Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2014/08/la-questione-di-classe-e-una-questione.html https://ilcomunista23.blogspot.com/2017/09/la-donna-la-nuova-morale-sessuale-e-la.html
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della seconda
parte:
Terza parte: Le conquiste della rivoluzione
I
passi e gli effetti del potere sovietico fino al sorgere del dominio
della burocrazia
Il
governo sovietico, fin dai suoi primi giorni, subito promulgò delle
misure che annichilirono l’ingiusta legislazione che teneva sotto
controllo le donne. Tuttavia, non solo il governo garantì alle donne
i diritti precedentemente concessi agli uomini, ma ha preso decisioni
e promulgato leggi che rimossero le regole sessiste maschili che
hanno scosso le donne e gli uomini, tagliato i legami reazionari e
aperto la strada alla costruzione di una nuova società.
Matrimonio
e divorzio.
Solo
due mesi dopo la rivoluzione d’Ottobre, nel dicembre del 1917,
vennero pubblicate due promulgazioni sul divorzio, sul matrimonio e
il decreto riguardo i figli di uomini e donne.
Sia
il matrimonio che il divorzio divennero totalmente volontari. Il
matrimonio in chiesa non venne proibito, ma era invalidato nei
termini del sistema legale: infatti solo il matrimonio civile era
legalmente riconosciuto. Le registrazioni dei matrimoni celebrati in
chiesa prima della Rivoluzione divennero fondamentali per essere
riconosciuti legalmente. In questo modo il governo sovietico provò a
rompere l’influenza della chiesa nel condizionare la vita sociale
delle persone e portò avanti questa battaglia attentamente, senza
ferire le credenze della gente. Vennero rimossi alcuni obblighi delle
donne sposate, come l’assunzione del cognome del marito, la
necessità del permesso del marito per cercare lavoro.
Il
cambiamento più grande apportato da questi emendamenti fu il
riconoscimento di uguaglianza davanti alla legge sia ai figli nati
durante il matrimonio che a quelli nati al di fuori. Prima della
rivoluzione d’ Ottobre, le donne non avevano il diritto di chiedere
il mantenimento per i bambini nati fuori dal matrimonio, ma questa
nuova legge riconobbe questo diritto sia alle donne che ai loro
figli.
Come
nel caso del matrimonio, anche il divorzio era monopolizzato dalla
chiesa ed era estremamente difficile. Dato che comportava un
gravissimo onere finanziario, era quasi impossibile divorziare per
gli uomini delle classi lavoratrici, ma solo gli uomini delle classi
superiori potevano usufruire di quel diritto. Le donne non avevano in
alcun modo questo diritto. Il potere sovietico rese immediatamente il
divorzio una procedura uguale e straordinariamente facile per uomini
e donne.
Il
volere di una sola delle parti era sufficiente per il divorzio e se
questo non era stato concordato, le decisioni venivano prese nel
tribunale locale in conformità con le cause legali. Il fatto
che alle parti non fosse permesso di intervenire nella vita
dell’altro dopo il divorzio, può essere considerato come una delle
misure più importanti del governo sovietico contro il dominio
maschile se si confronta con le pressioni a cui venivano sottoposte e
ancora oggi vengono sottoposte le donne che decidono di divorziare.
Il
17 Ottobre del 1918, un anno dopo la rivoluzione, venne emanato il
“Codice sul Matrimonio, la Famiglia la Potestà”. Questo codice
si basava sulla separazione dei beni prima e dopo il matrimonio.
Venne vietata l’adozione per proteggere i diritti dei bambini, in
particolare nelle zone rurali, in cui i bambini adottati venivano
utilizzati come forza lavoro e per prevenire la perdita di più parti
nella riorganizzazione della società rendendo la famiglia più
numerosa.
Venne
dichiarato che i bambini adottati prima della promulgazione del
codice, godevano degli stessi diritti degli altri bambini. Venne
stabilito che qualsiasi decisione riguardante l’educazione dei
figli spettasse, di comune accordo, ad entrambi i genitori. Venne
proibita la punizione corporale. Questo codice, entrato in vigore nel
1918, fu valido fino all’introduzione, il 1° Gennaio 1927, di un
nuovo codice e nel periodo tra i due codici vennero promulgate delle
regolamentazioni di alcuni paragrafi secondari.[19]
Il
diritto all’aborto e il controllo delle nascite
Con
il decreto del 18 ottobre 1920, l’aborto venne sancito come diritto
libero e legale per tutte le donne, a condizione che fosse eseguito
negli ospedali statali nei primi tre mesi di gravidanza. Quindi, nei
territori della rivoluzione d’ottobre, sotto il potere dei
lavoratori, per la prima volta nel mondo, le donne potevano abortire
legalmente. Il governo sovietico concedeva l’accesso all’aborto
alle donne che avevano precedentemente rischiato la vita e che
avevano rischiato un aborto spontaneo.
