sabato 22 aprile 2017

Marx, Engels ed il “chimico rosso”*- Ian Angus



Avere una base per la vita e un’altra per la scienza è une falsità a priori (Karl Marx)

L’eredità dimenticata di Carl Schorlemmer

Negli ultimi decenni del XX secolo una singolare idea ha preso piede in alcuni settori del mondo accademico. Con essa si è voluto sostenere che, lungi dall’essere i più stretti compagni e collaboratori, intenti a lavorare in armonia per quarant’anni, Karl Marx e Friedrich Engels di fatto erano in disaccordo riguardo a questioni fondamentali, sia teoriche che pratiche.

I presunti disaccordi tra i due avrebbero riguardato la natura e le scienze naturali. Ad esempio, Paul Thomas contrappone “il ben noto interesse di Engels per le scienze naturali” alla “mancanza di interesse da parte di Marx”, suggerendo che “Marx ed Engels erano divisi da un abisso concettuale che avrebbe resistito ad ogni tentativo d’insabbiamento”(1). Terrence Ball, analogamente, sostiene che “l’idea (successivamente abbracciata da Engels) secondo la quale la natura esiste indipendentemente, e prima, di ogni sforzo da parte dell’uomo di trasformarla, è del tutto estranea all’umanesimo di Marx”(2). Dal punto di vista di Ball, alla distorsione della filosofia di Marx compiuta da Engels  vanno addebitate “alcune delle più repressive caratteristiche dell’esperienza sovietica”(3). In una versione ancor più estrema di tale tendenza, Terrel Carver, insieme ad altri, insiste sul punto per il quale Marx non sarebbe stato un marxista – essendo il marxismo una dottrina inventata da Engels, il materialismo scientifico del quale sarebbe stato in contrasto coll’umanesimo liberale di Marx.

Da una prospettiva alquanto diversa, Theodor Adorno, Alfred Scmidt ed altri vicini alla Scuola di Francoforte ed al marxismo occidentale, hanno sostenuto che il materialismo scientifico si applica esclusivamente alla società umana, dunque gli sforzi di Engels al fine di adattarlo alle scienze naturali, nella sua incompiuta Dialettica della natura, costituivano una distorsione intellettuale contraria al metodo marxista.

I difensori di Engels hanno replicato che tra Marx ed Engels vigeva una divisione del lavoro, in base alla quale Engels si occupava della scienza, tuttavia, un numero sempre crescente di ricerche dimostra come una simile obiezione conceda troppo agli argomenti anti-engelsiani. Come scrive Kohei Saito, tale divisione del lavoro è un’illusione: “sebben Engels sia più noto per i suoi scritti circa le scienze naturali… Marx è stato uno studioso altrettanto acuto di molti degli stessi soggetti”(4).

Nuovi studi sui quaderni di appunti di Marx, per lungo tempo non disponibili, ora in corso di pubblicazione nella monumentale Marx-Engels-Gesamtausgabe (Opere complete di Marx ed Engels), confutano decisamente le affermazioni secondo le quali Marx era disinteressato alle scienze naturali, o le riteneva politicamente irrilevanti. 

I quaderni di appunti di Marx ci mostrano chiaramente quali fossero i suoi interessi e preoccupazioni prima e dopo la pubblicazione del Capitale nel 1867, e le strade che avrebbe potuto intraprendere attraverso le sue intense ricerche circa discipline come la biologia, la chimica, la geologia e la mineralogia, molte delle quali non fu in grado di integrare pienamente nel Capitale. Sebbene il grande progetto del Capitale sarebbe rimasto incompiuto, negli ultimi quindici anni della sua vita Marx ebbe modo di compilare un enorme numero di quaderni con frammenti ed estratti. Di fatto, ben un terzo di essi risale a questo periodo, e quasi la metà riguardano le scienze naturali. La profondità e la portata degli studi scientifici compiuti da Marx è sorprendente (5).

