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martedì 2 gennaio 2024

Oppressione ed emancipazione della donna - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: L’INFERIORITÀ DELLA DONNA TRA NATURA E CULTURA - Alessandra Ciattini

L’ingannevole abbaglio della libertà sessuale*- Alessandra Ciattini 

CULTURA O IDEOLOGIA?*- Alessandra Ciattini 

Il rispetto delle differenze culturali: relativismo o antirelativismo?*- Alessandra Ciattini 

LE RADICI STORICO-ANTROPOLOGICHE DELLA NOZIONE DI FETICISMO*- Alessandra Ciattini

Laicità e cultura*- Alessandra Ciattini 

NEOLIBERISMO E POSTMODERNISMO: ALLEATI TRA LORO, MA NOSTRI NEMICI* - Alessandra Ciattini 

Il feticismo da un punto di vista antropologico. - A.Ciattini, S.Garroni


Il recente e tragico fatto di cronaca, che ha visto l’uccisione di un’altra giovane donna da parte del suo fidanzato, un giovane probabilmente depresso e fortemente disorientato – condizione assai diffusa nella società contemporanea –, ha fatto ritornare alla ribalta l’irrisolto problema dell’oppressione della donna e della sua emancipazione, ma a mio parere è stato mal posto e interpretato – come avviene da molto tempo – in maniera strumentale.

In primo luogo, stupiscono le espressioni del tipo: è possibile che nella modernità postindustriale accadano fatti di questo genere che fanno riaffiorare forme primitive di comportamento legate ad un supposto mai scomparso patriarcato? Stupiscono perché non colgono che gli avanzamenti scientifici, tecnologici, sociali, politici avvenuti negli ultimi decenni sono stati dialetticamente accompagnati da forme di profondo imbarbarimento delle relazioni umane, legate soprattutto alla cancellazione di molti diritti conquistati in precedenza dai lavoratori, allo svuotamento dei cosiddetti valori democratici, al drammatico squilibrio tra le varie regioni del mondo, dalla costante violazione dei diritti più elementari, dalla formazione di un’oligarchia internazionale che ci governa e ci plasma a suo piacimento. Insomma da arretramenti sostanziali documentati per esempio dalla volgarità dei falsimedia, dalla perenne presenza della violenza sempre più spietata sia nei prodotti subculturali che nella vita reale, dalla continua riproposizione della mercificazione dell’essere umano e in particolare della donna (si veda l’uso della sessualità nella pubblicità), ai quali questa società offre due sole alternative tra loro collegate: vendere o comprare. E come si sa si vendono e si comprano solo oggetti.

Una prima osservazione: chiamare in causa il patriarcato, che rappresenta solo una forma storica di famiglia, vuol dire eternizzare qualcosa che eterno non è, è decontestualizzare e destorificare, evitando così di mettere in questione la struttura della società attuale. Atteggiamento che caratterizza lo schema esplicativo di tanti altri fenomeni oggi sconvolgenti e rilevanti, come si fa abitualmente nel caso dei conflitti attuali, il cui inizio è stabilito arbitrariamente senza nessuna contestualizzazione storica per assecondare un certo blocco di potere a vantaggio di un altro. Oppure esso segna un ipocrita moralismo, ben espresso dalle parole della Meloni, che attribuisce a tutti indifferentemente la responsabilità dell’accaduto, cadendo quindi nella lapalissiana contraddizione “tutti colpevoli, nessuno colpevole”.

mercoledì 20 dicembre 2023

Perché conquistare Gaza? - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 

Leggi anche: Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini 

La politica di Bibi Netanyahu è davvero fondata solo sull’idea del grande Israele, parola la cui etimologia non è chiara, espressa nel Genesi, secondo cui la Terra ad esso promessa sia da identificare con ciò che Geova promise ai discendenti di Isacco figlio di Abramo? Mi dispiace per i culturalisti che ancora oggi si attardano a vedere ovunque guerre di religione, di civiltà, di valori (tra i quali il cinico Blinken), ma gran parte delle cause stanno altrove e ad esse fa in parte riferimento il sempre aggiornato Giacomo Gabellini. Ho già accennato al fatto che il cosiddetto Occidente collettivo ha avuto bisogno dalla fine dell’Impero ottomano di mantenere divisi gli arabi, di collocare uno Stato gendarme in Medio Oriente per ragioni strategiche ed economiche e soprattutto per contrastare la formazione di un Movimento panarabo aconfessionale a sfondo socialista, cui accordò la sua fiducia inizialmente anche l’Unione Sovietica. Per riassumere, la guerra dei sei giorni del 1967, che segnò la messa in crisi di vari regimi arabo-socialisti, e la Rivoluzione islamista in Iran del 1979 questo movimento, che aveva un carattere antimperialista e nazionalista, benché sia Nasser che Gheddafi si richiamassero ad un socialismo generico, fu sconfitto e sostituito dall’islamismo nelle sue varie forme.

