La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
sabato 25 febbraio 2023
La realtà da Marx alla Scuola di Francoforte - Roberto Mordacci
mercoledì 22 febbraio 2023
ULTIMI 90 SECONDI. La guerra tra Russia e Ucraina verso un'escalation? Esiste un rischio atomico? - Alberto Negri, Paolo Cotta Ramusino
domenica 19 febbraio 2023
Marxismo e darwinismo - Lilian Truchon
Da: Traduzioni marxiste. Link all’articolo originale in francese Centre Atlantique de Philosophie - Lilian Truchon, Università di Nantes, Dottorando. Epistemologia, materialismo, darwinismo, marxismo.“Darwinismo in Cina. Accoglienza e influenza alla fine dell'Ottocento e nel Novecento”.
Quando nel 1980, Patrick Tort, storico delle idee e specialista francese dell’opera di Charles Darwin, presenta pubblicamente le sue prime analisi del libro di quest’ultimo, L’origine dell’uomo e la selezione naturale (The Descent of Man, 1871) [1], analisi che porteranno – nel 1983 – alla pubblicazione di La pensée hiérarchique et l’évolution, il «grande pubblico», così come gli accademici, scoprono l’esistenza di un pensiero inedito del naturalista inglese circa l’uomo e la civilizzazione. Questa rivalutazione, che da allora ha obbligato a leggere quest’opera di Darwin (vittima di un’incomprensione pressoché generale), si è accompagnata alla critica di un dogma «marxista» basato proprio su un disconoscimento di tale antropologia darwiniana [2] (benché in realtà non derivante dal corpus marxista e proveniente principalmente dalle lettere di Marx ed Engels sulle scienze naturali [3]).
Prima di affrontare la problematica di questa antropologia nel suo rapporto col marxismo, è importante vedere in cosa consiste l’«effetto reversivo dell’evoluzione», nozione mai nominata nell’opera di Darwin e, tuttavia, operante in diversi rilevanti capitoli del suo volume del 1871. Darwin osserva che, grazie alla selezione degli istinti sociali e al correlato accrescimento delle capacità mentali, nonché delle tecnologie razionali (igiene, medicina, esercizio fisico), ciò che per comodità viene definito «cultura» (o civilizzazione) prevale sulla «natura»: l’altro, in quanto essere umano, è riconosciuto come simile, dunque il sentimento di simpatia si estende, così come la solidarietà e il soccorso agli «inadatti». Questa tendenza evolutiva oggettiva e di recente egemonica (in relazione al precedente corso evolutivo eliminatorio) si è imposto progressivamente alla tribù, alla nazione e poi all’umanità intera. In altre parole, «la selezione naturale seleziona la civilizzazione, la quale si oppone alla selezione naturale» [4]. Nessuno specialista e commentatore ha dimostrato, in modo serio, la falsità o il carattere forzato della rigorosa analisi fornita da Patrick Tort, in particolare nel suo studio delle sequenze testuali del discorso darwiniano circa l’uomo, così come proposto in particolare in un articolo fondamentale: «Darwinismo ed evoluzionismo filosofico» [5].
venerdì 17 febbraio 2023
Grandi speranze, ovvero l’Ucraina che verrà - Stefania Fusero
Da: https://www.lacittafutura.it - https://newcoldwar.org/ - Stefania Fusero, Friends of Socialist China, è editorialista de La Città Futura.
mercoledì 15 febbraio 2023
L'Europa è in guerra e va verso l'autodistruzione - Donatella Di Cesare
Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - https://www.facebook.com/donatella.dicesare - Donatella Di Cesare è una filosofa e editorialista italiana, professore ordinario di filosofia teoretica alla Università "La Sapienza" di Roma.
