domenica 15 settembre 2024

50 miliardi per l’Africa, la Cina si rilancia - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

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Pagine Esteri, 11 settembre 2024 – A Pechino, dal 4 al 6 settembre, c’erano i rappresentanti di tutti e 53 i paesi africani per partecipare al Forum of Chinese-African Cooperation (Focac). All’evento politico e diplomatico più importante degli ultimi anni – come l’ha definito il Ministero degli Esteri cinese – mancava solo eSwatini (l’ex Swaziland), piccolo paese incastonato tra Sudafrica e Mozambico che mantiene rapporti diplomatici con Taiwan.

“La Cina dalla parte dell’Africa”
L’importanza del summit – realizzato all’insegna dell’altisonante mission “Unire le forze per promuovere la modernizzazione e costruire una comunità Cina-Africa di alto livello per un futuro condiviso” – è stata dimostrata dalla continua presenza del presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping, che nel discorso d’apertura ha annunciato l’elevamento al rango strategico delle relazioni diplomatiche con i paesi africani ed ha incontrato vari tra presidenti e primi ministri. 

Il nono summit finora organizzato da Pechino – se ne svolge uno ogni tre anni ormai dal 2000 – è stato quello del rilancio dell’influenza cinese nel “continente nero” e di un parziale cambiamento di strategia rispetto al passato. A partire dal 2019, infatti, gli investimenti del gigante asiatico erano progressivamente diminuiti e ora Pechino ha voluto rimpinguarli, pur confermando una contrazione della spesa rispetto al decennio precedente. «Dopo quasi 70 anni di duro lavoro, le relazioni tra Cina e Africa vivono il loro miglior momento storico» ha detto il presidente cinese, sostenendo che la modernizzazione «è un diritto inalienabile di tutti, ma l’approccio dell’Occidente ha inflitto immense sofferenze ai Paesi in via di sviluppo».

«Gli africani dicono che la Cina è dalla parte dell’Africa» ha sottolineato invece Yassine Fall, ministro degli Esteri del Senegal. Una lettura fatta propria dai rappresentanti cinesi che hanno ribadito l’appartenenza del gigante asiatico – ormai grande potenza economica – al sud del mondo, identificandosi con i paesi africani e contrapponendosi agli Stati Uniti, all’Unione Europea e all’occidente in generale, associati al colonialismo e allo sfruttamento. Pechino ha difeso il principio di non interferenza negli affari interni dei paesi del continente ed ha promesso di rappresentare gli interessi africani nelle istituzioni internazionali. 

Pechino mobilita 50 miliardi 

sabato 14 settembre 2024

È questo il mondo che vogliamo? - Carlo Rovelli

Da: https://www.facebook.com/carlo.rovelli.7. - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia.

Leggi anche: "Ipocrisia" - Carlo Rovelli 

Nel 1999 la NATO bombardò Belgrado per 78 giorni con l'obiettivo di distruggere la Serbia e dare vita a un Kosovo indipendente, ora sede di una grande base NATO nei Balcani. 

Nel 2001, gli USA invasero l'Afghanistan, portando a 200.000 persone uccise, un paese devastato e nessun risultato politico di alcun tipo. 

Nel 2002 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili anti-balistici per le strenue obiezioni della Russia, aumentando drasticamente il rischio nucleare. 

Nel 2003 gli alleati USA e NATO ripudiarono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite andando in guerra in Iraq con falsi pretesti. L'Iraq è ormai devastato, non è stata raggiunta alcuna vera pacificazione politica e il parlamento eletto ha una maggioranza pro-Iran. 

Nel 2004, tradendo gli impegni, gli USA hanno continuato con l'allargamento della NATO, questa volta agli Stati baltici e ai paesi della regione del Mar Nero (Bulgaria e Romania) e ai Balcani. 

Nel 2008, a causa delle obiezioni urgenti e faticose della Russia, gli Stati Uniti si sono impegnati ad espandere la NATO in Georgia e Ucraina. Ottimo lavoro. 

Nel 2011, gli Stati Uniti hanno incaricato la CIA di rovesciare Bashar al-Assad, un alleato della Russia. La Siria è distrutta dalla guerra. Nessun guadagno politico raggiunto per gli Stati Uniti. 

Nel 2011, la NATO ha bombardato la Libia per rovesciare Moammar Gheddafi. Il paese, che era prospero, pacifico e stabile, ora è devastato, in guerra civile, in rovina. 

Nel 2014 gli Stati Uniti hanno cospirato con le forze nazionaliste ucraine per rovesciare il presidente ucraino Viktor Yanukovych. Il paese è ora in una guerra amara. 

Nel 2015 gli Stati Uniti hanno iniziato a piazzare missili anti-balistici Aegis nell'Europa dell'Est (Romania), a poca distanza dalla Russia. 

