mercoledì 27 settembre 2023

STORIA EUROPEA - Luciano Canfora, Franco Cardini

Da: ScipioneTV - Il video proviene dal canale Università dell'Età Libera  ( / @universitadelletalibera-pe7659). - 
Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)
Franco Cardini, è professore emerito di Storia medievale presso l'Istituto di Scienze Umane e Sociali (Firenze, oggi aggregato alla Scuola Normale Superiore di Pisa), saggista e blogger italiano (https://www.francocardini.it).          

                                                                          

domenica 24 settembre 2023

Prospettiva: Ridurre i rischi della guerra nucleare: il ruolo degli operatori sanitari. -

Da: https://www.nejm.org art. originale https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2308547?query=TOC&cid=NEJM%20eToc,%20September%2021,%202023%20DM2285141_NEJM_Non_Subscriber&bid=1808161300 - Di: (Kamran Abbasi, MD, Parveen Ali, Ph.D., M.Sc.N., Virginia Barbour, MB, B.Chir, D.Phil., Kirsten Bibbins-Domingo, Ph.D., MD, Marcel GM Olde Rikkert, MD, Ph.D., Andy Haines, F.Med.Sci., Ira Helfan, medico, Richard Horton, MB, Cap.B., Bob Mash, Ph.D., MB, Ch.B., Arun Mitra, MB, BS, Carlos Monteiro, MD, Ph.D., Elena N. Naumova, Ph.D., et al.)*.


Nel gennaio 2023, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato le lancette dell'Orologio del Giorno del Giudizio in avanti a 90 secondi prima della mezzanotte, riflettendo il crescente rischio di una guerra nucleare. Nell'agosto 2022, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito che il mondo si trova ora in "un'epoca di pericolo nucleare che non si vedeva dall'apice della Guerra Fredda". Il pericolo è stato sottolineato dalle crescenti tensioni tra molti Stati dotati di armamento nucleare. In qualità di redattori di riviste mediche e sanitarie di tutto il mondo, invitiamo i professionisti della salute ad allertare l'opinione pubblica e i nostri leader su questo grave pericolo per la salute pubblica e per i sistemi essenziali di supporto alla vita del pianeta - e a sollecitare azioni per prevenirlo.

Gli attuali sforzi per il controllo degli armamenti nucleari e la non proliferazione sono inadeguati a proteggere la popolazione mondiale dalla minaccia di una guerra nucleare per progetto, errore o errore di calcolo. Il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) impegna ciascuna delle 190 nazioni partecipanti "a perseguire negoziati in buona fede su misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari in tempi brevi e al disarmo nucleare, e su un trattato sul disarmo generale e completo sotto un rigoroso ed efficace controllo internazionale". I progressi sono stati deludentemente lenti, e l'ultima conferenza di revisione del TNP nel 2022 si è conclusa senza una dichiarazione concordata. La modernizzazione degli arsenali nucleari potrebbe aumentare i rischi: ad esempio, i missili ipersonici riducono il tempo disponibile per distinguere tra un attacco e un falso allarme, aumentando la probabilità di una rapida escalation.

sabato 23 settembre 2023

Migrazioni. Non c’è “una” soluzione - Sergio Cararo

Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO.

Leggi anche: La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik**

"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino - 

La complessità del fenomeno migratorio e le sue determinanti*- Alessandra Ciattini 


Gli arrivi di migranti in Italia, che fanno parlare arbitrariamente la destra e gli idioti di “invasione”, sono un sicuramente un dato rilevante sul piano nazionale, ma che diventa relativo sul piano globale.

I migranti e rifugiati arrivati in Italia nel 2023 sono circa 130.000, partiti soprattutto dalle coste della Libia e della Tunisia. In gran parte si tratta di migranti africani e mediorientali, una cifra più o meno pari allo 0,23% della popolazione italiana.

Per avere un termine di paragone, va segnalato che i rifugiati interni alla sola Africa sono circa 36 milioni, in pratica il 44% dei rifugiati a livello mondiale.

Milioni di persone che sono state costrette a spostarsi per le guerre, la siccità, le violenze tribali. I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati sono Turchia Iran, Colombia, Germania e Pakistan.

