Mai come oggi, nelle nostre società occidentali così
apparentemente libere, è doveroso stare in guardia e ricordare l’insegnamento
di Platone, il quale era ben consapevole che è proprio dalla democrazia che può
nascere, attraverso un processo di degenerazione, la tirannide. Evidentemente
non c’è e non può esserci esercizio effettivo della libertà quando i mezzi di
comunicazione di massa, nel senso specifico che «massificano» l’individuo, o
che «portano all’ammasso» non solo l’intelletto, ma anche la sensibilità
dell’uomo, esprimono tutta la loro potenza non solo di informazione, ma anche
di «formazione»: l’uomo perde in questo modo la propria autonomia, finendo con
l’essere ridotto alla stregua di un «minorenne» eterodiretto, incapace di
servirsi autonomamente della propria ragione e del proprio sapere, comunque
subordinato ai meccanismi di una tecnica che, seppure figlia dell’uomo stesso,
progredisce in maniera più veloce rispetto alle capacità umane di assorbirla.
Ecco perché i rischi sono quelli di un nuovo totalitarismo, ancora più
insidioso e totalizzante in quanto proveniente dai sottili meccanismi di
funzionamento di una società in superficie democratica, che non perde occasione
per ribadire la centralità dell’uomo e dei suoi bisogni, ma che in realtà
finisce col ridurlo a mezzo e strumento per interessi economici e di potere.
Una forma di totalitarismo che, in aggiunta, si rivela ancora più completa in
quanto unisce i due aspetti che finora erano stati attribuiti ai regimi
liberticidi moderni: la capacità massificante e omologante unita a quella
atomizzante ed estraniante.
L’universo dei nuovi media, pensiamo in particolare a
Internet, massifica l’uomo in quanto ne omologa i gusti e le facoltà di
percezione e pensiero, nel momento stesso in cui lo atomizza poiché,
fornendogli l’illusione di poter entrare in comunicazione col mondo intero e
con un numero illimitato di persone (e di informazioni), lo tiene in realtà
chiuso tra le quattro pareti di casa propria, sempre più disabituato a
coltivare rapporti diretti e ad incontrarsi con altri individui per dibattere,
ragionare ed eventualmente organizzarsi. Siffatto individuo, esposto alle
forze omologanti e isolanti esercitate dai nuovi mezzi di comunicazione,
finisce col venire «eterodiretto» fin dal suo rapporto più ordinario con i più
elementari meccanismi di funzionamento dei mass media: nella vita reale l’uomo
è libero di seguire in maniera indipendente i propri processi di associazione,
mentre, per esempio nell’interazione col computer, con i rimandi ai vari link
gli viene di fatto richiesto di seguire delle «associazioni pre-programmate»,
in altre parole di seguire «la traiettoria mentale del programmatore». Ecco
allora che, a distanza ormai di quasi un secolo, si pone su un piano ulteriore
(mutatis mutandis) la discriminante già vista, quella fra il «credere,
obbedire, combattere» della propaganda fascista e quanto proprio Gramsci
scriveva come epigrafe all’OrdineNuovo: «Istruitevi, perché avremo bisogno di
tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il
nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra
forza!».
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