Nel 2016-2020, gli Stati Uniti hanno sostenuto l'Ucraina nel minare l'accordo di Minsk II, nonostante il sostegno unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il paese è ora in una guerra amara.
Nel 2021, la nuova amministrazione Biden si è rifiutata di negoziare con la Russia sulla questione dell'allargamento della NATO all'Ucraina, provocando l'invasione. 

Nell'aprile 2022, gli Stati Uniti hanno chiesto all'Ucraina di ritirarsi dai negoziati di pace con la Russia. Il risultato è l'inutile prolungamento della guerra, con più territori guadagnati dalla Russia. 

Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, gli USA hanno cercato e fino ad oggi cercano, senza riuscirci, e continuamente fallire, un mondo unipolare guidato da un USA egemonico, in cui Russia, Cina, Iran e altre grandi nazioni devono essere sottomessi. 

In questo ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti (questa è la frase comunemente usata negli Stati Uniti), gli Stati Uniti e gli Stati Uniti da soli hanno determinato l'utilizzo del sistema bancario basato sul dollaro, il posizionamento delle basi militari statunitensi all'estero, l'entità dell'appartenenza alla NATO e l'impiego di sistemi missilistici americani, senza alcun veto o dico da altri paesi. 

Questa arrogante politica estera ha portato a una guerra costante, paesi devastati, milioni di uccisi, una rottura crescente delle relazioni tra il blocco delle nazioni guidato dagli Stati Uniti - una piccola minoranza nel pianeta e ora non più economicamente dominante - e il resto del mondo, un alle stelle globale delle spese militari, e ci sta lentamente conducendo verso la seconda (terza?) guerra mondiale. 

Il saggio, decennale, sforzo europeo per coinvolgere Russia e Cina in una collaborazione strategica economica e politica, sostenuto con entusiasmo dalla leadership russa e cinese, è stato distrutto dalla feroce opposizione degli Stati Uniti, preoccupata che ciò avrebbe potuto minare il dominio americano. 

È questo il mondo che vogliamo? 

giovedì 12 settembre 2024

Il nuovo irrazionalismo. Un saggio della Monthly Review - John Bellamy Foster

Da: contropiano.org - Fonte: Monthly Review, vol. 74, n. 9 (01.02.2023). Traduzione a cura della Redazione di https://antropocene.org

Iohn Bellamy Foster è direttore della Monthly Review. e docente di sociologia presso l’Università dell’Oregon.

Leggi anche: Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster 

Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács - 

A proposito della lukàcciana Distruzione della ragione. - Stefano Garroni 

Il capitale monopolistico di Baran e Sweezy e la teoria marxiana del valore - CLAUDIO NAPOLEONI - (Testo a cura di Riccardo Bellofiore 


A più di un secolo dall’inizio della Grande Crisi del 1914-1945, rappresentata dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Depressione e dalla Seconda Guerra Mondiale, stiamo assistendo a un’improvvisa recrudescenza della guerra e del fascismo in tutto il mondo.

L’economia mondiale capitalistica nel suo complesso è ora caratterizzata da una profonda stagnazione, dalla finanziarizzazione e da un’impennata delle disuguaglianze. Tutto questo è accompagnato dalla prospettiva di un omicidio planetario nella duplice forma dell’olocausto nucleare e della destabilizzazione climatica. In questo pericoloso contesto, la nozione stessa di ragione umana viene spesso messa in discussione. È quindi necessario affrontare ancora una volta la questione del rapporto dell’imperialismo o del capitalismo monopolistico con la distruzione della ragione e le sue conseguenze per le lotte di classe e antimperialiste contemporanee.

Nel 1953 György Lukács, la cui Storia e coscienza di classe del 1923 aveva ispirato la tradizione filosofica marxista occidentale, pubblicò la sua opera magistrale, La distruzione della ragione, sulla stretta relazione dell’irrazionalismo filosofico con il capitalismo, l’imperialismo e il fascismo.[1] 

L’opera di Lukács scatenò una tempesta di fuoco fra i teorici della sinistra occidentale che cercavano di adattarsi al nuovo imperium americano. Nel 1963, George Lichtheim, un sedicente socialista che operava all’interno della tradizione generale del marxismo occidentale, pur opponendosi virulentemente al marxismo sovietico scrisse un articolo per «Encounter Magazine», allora finanziata segretamente dalla Central Intelligence Agency (CIA), in cui attaccava con veemenza La distruzione della ragione e altre opere di Lukács.

martedì 10 settembre 2024

Persistenze e metamorfosi della questione ebraica. Una rilettura di Abraham Léon - Il Lato Cattivo

Da: https://illatocattivo.blogspot.com - 

Leggi anche: Chiarezza - Shlomo Sand - Shlomo Sand 

LA QUESTIONE EBRAICA - Stefano Garroni 

L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni

Enzo Traverso, "Gaza davanti alla storia" - Marco Revelli

Verità sulla Nakba - Ilan Pappè

“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ -

Bauman: "Gaza è diventata un ghetto, Israele con l'apartheid non costruirà mai la pace" - Antonello Guerrera 

LA GUERRA CHE DURA SEI GIORNI E CINQUANT'ANNI - Joseph Halevi 

Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini 

PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz 

Cade la maschera di Israele e anche la nostra - Alberto Negri

Vedi anche: La Nakba - Joseph Halevi 

Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili. 