Man mano che sempre più di questo materiale diviene disponibile, esso potrebbe gettare una luce inedita sul ruolo di Carl Schorlemmer, uno scienziato il cui contributo allo sviluppo del socialismo scientifico è stato ingiustamente ignorato. Molti resoconti della vita di Marx ed Engels, sempre che menzionino Schorlemmer, vi accennano solo come ad un amico, disconoscendo la sua influenza sugli studi di scienze naturali dei due pensatori(6). È giunto il momento di restituire a questa figura dimenticata la sua giusta collocazione nella tradizione marxiana ed engelsiana. 

Chimico e compagno 

Carl Schorlemmer nacque nel 1834 a Darmstadt, nella regione del Reno-Meno dell’odierna Germania. Figlio di un carpentiere, studiò farmacia presso il Collegio tecnico di Darmstadt e chimica all’Università di Gießen. Nel 1859, venne assunto quale assistente del professore di chimica Henry Roscoe all’Owens College di Manchester, dove trascorse il resto della sua vita.


Schorlemmer fu uno dei più rispettati e dotati chimici del suo tempo. Durante il suo primo decennio di permanenza a Manchester fu autore di oltre due dozzine di pubblicazioni scientifiche, molte delle quali innovativi studi di chimica degli idrocarburi. Venne eletto membro della Royal Society nel 1871, e gli venne affidata la prima cattedra in Inghilterra di chimica organica, sempre presso l’Owens College, nel 1874. Inoltre, servì come vicepresidente della sezione di chimica della British Accademy negli anni ottanta dell’Ottocento, e nel momento in cui gli venne conferito un dottorato onorario dall’Università di Glasgow, nel 1888, venne presentato come “una delle più grandi autorità viventi in materia di chimica organica”(7). Successivamente alla sua morte, l’Owens College spese 4.800 sterline – pari ad oltre un milione di dollari odierni – al fine di costruire ed attrezzare il Schorlemmer Memorial Laboratory, la prima struttura in Inghilterra dedicata esclusivamente alla chimica organica.

Oltre a tutto ciò, egli fu un comunista.

Friedrich Engels visse a Manchester dal 1850 al 1870, lavorando per un’azienda tessile di cui suo padre era comproprietario. Un lavoro che odiava, tuttavia, la sua permanenza nella prima grande città industriale gli diede modo di apprendere in prima persona circa le condizioni della classe operaia inglese ed irlandese, in ciò guidato dalla compagna Mary Burns, nonché riguardo lo sviluppo del capitalismo industriale. Fu probabilmente quest’ultimo interesse a condurlo alla Thatched House Tavern, dove i giovani scienziati tedeschi, impiegati nelle sempre più fiorenti industrie chimiche intorno a Manchester, si riunivano periodicamente per discutere di scienza, affari e industria, e inevitabilmente, per un gruppo di espatriati tedeschi, di politica. Durante uno di tali incontri, con tutta probabilità nel 1865, Engels incontrò Carl Schorlemmer, descrivendolo a Marx come “uno dei migliori compagni che ho avuto modo di conoscere da molto tempo”(8).

Schorlemmer divenne ben presto uno dei più stretti amici di Engels a Manchester, e venne accolto nella cerchia della famiglia estesa di Marx a Londra. il suo senso dell’umorismo indusse Marx a soprannominarlo Jollymeier, un nomignolo che lo accompagnò per il resto della sua vita. Fu un assiduo frequentatore delle case di Engels e Marx, e trascorreva buona parte delle vacanze estive con loro, a Londra, o al mare. Inoltre, accompagnò Engels nelle visite negli Stati Uniti e Canada, nel 1888, e in Norvegia nel 1890.

Nel suo resoconto del funerale di Marx nel 1883, Engels scrisse, “le scienze naturali erano rappresentate da due personalità di primo piano, il professore di zoologia Ray Lankester e quello di chimica Schorlemmer, entrambi membri della Royal Society a Londra”(9). Ancora, in una lettera a Bernstein, descrisse Schorlemmer in questi termini, “dopo Marx, senza alcun dubbio la figura più eminente del partito socialista europeo”(10).

