mercoledì 26 dicembre 2018

La terra della rivoluzione d'Ottobre: un paese di donne in cammino verso l'emancipazione - Armağan Tulunay

Da: https://prospettivaoperaia.wordpress.com - Terza parte dell’articolo pubblicato su World Revolution no.1 
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2014/08/la-questione-di-classe-e-una-questione.html                                                                                                                                    https://ilcomunista23.blogspot.com/2017/09/la-donna-la-nuova-morale-sessuale-e-la.html 


Link della prima parte: 


Link della seconda parte: 


Terza parte: Le conquiste della rivoluzione 


I passi e gli effetti del potere sovietico fino al sorgere del dominio della burocrazia

 Il governo sovietico, fin dai suoi primi giorni, subito promulgò delle misure che annichilirono l’ingiusta legislazione che teneva sotto controllo le donne. Tuttavia, non solo il governo garantì alle donne i diritti precedentemente concessi agli uomini, ma ha preso decisioni e promulgato leggi che rimossero le regole sessiste maschili che hanno scosso le donne e gli uomini, tagliato i legami reazionari e aperto la strada alla costruzione di una nuova società.

Matrimonio e divorzio.

Solo due mesi dopo la rivoluzione d’Ottobre, nel dicembre del 1917, vennero pubblicate due promulgazioni sul divorzio, sul matrimonio e il decreto riguardo i figli di uomini e donne.

Sia il matrimonio che il divorzio divennero totalmente volontari. Il matrimonio in chiesa non venne proibito, ma era invalidato nei termini del sistema legale: infatti solo il matrimonio civile era legalmente riconosciuto. Le registrazioni dei matrimoni celebrati in chiesa prima della Rivoluzione divennero fondamentali per essere riconosciuti legalmente. In questo modo il governo sovietico provò a rompere l’influenza della chiesa nel condizionare la vita sociale delle persone e portò avanti questa battaglia attentamente, senza ferire le credenze della gente. Vennero rimossi alcuni obblighi delle donne sposate, come l’assunzione del cognome del marito, la necessità del permesso del marito per cercare lavoro.

Il  cambiamento più grande apportato da questi emendamenti fu il riconoscimento di uguaglianza davanti alla legge sia ai figli nati durante il matrimonio che a quelli nati al di fuori. Prima della rivoluzione d’ Ottobre, le donne non avevano il diritto di chiedere il mantenimento per i bambini nati fuori dal matrimonio, ma questa nuova legge riconobbe questo diritto sia alle donne che ai loro figli. 

Come nel caso del matrimonio, anche il divorzio era monopolizzato dalla chiesa ed era estremamente difficile. Dato che comportava un gravissimo onere finanziario, era quasi impossibile divorziare per gli uomini delle classi lavoratrici, ma solo gli uomini delle classi superiori potevano usufruire di quel diritto. Le donne non avevano in alcun modo questo diritto. Il potere sovietico rese immediatamente il divorzio una procedura uguale e straordinariamente facile per uomini e donne.

Il volere di una sola delle parti era sufficiente per il divorzio e se questo non era stato concordato, le decisioni venivano prese nel tribunale locale in conformità con le cause legali. Il fatto che alle parti non fosse permesso di intervenire nella vita dell’altro dopo il divorzio, può essere considerato come una delle misure più importanti del governo sovietico contro il dominio maschile se si confronta con le pressioni a cui venivano sottoposte e ancora oggi vengono sottoposte le donne che decidono di divorziare.

Il 17 Ottobre del 1918, un anno dopo la rivoluzione, venne emanato il “Codice sul Matrimonio, la Famiglia la Potestà”. Questo codice si basava sulla separazione dei beni prima e dopo il matrimonio. Venne vietata l’adozione per proteggere i diritti dei bambini, in particolare nelle zone rurali, in cui i bambini adottati venivano utilizzati come forza lavoro e per prevenire la perdita di più parti nella riorganizzazione della società rendendo la famiglia più numerosa.

Venne dichiarato che i bambini adottati prima della promulgazione del codice, godevano degli stessi diritti degli altri bambini. Venne stabilito che qualsiasi decisione riguardante l’educazione dei figli spettasse, di comune accordo, ad entrambi i genitori. Venne proibita la punizione corporale. Questo codice, entrato in vigore nel 1918, fu valido fino all’introduzione, il 1° Gennaio 1927, di un nuovo codice e nel periodo tra i due codici vennero promulgate delle regolamentazioni di alcuni paragrafi secondari.[19]

Il diritto all’aborto e il controllo delle nascite

Con il decreto del 18 ottobre 1920, l’aborto venne sancito come diritto libero e legale per tutte le donne, a condizione che fosse eseguito negli ospedali statali nei primi tre mesi di gravidanza. Quindi, nei territori della rivoluzione d’ottobre, sotto il potere dei lavoratori, per la prima volta nel mondo, le donne potevano abortire legalmente. Il governo sovietico concedeva l’accesso all’aborto alle donne che avevano precedentemente rischiato la vita e che avevano rischiato un aborto spontaneo.
In un mondo in cui la chiesa e l’opposizione dominante parlavano di “diritto alla vita del feto”, il decreto pubblicato dal governo dei lavoratori mise al centro il diritto alla vita e alla salute delle donne e non punì più l’aborto in sé, ma chi metteva in pericolo le donne con aborti illegali.

