ristoranti, negozi, un ufficio postale e un hotel.

"Tali insediamenti vengono creati vicino a tutte le fabbriche e gli stabilimenti costruiti in gran numero in URSS"
 (op.cit.).

Ma forse, invece di ascoltare tutti gli Yuri Yaralov di questo mondo, che potrebbero essere accusati di parzialità, dovremmo riferirci alle parole di socialdemocratici come Sydney e Beatrice Webb, due fabiani che visitarono la Russia sovietica negli anni 1930 e riferirono dello sviluppo edilizio abitativo pianificato.
"Senza dubbio ci sono errori e circostanze impreviste in tutta questa elaborata previsione di azioni future. Ma è difficile credere che la pianificazione intenzionale non sia meglio che affidare tutto al caso delle decisioni individuali, a quando arriva il momento.

"Gli architetti provenienti dai paesi occidentali trovano questa parte del problema abitativo abilmente affrontato in URSS. Per citare un riassunto entusiasta di un esperto britannico: 'la pianificazione cittadina, la pianificazione urbanistica, la pianificazione regionale, è tutto buono. Hanno considerato tutto, energia per le fabbriche, convenienza di ottenere non lontano materie prime e i prodotti finiti. Le nuove città sono piazzate e collegate nel modo più idoneo e moderno. Hanno ampiamente fornito tali città in modo da soddisfare tutti i bisogni estetici, sanitari e ricreativi, piantando alberi dappertutto, costruendo cinema e teatri raffinati, ampi ospedali e scuole. Tutto è stato bene e saggiamente programmato.' 

"Purtroppo, in linea alla caratteristica dell'attuale fase del comunismo sovietico, l'elaborata pianificazione non è accompagnata da un altrettanto elevato standard di esecuzione. Il notevole sforzo di dotare di abitazioni aggiuntive le città e le altre aree industriali, nel corso degli ultimi sette anni, è stato fatto in gran fretta, in gran parte ad opera di giovani contadini scarsamente formati come artigiani edili. La fretta faceva parte del 'tempo bolscevico' [in italiano nel testo, ndt], volutamente adottato dall'industria pesante e spiegato come risultante dal forte desiderio di rendere l'URSS autosufficiente prima dell'inizio del costantemente atteso attacco (o blocco o embargo) da parte delle potenze capitaliste. Che questo timore sia giustificato o meno, l'accelerazione richiesta ha avuto comunque un risultato negativo sulle incessanti operazioni di costruzione del 1928-1934".

Così scrivevano i Webb appena due o tre anni prima che la Germania nazista attaccasse l'URSS a tradimento! Fortunato dunque il popolo sovietico ad aver adottato il tempo bolscevico!

La Grande Guerra Patriottica

Nel 1941 iniziò la Grande Guerra Patriottica. Nessuno Stato ha subito tante perdite nella guerra contro il fascismo come l'Unione Sovietica. Non solo ha sacrificato 27 milioni di persone per sconfiggere la Germania nazista, ma ha anche subito la distruzione totale o parziale di decine di migliaia di città e villaggi, con le forze hitleriane che hanno bruciato o distrutto più di 6 milioni di edifici. Circa 25 milioni di sovietici rimasero senza un tetto sopra le loro teste.

Tutto lasciava pensare che sarebbero occorsi decenni per ricostruire quanto era andato distrutto, per fornire un riparo a milioni di persone e per riattivare l'industria e l'agricoltura.

Eppure il popolo sovietico ha dimostrato il contrario. Con il nemico ancora in territorio sovietico, mentre bombardava Leningrado e controllava Smolensk, la ricostruzione era in pieno svolgimento nelle zone liberate.

Il 22 agosto 1943 venne pubblicata una disposizione del Consiglio dei Commissari del Popolo e del Comitato Centrale del Partito Comunista riguardante le "Misure urgenti per la ripresa dell'economia nelle zone liberate dall'occupazione tedesca".

In tale provvedimento è sottolineato che il governo sovietico considera compito urgente "ristrutturare le vecchie case e costruirne di nuove utilizzando i materiali edili dei villaggi, delle città e degli insediamenti industriali liberati dall'occupazione tedesca, per fare in modo che i contadini collettivi e gli operai che attualmente vivono nei rifugi e nelle case demolite possano avere a disposizione dei locali adatti a viverci".

Nel solo 1944, 839.000 case furono ristrutturate o costruite da capo nelle zone rurali, e più di 12,5 milioni di metri quadrati di spazio abitabile nelle città delle zone liberate dell'URSS. In quell'anno, circa 5,5 milioni di persone, che la guerra aveva privato di un riparo, ricevettero una abitazione confortevole. E questi non sono che dettagli se paragonati alle folgoranti conquiste del popolo sovietico di questo periodo!

La crescita edilizia non fu limitata alle zone liberate: si continuò a costruire a ritmo sostenuto in zone dell'Unione Sovietica lontane dal fronte. A Gorky, furono edificati più di 137.960 mq di spazio abitabile e nella città siberiana di Irkutsk ne vennero costruiti circa 19.200 mq.

Nello stesso anno in cui le orde di Hitler si dirigevano verso il Volga, un Teatro di Stato per l'opera e il balletto, con una capienza di 1000 posti, era completato a Stalinabad, la capitale del Tagikistan. A Mosca, sette nuove stazioni della metropolitana furono costruite nel corso della guerra.