Marx, Engels e Schorlemmer, dunque, erano ben più che amici – condividevano l’impegno politico e la visione sociale. Engels in seguito ebbe a ricordare che nel momento in cui si conobbero, il chimico era “un comunista convinto” già da alcuni anni: “tutto ciò che aveva da imparare da noi erano le fondamenta economiche di una convinzione da lui acquisita molto tempo fa”(11). Come parte di tale processo di apprendimento, Engels condivise con lui le bozze del primo volume del Capitale, prima che il capolavoro di Marx venisse pubblicato.

Schorlemmer si unì all’Associazione internazionale dei lavoratori (la Prima internazionale) e al Partito socialdemocratico tedesco. Nel momento in cui vi era il sospetto che la polizia controllasse le lettere di Marx ed Engels, egli permise di utilizzare il suo indirizzo per la loro corrispondenza, inoltre, durante i viaggi dedicati a conferenze scientifiche nel continente, contribuì a rafforzare i legami con i socialisti locali. Nel corso di una di queste visite, nel 1883, la polizia lo mise in stato d’arresto e perquisì la sua casa di famiglia poiché la sua presenza al funerale di Marx era stata menzionata nella stampa socialista. Per di più, era sospettato (molto probabilmente a ragione) di contrabbandare letteratura socialista in Germania.

Tuttavia, il contributo più duraturo di Schorlemmer consiste nell’aver aiutato Marx ed Engels a comprendere gli sviluppi più recenti nel campo delle scienze naturali. “Un chimico mi ha recentemente spiegato l’esperimento di Tyndall sulla luce”, così Engles nel suo primo accenno a Marx riguardo il suo nuovo amico(12). Molte altre spiegazioni sugli ultimi progressi scientifici sarebbero seguite.

Purtroppo si tratta di un rapporto in larga parte non documentato. Infatti, i primi cinque anni della loro amicizia, Schorlemmer ed Engels li trascorsero a Manchester, per cui non vi sono lettere a darne conto. Dopo il trasferimento di Engels a Londra, nel 1870, questi ebbe a scrivere “la gran parte della nostra vivace corrispondenza aveva a che fare con le scienze e le questioni di partito”, ma nessuno di tali scambi epistolari si è conservato(13). Dunque, una valida, sebbene incompleta, ricostruzione della loro lunga collaborazione con colui che venne definito il “chimico rosso”, dipende dalle lettere fra Marx ed Engels(14).


Dialettica e scienza


Le ricerche di Marx per il Capitale includevano un accurato studio dell’opera di Justus von Liebeg sulla chimica agraria, che descrisse come “più importante per questa matteria di tutti gli economisti messi insieme”(15). John Bellamy Foster ha dimostrato come tali ricerche siano state centrali per lo sviluppo del concetto marxiano di “frattura metabolica” tra la società capitalistica e la natura(16). Poco dopo la pubblicazione del primo volume del Capitale nel 1867, Marx chiese  aiuto a Schorlemmer, che non aveva ancora incontrato, per la prosecuzione di questi studi. Avendo “enormemente gradito il compendio di Schorlemmer”, ovvero, la revisione e traduzione in tedesco, da quest’ultimo effettuata, dello Short Textbook on Chemistry di Roscoe, Marx scrisse ad Engels:
Mi piacerebbe sapere da Schorlemmer qual è il più recente, e migliore, testo (tedesco) circa la chimica agraria. Inoltre, vorrei informazioni sullo stato presente del dibattito tra i sostenitori dei fertilizzanti minerali e quelli dei fertilizzanti azotati (dall’ultima volta in cui ho dato un’occhiata in materia, in Germania è comparsa ogni sorta di novità). È per caso a conoscenza di qualche autore tedesco che si sia pronunciato contro la teoria dell’esaurimento del suolo di Liebeg? Conosce la teoria alluvionale dell’agronomo di Monaco Fraas (professore all’Università di Monaco)? Per il capitolo sulla rendita fondiaria dovrò essere a conoscenza dello stato attuale della questione, almeno in qualche misura. Dato che Schorlemmer è un esperto in materia dovrebbe essere in grado di fornirmi ragguagli(17)

Appare assai difficile riscontrare nell’autore di questa lettera una “mancanza di interesse” riguardo alla scienza!