«La presente nota mira a presentare e attualizzare il contenuto dell'opera di Abraham Léon, La concezione materialistica della questione ebraica (scritta nel 1942, pubblicata postuma nel 1946, e meglio nota in Italia con il titolo: Il marxismo e la questione ebraica), in un'ottica non slegata dalla congiuntura internazionale attuale e, più specificatamente, dai rivolgimenti che hanno caratterizzato il contesto mediorientale dopo il 7 ottobre 2023. L'interrogativo soggiacente a cui ci si propone non già di rispondere, ma di fornire un impianto concettuale, concerne nientemeno che la perennità dello Stato di Israele. Con gli occhi incollati alle immagini dei massacri e delle vessazioni inflitte ai palestinesi, rischiamo di non vedere il dispiegarsi di macro-processi al tempo stesso più sotterranei e più potenti. [...] Come comprendere questa radicale incertezza sul futuro dello Stato sedicente ebraico, al di là dei suoi risvolti più effimeri e contingenti? È per provare ad impostare un ragionamento a partire da questa domanda, che ci è parso opportuno tornare all'opera di Abraham Léon, che rimane una delle più limpide e ricche disamine marxiste della questione ebraica.» 

[Il Lato Cattivo]

«Ma in realtà la vita ci mostra a ogni passo, nella natura e nella società, 
che vestigia del passato sopravvivono nel presente».

domenica 8 settembre 2024

Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs

Da: Il Fatto Quotidiano - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. (https://www.facebook.com/elena.basile11) - ALESSANDRO ORSINI è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT) -Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. Jeffrey D Sachs -


                                                                         

sabato 7 settembre 2024

Galeano: l’ironia e l’impegno civile - Gianni Minà (2017)

Da: https://www.rivistamissioniconsolata.it - Eduardo Galeano (Montevideo, 3 settembre 1940 – Montevideo, 13 aprile 2015) è stato uno scrittore, giornalista e saggista uruguaiano. - Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938 – Roma, 27 marzo 2023) è stato un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. E' stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 ed è stato direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato numerosi libri sull'America Latina.

Vedi anche: Fidel CASTRO racconta ERNESTO CHE GUEVARA - GIANNI MINA' (Intervista del 1987) 

Leggi anche: "ORA BASTA" - Gianni Minà 


Giornalista e scrittore, Galeano è riconosciuto come uno tra i maggiori pensatori latinoamericani dell’ultimo secolo. Alfiere dell’America Latina dei popoli ha spesso denunciato l’imperialismo nordamericano. Ha lasciato molti scritti e alcuni testi fondamentali e sempre attuali per capire il continente.

Quando, come succede in questo caso, mi tocca raccontare di un vecchio amico scomparso che mi ha regalato il piacere della sua parola, come Eduardo Galeano, mi viene difficile trovare la misura e il tono giusti per descriverlo in tutte le sue sfaccettature. Tutto suona banale. 

Eduardo è stato per anni il saggista più acuto e onesto nell’illustrare il fascino del continente dove era nato e cresciuto, quello a Sud del Texas, ma anche il narratore più sarcastico sulle esagerazioni che l’attuale mondo isterico ci sbatte ogni mattino in faccia, sia in America Latina sia nel resto del mondo. 

Così ora mi commuove pensare all’attualità dei suoi ironici discorsi, specie pensando a quante parole stonate sono state spese dopo l’incontro fra Obama e Raul Castro (17 dicembre 2014) che avrebbe dovuto finalmente chiudere un’assurda «guerra fredda», mai dichiarata e mai terminata, fra l’America Latina e gli Stati Uniti d’America. Una guerra fredda che aveva costretto Obama, il presidente succeduto a Bush jr, a mettere da parte per un po’ la politica di ingerenza nordamericana nella terra scoperta da Cristoforo Colombo. 

giovedì 5 settembre 2024

La Società dell'ANSIA: Come il NEOLIBERISMO manipola e CONTROLLA le Nostre EMOZIONI - Vincenzo Costa

Da: Tracce Di Classe - Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell'esperienza (biennio magistrale) (Vincenzo Costa). 


