La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
lunedì 21 luglio 2025
Socializzare i profitti - Francesco Schettino
mercoledì 21 maggio 2025
Francesco Schettino, "Socializzare i profitti. Le leggi generali dell’economia politica nell’era dell’Antropocene"-
Da: https://decodernews.substack.com - Francesco Schettino è professore ordinario di economia politica all’ Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Ascolta anche: https://www.radiondadurto.org/2025/05/09/economia-presentazione-del-libro-socializzare-i-profitti-delleconomista-francesco-schettino
Caffè e Cornetto: Socializzare i profitti, Luca Placidi intervista Kikko Schettino https://grad-news.blogspot.com/2025/05/caffe-e-cornetto-socializzare-i.html?m=1Gianfranco Pala: L’"AntiKeynes" - Francesco Schettino
Visita la pagina dedicata su: Meltemi editore
Socializzare i profitti è un volume articolato e ambizioso, con cui Francesco Schettino si propone di offrire una rilettura critica dei fondamenti dell’economia politica contemporanea, con particolare attenzione ai limiti della teoria economica mainstream e alla possibilità di delineare modelli alternativi in chiave eterodossa. Pubblicato nella collana “Rethink” di Meltemi, il testo si presenta come un contributo teorico che si colloca all’intersezione tra economia, filosofia e scienze sociali, con l’intento dichiarato di fornire strumenti concettuali utili per comprendere le dinamiche del capitalismo nell’attuale fase storica.
Strutturato in cinque capitoli, il volume apre con un’analisi approfondita della teoria del consumatore e delle principali ipotesi su cui si fonda la microeconomia neoclassica. La trattazione si distingue per l’attenzione alla formalizzazione grafica e al linguaggio accessibile, pensato anche per un pubblico studentesco. L'autore alterna l’esposizione dei modelli convenzionali a osservazioni critiche di taglio teorico, con riferimento a categorie quali valore, lavoro, razionalità economica e classi sociali.
La seconda parte del libro estende l’analisi al funzionamento delle imprese, alla concorrenza, al monopolio e alla formazione dei profitti. Particolare rilievo viene dato alla questione delle disuguaglianze, alla misurazione della povertà e al ruolo dell’innovazione tecnologica. Il testo evidenzia le trasformazioni strutturali dell’economia contemporanea, con richiami a fenomeni globali quali la concentrazione del potere economico, la crisi ambientale e le dinamiche geopolitiche.
Nella parte finale, l’autore formula alcune ipotesi ricostruttive, delineando i tratti generali di un modello economico alternativo, fondato su principi di pianificazione collettiva, proprietà sociale e razionalità distribuita. L’intento non è quello di fornire un progetto definitivo, ma di aprire un dibattito teorico sulle prospettive dell’economia politica in un contesto segnato da discontinuità e sfide sistemiche.
Corredato da una prefazione di Clara E. Mattei e da un’appendice metodologica sul concetto di valore, Socializzare i profitti si caratterizza per l’approccio didattico e divulgativo, affiancato a un impianto teorico coerente e ispirato alle tradizioni dell’economia critica. Il volume si inserisce nel più ampio panorama della riflessione eterodossa contemporanea, offrendo una lettura che si propone come alternativa ai manuali accademici tradizionali.
Nel complesso, Socializzare i profitti si configura come un’opera teorica articolata, che affianca all’impianto critico una precisa intenzione pedagogica. Uno degli aspetti più interessanti è la scelta metodologica di affiancare, capitolo dopo capitolo, l’esposizione dei modelli convenzionali con la loro contestazione analitica. Questo doppio registro, che tiene insieme manuale e saggio critico, permette al lettore non solo di comprendere i principali concetti dell’economia neoclassica, ma anche di valutarli alla luce di alternative teoriche ben strutturate. In questo senso, il libro non si limita a una critica ideologica, ma costruisce un dialogo con l’economia dominante, con l’intento di restituire centralità alla dimensione storica e sociale dei fenomeni economici. Un contributo utile, dunque, per chi desidera ampliare lo spettro degli strumenti analitici disponibili nello studio dell’economia politica.
martedì 14 maggio 2024
Il modello liberale ha un cuore fascista - Sergio Cararo
Vedi anche: USB Convegno "il salario che non c'è" - GIORGIO CREMASCHI

sabato 23 settembre 2023
Migrazioni. Non c’è “una” soluzione - Sergio Cararo
Leggi anche: La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik**
"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino -
La complessità del fenomeno migratorio e le sue determinanti*- Alessandra Ciattini
Gli arrivi di migranti in Italia, che fanno parlare arbitrariamente la destra e gli idioti di “invasione”, sono un sicuramente un dato rilevante sul piano nazionale, ma che diventa relativo sul piano globale.
