martedì 27 marzo 2018

Philosophie - Hans Heinz Holz.

Da: AAVV, H.H.Holz, Philosophie, Hamburg 1990:672ssHans_Heinz_Holz was a German Marxist philosopher.


La filosofia è quel modo di conoscenza,che non tanto si orienta mediante gli oggetti indagati dalle scienze particolari, quanto piuttosto sulle condizioni e la struttura dei loro insiemi ordinati, sul modo del loro esser dati nella conoscenza, sul loro significato per l‘uomo e, dunque, in fine, sull’orientamento teorico e pratico dell’uomo nel mondo.” (672). La filosofia si interroga anche sull’essenza del singolo essere e del mondo come tutto, sulla verità e le forme del pensiero, nonché circa il senso della vita e lo scopo dell’agire. A differenza di altre forme di visione del mondo, la filosofia sottopone la propria teoria ed argomenti e criteri razionali, per opera dei quali essa generalmente risulta comprensibile e nei migliori dei casi si può dimostrare che essa dovrebbe esser vincolante. Poiché il movimento di pensiero della filosofia non si pone al livello dell’oggetto, ma a ciò giunge partendo dai rapporti tra gli oggetti, ovvero dal rapporto tra essere e pensiero, inizialmente la filosofia si pone in contraddizione rispetto ad altre forme di visione del mondo, quali ad es. il mito, la religione, la concezione naturalistica, che procedono da qualcosa di presupposto. La filosofia,invece, non procede da altro se non da se stessa: la filosofia deve –e in ciò consiste la sua difficoltà- intraprendere il tentativo di iniziare senza presupposti, in modo da potere, nel corso del suo sviluppo, esplicitare i presupposti nascosti in un inizio che apparentemente ne è privo. Ciò significa che il suo movimento, che la fonda, è circolare e si verifica nella costruzione non viziosa di questo circolo (673)1. 

Paul Tillich ha espresso questa visione della filosofia, come la scienza che si distingue da ogni scienza particolare: “L’inizio della filosofia è il non tener conto di qualunque altra istanza oltre se stessa … La filosofia non consente che nulla, oltre a se stessa, avanzi pretese; essa non ha alcun inizio, se non l’iniziare stesso.” Ma poiché tuttavia egli fonda solo antropologicamente questa corretta concezione, particolarmente nel modo di essere dell’uomo, che “in ogni movimento può essere nello stesso tempo al di là di esso (e dunque) può interrogarsi sulla totalità di ciò che gli si contrappone, sul mondo; egli non riconosce la razionalità della posizione filosofica e, poiché l’inizio della filosofia non è fondato su asserti fattuali delle singole scienze, lo abbandona all’arbitrio. La fenomenologia dei gradi dell’organico, che con le leggi dell’immediatezza mediante e dell’utopica posizione (Plessner) appunto dà le condizioni naturali della nascita della prospettiva filosofica nel processo dell’evoluzione giusta la sua regola essenziale, non raggiunge il terreno dell’autofondazione della dialettica-trascendentale, che il rapporto del pensiero con l’essere deve potersi determinare solo dal pensare del pensare e dunque dal pensare stesso, che ha da liberarsi dai reali presupposti, che in esso son racchiusi. La struttura circolare della fondazione della filosofia significa che questa rivolge a se stessa la sua propria forma della riflessione a partire dagli oggetti del pensiero/conoscere. Le forme di pensiero, che come principi apriorici della ragione e come criteri della razionalità, entrano nella determinazione del rapporto dell’essere e del pensiero ed il cui carattere assiomatico, che rafforza in un primo momento l’autonomia (apparente) della filosofia, sono forme della riflessione-in-sé, nelle quali il pensiero esiste effettivamente come pensare determinato, cioè come pensare di un determinato, dunque di un contenuto distinguibile. La pura intelligibilità è sempre già riempita di contenuto e solo in quanto tale di essa si può fare esperienza e la si può pensare. Le forme categoriali del pensiero sono riflessione della sua determinatezza contenutistica (e non forme vuote staccabili dal contenuto). Solo in questo modo il problema del rapporto dell’essere e del pensiero può chiarirsi. Ma ciò significa anche che le forme della riflessione come ‘rispecchiamento’ (Widerspiegelungen) dei contenuti di pensiero sono in una dipendenza funzionale rispetto a questi contenuti, e parimenti rispetto all’aspetto, sotto il quale il contenuto si rappresenta (ad es. un organismo vivente come identico sostrato o come processo non identico), come pure riguardo alla sua forma storica di esistenza … La filosofia come riflessione presuppone sempre il terreno della positività (Faktizität) e la sua rappresentazione pensata, sia che si tratti di natura di società, che di scienza e della generale visione del mondo. Ma essa presuppone, anche, il modello filosofico di pensiero, che gli è stato dato di fatto, dunque, presuppone la sua stessa storia; quest’ultima in un modo particolare, poiché la filosofia sviluppa il suo lavoro con i metodi e la razionalità (Begrifflichkeit), che si sviluppano nella storia dell’uomo. A ragione, dunque, Tillich afferma che l’essenza della filosofia è essa stessa storica, non solo il sapere filosofico (Tillich). La storicità della filosofia si manifesta sbucando dal presente, che si vuol perenne, e trasformandola nella storicità delle sue realizzazioni.(673)

1 - Cfr Hegel e l’eleatismo.

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