
Ma nello stesso tempo, l’uso della parola class, nell’inglese
corrente, ricorda anche che in quel Paese il movimento operaio, pur forte e
glorioso in certe fasi, è rimasto quasi sempre subalterno; e che il concetto e
sentimento dell’autonomia di classe dei lavoratori, morale prima ancora che
politica, è rimasto, colà, marginale. Il senso proprio di “classe”, che appunto
non significa appartenenza a un certo gruppo, categoria, ambiente, ma si
riferisce ai rapporti di produzione e alla forma capitalistica della
riproduzione sociale complessiva [2], non è entrato, là, nel
senso comune. [3] E proprio perciò, che ci siano “classi” - nel
senso di stratificazioni, di un alto e un basso a lor volta graduati, e
di una potenza e miglior qualità inerente all’ “alto” è, invece,
fortissimamente, nel senso comune, (di cui massimo e miglior testimonio è
appunto la lingua). Infatti, “class” tutto significa,
dalla evidente e ammessa superiorità dei ricchi e potenti - la upper
class (noi diciamo talvolta “i padroni”, ma quest’espressione non
riconosce superiorità!), alle classificazioni più o meno fondate di varie
teorie sociologiche, e poi anche giù giù fino a quelle vanità
sciocchistico-pubblicitarie, per cui una certa automobile o un paio di scarpe
esprimerebbe la vostra “classe” (buon pro’ vi faccia...) - E non è un caso,
probabilmente, che sempre l’inglese corrente, solo fra le lingue europee
(dall’italiano al francese al tedesco al russo...) non abbia
due termini per dire “popolo” e, invece “gente”. Tutto quanto è people,
“la gente” “gli individui al plurale” - in buona armonia, a pensarci bene, con
quell’altro aspetto: poiché dove tutto è class, insieme gerarchia,
strato, ceto, stile di vita, come può esserci e agire, ed esser soggetto
politico in opposizione ai suoi dominatori, un’ entità che sia non lower
class, o plebe, ma davvero “popolo”? [4] - Così. anche in questi tratti del linguaggio
si manifesta la egemonia plurisecolare della borghesia inglese [5].