I migranti e rifugiati arrivati in Italia nel 2023 sono circa 130.000, partiti soprattutto dalle coste della Libia e della Tunisia. In gran parte si tratta di migranti africani e mediorientali, una cifra più o meno pari allo 0,23% della popolazione italiana.
Per avere un termine di paragone, va segnalato che i rifugiati interni alla sola Africa sono circa 36 milioni, in pratica il 44% dei rifugiati a livello mondiale.
Milioni di persone che sono state costrette a spostarsi per le guerre, la siccità, le violenze tribali. I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati sono Turchia Iran, Colombia, Germania e Pakistan.
Le Nazioni Unite calcolano che dal 2014 a oggi più di 2,6 milioni di persone hanno attraversato il Mediterraneo in fuga da guerre, violenze e povertà e dirette in Europa. Più di 29.100 sono morti in mare.
venerdì 17 giugno 2022
L’industria della menzogna quale parte integrante della macchina di guerra dell’imperialismo - Domenico Losurdo (2013)
Da: https://www.voltairenet.org - Domenico Losurdo è stato un filosofo, saggista e storico italiano. - http://domenicolosurdo.blogspot.com/
Leggi anche: L'Holodomor, la propaganda liberale e le rimozioni storiche dell'Occidente [1] - Domenico Losurdo
La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo
Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)
Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa
La fabbrica del falso Strategie della menzogna nella politica contemporanea - Vladimiro Giacché
lunedì 16 maggio 2022
Le ragioni della Russia - Aristide Bellacicco
Leggi anche: La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo
Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)
La conflittualità valutaria e l’enigma del gas valutato in rubli - Francesco Schettino
Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo"
Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa
mercoledì 11 maggio 2022
La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo
Leggi anche: Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo"
Il nostro paese e l’Occidente sono in preda ad una evidente sindrome di russofobia. Potrebbe apparire tale ma non è una novità. Non lo è sicuramente per le leadership e le società europee e, di conseguenza, neanche per quelle statunitensi.
Colpisce il fatto che la Russia possa essere zarista o socialista, capitalista o nazionalista, ma alla fine in Europa scatta comunque il demone russofobico. Da dove nasce questo pregiudizio che troppo spesso è diventato contrapposizione frontale o guerra?
Prima di arrivare all’isteria a cui stiamo assistendo in queste settimane c’è una lunga storia da conoscere, ragione per cui prendetevi il tempo necessario per conoscerla.
Le radici della russofobia in Europa
C’è un interessante libro di Guy Mettan edito dalla Teti “Russofobia. Mille anni di diffidenza”, che aiuta a capire molte cose.

Per molti aspetti la russofobia ha qualcosa in comune con l’antiebraismo ossia un antico “documento” – ritenuti quasi unanimemente dei falsi storici – che ne dimostrerebbe la intrinseca natura aggressiva e dominatrice. Nel caso delle comunità ebraiche sarebbe il “Protocollo dei Savi di Sion” (tra l’altro si dice elaborato proprio nella Russia zarista). Nel caso della Russia sarebbe addirittura il “Testamento di Pietro il Grande”, fatto arrivare in Europa, e poi pubblicato e utilizzato in Francia durante l’invasione napoleonica della Russia.
Il documento fu consegnato ai francesi da un generale polacco, tal Sokolnicki, già nel 1797, ma fu pubblicato più tardi in appendice al libello “Des progrès de la Puissance russe” di Charles Louis-Lesur, nel quale si asseriva che sin dal XVIII secolo i regnanti russi puntavano ad impadronirsi di Germania, Francia e persino della Spagna dei Borboni.