A parere di Scott Ritter, ex ispettore delle Nazioni Unite, che considera Israele, violatore di 62 risoluzioni dell’Organismo internazionale, un nemico degli USA e il vero terrorista in questo gioco al massacro, in realtà le azioni militari contro Gaza non si dispiegano secondo un piano pensato dal corrotto Netanyahu, che vuole mettersi al riparo da gravi incriminazioni con riforme istituzionali.

domenica 3 dicembre 2023

Il gas di Gaza - Alessandra Ciattini

Da: https://www.marx21.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it 

Leggi anche: Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini

Non molto si parla di un aspetto assai importante dell’attuale guerra genocida in Medio Oriente, che non scuote il mondo anche se, seguendo questo andazzo, qualunque popolo, trovandosi nel luogo meno opportuno e nel momento meno favorevole, potrebbe essere vittima di questa follia omicida. In particolare, mi sto riferendo come al solito alla questione dell’energia. Infatti, occorre ricordare che nella regione orientale del mar Mediterraneo si trovano grandi riserve di gas naturale e una parte consistente di esse sono dislocate nella zona costiera della cosiddetta Frangia di Gaza, ora oggetto di distruzioni massicce con la conseguente uccisione dei suoi inermi abitanti. Ma ciò non basta al governo israeliano che, per bocca di uno dei suoi ministri, è giunto a prefigurare il lancio di una bomba atomica tattica per liberarsi definitivamente dei palestinesi, evidentemente senza nemmeno pensare alle conseguenze che questa azione scellerata avrebbe sugli stessi israeliani.

Questa attitudine mentale è condivisa dal vergognoso articolo di Ernesto Galli della Loggia (mai si era arrivati a tanto ai nostri giorni,) pubblicato sul Corriere della sera, che considera la guerra un male necessario dal quale alla fine scaturirebbe il bene, anche violando “qualche trattato internazionale” (una bazzecola) (https://www.corriere.it/opinioni/23_novembre). Infatti, a suo parere la cosiddetta guerra dei trent’anni in Europa avrebbe dato alla luce la meravigliosa democrazia nella quale viviamo e dei cui frutti avvelenati quotidianamente ci nutriamo, tra i quali la guerra appunto. Credo, dunque, che il ragionamento dell’esimio e ormai anziano professore vada rovesciato: è questa finta e volgare democrazia, che ormai non nasconde più lo sfruttamento più spietato e l’avidità più esasperata, a generare le guerre attuali. Voglio anche rassicurarlo del fatto che noi non ci dimentichiamo la storia; per esempio, sappiamo che la Nato non fu fondata per difendere la democrazia, ma per costruire un baluardo contro l’Unione Sovietica in attesa di una sua tanto auspicata crisi; sappiamo anche che non siamo stati liberati dagli amerikani, ma da loro occupati e addomesticati. 

Lo Stato di Israele, che giustamente si lamenta di tutto il male che ha ricevuto dalla cristianissima Europa, ma che purtroppo ha molto appreso da essa (persino la politica sanguinaria e di sterminio), mantiene naturalmente il monopolio della ricchezza energetica mediterranea, che non intende in nessun modo condividere con i palestinesi, popolo come si è visto costituito da “animali umani”.

sabato 25 novembre 2023

Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.marx21.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it 

Leggi anche: Tutte le ragioni per cui stiamo con la Palestina - Alessandra Ciattini  

Antisemitismo e antisionismo sono collegati tra loro? - Alessandra Ciattini  

Chiarezza - Shlomo Sand 

Israele/Palestina. Alle radici del conflitto - Joseph Halevi

PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz

Bauman: "Gaza è diventata un ghetto, Israele con l'apartheid non costruirà mai la pace" - Antonello Guerrera

Edward Said ha letto nella Storia il futuro della Palestina - Eliana Riva 

Vedi anche: La nascita dello Stato d'ISRAELE

La Nakba - Joseph Halevi 

Le reazioni dei governi del cosiddetto occidente collettivo e i loro super-controllati portavoce mediatici hanno il potere – come hanno già fatto per la guerra NATO-Ucraina – di stabilire dove comincia la storia, stabilendo ovviamente che il momento iniziale dello scontro è avvenuto il giorno che a loro fa può comodo; scelta che permette ad essi di nascondere le loro numerose e precedenti violazioni dei tanto celebrati diritti umani e del diritto internazionale spesso con la complicità dell’ONU. Nello stesso tempo un’altra loro collaudata tecnica, impiegata da secoli da tutti coloro che debbono aver ragione a tutti i costi, consiste nella demonizzazione dell’avversario, ossia Hamas, coinvolgendo in questo tutta la popolazione della Palestina, e diffondendo notizie sempre più macabre e terribili, ma non verificate, come la decapitazione di inermi lattanti. Già in passato erano state diffuse simili informazioni quando furono a suo tempo additati a pubblico ludibrio i soldati iracheni, che in Kuwait avrebbero strappato dalle incubatrici alcuni neonati per farli morire sul pavimento durante la prima guerra del Golfo. La fonte della notizia non era una povera profuga ma addirittura la figlia dell’ambasciatore del Kuwait a Washington.

