Nella scia di Platone, Hegel individua, dunque, due possibili collocazioni della contraddizione o negazione (il "non").
La prima, si ha quando la negazione è posta all'esterno - o perché rimanda a profili e contesti relazionali diversi di uno stesso essere empirico; o perché è posta dal pensiero - come avviene con la Scuola Eleatica - all'esterno di sé. In entrambi i casi, non usciamo dai limiti della dialettica soggettiva.
La seconda, invece, si ha quando il "non" (la contraddizione, la negazione) è accolto dal pensiero al proprio interno: quando, dunque, la categoria stessa si rivela "passaggio al proprio opposto". Solo a questo punto, la negazione è pienamente riconosciuta ed accolta; solo a questa condizione essa può divenire momento proprio dello stesso sviluppo del pensiero e non - come capita, invece, giusta la prima collocazione - atto di nullificazione.
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