...Specie tra i comunisti si trova spesso quello che dice:
"bisogna legare teoria e pratica e quindi: studia, però poi vai a dare i
volantini". Pensando, in questo modo, di legare teoria e pratica, perché
la si vede un po' cristianamente come una vicenda "mia personale", e
non si comprende che la mediazione avviene per es. nel partito,
nell'organizzazione, nel grande e non nella vicenda personale...
In Kierkegaard è
centrale questo motivo del "commitment" personale, dell'impegno
quotidiano. Ho usato il termine inglese commitment, l'impegno quotidiano,
perché questo del commitment è un problema che si fa sentire molto nel '600/'700,
in particolare attraverso autori inglesi come Locke, come Hume per es. E il
commitment è appunto il fatto che un certo pensiero, una certa teoria ha un
risvolto pratico-operativo, etico-politico. Una certa teoria intanto è
sostenuta in quanto ha quella ricaduta etico-politica, e dunque implica un
atteggiamento da un lato di critica, verso una separatezza della filosofia
rispetto alla dimensione etico-politica, e dall'altro lato ha dietro quella
diffidenza di tipo empiristico, contro la teoria che non sia rapportabile ad
esperienze. Ora aggiungiamo un terzo fattore molto importante che è questo:
alla fine del '700 si afferma nel mondo protestante, il "pietismo".
Il senso fondamentale del pietismo è quello della fede come militanza pratica,
quindi non tanto come momento riflessivo, teologico, quanto invece come impegno
personale, come vincolo a un rispetto costante, una messa in pratica costante
della morale cristiana.
E' molto interessante che sia in Kierkegaard, sia in
Nietzsche, noi troviamo con abbondanza pagine che criticano la società di
massa, quella che noi oggi vediamo tutti i giorni, e che queste menti grandi
hanno anticipato rispetto alla nostra quotidianità; e quindi sia Kierkegaard
sia Nietzsche si sono prestati molto bene a questo atteggiamento di denuncia e
di critica della quotidianità capitalistica. (S. Garroni)