L’eredità
dimenticata di Carl Schorlemmer
Negli
ultimi decenni del XX secolo una singolare idea ha preso piede in
alcuni settori del mondo accademico. Con essa si è voluto sostenere
che, lungi dall’essere i più stretti compagni e collaboratori,
intenti a lavorare in armonia per quarant’anni, Karl Marx e
Friedrich Engels di fatto erano in disaccordo riguardo a questioni
fondamentali, sia teoriche che pratiche.
I
presunti disaccordi tra i due avrebbero riguardato la natura e le
scienze naturali. Ad esempio, Paul Thomas contrappone “il ben noto
interesse di Engels per le scienze naturali” alla “mancanza di
interesse da parte di Marx”, suggerendo che “Marx ed Engels erano
divisi da un abisso concettuale che avrebbe resistito ad ogni
tentativo d’insabbiamento”(1). Terrence Ball, analogamente,
sostiene che “l’idea (successivamente abbracciata da Engels)
secondo la quale la natura esiste indipendentemente, e prima, di ogni
sforzo da parte dell’uomo di trasformarla, è del tutto estranea
all’umanesimo di Marx”(2). Dal punto di vista di Ball, alla
distorsione della filosofia di Marx compiuta da Engels vanno
addebitate “alcune delle più repressive caratteristiche
dell’esperienza sovietica”(3). In una versione ancor più estrema
di tale tendenza, Terrel Carver, insieme ad altri, insiste sul punto
per il quale Marx non sarebbe stato un marxista – essendo il
marxismo una dottrina inventata da Engels, il materialismo
scientifico del quale sarebbe stato in contrasto coll’umanesimo
liberale di Marx.
Da
una prospettiva alquanto diversa, Theodor Adorno, Alfred Scmidt ed
altri vicini alla Scuola di Francoforte ed al marxismo occidentale,
hanno sostenuto che il materialismo scientifico si applica
esclusivamente alla società umana, dunque gli sforzi di Engels al
fine di adattarlo alle scienze naturali, nella sua
incompiuta Dialettica
della natura,
costituivano una distorsione intellettuale contraria al metodo
marxista.
I
difensori di Engels hanno replicato che tra Marx ed Engels vigeva una
divisione del lavoro, in base alla quale Engels si occupava della
scienza, tuttavia, un numero sempre crescente di ricerche dimostra
come una simile obiezione conceda troppo agli argomenti
anti-engelsiani. Come scrive Kohei Saito, tale divisione del lavoro è
un’illusione: “sebben Engels sia più noto per i suoi scritti
circa le scienze naturali… Marx è stato uno studioso altrettanto
acuto di molti degli stessi soggetti”(4).
Nuovi
studi sui quaderni di appunti di Marx, per lungo tempo non
disponibili, ora in corso di pubblicazione nella
monumentale Marx-Engels-Gesamtausgabe (Opere
complete di Marx ed Engels), confutano decisamente le affermazioni
secondo le quali Marx era disinteressato alle scienze naturali, o le
riteneva politicamente irrilevanti.
I quaderni di appunti di Marx ci mostrano chiaramente quali fossero i suoi interessi e preoccupazioni prima e dopo la pubblicazione del Capitale nel 1867, e le strade che avrebbe potuto intraprendere attraverso le sue intense ricerche circa discipline come la biologia, la chimica, la geologia e la mineralogia, molte delle quali non fu in grado di integrare pienamente nel Capitale. Sebbene il grande progetto del Capitale sarebbe rimasto incompiuto, negli ultimi quindici anni della sua vita Marx ebbe modo di compilare un enorme numero di quaderni con frammenti ed estratti. Di fatto, ben un terzo di essi risale a questo periodo, e quasi la metà riguardano le scienze naturali. La profondità e la portata degli studi scientifici compiuti da Marx è sorprendente (5).