La demonizzazione di Hamas può esser fatta senza problemi perché non si ricorda – come ha fatto in questi giorni Seymour Hersch – che è stato proprio Israele a finanziare questa organizzazione terroristica (non meno terroristica dello stesso Israele) con lo scopo di creare divisioni all’interno della comunità palestinese, favorendo la contrapposizione con Al Fatah, altra fazione sconfitta alle elezioni del 2006, con l’obiettivo di ostacolare in tutti modi la formazione di uno Stato degli abitanti originari della regione, nonostante i numerosi accordi in questo senso.

Ormai dovremmo saperlo tutti, sono queste operazioni psicologiche (psyop), di guerra informatica, attacco informativo etc., di cui un buon esempio fu il CPI istituito da Woodrow Wilson nel 1917 [1], il cui scopo è alimentare un consenso tra le masse mondiali disorientate e stremate dalla cosiddetta policrisi o meglio crisi sistemica capitalistica, che sembra attorcigliarsi ogni giorno di più attorno ai nostri esausti corpi, stringendoci nelle sue spinose spire.

domenica 15 ottobre 2023

La guerra in Ucraina, e non solo... - Alessandra Ciattini intervista Fabrizio Casari

Da: la Città Futura - Fabrizio Casari, direttore del sito https://www.altrenotizie.org 


Altrenotizie è un sito che pubblica informazioni e notizie ignorate dai media egemoni e quindi fa un po’ quello che anche noi ci proponiamo di fare. Abbiamo discusso insieme a Fabrizio della complessa situazione attuale, in particolare dei seguenti temi: la valenza politica dei referendum nei territori russofoni, la gravissima questione energetica che colpisce soprattutto l’Europa, la scellerata politica degli Stati Uniti, volta all’indebolimento della Russia, ma anche contro la stessa Europa, in particolare contro la Germania, la cui potenza economica disturba le produzioni statunitensi. In sintesi si potrebbe affermare che gli Stati Uniti, o meglio le grandi corporazioni che li governano, vogliono impedire la costituzione dell’Eurasia, ossia la saldatura tra l’Europa più avanzata tecnologicamente e economicamente con la grande potenza euroasiatica detentrice di straordinarie risorse minerarie, energetiche, agricole, delle quali non possiamo certo fare a meno. (https://www.lacittafutura.it)

                                                                        

martedì 10 ottobre 2023

L’incubo americano - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


Ormai nessuno può negare che la masse popolari statunitensi vivano in condizioni da Terzo mondo, tuttavia, nello stesso tempo dobbiamo notare che molti lavoratori di quel paese ricominciano a lottare per migliorare le loro condizioni di vita. 


Non si può negare che, nonostante i suoi indefessi difensori, il capitalismo in generale e quello statunitense in particolare abbiano perso legittimità, dal momento che ormai nessuno, tra le gente comune, si aspetta di veder migliorare le propria condizione di vita. Invitiamo chi nutrisse ancora qualche pervicace illusione a cercare un qualche video sulla povertà negli USA, per esempio girato tra i circa 70.000 senza tetto che vivono nella multietnica città di Los Angeles, o tra coloro che sono costretti anche con i figli a vivere in macchina, magari esponendosi al pericolo di essere assaliti.

Le statistiche ci dicono che il 65% degli statunitensi non ha risparmi e, pertanto, se si ammala, se gli muore un familiare, se come di questi tempi l’inflazione sale, rischia di finire in mezzo alla strada, mangiando cibo-spazzatura, che lo fa diventare obeso e quindi ancora più esposto alle malattie.

Si tenga presente che il salario orario minimo dal 2009 è di 7 dollari e 25 centesimi, ragione per la quale per sopravvivere e per pagare un affitto (cresciuto del 30%) 29 milioni di statunitensi sono costretti a svolgere due o tre lavori, incominciando la mattina alle 6 per terminare alle 11 della notte. Si tratta di lavoratori che non possono curarsi, riposarsi, mangiare in maniera adeguata, occuparsi dei loro figli continuativamente e che per queste condizioni di vita disumane soffrono di disturbi mentali, di difficoltà di concentrazione, mancano di lucidità, finendo spesso col far uso di droghe. Alcuni commentatori hanno osservato che assai spesso i centri delle città e i quartieri poveri negli USA sono popolati da veri e propri zombi, ossia da persone che vagano sperdute con la mente offuscata. Un piccolo appartamento nelle grandi città arriva a costare 3.000 dollari al mese, se non si paga regolarmente si viene sfrattati senza pietà e diventa difficilissimo trovare un’altra casa.

Nell’ultimo anno i prezzi dei servizi e dei prodotti basici sono aumentati del 7,1%, il cibo del 15%, la benzina del 65,7%, il trasporto del 14%; oggi una famiglia statunitense per vivere deve sborsare circa 500 dollari in più al mese. Dal 1979 in poi, con l’avvento del neoliberalismo, gli aumenti salariali sono andati estinguendosi, la crescita annuale media è scesa allo 0,7%. A ciò aggiungiamo le forti differenze di reddito tra le famiglie bianche, quelle di origine africana, latina o asiatica, le quali ovviamente sono state più colpite dalla grave crisi che ormai si trascina da molti anni.

Benché i neri costituiscano soltanto il 13,6% della popolazione statunitense, essi sono il 37% di coloro che vivono per la strada; gli ispanici nella stessa condizione sono aumentati tra il 2020 e il 2022 del 16%.

sabato 23 settembre 2023

Migrazioni. Non c’è “una” soluzione - Sergio Cararo

Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO.