Assieme a Vincenzo Costa, professore di Filosofia Teoretica all'Universita' San Raffaele, andiamo ad analizzare come l'ansia, ossia un'emozione creata artificialmente e distribuita dal sistema neo-liberale proprio per perpetrare la sua stessa esistenza, sia necessaria a giustificare lo status quo e sia volta ad impediere ogni forma di cambiamento sociale. Lo sbocco dell'ansia come emozione e' infatti duplice: da un lato spinge gli uomini a produrre di piu' individualmente e dall'altro, quano cronicizzata, spinge le persone in farmacia alla ricerca di palliativi che vadano a colmare lo status di insoddisfazione in cui si vive. 


                                                                          

martedì 3 settembre 2024

L’attualità del Capitale, liberato dalle secche di interpretazioni superate - Ascanio Bernardeschi intervista Roberto Fineschi

Da: https://futurasocieta.com -  Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!). -  Ascanio Bernardeschi collabora con UniGramsci (Pisa), La Città futura e Futura Società [(APPROFONDIMENTI TEORICI (UNIGRAMSCI)].

Vedi anche: Incontro con Roberto Fineschi - Unigramsci Pisa 

Storia del pensiero economico dopo Marx - LA “RIVOLUZIONE” MARGINALISTA - Ascanio Bernardeschi 

Storia del capitalismo e materialismo storico. Riflessioni eretiche - Roberto Fineschi dialoga con Paolo Tedesco

Leggi anche: L’onda lunga della crisi del marxismo (tra prassi e teoria) - Roberto Fineschi

La Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA2), Intervista a Roberto Fineschi* - Ascanio Bernardeschi 

Mondializzazione, finanziarizzazione, nuova composizione di classe. Che uso fare del lascito marxiano per rilanciare una prospettiva comunista? Intervista a Roberto Fineschi* - Ascanio Bernardeschi 



Intervista a Roberto Fineschi, curatore di un’importante nuova edizione del libro I de Il capitale. Perché il capolavoro marxiano è ancora attuale e perché è importante questa nuova impresa editoriale, augurandoci che possa essere portata a termine.

È stata pubblicata nel giugno scorso una nuova edizione, nella prestigiosa collana I millenni di Einaudi, del libro I de Il capitale, l’opera più importante di Marx, con traduzioni di Stefano Breda, Gabriele Schimmenti, Giovanni Sgrò e Roberto Fineschi. L’uscita del capolavoro di Marx è di per sé un fatto da segnalare, ma in questo caso c’è un valore aggiunto in più in quanto si tratta della proposizione in Italia di inediti e varianti alle varie edizioni curate dallo stesso Marx, che aiuta a una migliore comprensione di un’opera a seguito della quale si è sviluppata un’immensa discussione, con divaricazioni significative.

Ne parliamo con il curatore Roberto Fineschi.

D. La prima domanda è d’obbligo. Perché Il capitale, per anni messo in soffitta o conservato come un reperto da museo da molti intellettuali italiani, è invece tornato di attualità e perché è utile a chi oggi si propone il superamento del capitalismo ma anche a chi vuole capire meglio questo modo di produzione?

R. Era stato messo in soffitta perché il modo di leggerlo era legato a una tradizione interpretativa molto importante, ma incapace di aggiornarsi di fronte all’evoluzione del modo di produzione capitalistico. Ponendo una grande enfasi su concetti come valore-lavoro oppure classe operaia sfruttava al massimo determinate caratteristiche che funzionavano molto bene in una fase del capitalismo, ma che, allo stesso tempo, non permettevano alcun adattamento agli sviluppi ulteriori. D’altro canto la crisi politica dei movimenti che quei concetti avevano adottato ha fatto mancare anche le premesse “materiali” affinché un ulteriore sviluppo fosse possibile. La forza in una determinata fase di certi concetti non ha consentito di coglierne la duttilità e capacità interpretativa più generale.

I motivi perché è utile riprenderlo sono alla fine assai semplici: a differenza delle teorie economiche, sociologiche, ecc. mainstream, Il capitale spiega le realtà. Queste teorie offrono dei modelli molto astratti che hanno poco o niente a che vedere con ciò che accade; pretendono invece che sia la realtà ad adattarsi alla teoria (ammettendo di fatto che quello che succede non è ciò che la teoria spiega). Sono in sostanza delle ideologie, al di là dei loro formalismi e delle loro complicazioni matematiche. Il capitale invece prende molto sul serio la realtà e quindi propone una teoria per esempio del conflitto di classe, della crisi, del progresso tecnologico, della disoccupazione e via dicendo. Esso ovviamente può essere discusso, criticato, approfondito, ecc., ma è la realtà che va spiegata con la teoria e non pretendere che la realtà, siccome non corrisponde a ciò che la teoria sostiene, venga cambiata per corrisponderle.