Man
mano che sempre più di questo materiale diviene disponibile, esso
potrebbe gettare una luce inedita sul ruolo di Carl Schorlemmer, uno
scienziato il cui contributo allo sviluppo del socialismo scientifico
è stato ingiustamente ignorato. Molti resoconti della vita di Marx
ed Engels, sempre che menzionino Schorlemmer, vi accennano solo come
ad un amico, disconoscendo la sua influenza sugli studi di scienze
naturali dei due pensatori(6). È giunto il momento di restituire a
questa figura dimenticata la sua giusta collocazione nella tradizione
marxiana ed engelsiana.
Chimico e compagno
Carl Schorlemmer nacque nel 1834 a Darmstadt, nella regione del Reno-Meno dell’odierna Germania. Figlio di un carpentiere, studiò farmacia presso il Collegio tecnico di Darmstadt e chimica all’Università di Gießen. Nel 1859, venne assunto quale assistente del professore di chimica Henry Roscoe all’Owens College di Manchester, dove trascorse il resto della sua vita.
Schorlemmer
fu uno dei più rispettati e dotati chimici del suo tempo. Durante il
suo primo decennio di permanenza a Manchester fu autore di oltre due
dozzine di pubblicazioni scientifiche, molte delle quali innovativi
studi di chimica degli idrocarburi. Venne eletto membro della Royal
Society nel 1871, e gli venne affidata la prima cattedra in
Inghilterra di chimica organica, sempre presso l’Owens College, nel
1874. Inoltre, servì come vicepresidente della sezione di chimica
della British Accademy negli anni ottanta dell’Ottocento, e nel
momento in cui gli venne conferito un dottorato onorario
dall’Università di Glasgow, nel 1888, venne presentato come “una
delle più grandi autorità viventi in materia di chimica
organica”(7). Successivamente alla sua morte, l’Owens College
spese 4.800 sterline – pari ad oltre un milione di dollari odierni
– al fine di costruire ed attrezzare il Schorlemmer Memorial
Laboratory, la prima struttura in Inghilterra dedicata esclusivamente
alla chimica organica.
Oltre
a tutto ciò, egli fu un comunista.
Friedrich
Engels visse a Manchester dal 1850 al 1870, lavorando per un’azienda
tessile di cui suo padre era comproprietario. Un lavoro che odiava,
tuttavia, la sua permanenza nella prima grande città industriale gli
diede modo di apprendere in prima persona circa le condizioni della
classe operaia inglese ed irlandese, in ciò guidato dalla compagna
Mary Burns, nonché riguardo lo sviluppo del capitalismo industriale.
Fu probabilmente quest’ultimo interesse a condurlo alla Thatched
House Tavern, dove i giovani scienziati tedeschi, impiegati nelle
sempre più fiorenti industrie chimiche intorno a Manchester, si
riunivano periodicamente per discutere di scienza, affari e
industria, e inevitabilmente, per un gruppo di espatriati tedeschi,
di politica. Durante uno di tali incontri, con tutta probabilità nel
1865, Engels incontrò Carl Schorlemmer, descrivendolo a Marx come
“uno dei migliori compagni che ho avuto modo di conoscere da molto
tempo”(8).
Schorlemmer
divenne ben presto uno dei più stretti amici di Engels a
Manchester, e venne accolto nella cerchia della famiglia estesa di
Marx a Londra. il suo senso dell’umorismo indusse Marx a
soprannominarlo Jollymeier, un nomignolo che lo accompagnò per il
resto della sua vita. Fu un assiduo frequentatore delle case di
Engels e Marx, e trascorreva buona parte delle vacanze estive con
loro, a Londra, o al mare. Inoltre, accompagnò Engels nelle visite
negli Stati Uniti e Canada, nel 1888, e in Norvegia nel 1890.
Nel
suo resoconto del funerale di Marx nel 1883, Engels scrisse, “le
scienze naturali erano rappresentate da due personalità di primo
piano, il professore di zoologia Ray Lankester e quello di chimica
Schorlemmer, entrambi membri della Royal Society a Londra”(9).
Ancora, in una lettera a Bernstein, descrisse Schorlemmer in questi
termini, “dopo Marx, senza alcun dubbio la figura più eminente del
partito socialista europeo”(10).