"Il fatto stesso che queste splendide opere di architettura sovietica fossero state costruite, dimostrava che il popolo sovietico era fermamente convinto della vittoria" (Yuri Yaralov, op.cit).

Dopo la Seconda guerra mondiale, la crescita della popolazione urbana continuò. Nel 1954, quasi 185 milioni di mq di spazio abitabile furono costruiti nelle città e negli insediamenti industriali, e più di 4 milioni di case nelle zone rurali.

Le direttive del 19° Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica del 1952 prevedevano la costruzione di circa 105 milioni di metri quadrati di spazio abitabile per la fine del 1955, l'ultimo anno del Quinto piano quinquennale. In realtà il Quinto piano quinquennale superò questa disposizione di un ulteriore 30%, giungendo a 151.7 milioni di metri quadrati.

Il volume degli alloggi di Stato costruiti per il periodo 1956-1960 fu fissato a 214,9 milioni di metri quadrati di superficie totale, quasi il doppio del Quinto piano quinquennale.

E' questo aumento del tasso di costruzione, a fronte di tutti gli ostacoli frapposti sulla strada, che è stupefacente.

Conclusione

Compagni, potremmo andare avanti. Pagine di materiale potrebbero essere ulteriormente scritte elencando le conquiste dei lavoratori sovietici in questo periodo. Il meglio che posso fare oggi, in questo breve lasso di tempo, è di esporvi i fatti, le cifre e i raffronti citati sopra in modo da riuscire a comprendere gli spettacolari successi del lavoro socialista rispetto al lavoro sfruttato sotto le condizioni capitalistiche. Il nostro compito oggi deve essere quello di imparare le lezioni dell'esperienza sovietica, lezioni ben riassunte da J. V. Stalin nel 1930, nella sua relazione sui lavori del Comitato Centrale per il 16 Congresso del PCUS (b):

"Qual è la causa del fatto che l'URSS, nonostante la sua arretratezza culturale, nonostante la scarsità di capitali, nonostante la scarsità di quadri economici tecnicamente esperti, sia in uno stato di crescente ripresa economica e abbia raggiunto successi decisivi sul fronte economico, mentre i paesi capitalisti avanzati, nonostante la loro abbondanza di capitali, la loro abbondanza di quadri tecnici e il loro più alto livello culturale, sono in uno stato di crescente crisi economica e nella sfera dello sviluppo economico passano di sconfitta in sconfitta?

"La causa sta nella differenza tra i sistemi economici, qui e nei paesi capitalisti. La causa sta nel fallimento del sistema di economia capitalista. La causa risiede nei vantaggi del sistema di economia sovietico sul sistema capitalistico.


"Qual è il sistema di economia sovietico?

"Il sistema di economia sovietico significa che:

"(1) il potere della classe dei capitalisti e dei proprietari terrieri è stato rovesciato e sostituito dal potere della classe operaia e dei contadini lavoratori;

"(2) gli strumenti e i mezzi di produzione, la terra, le fabbriche, gli stabilimenti, ecc, sono stati presi ai capitalisti e trasferiti di proprietà alla classe operaia e alle masse lavoratrici dei contadini;

"(3) lo sviluppo della produzione è subordinato non al principio della concorrenza e dell'assicurare la redditività capitalistica, ma al principio di una guida pianificata e del sistematico innalzamento del livello culturale del popolo lavoratore; 

"(4) la distribuzione del reddito nazionale avviene non allo scopo di arricchire le classi sfruttatrici e i loro numerosi accoliti parassiti, ma al fine di assicurare il miglioramento sistematico delle condizioni materiali dei lavoratori e dei contadini e l'espansione della produzione socialista in città e campagna;

"(5) il miglioramento sistematico delle condizioni materiali dei lavoratori e il continuo aumento dei loro bisogni (potere d'acquisto), essendo una fonte di costante aumento della espansione della produzione, preserva i lavoratori dalle crisi di sovrapproduzione, dalla crescita della disoccupazione e dalla povertà;

"(6) la classe operaia e i contadini lavoratori sono i padroni del paese, lavorano non a beneficio dei capitalisti, ma a proprio vantaggio, a beneficio del popolo lavoratore.

"Tali sono i vantaggi del sistema di economia sovietico sul sistema capitalistico.

"Tali sono i vantaggi della organizzazione socialista dell'economia sull'organizzazione capitalistica ..."
.

Nel suo discorso alla conferenza del PCR (B) del maggio 1921, Lenin disse:. "In questo momento stiamo esercitando la nostra maggiore influenza sulla rivoluzione internazionale dalla nostra politica economica. Tutti gli occhi sono rivolti alla Repubblica Sovietica Russa, gli occhi di tutti i lavoratori di tutti i paesi del mondo, senza eccezioni e senza esagerazione. Questo abbiamo ottenuto. I capitalisti non possono tacere, nascondere, fare finta di nulla, è per questo che loro, prima di tutto, colgono al volo i nostri errori economici e la nostra debolezza. Questo è il campo su cui la lotta è stata trasferita su scala mondiale. Se risolviamo questo problema, avremo vinto su scala internazionale sicuramente e finalmente" (Vol. XXVI, pp. 410-11). 



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