Leggi anche: La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik**

"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino - 

La complessità del fenomeno migratorio e le sue determinanti*- Alessandra Ciattini 


Gli arrivi di migranti in Italia, che fanno parlare arbitrariamente la destra e gli idioti di “invasione”, sono un sicuramente un dato rilevante sul piano nazionale, ma che diventa relativo sul piano globale.

I migranti e rifugiati arrivati in Italia nel 2023 sono circa 130.000, partiti soprattutto dalle coste della Libia e della Tunisia. In gran parte si tratta di migranti africani e mediorientali, una cifra più o meno pari allo 0,23% della popolazione italiana.

Per avere un termine di paragone, va segnalato che i rifugiati interni alla sola Africa sono circa 36 milioni, in pratica il 44% dei rifugiati a livello mondiale.

Milioni di persone che sono state costrette a spostarsi per le guerre, la siccità, le violenze tribali. I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati sono Turchia Iran, Colombia, Germania e Pakistan.

Le Nazioni Unite calcolano che dal 2014 a oggi più di 2,6 milioni di persone hanno attraversato il Mediterraneo in fuga da guerre, violenze e povertà e dirette in Europa. Più di 29.100 sono morti in mare.

venerdì 22 settembre 2023

Irrilevanza delle Nazioni unite, cambiare o morire. - Alberto Negri

Da: https://www.facebook.com/alberto.negri.9469 - Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq.  Tra le sue principali opere: “Il Turbante e la Corona – Iran, trent’anni dopo” (Marco Tropea, 2009) - “Il musulmano errante. Storia degli alauiti e dei misteri del Medio Oriente” (Rosenberg & Sellier, marzo 2017) - “Bazar Mediterraneo” (GOG edizioni, Dicembre 2021)

Lrggi anche: L’Onu oggi serve a qualcosa? - Alessandra Ciattini 

Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini

Cosa sta succedendo dentro l’ONU?


ASSEMBLEA GENERALE.

Ma l’Onu serve ancora? Disperata la risposta del segretario generale Guterres: «O si avvia una riforma o è la rottura, le istituzioni rischiano di essere parte del problema». 

Irrilevanza dell’Onu e irrilevanza anche di Biden che tenta di corteggiare il Sud globale con appelli che cadono in un vuoto fragoroso. Così i giornali americani, dal New York Times al Wall Street Journal sintetizzano cosa accade all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dove le sedie vuote fanno clamore: da Xi Jinping a Putin, da Macron a Sunak, fino al premier indiano Narendra Modi, reduce da un G20 a Nuova Delhi che ha proiettato l’India nel novero delle grandi potenze internazionali. Sono assenti a New York i leader di quattro dei cinque membri del Consiglio di sicurezza, un segnale non confortante in un clima bellico e di tensioni geopolitiche ai massimi livelli dai tempi della guerra fredda. 

Ma l’Onu serve ancora? La risposta dello stesso segretario generale Antonio Guterres è quasi disperata: “o si avvia la riforma delle Nazioni Unite o è la rottura, le istituzioni invece di essere la soluzione rischiano di diventare parte del problema”. Cambiare o scomparire, questo è il messaggio. Da tempo le Nazioni Unite non rispecchiamo più la transizione caotica da un mondo unipolare – dominato da una sola potenza – a uno multipolare con diversi centri di potere. E quando le istituzioni Onu diventano lo specchio della realtà è per squadernare una narrativa assai diversa fa quella del Nord globale. Come sottolinea la rivista francese “Le Grand Continent” negli ultimi trent’anni nelle votazioni all’Assemblea generale soltanto il 14% degli stati ha votato con gli Usa mentre la grande maggioranza dei consensi è stata raccolta da proposte russe e cinesi. 

domenica 10 settembre 2023

Dal laissez-faire al laissez-mourir - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 



Sembra proprio che siamo arrivati al redde rationem: come sfuggiremo alla policrisi innestata da molteplici fattori. I vulnerabili saranno destinati a pagare per tutti? 

Che alcuni tra i padroni del mondo pensino che la soluzione ai gravi problemi (ecologici, sociali, politici) del nostro pianeta sia una sorta di eugenetica, magari applicata con l’aiuto della guerra, non credo possa essere smentito. Certo, sino ad oggi mancano prese di posizione ufficiali che potrebbero solo suscitare orrore e raccapriccio tra la popolazione. Ma con la scusa che è lecito esprimere liberamente le proprie idee (chiamiamole così), qualsiasi esse siano, utilizzando però la censura quando si tratta di contrastare i propri nemici, esse circolano e vengono diffuse, anzi celebrate, come per esempio la necessità di introdurre la pratica dell’eutanasia nel nostro paese, già in uso in altri, senza domandarci come e a che scopo potrebbe essere surrettiziamente usata. L’eutanasia viene presentata come una scelta di massima libertà, presupponendo astrattamente che un individuo profondamente sofferente e magari isolato sia pienamente consapevole delle sue scelte anche estreme.