La specifica richiesta di informazioni scientifiche non ebbe gran frutto – la risposta di Scorlemmer conteneva ben poco che non fosse già noto a Marx – tuttavia, era un punto di partenza(18). Marx ebbe modo di incontrare Schorlemmer nel 1868, quando quest’ultimo si reco a Londra per presentare una ricerca di chimica organica alla Royal Society, e da allora poté rivolgergli le sue domande direttamente. Nel 1870, per esempio, gli chiese un’opinione circa un articolo, comparso sul giornale La Marseillaise, riguardante l’eventualità di produrre fulmicotone per scopi militari e minerari(19).

Schorlemmer non rappresentava solo una fonte di dati. Marx ed Engels impararono presto che gli interessi e le competenze del loro comune amico andavano ben oltre le sue pionieristiche ricerche sugli idrocarburi. “Al di là della sua specialità… egli ha dedicato grande attenzione a quella che viene definita chimica teorica, ossia, le leggi fondamentali di questa scienza, e le modalità attraverso le quali essa converge con le scienze affini, vale a dire la fisica e la fisiologia”, scrisse Engels in un testo commemorativo. “Egli era particolarmente dotato in questo campo. È stato, con tutta probabilità, l’unico importante scienziato del suo tempo a non aver disdegnato di apprendere da Hegel”(20).
Un aspetto della sua personalità osservabile nel 1873, quando Engels scriveva a Marx, all’epoca in visita a Manchester, chiedendogli un commento su alcune “cose dialettiche circa le scienze naturali:” che si trovava a dover affrontare.

Oggetto delle scienze naturali: la materia semovente, i corpi. I corpi non possono essere separati dal movimento, le loro forme e specie si possono riconoscere solo in esso, nulla vi è da dire dei corpi al di fuori del movimento, al di fuori del rapporto con altri corpi. Nel movimento soltanto il corpo mostra quello che è. Le scienze naturali conoscono quindi i corpi, considerandoli nei loro rapporti reciproci, nel movimento. La conoscenza delle differenti forme di movimento è la conoscenza dei corpi. L’indagine di queste differenti forme di movimento è quindi l’oggetto principale delle scienze naturali.

(1) La forma più semplice di movimento è il cambiamento di luogo (all’interno del tempo, per fare piacere al vecchio Hegel): movimento meccanico.
(a) Non esiste il movimento d’un singolo corpo, tuttavia, relativamente parlando, la caduta può valere come tale. Il movimento verso un punto centrale, comune a più corpi. Ma appena il corpo singolo si debba muovere in una direzione differente da quella verso il centro, il corpo ricade bensì ancora sotto le leggi della gravità, ma queste di modificano:
(b) in leggi dell’orbita e conducono direttamente al moto alterno di più corpi – moto planetario, ecc. , astronomia, equilibrio, – temporaneo o apparente entro il movimento stesso. il risultato reale di questo tipo di movimento è però in conclusione sempre – il contatto dei corpi in movimento, essi ricadono gli uni sugli altri.
(c) Meccanica del contatto – corpi che si toccano, meccanica comune, leva, piano inclinato, ecc. Ma il contatto non esaurisce con ciò i suoi effetti. Esso si estrinseca direttamente in due forme: attrito e urto. Entrambi hanno la proprietà di generare, a un dato grado di intensità, e in determinate circostanze, effetti nuovi, non più semplicemente meccanici: calore, luce, elettricità, magnetismo.

(2) Fisica propriamente detta, scienza di queste forme di movimento, la quale, dopo aver indagato ogni di intensità, constata che queste forme indeterminate circostanze trapassano l’una nell’altra, e alla fine trova che tutte quante, a un determinato grado di intensità, che varia secondo i differenti corpi in movimento, producono effetti che esulano dalla fisica, mutamenti nella struttura interna dei corpi – effetti chimici.