Marx,
Engels e Schorlemmer, dunque, erano ben più che amici –
condividevano l’impegno politico e la visione sociale. Engels in
seguito ebbe a ricordare che nel momento in cui si conobbero, il
chimico era “un comunista convinto” già da alcuni anni: “tutto
ciò che aveva da imparare da noi erano le fondamenta economiche
di una convinzione da lui acquisita molto tempo fa”(11). Come parte
di tale processo di apprendimento, Engels condivise con lui le bozze
del primo volume del Capitale,
prima che il capolavoro di Marx venisse pubblicato.
Schorlemmer
si unì all’Associazione internazionale dei lavoratori (la Prima
internazionale) e al Partito socialdemocratico tedesco. Nel momento
in cui vi era il sospetto che la polizia controllasse le lettere di
Marx ed Engels, egli permise di utilizzare il suo indirizzo per la
loro corrispondenza, inoltre, durante i viaggi dedicati a
conferenze scientifiche nel continente, contribuì a rafforzare i
legami con i socialisti locali. Nel corso di una di queste visite,
nel 1883, la polizia lo mise in stato d’arresto e perquisì la sua
casa di famiglia poiché la sua presenza al funerale di Marx era
stata menzionata nella stampa socialista. Per di più, era sospettato
(molto probabilmente a ragione) di contrabbandare letteratura
socialista in Germania.
Tuttavia,
il contributo più duraturo di Schorlemmer consiste nell’aver
aiutato Marx ed Engels a comprendere gli sviluppi più recenti nel
campo delle scienze naturali. “Un chimico mi ha recentemente
spiegato l’esperimento di Tyndall sulla luce”, così Engles nel
suo primo accenno a Marx riguardo il suo nuovo amico(12). Molte altre
spiegazioni sugli ultimi progressi scientifici sarebbero seguite.
Purtroppo
si tratta di un rapporto in larga parte non documentato. Infatti, i
primi cinque anni della loro amicizia, Schorlemmer ed Engels li
trascorsero a Manchester, per cui non vi sono lettere a darne conto.
Dopo il trasferimento di Engels a Londra, nel 1870, questi ebbe a
scrivere “la gran parte della nostra vivace corrispondenza aveva a
che fare con le scienze e le questioni di partito”, ma nessuno di
tali scambi epistolari si è conservato(13). Dunque, una valida,
sebbene incompleta, ricostruzione della loro lunga collaborazione con
colui che venne definito il “chimico rosso”, dipende dalle
lettere fra Marx ed Engels(14).
Dialettica e scienza
Le
ricerche di Marx per il Capitale includevano
un accurato studio dell’opera di Justus von Liebeg sulla chimica
agraria, che descrisse come “più importante per questa matteria di
tutti gli economisti messi insieme”(15). John Bellamy Foster ha
dimostrato come tali ricerche siano state centrali per lo sviluppo
del concetto marxiano di “frattura metabolica” tra la società
capitalistica e la natura(16). Poco dopo la pubblicazione del primo
volume del Capitale nel
1867, Marx chiese aiuto a Schorlemmer, che non aveva ancora
incontrato, per la prosecuzione di questi studi. Avendo “enormemente
gradito il compendio di Schorlemmer”, ovvero, la revisione e
traduzione in tedesco, da quest’ultimo effettuata, dello Short
Textbook on Chemistry di
Roscoe, Marx scrisse ad Engels:
Mi piacerebbe sapere da Schorlemmer qual è il più recente, e migliore, testo (tedesco) circa la chimica agraria. Inoltre, vorrei informazioni sullo stato presente del dibattito tra i sostenitori dei fertilizzanti minerali e quelli dei fertilizzanti azotati (dall’ultima volta in cui ho dato un’occhiata in materia, in Germania è comparsa ogni sorta di novità). È per caso a conoscenza di qualche autore tedesco che si sia pronunciato contro la teoria dell’esaurimento del suolo di Liebeg? Conosce la teoria alluvionale dell’agronomo di Monaco Fraas (professore all’Università di Monaco)? Per il capitolo sulla rendita fondiaria dovrò essere a conoscenza dello stato attuale della questione, almeno in qualche misura. Dato che Schorlemmer è un esperto in materia dovrebbe essere in grado di fornirmi ragguagli(17)
Appare
assai difficile riscontrare nell’autore di questa lettera una
“mancanza di interesse” riguardo alla scienza!