Le Nazioni Unite calcolano che dal 2014 a oggi più di 2,6 milioni di persone hanno attraversato il Mediterraneo in fuga da guerre, violenze e povertà e dirette in Europa. Più di 29.100 sono morti in mare.

venerdì 22 settembre 2023

Irrilevanza delle Nazioni unite, cambiare o morire. - Alberto Negri

Da: https://www.facebook.com/alberto.negri.9469 - Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq.  Tra le sue principali opere: “Il Turbante e la Corona – Iran, trent’anni dopo” (Marco Tropea, 2009) - “Il musulmano errante. Storia degli alauiti e dei misteri del Medio Oriente” (Rosenberg & Sellier, marzo 2017) - “Bazar Mediterraneo” (GOG edizioni, Dicembre 2021)

Lrggi anche: L’Onu oggi serve a qualcosa? - Alessandra Ciattini 

Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini

Cosa sta succedendo dentro l’ONU?


ASSEMBLEA GENERALE.

Ma l’Onu serve ancora? Disperata la risposta del segretario generale Guterres: «O si avvia una riforma o è la rottura, le istituzioni rischiano di essere parte del problema». 

Irrilevanza dell’Onu e irrilevanza anche di Biden che tenta di corteggiare il Sud globale con appelli che cadono in un vuoto fragoroso. Così i giornali americani, dal New York Times al Wall Street Journal sintetizzano cosa accade all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dove le sedie vuote fanno clamore: da Xi Jinping a Putin, da Macron a Sunak, fino al premier indiano Narendra Modi, reduce da un G20 a Nuova Delhi che ha proiettato l’India nel novero delle grandi potenze internazionali. Sono assenti a New York i leader di quattro dei cinque membri del Consiglio di sicurezza, un segnale non confortante in un clima bellico e di tensioni geopolitiche ai massimi livelli dai tempi della guerra fredda. 

Ma l’Onu serve ancora? La risposta dello stesso segretario generale Antonio Guterres è quasi disperata: “o si avvia la riforma delle Nazioni Unite o è la rottura, le istituzioni invece di essere la soluzione rischiano di diventare parte del problema”. Cambiare o scomparire, questo è il messaggio. Da tempo le Nazioni Unite non rispecchiamo più la transizione caotica da un mondo unipolare – dominato da una sola potenza – a uno multipolare con diversi centri di potere. E quando le istituzioni Onu diventano lo specchio della realtà è per squadernare una narrativa assai diversa fa quella del Nord globale. Come sottolinea la rivista francese “Le Grand Continent” negli ultimi trent’anni nelle votazioni all’Assemblea generale soltanto il 14% degli stati ha votato con gli Usa mentre la grande maggioranza dei consensi è stata raccolta da proposte russe e cinesi. 

mercoledì 13 settembre 2023

Dire Io - L’estraneità dell’Io e la via verso l’altro - Donatella Di Cesare

Da: Filosofi lungo l'Oglio - Donatella Di Cesare è una filosofa, editorialista e saggista italiana; professoressa ordinaria di Filosofia Teoretica all'Università "La Sapienza" di Roma. https://www.filosofilungologlio.it 

                                                                            

domenica 10 settembre 2023

Dal laissez-faire al laissez-mourir - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 



Sembra proprio che siamo arrivati al redde rationem: come sfuggiremo alla policrisi innestata da molteplici fattori. I vulnerabili saranno destinati a pagare per tutti? 

Che alcuni tra i padroni del mondo pensino che la soluzione ai gravi problemi (ecologici, sociali, politici) del nostro pianeta sia una sorta di eugenetica, magari applicata con l’aiuto della guerra, non credo possa essere smentito. Certo, sino ad oggi mancano prese di posizione ufficiali che potrebbero solo suscitare orrore e raccapriccio tra la popolazione. Ma con la scusa che è lecito esprimere liberamente le proprie idee (chiamiamole così), qualsiasi esse siano, utilizzando però la censura quando si tratta di contrastare i propri nemici, esse circolano e vengono diffuse, anzi celebrate, come per esempio la necessità di introdurre la pratica dell’eutanasia nel nostro paese, già in uso in altri, senza domandarci come e a che scopo potrebbe essere surrettiziamente usata. L’eutanasia viene presentata come una scelta di massima libertà, presupponendo astrattamente che un individuo profondamente sofferente e magari isolato sia pienamente consapevole delle sue scelte anche estreme.