(3) Chimica. Per l’indagine delle forme di movimento prima accennate era cosa più o meno indifferente che venisse fatta su corpi animati o inanimati. I corpi inanimati manifestano perfino i fenomeni al loro stato più puro. La chimica invece può conoscere la natura chimica dei corpi più importanti solo su materie sorte dal processo vitale; suo compito principale diventa sempre più la preparazione artificiale di queste materie. Essa costituisce il passaggio alla scienza dell’organismo, ma il passaggio dialettico può essere attuato solo quando la chimica abbia già compiuto il passaggio reale o stia per compierlo.

(4) Organismo – qui per ora non entro in questioni di dialettica”(21).

Engels concludeva, “tu te ne stai seduto là al centro delle scienze naturali” – un riferimento scherzoso al fatto che Marx risiedeva temporaneamente nella pensione dove viveva Schorlemmer –   il che l’avrebbe posto nella migliore posizione per giudicare la validità di simili considerazioni.

Si trattava effettivamente di questioni dialettiche. La materia è in costante movimento. Sotto determinate condizioni, i mutamenti di spazio e tempo divengono mutamenti qualitativi – l’energia meccanica si trasforma in calore, luce, elettricità o magnetismo. I mutamenti fisici, a loro volta, producono cambiamenti chimici, questi ultimi danno origine a organismi viventi. Ad ogni “passaggio dialettico” emerge qualcosa di completamente nuovo.

Se, come affermato da alcuni critici, Marx rigettava l’applicazione della dialettica alla natura non umana, Engels avrebbe dovuto aspettarsi e ricevere critiche taglienti – non essendo Marx mai stato riluttante alla discussione. Ma egli non obiettò, né diede per scontato che la sua comprensione della dialettica lo qualificasse per giudicare il pensiero di Engles sulle scienze naturali. Invece, egli replicò di aver imparato molto dalla lettera di Engels (“mi è stata di grande edificazione”) ma non si sarebbe “avventurato in giudizi prima di aver avuto il tempo di riflettere sull’argomento e consultare le ‘autorità'”(22). Laddove con “autorità”, ovviamente, si intendeva Carl Schorlemmer – preferendo Marx, circa tali questioni, affidarsi ad un professionista. La sua lettera così si conclude: “Schorlemmer ha letto la tua lettera e si è detto nell’essenziale d’accordo con te, ma si riserva il giudizio su alcuni dettagli”.

Marx restituì ad Engels la lettera con delle note aggiunte dal chimico. Accanto al primo punto, riguardante l’indagine della materia in moto, intesa come oggetto principale delle scienze naturali, Schorlemmer scriveva, “Molto bene, è il mio stesso punto di vista. C.S.”. Affianco alla discussione del moto meccanico: “Esatto”. Accanto al paragrafo sul cambiamento chimico come origine della vita:  “Questo è esattamente il punto!”. E ancora, affianco al commento di Engels sul suo non voler speculare circa gli organismi, Schorlemmer, all’altezza del suo soprannome Jollymeier, scarabocchiava “Né sarò io a farlo. C.S.”(23).