La
specifica richiesta di informazioni scientifiche non ebbe gran frutto
– la risposta di Scorlemmer conteneva ben poco che non fosse già
noto a Marx – tuttavia, era un punto di partenza(18). Marx ebbe
modo di incontrare Schorlemmer nel 1868, quando quest’ultimo si
reco a Londra per presentare una ricerca di chimica organica alla
Royal Society, e da allora poté rivolgergli le sue domande
direttamente. Nel 1870, per esempio, gli chiese un’opinione circa
un articolo, comparso sul giornale La
Marseillaise,
riguardante l’eventualità di produrre fulmicotone per scopi
militari e minerari(19).
Schorlemmer
non rappresentava solo una fonte di dati. Marx ed Engels impararono
presto che gli interessi e le competenze del loro comune amico
andavano ben oltre le sue pionieristiche ricerche sugli idrocarburi.
“Al di là della sua specialità… egli ha dedicato grande
attenzione a quella che viene definita chimica teorica, ossia, le
leggi fondamentali di questa scienza, e le modalità attraverso le
quali essa converge con le scienze affini, vale a dire la fisica e la
fisiologia”, scrisse Engels in un testo commemorativo. “Egli era
particolarmente dotato in questo campo. È stato, con tutta
probabilità, l’unico importante scienziato del suo tempo a non
aver disdegnato di apprendere da Hegel”(20).
Un
aspetto della sua personalità osservabile nel 1873, quando Engels
scriveva a Marx, all’epoca in visita a Manchester, chiedendogli un
commento su alcune “cose dialettiche circa le scienze naturali:”
che si trovava a dover affrontare.
Oggetto
delle scienze naturali: la materia semovente, i corpi. I corpi non
possono essere separati dal movimento, le loro forme e specie si
possono riconoscere solo in esso, nulla vi è da dire dei corpi al di
fuori del movimento, al di fuori del rapporto con altri corpi. Nel
movimento soltanto il corpo mostra quello che è. Le scienze naturali
conoscono quindi i corpi, considerandoli nei loro rapporti reciproci,
nel movimento. La conoscenza delle differenti forme di movimento è
la conoscenza dei corpi. L’indagine di queste differenti forme di
movimento è quindi l’oggetto principale delle scienze naturali.
(1)
La forma più semplice di movimento è il cambiamento
di luogo (all’interno del tempo, per fare piacere al
vecchio Hegel): movimento meccanico.
(a) Non
esiste il movimento d’un singolo corpo, tuttavia,
relativamente parlando, la caduta può valere come tale. Il
movimento verso un punto centrale, comune a più corpi. Ma appena il
corpo singolo si debba muovere in una direzione differente da
quella verso il centro, il corpo ricade bensì ancora sotto le leggi
della gravità,
ma queste di modificano:
(b) in
leggi dell’orbita e conducono direttamente al moto alterno di più
corpi – moto planetario, ecc. , astronomia, equilibrio, –
temporaneo o apparente entro il movimento stesso. il
risultato reale di
questo tipo di movimento è però in conclusione sempre –
il contatto dei corpi in movimento, essi ricadono gli uni
sugli altri.
(c) Meccanica
del contatto – corpi che si toccano, meccanica comune, leva, piano
inclinato, ecc. Ma il contatto non esaurisce con ciò i suoi
effetti. Esso si estrinseca direttamente in due forme: attrito e
urto. Entrambi hanno la proprietà di generare, a un dato grado di
intensità, e in determinate circostanze, effetti nuovi, non più
semplicemente meccanici: calore, luce, elettricità, magnetismo.