Dietro questa concezione della finta libertà senza limiti sta l’individualismo sfrenato che illude gli individui che possono essere completamente liberi, sganciati dalle regole sociali, che possono drogarsi, ubriacarsi, praticare il sesso nelle sue più variegate forme, quando la libertà che conta è quella di coloro che gestiscono il potere economico, militare e politico, i quali possono tranquillamente lasciare gli altri a baloccarsi con questi diversivi, da loro stessi non disdegnati, cui viene tolta la dimensione umana e sociale più profonda. D’altra parte, la tanto ricercata e propagandata trasgressività si fonda su un assurdo: non seguire una regola è anch’essa una regola, quella di non seguire regole, come del resto “vietato proibire” implica sempre l’esistenza di un’autorità che proibisce di proibire. Paradossi logici che fanno pensare pochi, ma che non tormentano i sonni degli autodichiarati anarco-libertari.

sabato 26 agosto 2023

Chernobyl è stato il più grave incidente nucleare? - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 

Ogni volta che si parla di un incidente nucleare i mass media menzionano Chernobyl, ma siamo sicuri che da quel sito sono provenute le più alte radiazioni? 


Sono ormai diversi anni che, quando si celebrano le terribili stragi di Hiroshima e Nagasaki, non ne vengono indicati gli autori, quasi che le bombe atomiche fossero state lanciate da un dio maligno ma sconosciuto. 

In questi giorni si è ripetuta la solita storia. In occasione del 78 anniversario dell’attacco con una bomba nucleare, denominata Fat Man, su Nagasaki, città portuale e di tradizione socialista, il segretario generale delle NU, Antonio Guterres, si è dimenticato di ricordare chi furono gli autori di tale azione scellerata. Evidentemente non è stato un caso. Egli ha descritto l’attacco nucleare “un momento di orrore ineguagliabile per l’umanità”, che ha determinato una “distruzione terribile” e ha costituito “una lezione giuntaci dal 1945”; ha ricordato anche le strazianti testimonianze degli “hibakusha” (i sopravvissuti ai bombardamenti atomici), tuttavia in nessun momento ha citato gli autori del fatto.

D’altra parte, di che scandalizzarci, se persino il primo ministro del Giappone, paese considerato un protettorato Usa, Fumio Kishida, e il sindaco di Hiroshima, Kazumi Mastui, nei loro discorsi celebrativi del triste anniversario dell’attacco con le bombe nucleari contro le due città giapponesi, che provocò centinaia di migliaia di morti, non hanno fatto riferimento agli Usa quali autori del crimine. Anzi Kishida ha colto l’occasione per accusare la Federazione russa, la quale minaccerebbe i suoi nemici di colpirli con armi nucleari. Qui occorre precisare che i dirigenti russi hanno più volte dichiarato che ricorrerebbero a questo terribile strumento solo nel caso di una minaccia all’esistenza della stessa Russia e che sono gli Usa che, dal 1945 in poi, hanno portato la guerra in varie parti del mondo causando milioni di morti, di mutilati, di rifugiati.

sabato 5 agosto 2023

Negoziati segreti tra Russia e Stati Uniti - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


Dietro la propaganda bellicista della NATO alcuni ex funzionari statunitensi importanti sono stati delegare dalla Casa bianca a trattare con la Russia all’oscuro di tutti.

Qualcuno giustamente diceva che per conoscere la storia occorre ricostruire le attività dei vari servizi segreti, ma purtroppo gran parte di essa non è nota al grande pubblico e viene occultata di proposito, dato che bisogna tenere a bada le non sempre prevedibili reazioni delle masse ancora più stordite dalla propaganda. Dopo la Rivoluzione del 1917, Lenin, che voleva stipulare al più presto un armistizio con la Germania e concludere la guerra, dette il via alla pubblicazione dei documenti diplomatici segreti del Ministero degli affari esteri russo. Era questo un colpo micidiale alla diplomazia segreta basata sulla ragion di Stato ai danni dei popoli, che nulla sapevano delle vere ragioni per cui erano stati mandati a morire. Era una rivoluzione nella rivoluzione, ma che ben presto fu messa da parte e non più applicata nonostante il presidente Wilson tornasse su questo principio alla fine della Prima guerra mondiale (1918).

Oltre all’attività dei servizi segreti, si snoda tutto un mondo nascosto dietro un fitto e impenetrabile sipario, cui talvolta possono giungere gli storici che studiano metodicamente gli archivi, i quali purtroppo (le ragioni sono evidenti) non sempre sono disponibili. Gli archivi contengono sia le linee storiche politiche generali sia informazioni su casi particolari ma sono anche rappresentativi delle tendenze in atto, e costituiscono il massimo strumento di controllo dello Stato.

sabato 15 luglio 2023

Verso un nuovo mondo: due punti di vista - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 
Prenderemo nelle mani il nostro destino? - Alessandra Ciattini


Gli europeisti convinti esultano: non siamo più dipendenti dalle risorse energetiche russe. Affermazione falsa, perché come tutti sanno in forme diverse queste affluiscono ancora largamente nell’Unione europea in varie forme, tanto che il saggio Borrell ha riconosciuto che l’India, per esempio, ci invia il diesel, prodotto dal petrolio russo raffinato nel grande paese asiatico e poi etichettato come “indiano”. Il grande diplomatico ha ammesso che ciò è legale, ma immorale (?) e che bisognerà trovare il modo di farla pagare ai russi. Come resta un mistero.