Leggi anche: I brutali sacrifici imposti ai cittadini per la guerra - Donatella Di Cesare
NOI COMPLESSISTI - Donatella Di Cesare
Adesso c'è da chiedersi quale limite si deve superare per l'entrata formale.
lunedì 13 febbraio 2023
Chi comincia la guerra? Manuale per principianti e non - Franco Cardini, Giovanni Gozzini
sabato 11 febbraio 2023
Riflessioni sul libro di David Harvey, "Breve storia del neoliberismo" - Alessandra Ciattini
mercoledì 8 febbraio 2023
Le false promesse dell’Occidente e l’assassinio premeditato dell’informazione - Alberto Negri
Da: https://www.geopolisonline.it - Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq.
lunedì 6 febbraio 2023
Perché l'Infinitamente grande si comporta come le particelle - Carlo Rovelli
sabato 4 febbraio 2023
giovedì 2 febbraio 2023
Storia del pensiero economico dopo Marx - LA “RIVOLUZIONE” MARGINALISTA - Ascanio Bernardeschi
martedì 31 gennaio 2023
Il Forum economico di Davos: prospettive per il futuro? - Francesco Schettino
domenica 29 gennaio 2023
Quello che Dante non è - Lelio La Porta
Lelio La Porta è membro del “Centro per la filosofia italiana” e della “International Gramsci Society Italia”. È studioso di Gramsci, Lukács e Arendt.
Leggi anche: Dante nei “Quaderni del carcere”: il canto decimo dell’Inferno di Antonio Gramsci. - Giorgio Gattei
Dire dove la storia andrà Tra Dante e Marx. Noterelle sull’azione storica - Roberto Fineschi
Marx apprende l’italiano leggendo Dante e Machiavelli. La Divina Commedia e specialmente l’Inferno, nonostante l’orientamento metafisico di Dante, risultano essere in linea con gli interessi della vita di Marx, come il Faust di Goethe e la traduzione di Lutero della Bibbia.
Vanno ricordati alcuni passi significativi dell’opera marxiana nei quali i versi danteschi assumono una torsione non soltanto descrittiva ma anche fortemente contenutistica se non perfino, in alcuni momenti, autobiografica. La conclusione della Prefazione del 1867 alla prima edizione del Capitale suona nel modo seguente:
Segui il tuo corso, e lascia dir le genti! 1
In realtà, Marx opera una variazione rispetto al verso originale che suona così:
Vien dietro me, e lascia dir le genti…
A parlare è Virgilio; sostituendosi al poeta mantovano è come se Marx affidasse a se stesso il compito di percorrere le strade della ricerca seguendo i propri interessi. Ancora: Marx condivide con Dante la sorte di esule. Rispondendo ad “un insultante articolo di fondo del Times” nei confronti degli esuli, in particolare dei rifugiati politici, Marx, dalle colonne del New York Daily Tribune del 4 aprile 1853, risponde con le parole con cui l’antenato Cacciaguida, nel canto XVII del Paradiso, predice a Dante l’esilio ricordandogli com’è amaro il pane degli altri, elemosinato nella povertà dell’esilio, e com’è duro e penoso il cammino nello scendere e salire le scale degli altri in cerca di aiuto e di protezione. Chiosa Marx:
- Beato Dante, un altro esponente di quella infelice categoria chiamata dei “profughi politici”, che i nemici non potevano minacciare con l’infamia di un articolo di fondo del Times! E ancor più beato il Times al quale non è capitato un “posto riservato” nel suo Inferno! -
Eppure anche Dante avrebbe trovato difficoltà a descrivere come luogo infernale una manifattura di fiammiferi del 1833, luogo in cui la disumanizzazione e la brutalità del capitalismo trovano un’esemplificazione così bestiale da non poter essere espressa con un linguaggio letterario2.
venerdì 27 gennaio 2023
Tappe e percorsi della dialettica hegeliana: la Rivoluzione d’ottobre e il pensiero di Hegel - Giovanni Sgrò
Da: Materialismo Storico - Sinistrainrete - Giovanni Sgro è professore associato di “Storia della filosofia” presso l’Università eCampus di Novedrate.