(2) Fisica
propriamente detta, scienza di queste forme di movimento, la quale,
dopo aver indagato ogni di intensità, constata che queste forme
indeterminate circostanze trapassano l’una nell’altra, e
alla fine trova che tutte quante, a un determinato grado di
intensità, che varia secondo i differenti corpi in movimento,
producono effetti che esulano dalla fisica, mutamenti nella struttura
interna dei corpi – effetti chimici.
(3) Chimica.
Per l’indagine delle forme di movimento prima accennate era cosa
più o meno indifferente che venisse fatta su corpi animati o
inanimati. I corpi inanimati manifestano perfino i fenomeni al
loro stato più puro. La chimica invece può conoscere la natura
chimica dei corpi più importanti solo su materie sorte dal processo
vitale; suo compito principale diventa sempre più la preparazione
artificiale di queste materie. Essa costituisce il passaggio alla
scienza dell’organismo, ma il passaggio dialettico può essere
attuato solo quando la chimica abbia già compiuto il passaggio reale
o stia per compierlo.
(4) Organismo
– qui per ora non entro in questioni di dialettica”(21).
Engels concludeva, “tu te ne stai seduto là al centro delle scienze naturali” – un riferimento scherzoso al fatto che Marx risiedeva temporaneamente nella pensione dove viveva Schorlemmer – il che l’avrebbe posto nella migliore posizione per giudicare la validità di simili considerazioni.
Si
trattava effettivamente di questioni dialettiche.
La materia è in costante movimento. Sotto determinate condizioni, i
mutamenti di spazio e tempo divengono mutamenti qualitativi –
l’energia meccanica si trasforma in calore, luce, elettricità o
magnetismo. I mutamenti fisici, a loro volta, producono cambiamenti
chimici, questi ultimi danno origine a organismi viventi. Ad ogni
“passaggio dialettico” emerge qualcosa di completamente nuovo.
Se,
come affermato da alcuni critici, Marx rigettava l’applicazione
della dialettica alla natura non umana, Engels avrebbe dovuto
aspettarsi e ricevere critiche taglienti – non essendo Marx mai
stato riluttante alla discussione. Ma egli non obiettò, né diede
per scontato che la sua comprensione della dialettica lo qualificasse
per giudicare il pensiero di Engles sulle scienze naturali. Invece,
egli replicò di aver imparato molto dalla lettera di Engels (“mi è
stata di grande edificazione”) ma non si sarebbe “avventurato in
giudizi prima di aver avuto il tempo di riflettere sull’argomento e
consultare le ‘autorità'”(22). Laddove con “autorità”,
ovviamente, si intendeva Carl Schorlemmer – preferendo Marx, circa
tali questioni, affidarsi ad un professionista. La sua lettera così
si conclude: “Schorlemmer ha letto la tua lettera e si è detto
nell’essenziale d’accordo con te, ma si riserva il giudizio su
alcuni dettagli”.
Marx
restituì ad Engels la lettera con delle note aggiunte dal chimico.
Accanto al primo punto, riguardante l’indagine della materia in
moto, intesa come oggetto principale delle scienze naturali,
Schorlemmer scriveva, “Molto bene, è il mio stesso punto di vista.
C.S.”. Affianco alla discussione del moto meccanico: “Esatto”.
Accanto al paragrafo sul cambiamento chimico come origine della vita:
“Questo è esattamente il punto!”. E ancora, affianco al
commento di Engels sul suo non voler speculare circa gli organismi,
Schorlemmer, all’altezza del suo soprannome Jollymeier,
scarabocchiava “Né sarò io a farlo. C.S.”(23).
I
tre socialisti ebbero occasione di discutere a lungo questi ed altri
argomenti correlati, nel corso delle frequenti visite reciproche. Le
” cose dialettiche” evocate da Engels, in forma maggiormente
sviluppata e dettagliata, avrebbero costituito i temi centrali di due
grandi progetti degli anni Settanta dell’Ottocento: le bozze
incomplete e le note pubblicate tempo dopo la sua morte col
titolo Dialettica
della natura,
e l’influentissimo La
scienza sovvertita dal signor Dühring (meglio
noto come Anti-Dühring),
scritto e pubblicato nel 1876-78, che si occupa ampiamente della
dialettica e delle scienze naturali. Sebbene il contributo di
Schorlemmer a tali opere non sia stato riconosciuto nel testo –
probabilmente per non pregiudicarne la carriera o metterne in
pericolo la famiglia in Germania – esso è stato senza dubbio
considerevole.