Comunque, dato che il regime di autarchia è impraticabile – come scrive Vijaj Prashad (Can the European Leg of the Triad Break Free from the Atlantic Alliance? The Twenty-Fifth Newsletter, 2023)– la guerra in Ucraina e la spirale di sanzioni e controsanzioni, emanate senza posa dal cosiddetto Occidente, hanno spezzato il legame Russia-Europa, quest’ultima ora è diventata ancora più dipendente dagli Usa, i quali nel 2022 le hanno venduto a caro prezzo più della metà del loro gas liquefatto, meno efficiente e più inquinante del gas naturale russo. Naturalmente questa folle scelta accresce la capacità statunitense di fare pressione sulle loro incoscienti pedine,  minacciando di lasciarle senza il gas necessario a far funzionare la già sgangherata società europea. 

Come se tutto ciò non bastasse, la legge di riduzione dell’inflazione (2022) e quella sui Chip a la Scienza, volute dall’inconsistente Biden, prevedono centinaia di miliardi di dollari in sussidi a chi investirà negli Usa, soprattutto se questi faranno uso di energia pulita e se produrranno semiconduttori, indispensabili per la alta tecnologia. Macron ed altri hanno fatto presente che tali incentivi daranno un ulteriore impulso al processo di deindustrializzazione europeo, avviato da vari decenni. E in effetti, la nota corporazione Tesla ha deciso di costruire negli Usa la sua fabbrica di batterie, che avrebbe dovuto aver sede in Germania; la Volkswagen impianterà un’industria analoga in Canada invece che costruirla nell’Europa orientale, per ricevere gli agognati sussidi.

domenica 21 maggio 2023

Prenderemo nelle mani il nostro destino? - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 



Nel futuro si prefigurano vari scenari che non escludono l’ipotesi della complicata costruzione di un polo internazionale dei lavoratori. 


Bisogna essere consapevoli che è oggi assai arduo tentare di prefigurare il nostro destino, detto in termini più precisi, come si svolgerà e si costruirà il nuovo ordine mondiale, il quale probabilmente ristrutturerà le nostre vite dalle fondamenta con violente scosse; vite ormai rinserrate in un angusto e solitario spazio privato [1]. Probabilmente proprio l’immensità di ogni tentativo del genere allontana la gente comune dalla volontà di prendere atto della gravissima situazione in tutta la sua complessità e la rende docile e rassegnata al peggio che – mi auguro di no – potrebbe rovesciarsi su di noi. Nello stesso tempo è possibile ascoltare interviste o leggere articoli in cui si parla della necessità di mantenere l’attuale ordine ritenuto democratico, di multipolarismo, o ancora di multilateralismo, e si indica anche in buona fede e con certa saggezza quale ipotesi sarebbe più opportuno sostenere con adeguate attività militanti per garantire l’umanità dalla sua cercata autoestinzione.

Se leggiamo le parole dell’eminente Josep Borrell, la prima ipotesi, ossia difendere l’egemonia del blocco occidentale, significa che questo deve continuare ad aiutare l'Ucraina, altrimenti questa cadrà nel giro di pochi giorni, in poche parole continuare la guerra senza prendere in considerazione quali rischi essa comporti. Ciò significa – specifica il rappresentante europeo – impiegare le risorse non per aumentare il benessere della popolazione, per gli ospedali, le scuole, le città, ma necessariamente per gli armamenti, perché la Russia metterebbe in pericolo la stabilità del mondo fondato sulle “regole democratiche”. Ipotesi inaccettabile, perché si fonda sul sostegno ad un sistema egemonico distruttivo che ha mostrato la sua strategia sanguinaria sin dalla fine della seconda guerra mondiale e che è disposto a sacrificarci tutti in senso letterale, pur di riconquistare come un vampiro nuova vitalità a nostro danno.

Borrell si felicita che il cosiddetto Occidente sia compatto (cosa ovviamente falsa) dinanzi alla minaccia russa, tuttavia ha capito che quest’ultimo non ha più il sostegno, con varie sfumature, dei paesi extra-occidentali. Tra l’altro si noti che gli Usa stanno facendo pressioni sul Sud Africa perché questo rispetti il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro Putin, quando quest’ultimo si recherà in quel paese per partecipare al vertice dei Brics del prossimo agosto.

lunedì 1 maggio 2023

Facciamo come in Francia - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


I lavoratori francesi dimostrano di essere disposti a lottare fino in fondo per difendere i nostri diritti. E noi?