Dietro questa concezione della finta libertà senza limiti sta l’individualismo sfrenato che illude gli individui che possono essere completamente liberi, sganciati dalle regole sociali, che possono drogarsi, ubriacarsi, praticare il sesso nelle sue più variegate forme, quando la libertà che conta è quella di coloro che gestiscono il potere economico, militare e politico, i quali possono tranquillamente lasciare gli altri a baloccarsi con questi diversivi, da loro stessi non disdegnati, cui viene tolta la dimensione umana e sociale più profonda. D’altra parte, la tanto ricercata e propagandata trasgressività si fonda su un assurdo: non seguire una regola è anch’essa una regola, quella di non seguire regole, come del resto “vietato proibire” implica sempre l’esistenza di un’autorità che proibisce di proibire. Paradossi logici che fanno pensare pochi, ma che non tormentano i sonni degli autodichiarati anarco-libertari.

sabato 26 agosto 2023

Chernobyl è stato il più grave incidente nucleare? - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 

Ogni volta che si parla di un incidente nucleare i mass media menzionano Chernobyl, ma siamo sicuri che da quel sito sono provenute le più alte radiazioni? 


Sono ormai diversi anni che, quando si celebrano le terribili stragi di Hiroshima e Nagasaki, non ne vengono indicati gli autori, quasi che le bombe atomiche fossero state lanciate da un dio maligno ma sconosciuto. 

In questi giorni si è ripetuta la solita storia. In occasione del 78 anniversario dell’attacco con una bomba nucleare, denominata Fat Man, su Nagasaki, città portuale e di tradizione socialista, il segretario generale delle NU, Antonio Guterres, si è dimenticato di ricordare chi furono gli autori di tale azione scellerata. Evidentemente non è stato un caso. Egli ha descritto l’attacco nucleare “un momento di orrore ineguagliabile per l’umanità”, che ha determinato una “distruzione terribile” e ha costituito “una lezione giuntaci dal 1945”; ha ricordato anche le strazianti testimonianze degli “hibakusha” (i sopravvissuti ai bombardamenti atomici), tuttavia in nessun momento ha citato gli autori del fatto.

D’altra parte, di che scandalizzarci, se persino il primo ministro del Giappone, paese considerato un protettorato Usa, Fumio Kishida, e il sindaco di Hiroshima, Kazumi Mastui, nei loro discorsi celebrativi del triste anniversario dell’attacco con le bombe nucleari contro le due città giapponesi, che provocò centinaia di migliaia di morti, non hanno fatto riferimento agli Usa quali autori del crimine. Anzi Kishida ha colto l’occasione per accusare la Federazione russa, la quale minaccerebbe i suoi nemici di colpirli con armi nucleari. Qui occorre precisare che i dirigenti russi hanno più volte dichiarato che ricorrerebbero a questo terribile strumento solo nel caso di una minaccia all’esistenza della stessa Russia e che sono gli Usa che, dal 1945 in poi, hanno portato la guerra in varie parti del mondo causando milioni di morti, di mutilati, di rifugiati.

mercoledì 16 agosto 2023

Gli ucraini non sfondano: in Occidente inizia lo scaricabarile? - Gianandrea Gaiani




Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani. Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. 

Sui fronti di Zaporizhia e Donetsk in oltre due mesi di controffensiva gli ucraini vantano di aver liberato un’area di 360 chilometri quadrati, meno dell’estensione del comune di Ferrara (402 kmq) e una superficie pari allo 0,02% del territorio ucraino controllato dai russi (nella mappa qui sotto in blu le aree conquistate dagli ucraini in due mesi di attacchi sul Fronte di Zaporoizhia).

Successi territoriali a dir poco limitati a qualche villaggio raso al suolo nella “terra di nessuno” dove peraltro i russi hanno riguadagnato posizioni contrattaccando negli ultimi giorni. Piccoli successi inficiati soprattutto dall’avanzata delle truppe di Mosca tra le regioni di Luhansk e Kharkiv, specie nel settore di Kupyansk dove le truppe di Mosca sarebbero a meno di 7 chilometri dalla città e avrebbero ammassato ampie riserve, forse per lanciare una più ampia offensiva.