Engles
in seguito avrebbe scritto che di aver letto ad alta voce
l’Anti-Dühring a
Marx prima della pubblicazione, e che quest’ultimo era d’accordo
con lui. I critici che citano tale opera come esempio dei disaccordi
fra i due hanno accusato Engels di mentire in proposito. Paul Thomas,
per esempio, parla di “affermazione bizzarra, poiché Marx
all’epoca in cui fu scritta non era inabile o costretto a
letto, e l’ascolto dei suoi pesanti contenuti avrebbe messo a dura
prova la pazienza di Giobbe”(24). Si tenga a mente, tuttavia, che
l’Anti-Dühring venne
pubblicato a dispense nel corso di due anni, e considerato ciò che
sappiamo del loro rapporto di lavoro, è probabile che Engels e Marx
– e Schorlemmer, quando si trovava a Londra – abbiano letto
insieme le bozze scritte a mano. Il modo più semplice di fare ciò
per Engles sarebbe stato appunto di leggerle a voce alta.
Va
notato, inoltre, che Marx stesso contribuì all’Anti-Dühring con
un capitolo sull’economia, e che nel 1880 scrisse un’introduzione
a tre capitoli del libro pubblicati separatamente col
titolo L’evoluzione
del socialismo dall’utopia alla scienza.
È difficile credere che l’avrebbe fatto per un libro da lui non
letto, tanto meno per uno sul cui contenuto era in fondamentale
disaccordo.
Questi
lunghi anni di scambi intellettuali tra Marx, Engels e Schorlemmer
non furono a senso unico. La copia di Marx del Treatise
on Chemistry di
Schorlemmer contiene una nota scritta a mano dall’autore sul
frontespizio nella quale si riconoscono “le numerose correzioni ed
alcuni suggerimenti… da parte di Karl Marx”(25).
Nel
1885, Schorlemmer riferì ad un giornalista della rivista Revue
Scientific che
“se i chimici riusciranno mai ad ottenere artificialmente delle
proteine, sarà in forma di protoplasma vivente” e “che l’enigma
della vita può essere risolto solo dalla sintesi delle
proteine”(26). Un concetto tratto direttamente dall’Anti-Dühring.
Engles avrebbe commentato presentando tale speculazione come il suo
stesso punto di vista, “Schorlemmer ha fatto una cosa coraggiosa,
perché se cade nel vuoto, la colpa andrà a lui, mentre se dovesse
prendere piede, sarà lui il primo a darmene credito”(27).
In
seguito, durante la preparazione della seconda edizione del suo
volume The
Rise and Development of Organic chemistry,
Schorlemmer aggiunse una citazione dall’Anti-Dühring –
dando così pieno credito ad Engels – al fine di spiegare come la
quantità si tramuta in qualità nei vari idrocarburi: “ogni nuovo
membro è posto in essere mediante l’aggiunta di CH2 alle molecole
del precedente, e questo mutamento quantitativo nella molecola
produce ogni volta un corpo qualitativamente differente”(28).
Dopo
la morte di Schorlemmer nel 1882, Engels rimarcò quanto sarebbe
stato difficile trovare un biografo in grado di rendere giustizia
alla sua vita. Ciò avrebbe richiesto qualcuno “che sia non
solo un chimico, ma anche un socialdemocratico, e non solo un
socialdemocratico ma anche un chimico, e ancora, un chimico che abbia
intrapreso un’accurato studio della sua disciplina sin dai tempi di
Liebeg”(29). Si tratta, ovviamente, di una descrizione di
Schorlemmer stesso, un uomo il cui talento non comune gli permise di
lavorare con Marx ed Engels nello sviluppo di un pensiero che
integrasse intuizioni provenienti dalle scienze sociali e da quelle
naturali.