Come è noto ormai quasi a tutti, in Macronia, utilizzando l’antidemocratico articolo 49-3 della Costituzione, accompagnato da misure antisciopero e da violenti attacchi della polizia contro i manifestanti, il 14 aprile il Consiglio costituzionale ha comunicato la sua decisione; decisione che non ha sorpreso nessuno. Questo organismo è stato istituito nel 1958, quando il generale De Gaulle fece il suo colpo di Stato dando alla luce la Quinta Repubblica [1], e la sua funzione è quella di stabilire la legittimità costituzionale delle leggi organiche e dei regolamenti parlamentari, inoltre vigila sullo svolgimento delle elezioni. È formato da nove membri non eletti, ma scelti dal presidente della Repubblica, dal presidente dell’Assemblea nazionale e da quello del Senato, i quali provengono dagli ambienti vicini al potere e agiscono come guardiani di quest’ultimo.

Con questa decisione si è considerata legittima la cosiddetta riforma del sistema pensionistico, secondo la quale i francesi dovranno lavorare fino a 64 anni (prima fino a 62), dovranno versare allo Stato i contributi pensionistici per due anni di più, e sono aboliti i regimi speciali che sancivano trattamenti rispettosi dei diversi tipi di attività. Ma il Consiglio costituzionale non si è limitato a questo: ha respinto anche l’ipotesi di celebrare un referendum su questa importantissima questione, ossia ha rigettato il RIP (Référendum d’Initiative Partagée) proposto da NUPES, ossia il raggruppamento politico diretto da Jean-Luc Mélenchon.

martedì 4 aprile 2023

Chi siamo e che vogliamo? - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


Prima di impegnarci in alleanze più elettorali che politiche, sarebbe opportuno chiederci chi siamo e che vogliamo 

Se siamo convinti che esiste un’unica strada per uscire dal capitalismo e dalla sua disumanità, dato che esso appare sempre più irriformabile e avvitato in una spirale devastante, dato che le terze vie sono tutte fallite, occorre riconquistare la nostra identità sbriciolatasi in numerose e debolissime varianti, che si fanno genericamente paladine del popolo, degli sfruttati, degli umili. Nonostante il marxismo abbia una storia complessa e contraddittoria, che bisognerebbe apprendere a fondo, il suo nucleo centrale sembra costituire ancora oggi, in un orizzonte alquanto diverso da quello ottocentesco, un’adeguata chiave interpretativa della società contemporanea: il concetto di classe e il suo derivato la lotta di classe. Basti un esempio. Numerosi marxisti hanno interpretato la fase neoliberale come il tentativo riuscito di una restaurazione di classe dinanzi alla crisi dell’accumulazione, che non poteva più tollerare il compromesso keynesiano tra capitale e lavoro del dopoguerra. E hanno anche collegato tale impresa socio-economica all’imposizione di ideologie elogiative dell’individualismo identitario, miranti alla frammentazione dei lavoratori, del resto già divisi e separati da barriere quali il sesso, l’appartenenza etnica, religiosa ecc. Ideologie che purtroppo hanno profondamente colonizzato la cosiddetta nuova sinistra, che le ha fatte proprie soprattutto dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e il ripudio dello stalinismo, facendosi affascinare dal culturalismo contrapposto in maniera binaria e semplicistica al volgare economicismo.

Due osservazioni su questi temi. Le barriere cui ho fatto cenno sono ovviamente superabili, se si recupera un elemento unificante e questo non può che essere l’appartenenza di classe, la cui “scoperta” non può che funzionare come punto di partenza per la costruzione di nuova coscienza senza la quale non si possono stabilire obiettivi e modalità di lotta comune. Seconda osservazione relativa al fallimento del socialismo sovietico, seppure a mio parere e di quello più autorevole del Che Guevara, si trattasse di un socialismo non compiuto e con inevitabili aspetti problematici. La fine dell’Unione Sovietica fu dovuta – come scrive lo storico Luciano Beolchi  (La de-modernizzazione della Russia, p. 6, in “Alternative per il socialismo”, n. 64, 2022)  – alla “crisi della transizione dal sistema socialista a quello di mercato non pianificato”; quindi non crisi del socialismo in sé, ma disarticolazione voluta e eterodiretta di un sistema economico sicuramente da riformare, ma certamente da non distruggere.

domenica 26 marzo 2023

Intervista a Demostenes Floros - Alessandra Ciattini

Da: la Città Futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura.
Demostenes Floros è un analista geopolitico ed economico. E’ docente a contratto presso il Master in Relazioni Internazionali d’Impresa Italia-Russia, dell’Università di Bologna Alma Mater, oltre ad essere responsabile e docente del IX corso di Geopolitica istituito presso l’Università Aperta di Imola (Bologna). https://www.facebook.com/demostenes.floros.7


A più di un anno della guerra tra USA, Nato e Russia, tramite Ucraina, come si stanno orientando flussi delle materie energetiche? Nell’attuale complessa situazione qual è la strada effettivamente percorribile per giungere ad una transizione energetica?  

