...sviluppando l’analisi di Adam Smith, anche l’altro padre
nobile dell’economia liberale, David Ricardo, già agli albori del
diciannovesimo secolo non poteva più dare credito alla tesi
mitologico-religiosa della mano invisibile delle leggi del mercato le quali,
lasciate liberamente operare, avrebbero automaticamente risolto ogni
squilibrio. Tanto più che le contraddizioni dell’economia capitalistica
continuavano ad aumentare insieme allo sviluppo della moderna plebe.
Ciò porta
Ricardo alla celebre tesi che la ricchezza sociale è come una torta – la cui
grandezza è data in una certa epoca storica – che deve essere spartita fra le
tre componenti fondamentali della società capitalista: i rentiers, i
capitalisti e i lavoratori salariati.
Dunque la parte della ricchezza sociale di cui si appropriano
i lavoratori è necessariamente inversamente proporzionale a quella che si
intascano i rentiers – oggi essenzialmente i finanzieri – e i capitalisti, con
buona pace degli odierni cantori della concertazione e del comune interesse
nazionale.
È, dunque, il conflitto sociale e non la presunta
concertazione a decidere come verrà spartita la torta e se si lascia fare alle
leggi del mercato ad avere la meglio saranno sempre coloro che possono
permettersi di acquistare la forza-lavoro e non coloro che sono costretti a
vendere, perché i primi possono attendere di trovare i migliori offerenti,
mentre i secondi hanno la necessità immediata e assoluta di vendere, pena
l’impossibilità di riprodursi come classe sociale.
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