Queste sono le parole che furono scritte nel decreto sull’aborto, emanato nel 1920:
Poiché le credenze morali del passato e le difficili condizioni economiche del presente costringono ancora molte donne a ricorrere a questa operazione[20],
il Commissariato popolare per la salute e la giustizia, ansioso di proteggere la salute delle donne e considerando che il metodo di repressione in questo campo non riesce interamente a raggiungere il suo obiettivo, ha deciso:
  1. Consentire liberamente e gratuitamente tali operazioni negli ospedali sovietici, dove le condizioni migliori sono garantite per poter minimizzare il danno dell’operazione.
  2. È assolutamente vietato a chiunque, ad eccezione di un medico, eseguire questa operazione.
  3. Qualsiasi infermiere o ostetrica giudicata colpevole di aver eseguito tale operazione sarà privata del diritto di esercitare e sarà processata dalla Corte del Popolo.
  4. Un medico che conduce un aborto privatamente a fini di guadagno sarà processato presso la Corte del Popolo. [21]”
Il governo Sovietico, in riconoscimento di questo diritto, svolse anche attività di propaganda per diffondere l’idea che l’aborto non era un metodo di controllo delle nascite ma che, invece, fosse un’operazione seria che implicava vari rischi.
Il motivo per cui il potere sovietico sviluppò tali attività di propaganda è perché l’aborto divenne, in realtà, un metodo di controllo delle nascite a causa dell’inadeguatezza di altri metodi di controllo delle nascite. Era normale che una donna sovietica di 30 anni avesse abortito dalle 5 alle 7 volte. [22]
A questo punto, andrebbe sottolineato il fatto che le donne non avevano alcun accesso ai metodi contraccettivi: molti metodi contraccettivi usati oggi non erano ancora noti al momento della legalizzazione dell’aborto; neanche la pillola anticoncezionale non era stata ancora inventata.

L’implementazione dei metodi di controllo delle nascite, come l’aborto, era proibita non solo in Russia ma in tutto il mondo: era un periodo storico in cui la ricerca scientifica sull’argomento era proibita ovunque.

In questo senso, l’Unione Sovietica fu il primo paese a condurre ricerche mediche con un chiaro controllo e supporto statale per sviluppare metodi di controllo delle nascite che riducessero al minimo il numero di aborti; incentivò indagini ad ampio spettro per eseguire gli aborti con il rischio più basso in termini di salute delle donne.
Nei territori della rivoluzione d’ottobre, sotto il potere dei lavoratori, per la prima volta nel mondo, le donne potevano abortire legalmente. In un mondo in cui la chiesa e l’opposizione dominante parlavano di “diritto alla vita del feto”, il decreto pubblicato dal governo dei lavoratori mise al centro il diritto alla vita e alla salute delle donne e non punì più l’aborto in sé, ma chi metteva in pericolo le donne con aborti illegali.
 
Note:

[19] Abbiamo affermato che con un decreto del dicembre 1917, il governo sovietico abolì l’obbligo per le donne di usare il cognome del marito. Un decreto emanato nel 1921 estese questo diritto e consentì alle donne di usare il proprio cognome o cognomi di donne / uomini, per dare ai propri figli i loro cognomi.
Questi tipi e risoluzioni simili, senza apportare modifiche fondamentali, portarono nuovi annessi alla legge definita “Codice della famiglia” del 1918.
[20] Qui, “l’operazione” si riferisce all’aborto clandestino e illegale.
[21] “Decreto Soviético sobre el Aborto (1920”, http://alphahistory.com/russianrevolution/soviet-decree-on-abortion-1920/)
[22] Goerges Duby, Michelle Perrot, Françoise Thèbaud, Kadinlarin tarihi Cilt V: Yirminci Yüzylda Kültürel Bir Kimlige Dogru [Una Historia de la Mujer, Volumen V: Hacia una Identidad Cultural en el Siglo Veinte], çev. Ahmet Fethi, Ïstanbul: Türkiye Ïs Bankasi Kültür Yayinlari, 2005, p.230.

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