I tre socialisti ebbero occasione di discutere a lungo questi ed altri argomenti correlati, nel corso delle frequenti visite reciproche. Le ” cose dialettiche” evocate da Engels, in forma maggiormente sviluppata e dettagliata, avrebbero costituito i temi centrali di due grandi progetti degli anni Settanta dell’Ottocento: le bozze incomplete e le note pubblicate tempo dopo la sua morte col titolo Dialettica della natura, e l’influentissimo La scienza sovvertita dal signor Dühring (meglio noto come Anti-Dühring), scritto e pubblicato nel 1876-78, che si occupa ampiamente della dialettica e delle scienze naturali. Sebbene il contributo di Schorlemmer a tali opere non sia stato riconosciuto nel testo – probabilmente per non pregiudicarne la carriera o metterne in pericolo la famiglia in Germania – esso è stato senza dubbio considerevole.
Engles in seguito avrebbe scritto che di aver letto ad alta voce l’Anti-Dühring a Marx prima della pubblicazione, e che quest’ultimo era d’accordo con lui. I critici che citano tale opera come esempio dei disaccordi fra i due hanno accusato Engels di mentire in proposito. Paul Thomas, per esempio, parla di “affermazione bizzarra, poiché Marx all’epoca in cui fu scritta non era inabile o costretto a letto, e l’ascolto dei suoi pesanti contenuti avrebbe messo a dura prova la pazienza di Giobbe”(24). Si tenga a mente, tuttavia, che l’Anti-Dühring venne pubblicato a dispense nel corso di due anni, e considerato ciò che sappiamo del loro rapporto di lavoro, è probabile che Engels e Marx – e Schorlemmer, quando si trovava a Londra – abbiano letto insieme le bozze scritte a mano. Il modo più semplice di fare ciò per Engles sarebbe stato appunto di leggerle a voce alta.

Va notato, inoltre, che Marx stesso contribuì all’Anti-Dühring con un capitolo sull’economia, e che nel 1880 scrisse un’introduzione a tre capitoli del libro pubblicati separatamente col titolo L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza. È difficile credere che l’avrebbe fatto per un libro da lui non letto, tanto meno per uno sul cui contenuto era in fondamentale disaccordo.

Questi lunghi anni di scambi intellettuali tra Marx, Engels e Schorlemmer non furono a senso unico. La copia di Marx del Treatise on Chemistry  di Schorlemmer  contiene una nota scritta a mano dall’autore sul frontespizio nella quale si riconoscono “le numerose correzioni  ed alcuni suggerimenti… da parte di Karl Marx”(25).

Nel 1885, Schorlemmer riferì ad un giornalista della rivista  Revue Scientific che “se i chimici riusciranno mai ad ottenere artificialmente delle proteine, sarà in forma di protoplasma vivente” e “che l’enigma della vita può essere risolto solo dalla sintesi delle proteine”(26). Un concetto tratto direttamente dall’Anti-Dühring. Engles avrebbe commentato presentando tale speculazione come il suo stesso punto di vista, “Schorlemmer ha fatto una cosa coraggiosa, perché se cade nel vuoto, la colpa andrà a lui, mentre se dovesse prendere piede, sarà lui il primo a darmene credito”(27).

In seguito, durante la preparazione della seconda edizione del suo volume The Rise and Development of Organic chemistry, Schorlemmer aggiunse una citazione dall’Anti-Dühring – dando così pieno credito ad Engels – al fine di spiegare come la quantità si tramuta in qualità nei vari idrocarburi: “ogni nuovo membro è posto in essere mediante l’aggiunta di CH2 alle molecole del precedente, e questo mutamento quantitativo nella molecola produce ogni volta un corpo qualitativamente differente”(28).

Dopo la morte di Schorlemmer nel 1882, Engels rimarcò quanto sarebbe stato difficile trovare un biografo in grado di rendere giustizia alla sua vita. Ciò avrebbe richiesto qualcuno “che sia non solo un chimico, ma anche un socialdemocratico, e non solo un socialdemocratico ma anche un chimico, e ancora, un chimico che abbia intrapreso un’accurato studio della sua disciplina sin dai tempi di Liebeg”(29). Si tratta, ovviamente, di una descrizione di Schorlemmer stesso, un uomo il cui talento non comune gli permise di lavorare con Marx ed Engels nello sviluppo di un pensiero che integrasse intuizioni provenienti dalle scienze sociali e da quelle naturali.


Colmare il divario


In un a celebre conferenza tenuta all’Università di Cambridge, nel 1959, il romanziere e scienziato britannico C.P. Snow deplorava la divisione del mondo accademico in “due culture”, con le scienze naturali da un lato e quelle umane dall’altro, separate da “un divario di mutua incomprensione”(30). Per quanto ponesse in questione entrambe le parti, egli era particolarmente indignato dall’atteggiamento di arrogante sufficienza mostrato da molti specialisti delle scienze umane nei confronti della scienza e degli scienziati.