In
un mondo in cui la chiesa e l’opposizione dominante parlavano di
“diritto alla vita del feto”, il decreto pubblicato dal governo
dei lavoratori mise al centro il diritto alla vita e alla salute
delle donne e non punì più l’aborto in sé, ma chi metteva in
pericolo le donne con aborti illegali.
Queste
sono le parole che furono scritte nel decreto sull’aborto, emanato
nel 1920:
“Poiché
le credenze morali del passato e le difficili condizioni economiche
del presente costringono ancora molte donne a ricorrere a questa
operazione[20],
il
Commissariato popolare per la salute e la giustizia, ansioso di
proteggere la salute delle donne e considerando che il metodo di
repressione in questo campo non riesce interamente a raggiungere il
suo obiettivo, ha deciso:
-
Consentire liberamente e gratuitamente tali operazioni negli ospedali sovietici, dove le condizioni migliori sono garantite per poter minimizzare il danno dell’operazione.
-
È assolutamente vietato a chiunque, ad eccezione di un medico, eseguire questa operazione.
-
Qualsiasi infermiere o ostetrica giudicata colpevole di aver eseguito tale operazione sarà privata del diritto di esercitare e sarà processata dalla Corte del Popolo.
-
Un medico che conduce un aborto privatamente a fini di guadagno sarà processato presso la Corte del Popolo. [21]”
Il
governo Sovietico, in riconoscimento di questo diritto, svolse anche
attività di propaganda per diffondere l’idea che l’aborto non
era un metodo di controllo delle nascite ma che, invece, fosse
un’operazione seria che implicava vari rischi.
Il
motivo per cui il potere sovietico sviluppò tali attività di
propaganda è perché l’aborto divenne, in realtà, un metodo di
controllo delle nascite a causa dell’inadeguatezza di altri metodi
di controllo delle nascite. Era normale che una donna sovietica di 30
anni avesse abortito dalle 5 alle 7 volte. [22]
A
questo punto, andrebbe sottolineato il fatto che le donne non avevano
alcun accesso ai metodi contraccettivi: molti metodi contraccettivi
usati oggi non erano ancora noti al momento della legalizzazione
dell’aborto; neanche la pillola anticoncezionale non era stata
ancora inventata.
L’implementazione
dei metodi di controllo delle nascite, come l’aborto, era proibita
non solo in Russia ma in tutto il mondo: era un periodo storico in
cui la ricerca scientifica sull’argomento era proibita ovunque.
In
questo senso, l’Unione Sovietica fu il primo paese a condurre
ricerche mediche con un chiaro controllo e supporto statale per
sviluppare metodi di controllo delle nascite che riducessero al
minimo il numero di aborti; incentivò indagini ad ampio spettro per
eseguire gli aborti con il rischio più basso in termini di salute
delle donne.
Nei territori della rivoluzione d’ottobre, sotto il potere dei lavoratori, per la prima volta nel mondo, le donne potevano abortire legalmente. In un mondo in cui la chiesa e l’opposizione dominante parlavano di “diritto alla vita del feto”, il decreto pubblicato dal governo dei lavoratori mise al centro il diritto alla vita e alla salute delle donne e non punì più l’aborto in sé, ma chi metteva in pericolo le donne con aborti illegali.
Note:
[19]
Abbiamo affermato che con un decreto del dicembre 1917, il governo
sovietico abolì l’obbligo per le donne di usare il cognome del
marito. Un decreto emanato nel 1921 estese questo diritto e consentì
alle donne di usare il proprio cognome o cognomi di donne / uomini,
per dare ai propri figli i loro cognomi.
Questi
tipi e risoluzioni simili, senza apportare modifiche fondamentali,
portarono nuovi annessi alla legge definita “Codice della famiglia”
del 1918.
[20]
Qui, “l’operazione” si riferisce all’aborto clandestino e
illegale.
[21]
“Decreto Soviético sobre el Aborto
(1920”, http://alphahistory.com/russianrevolution/soviet-decree-on-abortion-1920/)
[22] Goerges
Duby, Michelle Perrot, Françoise Thèbaud, Kadinlarin
tarihi Cilt V: Yirminci Yüzylda Kültürel Bir Kimlige Dogru [Una
Historia de la Mujer, Volumen V: Hacia una Identidad Cultural en el
Siglo Veinte], çev.
Ahmet Fethi, Ïstanbul: Türkiye Ïs Bankasi Kültür Yayinlari,
2005, p.230.
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