Leggi anche: HEGEL IN URSS. HEGELISMO E RICEZIONE DI HEGEL NELLA RUSSIA SOVIETICA - Valeria Finocchiaro
Lenin, Quaderni filosofici - Introduzione di R. Fineschi
Lenin lettore di Hegel*- Stathis Kouvélakis
RICERCHE MARXISTE - Momenti del dibattito sulla Nep - Stefano Garroni
1. I contributi raccolti nel volume che qui si presenta1, ricostruiscono dettagliatamente un incontro “epocale” nella storia della filosofia (e non solo della filosofia!) contemporanea: la recezione e l’influenza della filosofia di Hegel nel e sul pensiero filosofico e politico russo. Questo incontro non inizia però - né, tanto meno, termina - con la Rivoluzione d’Ottobre. Infatti, prima ancora che l’opera di Hegel giungesse in Russia, fu l’intelligencija russa a recarsi a Berlino per conoscere e studiare l’opera di Hegel2. Anzi, come è stato giustamente osservato3, lo stesso incontro tra il pensiero di Hegel e gli intellettuali russi è di tipo dialettico: è avvenuto molto presto ma, allo stesso tempo, anche molto tardi. Molto presto cronologicamente, in quanto i primi contatti si sono avuti già all’indomani della morte di Hegel (1831), negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento ( Vormarz); ma a un livello di elaborazione molto tardo, in quanto l’immagine di Hegel che gli intellettuali russi assimilarono e che poi si adoperarono a diffondere e a propagandare nel loro paese era profondamente formata e mediata dall’interpretazione dei Giovani hegeliani.
Vissarion Grigor’evic Belinskij (1811-1848), Michail Aleksandrovic Bakunin (1814-1876) e Aleksandr Ivanovic Herzen (1812-1870) distinguevano nettamente il metodo rivoluzionario dal sistema conservatore, consideravano quindi la dialettica hegeliana come un’arma rivoluzionaria, offrivano un’interpretazione in chiave dinamica dei rapporti tra reale e razionale e, nel complesso, aderivano pienamente a una lettura in chiave progressista e rivoluzionaria della filosofia hegeliana4.
Questa lettura giovane-hegeliana della filosofia e, in particolare, della dialettica hegeliana sarà poi quasi letteralmente riformulata da Engels, più di quarant’anni dopo, nel suo famoso pamphlet di politica culturale, in cui si sofferma sul rapporto suo e di Marx con Hegel e su quell’“anello intermedio” tra la filosofia hegeliana e la concezione materialistica della storia rappresentato da Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872)5.
Per quanto riguarda i Giovani hegeliani russi, sarà soprattutto Herzen a valorizzare la categoria della mediazione per pensare - insieme a Hegel e oltre Hegel - il fallimento delle rivoluzioni del 1848. Ricorrendo a una filosofia della storia profondamente radicata nel presente, che non ammette romantiche fughe nel passato né anticipazioni anacronistiche del futuro, Herzen rappresenta l’anello di congiunzione tra le diverse esperienze delle rivoluzioni europee del 18486 e l’eredità rivoluzionaria russa del Nachmàrz, ed è il primo a porre il problema della “non-contemporaneità russa”7, che costituirà il nodo teorico e politico del grande dibattito tra populismo e marxismo in Russia.
mercoledì 25 gennaio 2023
CRISI O TRANSIZIONE ENERGETICA? - F. Capelli, C. Carpinelli, D. Floros
lunedì 23 gennaio 2023
Oggi si vietano anche le bandiere - Alessandra Ciattini
sabato 21 gennaio 2023
L’età delle catastrofi – Roberto Finelli
Da: https://www.altraparolarivista.it - Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org)
A. Dürer, Apocalisse, la battaglia degli angeli, 1496-1498]
Un’epoca della modernità s’è evidentemente conclusa. Il capitalismo è infatti divenuto capitalismo universale. Ma pandemia e guerra stanno lì a dimostrare quanto la sua modernità, che almeno dal XVI° sec. ha significato crescita progressiva della ricchezza e allargamento dei beni primari a masse sempre più estese della popolazione, si sia venuta ormai estenuandosi.