All’epoca delle affermazioni di Snow, una parte della sinistra in ambito accademico, in Europa occidentale e negli Stati Uniti, era affetta da una versione del virus delle “due culture”, e la patologia da allora si è diffusa ed aggravata. Nel momento in cui un importante accademica di sinistra definisce l’ecologia “il nuovo oppio dei popoli”, ed un altro descrive quello di antropocene come “il concetto ecologista più pericoloso dei nostri tempi” – e nessuno dei due parrebbe aver letto la letteratura scientifica di riferimento in proposito – ci si trova chiaramente di fronte ad un pregiudizio antiscientifico e non ad analisi ragionate(31).

Il loro rapporto con Schorlemmer dimostra quanto Karl Marx e Friedrich Engels sarebbero stati insofferenti nei confronti dei tentativi di edificare muri politici e filosofici tra le scienze sociali e quelle naturali. Come scrissero nel 1844, nel primo resoconto pienamente sviluppato del materialismo storico “Noi conosciamo un’unica scienza, la scienza della storia. la storia può essere trattata su due versanti, può essere suddivisa in storia della natura e in storia dell’uomo. Entrambi i lati non devono essere scissi: finché esistono uomini, la storia della natura e la storia dell’uomo si condizionano vicendevolmente”(32).

Quando Marx ed Engels scrivevano queste parole stavano sviluppando le basi del socialismo scientifico. Un principio fondamentale di tale filosofia è che il pensiero isolato dalla pratica è privo di senso: “E’ nell’attività pratica che l’uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero. La disputa sulla realtà o non-realtà di un pensiero che si isoli dalla pratica è una questione puramente scolastica.”(33). Ciò che stavano impostando può dunque essere meglio inteso come una serie di ipotesi da testare nel mondo reale.

Per il resto della loro vita, Marx ed Engels avrebbero messo alla prova le loro idee sul funzionamento del mondo e sul suo cambiamento, attraverso la partecipazione attiva al movimento operaio e tramite un intenso studio della storia, dell’economia e, sopratutto, delle scienze naturali. Questo non solo al fine di soddisfare una curiosità intellettuale, sebbene ne avessero in abbondanza, bensì perché consapevoli dell’impossibilità di comprendere, e combattere, il capitalismo senza una rigorosa e approfondita conoscenza del contesto materiale in cui esso si è sviluppato e potrà cambiare in futuro. Entrambi, insieme a Carl Schorlemmer, ritenevano che lo studio scientifico della natura fosse inseparabile dalla lotta per un mondo migliore.