Pesanti le perdite subite da Kiev. Secondo i russi i caduti tra il 4 giugno e ine luglio sarebbero tra 36mila e 42 mila a seconda delle stime oltre a 1.700 mezzi corazzati e blindati e 350 pezzi d’artiglieria distrutti, danneggiati o finiti in mani russe. La distruzione di molti mezzi non ha scoraggiato i comandi ucraini che continuano a rinnovare gli assalti sui fronti di Zaporizhia e Donetsk affidandoli soprattutto alla fanteria con conseguenze sulle perdite ben evidenziate da molti canali Telegram militari sia russi che ucraini.

La controffensiva a lungo preannunciata e poi scatenata il 4 giugno aveva l’obiettivo (più politico che militare) di strappare a ogni costo quanto più territorio ucraino alle truppe russe per continuare a ottenere il supporto militare ed finanziario dell’Occidente: impossibile infatti ritenere che l’obiettivo di riconquistare tutti i territori perduti (inclusa persino la Crimea) fosse alla portata delle forze di Kiev.

Un obiettivo che, come ha sostenuto in più occasioni il segretario generale della NATO, Lens Stoltenberg, permetterebbe agli ucraini di negoziare da una posizione più forte con i russi. Per Kiev invece nessun negoziato sarà possibile fino al completo ritiro russo anche dalla Crimea. 

Verso un cambio di narrazione

martedì 15 agosto 2023

Dite il suo nome: è la Terra (con premessa polemica) - Massimo Zucchetti

Da: https://contropiano.org - Massimo Zucchetti docente universitario, antifascista, candidato al premio Nobel nel 2015 per la fisica. 

Leggi anche: La scienza e la tecnologia secondo Fidel Castro*- Massimo Zucchetti 

C’è un mio articolo di due anni fa (11/09/2021) sul cambiamento climatico nel quale ho cercato di imitare lo stile di uno dei miei divulgatori scientifici preferiti, Carl Sagan.

Questa ondata recente di negazionismo becero, su un problema che è davvero serio, mi spinge a riproporvelo, con una “brevissima” premessa. Abbiate pazienza, seguitemi.

È ovvio a chiunque abbia non dico un minimo di cultura, ma anche solo un pizzico di sano buon senso, che un conto è il clima, un conto è il meteo. Ovvero: che quest’estate faccia più o meno caldo, non ha nessuna rilevanza sulla “dimostrazione” che i cambiamenti del clima esistano oppure no.

domenica 13 agosto 2023

Il Tempo e l'Entropia - Carlo Rovelli

Da: Fisica e Dintorni - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia.

                                                                            

sabato 5 agosto 2023

Negoziati segreti tra Russia e Stati Uniti - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


Dietro la propaganda bellicista della NATO alcuni ex funzionari statunitensi importanti sono stati delegare dalla Casa bianca a trattare con la Russia all’oscuro di tutti.

Qualcuno giustamente diceva che per conoscere la storia occorre ricostruire le attività dei vari servizi segreti, ma purtroppo gran parte di essa non è nota al grande pubblico e viene occultata di proposito, dato che bisogna tenere a bada le non sempre prevedibili reazioni delle masse ancora più stordite dalla propaganda. Dopo la Rivoluzione del 1917, Lenin, che voleva stipulare al più presto un armistizio con la Germania e concludere la guerra, dette il via alla pubblicazione dei documenti diplomatici segreti del Ministero degli affari esteri russo. Era questo un colpo micidiale alla diplomazia segreta basata sulla ragion di Stato ai danni dei popoli, che nulla sapevano delle vere ragioni per cui erano stati mandati a morire. Era una rivoluzione nella rivoluzione, ma che ben presto fu messa da parte e non più applicata nonostante il presidente Wilson tornasse su questo principio alla fine della Prima guerra mondiale (1918).