Potremmo definire “età delle catastrofi” il periodo storico nel quale l’umanità si accinge ad entrare, o meglio nel quale è già entrata a partire dalla globalizzazione dell’economia neoliberale che s’è iniziata storicamente con l’implosione dell’Unione Sovietica e la diffusione dell’economia a dominanza di capitale all’intero pianeta. Nel giro di trent’anni il neoliberismo, vale a dire il capitalismo come espansione illimitata del capitale, nella sua forma di capitale produttivo, capitale finanziario e capitale commerciale, ha mostrato dopo un decennio di diffusione e sviluppo, tutti i suoi intrinseci limiti, per proporsi, nell’orizzonte di un passaggio egemonico dagli Stati Uniti alla Cina, come sintesi di tre catastrofi che sempre più si apprestano e stanno per attraversare e devastare la vita del XXI° secolo.
Tale nuova età delle catastrofi si configura attraverso la compresenza del suo agire su tre livelli distinguibili ma pure riconducibili a facce di una stessa realtà.
- La catastrofe ecologica.
- La catastrofe geo-politica.
- La catastrofe antropologica della mente.
1. La catastrofe ecologica
giovedì 19 gennaio 2023
Eccellentissima strega - Alessandro Barbero
(Tribunale di Sorveglianza di Roma, motivazione del rigetto della richiesta di revoca dell’applicazione del carcere duro nei confronti dell'anarchico Alfredo Cospito)" (Giovanni.Tranchida.Editore)
martedì 17 gennaio 2023
L’India avrà un seggio nel Consiglio di Sicurezza delle UN? - Alessandra Ciattini
Anche l’India emerge nello scenario internazionale e chiede di sedersi nel Consiglio di sicurezza delle UN.
Nei prossimi giorni assisteremo a una nuova significativa iniziativa: l’India organizzerà un vertice virtuale tra il 12 e il 13 gennaio, quando questo articolo sarà già pubblicato, ma credo sia utile fare qualche anticipazione su questo evento. Esso si chiamerà “Vertice della Voce del Sud globale” e si riunirà sotto lo slogan “Unità della Voce, Unità di propositi”, dato che ormai le trasformazioni economico-sociali degli ultimi tempi ci hanno fatto abbandonare espressioni quali Terzo Mondo. In questa occasione si riuniranno più di 120 paesi per elaborare una piattaforma condivisa, che renderà certamente più complessa la strategia per il futuro.
Questa iniziativa innovativa si ispira alla visione politica del primo ministro dell’India Shri Narendra Modi de Sabka Saath, noto per le sue politiche neoliberiste e antipopolari, e alla filosofia de Vasudhaiva Kutumbakam, basata su un panteismo mistico, che auspica il superamento delle fratture regionali (come?) per farci tutti sentire parte della familia umana, magari seguitando a comprare armi a destra e a sinistra come fa proprio il subcontinente indiano in bilico tra Usa e Cina.
Modi vuole coinvolgere nella sua strategia, che poi ha un obiettivo immediato, tutti questi paesi che non fanno parte del G20 e che non hanno modo di far conoscere le loro esigenze. All’inaugurazione e alla chiusura dell’importante vertice parteciperanno i capi di Stato o di governo dei paesi invitati; le sedute saranno presiedute dallo stesso Modi e dedicate al tema dello sviluppo centrato sullo sviluppo dell’essere umano, magari inteso in salsa orientale. Le altre sessioni si svilupperanno più o meno lungo la stessa linea.
Come ci comunica da Mosca l’informatissimo Andrew Korybko, questo vertice garantirà all’India l’appoggio dei paesi del Sud del mondo all’agognato conseguimento di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle UN, a cui un tempo aspirava la Germania, ridimensionata dalla guerra in Ucraina e dal palesarsi del futuro nuovo ordine mondiale. Molto probabilmente otterrà anche l’appoggio del cosiddetto Golden Billion alla conclusione della presidenza indiana del G20.
