Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo. - Emiliano Gentili, docente alla scuola secondaria, è un attivista e uno studioso di problematiche economiche e sociali.
Premessa: come siamo arrivati alla situazione attuale?
Le condizioni di vita e di lavoro sono decisamente peggiorate dopo la pandemia. Anche gli strumenti di controllo sulle maestranze sono stati intensificati e con essi le norme, i codici di comportamento, l'obbligo di riservatezza e fedeltà aziendale.
I mesi pandemici hanno rappresentato una svolta anche se la stragrande maggioranza di noi era impegnata a salvarsi la vita, a scappare da luoghi affollati nella ricerca di qualche dispositivo di protezione individuale, lavorando in smart con decurtazioni economiche o perfino rinunciando a settimane di salario per evitare i contagi.
Dalla pandemia in poi gli aiuti statali alle imprese sono stati strumenti indispensabili per scongiurare la crisi, o meglio per rinviarne gli effetti deflagranti e tamponare una situazione economica e sociale devastante. Ma negli anni pandemici numerose aziende di determinati settori hanno accumulato enormi profitti e distribuito maggiori dividendi tra gli azionisti, mentre crescevano le disuguaglianze economiche, sociali e salariali ma anche la ricchezza indirizzata ai profitti.
Si diffondono ammortizzatori sociali (di scarsissima entità), sgravi e aiuti alle imprese, deboli piani statali di sostegno al reddito familiare… e da lì prendono le mosse le politiche di bonus, che ormai dominano a livello locale modificando radicalmente modalità e prospettive del welfare, individualizzando le prestazioni erogate attraverso il ricorso alla monetizzazione o a dei servizi che poi si traducono in buoni alimentari, sconti in bolletta, sgravi fiscali alle imprese, fino al taglio delle tasse sul lavoro.
Questa premessa è indispensabile per comprendere da dove inizi la recrudescenza di una crisi sistemica, percepibile in realtà già da molti anni ma nascosta dietro l’illusione che delocalizzando le produzioni o costruendo un variegato sistema di appalti e subappalti all'ombra del pubblico e del privato si sarebbe raggiunto un fondamentale obiettivo: la riduzione del costo del lavoro. Come? Creando una forza lavoro di serie A e una di serie B, destinando intere filiere produttive alla gestione indiretta attraverso il sistema delle cooperative (vere o spurie che fossero\siano), creando un mix tra delocalizzazioni, appalti al ribasso, riduzione del costo del lavoro, incrementando i ritmi, alimentando un sistema di controllo sulle maestranze (fino all’inserimento nel codice penale di nuovi reati che prevedono pene pesanti e sono costruiti ad arte contro i picchetti davanti ai cancelli dei magazzini logistici) e diffondendo, in tal modo, paura e rassegnazione. E al contempo anche nella Pubblica Amministrazione venivano introdotti un clima da caserma e l'obbligo di fedeltà aziendale.
Lo stravolgimento dello Statuto dei lavoratori è servito anche a questo, a facilitare i licenziamenti individuali senza l'obbligo della riassunzione, eccezion fatta per casi veramente eccezionali, e in fondo anche gli aumenti delle malattie professionali e degli infortuni, nonché l’alto numero di morti sul lavoro,sono la conseguenza di questo stato di cose.
Questa premessa, allungatasi in corso di scrittura, si rende indispensabile per capire cosa è realmente accaduto nei luoghi di lavoro e come siamo arrivati alla situazione odierna per focalizzare l'attenzione sulle singole questioni era prima necessaria qualche considerazione preliminare.