Oltre all’attività dei servizi segreti, si snoda tutto un mondo nascosto dietro un fitto e impenetrabile sipario, cui talvolta possono giungere gli storici che studiano metodicamente gli archivi, i quali purtroppo (le ragioni sono evidenti) non sempre sono disponibili. Gli archivi contengono sia le linee storiche politiche generali sia informazioni su casi particolari ma sono anche rappresentativi delle tendenze in atto, e costituiscono il massimo strumento di controllo dello Stato.

venerdì 28 luglio 2023

"Stiamo perdendo contro la Natura" - Telmo Pievani

Da: Rinascimento Culturale -  Telmo Pievani (Dipartimento di Biologia Univ. Padova) è un filosofo, accademico ed evoluzionista italiano (https://www.telmopievani.com).

                                                                             

lunedì 17 luglio 2023

L’Ucraina ha già perso. E la Nato pure… - Francesco Dall’Aglio

https://contropiano.org - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari... 

Leggi anche: Ucraina, la controffensiva si è già impantanata - Fabio Mini


È abbastanza confortante che le cose che vado dicendo da un po’ vengano confermate da Markus Reisner, uno degli analisti miliari più preparati e obiettivi in circolazione (Reisner se lo può permettere: è colonnello dell’esercito austriaco, e l’Austria non fa parte della NATO. Niente conflitti di interesse e ordini di scuderia).

Che dice dunque oggi Reisner? La prima fase dell’offensiva ucraina può dirsi conclusa, con risultati pressoché nulli.

E questo a causa proprio del magnificato addestramento NATO, che si è rivelato del tutto inefficace nelle operazioni di attacco contro un nemico trincerato, preparato a ricevere l’assalto, e dotato di superiorità aerea e di artiglieria.

Incredibilmente, non solo le armi e l’addestramento occidentali non sono state sufficienti, ma sono state controproducenti.

Ora, dice ancora Reisner, l’esercito ucraino ha cambiato un po’ le tattiche (non lo dice esplicitamente, ma in pratica è tornato a quelle sovietiche) e lui prevede che in futuro potrà ottenere “successi limitati”, ma nessuno sfondamento del fronte.

Le ultime esternazioni di Zelensky confermano implicitamente la cosa: l’Ucraina avrebbe voluto attaccare prima che i russi preparassero le loro difese e le loro riserve, ma il materiale NATO è stato mandato tardi, e poco.

La verità è che la NATO non ha strategie di attacco contro un pari grado tecnologico in una guerra convenzionale.

Tutte le chiacchiere di un intervento diretto nel conflitto sono, appunto, chiacchiere, anche considerando che stavolta l’aviazione ci sarebbe; così come sono chiacchere tutte le scemenze biologiste sulla “superiorità” innata di qualsiasi cosa sia occidentale, tanto care ai nostri Parsi, Stirpe, Iacoboni e razzisteria assortita.

Questo è lo stato dell’arte: non puoi sconfiggere la Russia in un conflitto convenzionale, a meno di mobilitare l’intera popolazione e trasformare tutta l’economia occidentale in economia di guerra – e anche lì si deve vedere.

È stato un delirio, o deliberata disinformazione, immaginare che bastasse armare l’Ucraina per “infliggere una sconfitta strategica” alla Russia.

Intanto abbiamo distrutto una nazione, come già fatto tante volte in Medio Oriente e in Africa. In questo siamo molto bravi.

sabato 15 luglio 2023

Verso un nuovo mondo: due punti di vista - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 
Prenderemo nelle mani il nostro destino? - Alessandra Ciattini


Gli europeisti convinti esultano: non siamo più dipendenti dalle risorse energetiche russe. Affermazione falsa, perché come tutti sanno in forme diverse queste affluiscono ancora largamente nell’Unione europea in varie forme, tanto che il saggio Borrell ha riconosciuto che l’India, per esempio, ci invia il diesel, prodotto dal petrolio russo raffinato nel grande paese asiatico e poi etichettato come “indiano”. Il grande diplomatico ha ammesso che ciò è legale, ma immorale (?) e che bisognerà trovare il modo di farla pagare ai russi. Come resta un mistero.