                                                                   

L’altro ospite graditissimo di questa settimana è Demostenes Floros, docente e ricercatore del Centro Europa ricerche e coordinatore del Corso di Geopolitica per l’Università aperta di Imola, sicuramente uno dei più apprezzati esperti in Italia ma anche all’estero di questioni energetiche. Non è facile riassumere brevemente la lunga intervista che Floros ci ha rilasciato con il suo tono sobrio e misurato, difficilmente riscontrabile in coloro che a vario titolo frequentano i diversi canali della rete. In primis, abbiamo cercato di fare il punto della situazione energetica europea ed italiana, abbiamo sottolineato la svolta orientale della Federazione russa che le ha permesso di sostituire i compratori europei delle sue materie energetiche (distinguendo tra gas naturale e petrolio) con Cina, India, Turchia ed altri paesi. Trattando questa questione, inevitabilmente siamo incappati nella Geopolitica, di cui Floros correttamente mette in luce i limiti, in quanto essa descrive la storia unicamente come scontro tra Stati o blocchi, ignorando la loro composizione di classe e, nei temi in discussione, trascurando, per esempio, il fatto fondamentale che le crisi degli ultimi anni sono state tutte scaricate sulle spalle dei lavoratori.

A proposito dell’effettiva possibilità della cosiddetta transizione energetica, Floros ha sollevato varie perplessità, quali il quasi abbandono del gas naturale russo sostituito con quello da fracking statunitense in via di esaurimento e assai più contaminante. Anche al nostro intervistato sembra che la crisi energetica non è risolvibile affidandosi esclusivamente alla tecnologia, ma necessita di una riforma radicale del sistema socio-economico, che deve esser basata sulla pianificazione e la programmazione di cosa produrre e di come produrlo. Si tratta di processi complessi che solo uno Stato può formulare e tenere sotto controllo, uno Stato che deve operare esclusivamente per il soddisfacimento delle esigenze dei suoi cittadini, i quali dovrebbero avere il potere di far udire la loro voce. 

lunedì 27 febbraio 2023

È oggi realistica la transizione energetica o “ecologica”? - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura.

Prima di prospettare soluzioni semplicistiche e meramente tecnologiche a problemi complessi riconducibili alla natura del sistema capitalistico, sarebbe il caso – come a proposito della transizione energetica – di verificarne accuratamente la praticabilità.

Il libro Crisi o transizione energetica (Come il conflitto in Ucraina cambia la strategia europea per la sostenibilità) di Stefano Fantacone e Demostenes Floros, recentemente pubblicato da DIARKOS, si propone di esaminare i limiti della strategia adottata dall’Europa per garantire ai Paesi del continente la sicurezza energetica, avendo come obiettivo quello di rompere i legami di dipendenza con la Federazione russa. Si tratta di un bel saggio estremamente interessante che sfata molti luoghi comuni, come per esempio che la crisi energetica sia scoppiata insieme all’attuale conflitto, quando invece essa ha cominciato ad affacciarsi all’orizzonte già nel marzo del 2021, ossia quando l’economia mondiale sembrava riprendersi dopo le fasi più acute della pandemia. Inoltre, mette in evidenza un tema poco trattato, ma noto agli specialisti, i quali sanno bene che nel periodo che va da oggi al 2050 la disponibilità dei combustibili fossili necessari a coprire il fabbisogno energetico mondiale è destinata a calare dall’80% al 33%. Se questa considerazione fosse corretta, Fantacone e Floros ipotizzano che la richiesta di queste risorse dovrebbe diminuire del 2% l’anno, comportando una graduale riduzione del loro prezzo. Ora i due autori mettono proprio in discussione questa semplicistica relazione economica, facendo presente che la guerra in Ucraina ha palesato che sulla disponibilità e sul prezzo dell’energia giocano un ruolo importantissimo anche fattori geopolitici, certamente sottovalutati dall’Ue (pp. 22-23), ma non credo dagli Usa.

Prendendo spunto da queste complesse questioni, formulate in un libro che consiglio fortemente di leggere, vorrei riassumere brevemente il punto di vista di un fisico spagnolo, Antonio Turiel Martínez, autore de El otoño de la civilización (2022), a proposito della reale possibilità di realizzare un’effettiva transizione energetica. Questione su cui, del resto, mostrano scetticismo anche Fantacone e Floros, quando scrivono che, considerando il gas naturale come ponte verso quest’ultima, la stessa Commissione europea ha riconosciuto indirettamente “l’impossibilità di sostituire le fonti fossili con le rinnovabili nel breve-medio periodo” (p. 141).

sabato 11 febbraio 2023

Riflessioni sul libro di David Harvey, "Breve storia del neoliberismo" - Alessandra Ciattini

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - https://www.unigramsci.it/
Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci ed è editorialista de la citta futura.


Il corso si basa essenzialmente sul libro di Harvey, Breve storia del neoliberismo, ma farà riferimento ad altre due opere importanti: E. Mandel, Neocapitalismo e crisi del dollaro, 1973 e K. Van der Pijl, States of Emergency. Keeping the Global Population in Check, 2022. 
Il neoliberalismo non sarà analizzato solo da punto di vista economico, ma come una nuova fase complessiva del sistema capitalistico. 
Il corso sarà suddiviso in due parti. Qui la prima parte (due lezioni). La seconda parte (tre lezioni) si svolgerà a partire dal 7 Giugno 2023 presso la sede dell'UniGramsci.

Primo incontro: Dopo i Trent'anni gloriosi (1945-1975) si afferma il neoliberalismo: come e perché?

                                                                             

Secondo incontro: Restaurazione del potere di classe e formazione di nuove classi dominanti