Delle pubblicazioni successive all’epoca napoleonica, curate da Dominique Georges-Frederic de Pradt, tornarono alla carica indicando l’Impero zarista come una potenza asiatica e dispotica dalla natura libido dominandi con l’ambizione intrinseca di “espandersi verso occidente con la violenza e con l’inganno”.
Contestualmente, un altro autore francese, Saint-Marc Girardin affermava che se la Russia zarista fosse riuscita a sottomettere tutti i popoli slavi, si sarebbe servita di loro per dominare l’Europa, la sua cultura e la sua anima.
Inutile dire che queste pubblicazioni aumentarono la loro fortuna e la loro influenza alla vigilia della “Guerra di Crimea” nel 1856, quando Gran Bretagna, Francia e Italia si schierarono al fianco della Turchia contro la Russia… e l’Italia mandò i bersaglieri.
Ma se la russofobia è stata un arma di combattimento nell’Ottocento nello scontro tra gli imperi in espansione (soprattutto quello britannico e quello zarista), il sentimento russofobo e slavofobo in Europa ha radici ancora più antiche ed ha origine in Germania.
sabato 23 aprile 2022
La conflittualità valutaria e l’enigma del gas valutato in rubli - Francesco Schettino
Da: https://www.lantidiplomatico.it - Francesco Schettino è un economista, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e all’Università Popolare Antonio Gramsci di Roma. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni ed è stato uno dei maggiori collaboratori della pregevole rivista marxista La Contraddizione (https://rivistacontraddizione.wordpress.com).
Vedi anche: "CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino
sabato 19 febbraio 2022
La guerra a tutti i costi è la “Caporetto” dei mass media - Sergio Cararo
Leggi anche: Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re - Alberto Negri

Questa mattina è addirittura il New York Times a scrivere che “Il presidente Biden e i suoi principali collaboratori riconoscono che stanno mettendo a rischio la credibilità americana mentre rinnovano costantemente l’allarme che alla Russia mancano solo ‘alcuni giorni’ per innescare una guerra non provocata in Europa, che potrebbe uccidere decine di migliaia di ucraini nella sua fase di inizio e far ripiombare il mondo in qualcosa che ricorda la Guerra Fredda”.
Nello stesso articolo il Nyt rileva che i collaboratori di Biden affermano di essere disposti a correre questo rischio. Preferirebbero essere accusati di iperbole e di spavalderia se “è quello che serve per scoraggiare il presidente russo Vladimir V. Putin dal perseguire un’invasione”.
Diversamente dal quotidiano statunitense, il giornale economico Financial Times titola nuovamente “La Russia pronta a invadere l’Ucraina entro pochi giorni”. A quanto pare i britannici intendono gareggiare con gli Usa sul piano del bellicismo. Si vede che l’orologio di Londra è tornato indietro di due secoli, ai tempi della russofobia inglese e del “Grande Gioco” che per tutto l’Ottocento vide contrapporsi il Regno Unito e la Russia zarista in tutta l’Asia centrale.
Insomma, ci sono forze che spingono verso una guerra “per forza” – guerreggiata sul campo o annunciata come tale – che sembra essere diventata l’ossessione dell’amministrazione Biden e di quella di Johnson. E gran parte dei mass media, almeno in Occidente, sembra aver scelto di arruolarsi volenterosamente in questa manipolazione della realtà funzionale alla tesi che “la guerra deve esserci comunque”.