Comunque, dato che il regime di autarchia è impraticabile – come scrive Vijaj Prashad (Can the European Leg of the Triad Break Free from the Atlantic Alliance? The Twenty-Fifth Newsletter, 2023)– la guerra in Ucraina e la spirale di sanzioni e controsanzioni, emanate senza posa dal cosiddetto Occidente, hanno spezzato il legame Russia-Europa, quest’ultima ora è diventata ancora più dipendente dagli Usa, i quali nel 2022 le hanno venduto a caro prezzo più della metà del loro gas liquefatto, meno efficiente e più inquinante del gas naturale russo. Naturalmente questa folle scelta accresce la capacità statunitense di fare pressione sulle loro incoscienti pedine,  minacciando di lasciarle senza il gas necessario a far funzionare la già sgangherata società europea. 

Come se tutto ciò non bastasse, la legge di riduzione dell’inflazione (2022) e quella sui Chip a la Scienza, volute dall’inconsistente Biden, prevedono centinaia di miliardi di dollari in sussidi a chi investirà negli Usa, soprattutto se questi faranno uso di energia pulita e se produrranno semiconduttori, indispensabili per la alta tecnologia. Macron ed altri hanno fatto presente che tali incentivi daranno un ulteriore impulso al processo di deindustrializzazione europeo, avviato da vari decenni. E in effetti, la nota corporazione Tesla ha deciso di costruire negli Usa la sua fabbrica di batterie, che avrebbe dovuto aver sede in Germania; la Volkswagen impianterà un’industria analoga in Canada invece che costruirla nell’Europa orientale, per ricevere gli agognati sussidi.

venerdì 14 luglio 2023

“La ragione capitalistica genera i mostri della guerra” - Frida Nacinovich intervista Emiliano Brancaccio

Da: https://www.sinistrasindacale.it - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 

Professore di Politica economica e docente di Economia politica ed Economia internazionale all’Università del Sannio a Benevento, Emiliano Brancaccio è diventato negli ultimi vent’anni uno dei più influenti studiosi del pensiero economico cosiddetto critico, o meglio eterodosso. Lo stesso, confindustriale Sole24ore lo fotografa come un economista di “impostazione marxista, ma aperto a innovazioni ispirate dai contributi di John Maynard Keynes e Piero Sraffa”. Sulla guerra, sul conflitto armato fra Russia e Ucraina (più Occidente), in corso da un anno e mezzo, Brancaccio ha un’idea chiara: “Questo non è uno scontro di civiltà. È uno scontro fra capitalismi. È necessario esaminare le basi economiche di questi conflitti per comprenderli e per cercare di interromperli. Se non ci soffermiamo sui fattori economici, non ci capiremo niente dei venti di guerra di questo tempo”. Nel secolo del finanz-capitalismo, dominante sul pianeta da quarant’anni e passa, anche i conflitti armati devono essere letti con le lenti del pensiero economico. Altrimenti c’è il rischio di perdersi nella propaganda di un’informazione a senso unico, da entrambe le parti, o di riflessioni antropologiche incapaci di cogliere le ragioni alla base non solo di questa guerra ma delle guerre in generale. Allora ringraziamo il professor Brancaccio per avere risposto ad alcune nostre domande.


Il suo ultimo libro si intitola ‘La guerra capitalista’, scritto assieme ai colleghi Stefano Lucarelli e Raffaele Giammetti (Mimesis 2022). Può spiegarcene la genesi?

Nel dibattito prevalente sulla guerra c’è una grave lacuna: manca un’interpretazione economica dei conflitti militari. I commentatori di grido assecondano le narrazioni dei comandanti in capo, che richiamano alti valori e nobili principii per tentare di giustificare i massacri in corso. Da un lato, gli atlantisti insistono sull’esigenza di difendere la libertà dell’Ucraina aggredita. Dall’altro lato, gli avversari dell’imperialismo occidentale avallano l’interpretazione putiniana, secondo cui la guerra si è resa necessaria per tutelare la sicurezza territoriale della Russia contro l’avanzata della Nato a est. In questo tipo di spiegazioni c’è qualcosa di vero, beninteso. Ma nel complesso tali narrazioni sono essenzialmente “idealistiche”, perché non prendono in considerazione le basi economiche, “materiali”, dello scontro in atto. La conseguenza è un dibattito sulla guerra assolutamente ingenuo e fuorviante. Il nostro libro nasce dall’urgenza di rilanciare un’interpretazione più smaliziata, diciamo pure “materialista”, della guerra moderna.