Le ragioni di questa perentoria e ben preparata richiesta sono già state illustrate da ministro degli Affari Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, che ha sottolineato quanto ormai sia obsoleto il sistema delle UN, nato sulle ceneri della Seconda guerra mondiale. Inoltre, la politica espansiva e colonialista dell’Europa (degli Usa?) non ne fa un buon arbitro nella politica internazionale, mentre l’India, con il suo passato anticolonialista, sarebbe una società aperta e adeguata a rivestire questo importante ruolo in un panorama mondiale, i cui equilibri stanno cambiando.
L’incontro dei prossimi giorni mette in evidenza che la maggioranza dei paesi del mondo aspira a uno sviluppo reciprocamente vantaggioso e rifiuta la pericolosa competizione geopolitica in atto. Il raggiungimento di questo straordinario obiettivo, che tuttavia richiederebbe radicali cambiamenti strutturali, per ora impensabili, così dicono, può essere solo garantito dall’India, paese pacifico e neutrale, portavoce degli inascoltati. Cina e Russia, che d’altra parte hanno già un seggio, anche se gli Usa lo vorrebbero togliere alla seconda, non possono certo esser considerati neutrali, per i conflitti in cui sono coinvolte.
Inoltre. diciamo chiaramente, l’India ha buoni rapporti anche militari con i paesi imperialisti e sembra optare per riforme graduali in accordo stretto con i primi. Pertanto, essa ha ottenuto la simpatia dei paesi più poveri che vorrebbero imitare la sua strategia bilaterale, senza inimicarsi il Golden Billion.
Ma c’ è un grande però rappresentato dalla Cina che ha con il suo grande vicino ricorrenti dispute territoriali, anche se i dirigenti di Pechino hanno recentemente dichiarato di voler dar avvio a un Secolo asiatico insieme all’India.
Astutamente l’India si sta preparando perché l’assemblea generale delle UN approvi a breve con una straordinaria maggioranza una risoluzione generale con la quale venga richiesto un seggio permanente per questo grande paese. Di fronte a ciò, la Cina che si dichiara per un nuovo ordine internazionale veramente democratico e paritario, sarà messa alle strette e non potrà opporre il potere di veto, mettendo a rischio la sua popolarità nel Sud globale.
Quello che Korybko non ci dice che un seggio all’India significa attribuire un ruolo internazionale importante a un paese in cui le differenze di casta sono ancora rilevanti, molti settori pubblici sono stati privatizzati, le spese per sanità e istruzione sono irrisorie, le attività sindacali limitate, gli orari di lavoro aumentati.
Concludendo, la nuova mediatrice tra Occidente e Oriente, che dovrebbe avanzare le rivendicazioni dei più poveri, per le sue ambigue complicità internazionali, è abitata dal 16,4 % di poveri, dal 4,2% di poveri estremi, dal 18,7 % da individui a rischio di povertà. Inoltre, 374 milioni di cittadini indiani sono mal nutriti, non godono della sanità, di una civile abitazione, di combustibile, 445 milioni mancano di acqua potabile e elettricità. Tra gli Stati indiani Goa è il più povero seguito da Jammu, Kashmir, Andhra Pradesh, Chhattisgarh e Rajasthan.
In definitiva, occultando il vero volto del suo regime, sorto da antiche forme sanguinose di dispotismo orientale, l’India divenuta ormai la quinta potenza mondiale, al posto della sua esangue metropoli, sta cercando di sistemarsi comodamente tra i grandi. Che ne verrà ai lavoratori del mondo? Difficile saperlo.
domenica 15 gennaio 2023
Il 2022 sarà considerato l’anno della “de-occidentalizzazione” - Wang Wen
Da: https://contropiano.org - https://sinistrainrete.info - da South China Morning Post 3 gennaio 2023 -
Wang Wen è professore e preside esecutivo dell’Istituto di studi finanziari Chongyang dell’Università Renmin di Cina.