domenica 12 dicembre 2021
"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino
lunedì 22 marzo 2021
Corpo biologico e corpo politico sono diventati la stessa cosa - Francesco Fistetti
Leggi anche: Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze
Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone
Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman
"L'oblio del Covid è vicino, ma il tempo pandemico è appena iniziato" - Nicola Mirenzi intervista Telmo Pievani
Proletari di tutto il mondo, la vera pandemia è la disuguaglianza - Pasqualina Curcio
La diffusione pandemica della pseudoscienza - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco
Come cambia l’economia dopo la pandemia? Ne parliamo con F. Schettino
I veri responsabili della pandemia e delle sue drammatiche conseguenze - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco
Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone
Covid e la fine del sogno americano - Alessandro Carrera
Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou
Dopo Covid, “Rischi di esplosione delle disuguaglianze” - Intervista a Joseph Halevi
Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione
Possibili conseguenze della pandemia: dal turismo di massa a quello di classe. - Paolo Massucci
IL COVID-19 BUSSA ALLA PORTA DELLA BARBARIE, NON DEL SOCIALISMO. - Paolo Ercolani
ECON-APOCALYPSE: ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS* - Riccardo Bellofiore
Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo
Una breve riflessione su che cosa ci sta insegnando il fenomeno mondiale della pandemia. Essa, come avrebbe detto M. Mauss, non è un episodio congiunturale, ma un "fatto sociale totale". Ma a questa dimensione totale non corrisponde ancora un "pensiero planetario" necessario per abbandonare le illusioni neo-liberiste e cambiare in senso convivialista le nostre forme di vita.
sabato 13 marzo 2021
La guerra dei vaccini - Aldo Giannuli
Il vaccino cubano, come funziona - Fabrizio Chiodo, Domenico Somma
Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo
Geopolitica dei vaccini - Mappa Mundi
Leggi anche: Una ricerca del Fmi prevede lo scoppio di un’ondata di ribellioni nel mondo dopo la pandemia - Alessandra Ciattini
lunedì 8 marzo 2021
Geopolitica dei vaccini - Mappa Mundi
Il vaccino cubano, come funziona - Fabrizio Chiodo, Domenico Somma
venerdì 5 marzo 2021
Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo
In pochissimi minuti, Manon Aubry ha detto cose definitive sul fallimento di un intero modello politico/economico: “sono le multinazionali che decidono, i brevetti sui vaccini sono stati finanziati dai soldi pubblici, i profitti di società come la Pfizer sono schizzati del 20/25%, la Sanofi ha licenziato 400 ricercatori ma ha distribuito dividendi agli azionisti per 4 miliardi, l’Unione Europea è stata ridotta all’impotenza dalle multinazionali, abbiamo imposto restrizioni inimmaginabile ai cittadini ma non riusciamo ad imporre niente alle società del Big Pharma. In sostanza la Commissione Europea ha portato le nostre società in un vicolo cieco”.
Conclusione? Semplice: “se i soldi sono pubblici i brevetti per i vaccini devono essere pubblici.”
In questa breve lectio magistralis di anticapitalismo concreto, ci sono due fattori che vanno compresi bene:
a) le classi dominanti e i loro apparati decisionali (in questo caso la Commissione Europea) di fronte alla pandemia hanno portato le nostre società in un budello senza via d’uscita (non si fanno lockdown veri, non si traccia la popolazione, non si producono i vaccini, si aspetta che siano le multinazionali a farci la grazia);
b) la supremazia degli interessi privati non solo rastrella continuamente soldi pubblici, che vengono così sottratti alle esigenze sociali, ma impedisce materialmente le soluzioni necessarie quando si presentano emergenze collettive. Questo vale per la pandemia, com’è evidente, ma anche per tutti i problemi collettivi ed universali. E così per il cambiamento climatico, che è impossibile combattere davvero se si lascia che siano i privati a decidere cosa fare e quanto e quando. Così è per il benessere di tutti, nella polarizzazione mostruosa che aumenta il numero dei poveri assoluti mentre pochissimi ricchi si arricchiscono ogni giorno di più.
In questi due concetti che Manon Aubry ha sbattuto in faccia ai vertici dell’Unione Europea – e in specifico alla prima responsabile del fallimento sulle forniture di vaccini, Ursula von der Leyen – vi è tutto un mondo.
Anzi vi sono due visioni del mondo antagoniste e contrapposte che la realtà si è incaricata – drammaticamente come è sempre stato nella storia dell’umanità – di delineare chiaramente: il fallimento di una visione privatistico-liberale e l’urgenza di una visione alternativa.
Socialista, com’è necessario.
venerdì 5 febbraio 2021
Retroscena di un paese “commissariato” da dieci anni - Sergio Cararo
Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO.
Ascolta anche Emiliano Brancaccio: QUALCHE VERITA' SUL RITORNO DEL "TECNOCRATE" (https://www.youtube.com/watch?)