Colmare il divario
In
un a celebre conferenza tenuta all’Università di Cambridge, nel
1959, il romanziere e scienziato britannico C.P. Snow deplorava la
divisione del mondo accademico in “due culture”, con le scienze
naturali da un lato e quelle umane dall’altro, separate da “un
divario di mutua incomprensione”(30). Per quanto ponesse in
questione entrambe le parti, egli era particolarmente indignato
dall’atteggiamento di arrogante sufficienza mostrato da molti
specialisti delle scienze umane nei confronti della scienza e degli
scienziati.
All’epoca
delle affermazioni di Snow, una parte della sinistra in ambito
accademico, in Europa occidentale e negli Stati Uniti, era affetta da
una versione del virus delle “due culture”, e la patologia da
allora si è diffusa ed aggravata. Nel momento in cui un importante
accademica di sinistra definisce l’ecologia “il nuovo oppio dei
popoli”, ed un altro descrive quello di antropocene come
“il concetto ecologista più pericoloso dei nostri tempi” – e
nessuno dei due parrebbe aver letto la letteratura scientifica di
riferimento in proposito – ci si trova chiaramente di fronte ad un
pregiudizio antiscientifico e non ad analisi ragionate(31).
Il
loro rapporto con Schorlemmer dimostra quanto Karl Marx e
Friedrich Engels sarebbero stati insofferenti nei confronti dei
tentativi di edificare muri politici e filosofici tra le scienze
sociali e quelle naturali. Come scrissero nel 1844, nel primo
resoconto pienamente sviluppato del materialismo storico “Noi
conosciamo un’unica scienza, la scienza della storia. la storia può
essere trattata su due versanti, può essere suddivisa in storia
della natura e in storia dell’uomo. Entrambi i lati non devono
essere scissi: finché esistono uomini, la storia della natura e la
storia dell’uomo si condizionano vicendevolmente”(32).
Quando
Marx ed Engels scrivevano queste parole stavano sviluppando le basi
del socialismo scientifico. Un principio fondamentale di tale
filosofia è che il pensiero isolato dalla pratica è privo di senso:
“E’ nell’attività pratica che l’uomo deve dimostrare la
verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo
pensiero. La disputa sulla realtà o non-realtà di un pensiero che
si isoli dalla pratica è una questione puramente scolastica.”(33).
Ciò che stavano impostando può dunque essere meglio inteso come una
serie di ipotesi da
testare nel mondo reale.
Per
il resto della loro vita, Marx ed Engels avrebbero messo alla prova
le loro idee sul funzionamento del mondo e sul suo cambiamento,
attraverso la partecipazione attiva al movimento operaio e tramite un
intenso studio della storia, dell’economia e, sopratutto,
delle scienze naturali. Questo non solo al fine di soddisfare una
curiosità intellettuale, sebbene ne avessero in abbondanza, bensì
perché consapevoli dell’impossibilità di comprendere, e
combattere, il capitalismo senza una rigorosa e approfondita
conoscenza del contesto materiale in cui esso si è sviluppato e
potrà cambiare in futuro. Entrambi, insieme a Carl Schorlemmer,
ritenevano che lo studio scientifico della natura fosse inseparabile
dalla lotta per un mondo migliore.
Note
-
Paul Thomas, Marxism and Scientific Socialism: From Engels to Althusser (New York: Routledge, 2008), 11, 45.
-
Terence Ball, “Marx and Darwin: A Reconsideration,”Political Theory 7, no. 4 (1979): 478.
-
Terrence Ball, “Marxian Science and Positivist Politics,” in Terence Ball e James Farr, a cura di., After Marx (Cambridge, UK: Cambridge University Press, 1984), 235.
-
Un’importante eccezione alla generale sottovalutazione del contributo di Carl Schorlemmer al marxismo si può trovare in John L. Stanley e Ernest Zimmerman, “On the Alleged Differences Between Marx and Engels,” in John L. Stanley, Mainlining Marx (New Brunswick NJ: Transaction, 2002), 31–61. W. O. Henderson’s The Life of Friedrich Engels (Londra: Cass, 1976) comprende un buon ritratto biografico, ma non dice niente riguardo al contributo di Schorlemmer alla teoria marxista.