Note
  1. Paul Thomas, Marxism and Scientific Socialism: From Engels to Althusser (New York: Routledge, 2008), 11, 45.
  2. Terence Ball, “Marx and Darwin: A Reconsideration,”Political Theory 7, no. 4 (1979): 478.
  3. Terrence Ball, “Marxian Science and Positivist Politics,” in Terence Ball e James Farr, a cura di., After Marx (Cambridge, UK: Cambridge University Press, 1984), 235.
  4. Kohei Saito, “Why Ecosocialism Needs Marx,”Monthly Review 68, no. 6 (Novembre 2016): 60.
  5. Kohei Saito, “Marx’s Ecological Notebooks,”Monthly Review 67, no. 9 (Febbraio 2016): 25–26.
  6. Un’importante eccezione alla generale sottovalutazione del contributo di Carl Schorlemmer al marxismo si può trovare in John L. Stanley e Ernest Zimmerman, “On the Alleged Differences Between Marx and Engels,” in John L. Stanley, Mainlining Marx (New Brunswick NJ: Transaction, 2002), 31–61. W. O. Henderson’s The Life of Friedrich Engels (Londra: Cass, 1976) comprende un buon ritratto biografico, ma non dice niente riguardo al contributo di Schorlemmer alla teoria marxista.
  7. Henderson, Life of Friedrich Engels, vol. 1, 262–71.
  8. Nel suo elogio funebre per Schorlemmer, Engels affermava di averlo incontrato all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento, ma la sua prima menzione del chimico è contenuta in una lettera a Marx datata 6 marzo 1865. Karl Marx and Frederick Engels, Collected Works [MECW], vol. 42 (Londra: Lawrence and Wishart, 1987), 117. Engels a Marx, 10 maggio 1868, MECW, vol. 43 (Londra: Lawrence and Wishart, 1988), 33.
  9. Frederick Engels, “Karl Marx’s Funeral,” MECW, vol. 24 (Londra: Lawrence and Wishart, 1989), 471. La traduzione è tratta da Philip Foner, a cura di., Karl Marx Remembered (San Francisco: Synthesis, 1983), 43.
  10. Engels ad Eduard Bernstein, 27 febbraio 1883, MECW, vol. 46 (Londra: Lawrence and Wishart, 1992), 446.
  11. MECW, vol. 27 (Londra: Lawrence and Wishart, 1990), 305.
  12. Engels a Marx, 6 marzo 1865, MECW, vol. 42, 117.
  13. MECW, vol. 27, 305.
  14. Theodore Benfey e Tony Travis, “Carl Schorlemmer: The Red Chemist,” Chemistry and Industry, 15 giugno 1992, 441–44.
  15. Marx ad Engels, 13 febbraio 1866. MECW, vol. 42, 227
  16. John Bellamy Foster, Marx’s Ecology (New York: Monthly Review Press), 2000.
  17. Marx ad Engels, 7 dicembre 1867, MECW, vol. 42, 495; Marx ad Engels, 3 gennaio 1868, MECW, vol. 42, 507–08.
  18. Marx ad Engels, 4 febbraio 1868, MECW, vol. 42, 536.
  19. La lettera indirizzata a Schorlemmer non si è conservata, tuttavia Marx dichiara la sua intenzione in Marx ad Engels, 11 febbraio, 1870, MECW, 43 (Londra: Lawrence and Wishart, 1988), 426. All’epoca il fulmicotone era troppo instabile per usi pratici. Una variante sicura, nota come cordite, venne brevettata nel 1889.
  20. Engels, “Carl Schorlemmer,” MECW, vol. 27, 305.
  21. Engels a Marx, 30 maggio 1873, Marx-Engels, Opere Complete, vol. XLIV, 84-85.
  22. Marx ad Engels, 31 maggio 1873, MECW, vol. 44, 500, 503.
  23. MECW, vol. 44, 500–01, include, come note a piè di pagina, commenti a margine di Carl Schorlemmer.
  24. Thomas, Marxism and Scientific Socialism, 46.
  25. Stanley, Mainlining Marx, 51.
  26. MECW, vol. 47 (Londra: Lawrence and Wishart, 1997), 602n.
  27. Engels a Paul Lafargue, 19 maggio 1885, MECW, vol. 47, 289.
  28. Carl Schorlemmer, The Rise and Development of Organic Chemistry, edizione rivista,(London: Macmillan, 1894), 142. Questa edizione venne curata da Schorlemmer ma fu pubblicata dopo la sua morte.
  29. Engels a Ludwig Schorlemmer, 1 dicembre 1892, MECW, vol. 50 (Londra: Lawrence and Wishart, 2004), 45.
  30. C. P. Snow, The Two Cultures and the Scientific Revolution (New York: Cambridge University Press, 1961), 4.
  31. Liz Else, “Slavoj Žižek: Wake Up and Smell the Apocalypse,”New Scientist, August 25, 2010. Jason W. Moore, “Name the System! Anthropocenes & the Capitalocene Alternative,” Jason W. Moore blog, October 9, 2016, http://jasonwmoore.wordpress.com.
  32. Karl Marx e Frederick Engels, “L’ideologia tedesca” (1847), (Milano: Bompiani, 2011), 1577.
  33. Karl Marx, “Tesi su Feuerbach”, www.marxists.org

Nessun commento:

Posta un commento