-
Henderson, Life of Friedrich Engels, vol. 1, 262–71.
-
Nel suo elogio funebre per Schorlemmer, Engels affermava di averlo incontrato all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento, ma la sua prima menzione del chimico è contenuta in una lettera a Marx datata 6 marzo 1865. Karl Marx and Frederick Engels, Collected Works [MECW], vol. 42 (Londra: Lawrence and Wishart, 1987), 117. Engels a Marx, 10 maggio 1868, MECW, vol. 43 (Londra: Lawrence and Wishart, 1988), 33.
-
Frederick Engels, “Karl Marx’s Funeral,” MECW, vol. 24 (Londra: Lawrence and Wishart, 1989), 471. La traduzione è tratta da Philip Foner, a cura di., Karl Marx Remembered (San Francisco: Synthesis, 1983), 43.
-
Engels ad Eduard Bernstein, 27 febbraio 1883, MECW, vol. 46 (Londra: Lawrence and Wishart, 1992), 446.
-
MECW, vol. 27 (Londra: Lawrence and Wishart, 1990), 305.
-
Engels a Marx, 6 marzo 1865, MECW, vol. 42, 117.
-
MECW, vol. 27, 305.
-
Theodore Benfey e Tony Travis, “Carl Schorlemmer: The Red Chemist,” Chemistry and Industry, 15 giugno 1992, 441–44.
-
Marx ad Engels, 13 febbraio 1866. MECW, vol. 42, 227
-
Marx ad Engels, 7 dicembre 1867, MECW, vol. 42, 495; Marx ad Engels, 3 gennaio 1868, MECW, vol. 42, 507–08.
-
Marx ad Engels, 4 febbraio 1868, MECW, vol. 42, 536.
-
La lettera indirizzata a Schorlemmer non si è conservata, tuttavia Marx dichiara la sua intenzione in Marx ad Engels, 11 febbraio, 1870, MECW, 43 (Londra: Lawrence and Wishart, 1988), 426. All’epoca il fulmicotone era troppo instabile per usi pratici. Una variante sicura, nota come cordite, venne brevettata nel 1889.
-
Engels, “Carl Schorlemmer,” MECW, vol. 27, 305.
-
Engels a Marx, 30 maggio 1873, Marx-Engels, Opere Complete, vol. XLIV, 84-85.
-
Marx ad Engels, 31 maggio 1873, MECW, vol. 44, 500, 503.
-
MECW, vol. 44, 500–01, include, come note a piè di pagina, commenti a margine di Carl Schorlemmer.
-
Thomas, Marxism and Scientific Socialism, 46.
-
Stanley, Mainlining Marx, 51.
-
MECW, vol. 47 (Londra: Lawrence and Wishart, 1997), 602n.
-
Engels a Paul Lafargue, 19 maggio 1885, MECW, vol. 47, 289.
-
Carl Schorlemmer, The Rise and Development of Organic Chemistry, edizione rivista,(London: Macmillan, 1894), 142. Questa edizione venne curata da Schorlemmer ma fu pubblicata dopo la sua morte.
-
Engels a Ludwig Schorlemmer, 1 dicembre 1892, MECW, vol. 50 (Londra: Lawrence and Wishart, 2004), 45.
-
C. P. Snow, The Two Cultures and the Scientific Revolution (New York: Cambridge University Press, 1961), 4.
-
Liz Else, “Slavoj Žižek: Wake Up and Smell the Apocalypse,”New Scientist, August 25, 2010. Jason W. Moore, “Name the System! Anthropocenes & the Capitalocene Alternative,” Jason W. Moore blog, October 9, 2016, http://jasonwmoore.wordpress.com.
-
Karl Marx e Frederick Engels, “L’ideologia tedesca” (1847), (Milano: Bompiani, 2011), 1577.
Nessun commento:
Posta un commento