sabato 1 febbraio 2025

La Cina, forza motrice principale del socialismo mondiale - Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

Da: https://www.facebook.com/lacinarossa - Daniele BurgioMassimo LeoniRoberto Sidoli, autori dei libri: Ratzinger o fra Dolcino? L’effetto di sdoppiamento nella religione occidentale; Microsoft o Linux? Scienza, tecnologia ed effetto di sdoppiamento; Leggi economiche universali e comunismo; Filosofi di frontiera; Pitagora, Marx e i filosofi rossi.

Vedi anche: Marxismo in Cina e la via cinese al socialismo 

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Con l'epocale ed eroica vittoria sul nazifascismo genocida nei confronti di ebrei, rom e comunisti, si assistette a un successo imperituro di cui hanno sicuramente il merito essenziale, (ivi compresa la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945) il popolo sovietico, l'Armata Rossa e il partito bolscevico allora diretto da Stalin, consolidando tra l'altro il loro ruolo, già acquisito in precedenza a partire dalla vittoriosa e ben armata pratica di massa dell'Ottobre Rosso del 1917, principale centro di gravità del movimento comunista e del socialismo su scala planetaria. 

Un passato glorioso, sicuramente, ma come esso si connette con la nostra epoca attuale?
Più nello specifico, la Cina contemporanea svolge una funzione analoga nel Ventunesimo secolo e all'inizio del terzo millennio, nello scontro titanico e ormai plurisecolare che dal 1917 vede opposti socialismo e imperialismo? 

A tal proposito esamineremo lo scenario contemporaneo internazionale e, in seguito, il rapporto organico di Pechino con il marxismo; poi passeremo al peso dominante della sezione collettivistica nell'economia cinese, allo stimolo positivo che a livello globale stanno già ora suscitando i successi produttivi, sociali e tecnologici della Cina prevalentemente socialista (triplicazione dei salari operai cinesi dal 2004 al 2016, computer quantistici, 5G e 6G per cellulari, stazione orbitante cinese, ecc.) e, infine, al ruolo decisivo svolto da Pechino contro l'unipolarismo egemonico di Washington su scala planetaria. 

venerdì 31 gennaio 2025

Tassazione e interesse (solo per astronomi esperti). Cronache marXZiane n. 16 - Giorgio Gattei

Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna. 


I precedenti: 

http://www.maggiofilosofico.it/il-prestito-e-le-tasse-anche-cronache-marxziane-n-15 

Sulla “follia babilonese” di John Maynard Keynes, ovvero: la verità, vi prego, sulla moneta. Cronache marXZiane n. 14 http://www.maggiofilosofico.it/40538-2  

Dal prestito alle “tavolette” dei Sumeri (con le equazioni di Dgiangoz). Cronache marXZiane n. 13 - 

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1. Dgiangoz, comincia tu!

Dgiangoz è il mio consulente in analisi logica marXZiana che, interpellato, così mi ha risposto:

– Sei tornato da me? Non ti fidi delle tue sole competenze? Ne prendo atto e ti vengo incontro. Rispetto ai miei interventi precedenti, adesso in quel dominio di Saggio Massimo del pianeta Marx in cui sei finito e dove, pur impiegando lavoro, non si pagano salari, le due sole merci prodotte (una “base” e una “non-base” secondo la nomenclatura introdotta da Piero Sraffa nel libro del 1960), invece di essere grano e tulipano sono diventate orzo e birra, ma questo cambia poco dato che l’orzo è una “merce-base” in quanto necessaria per produrle entrambe, mentre la birra è una “merce-non base” addirittura assoluta perché non serve nemmeno a produrre se stessa (che fai della birra se non berla?). Più interessante è invece la sostituzione, nella funzione d’intermediazione tra le due produzioni, del Palazzo al posto del Tempio, il che ti ha consentito di attribuirgli la doppia funzione di tassare il produttore d’orzo (d’ora in poi l’“orziere”) per poi prestare al produttore di birra (d’ora in poi il “birraio”) quel gettito fiscale così raccolto. Però hai strafatto nel supporre che il Palazzo prelevi l’intero profitto massimo dell’orziere per girarlo integralmente e gratuitamente al birraio. Certamente, così facendo, hai raggiunto d’assalto l’equilibrio di bilancio tra le entrate e le uscite del Palazzo:

R a11 Q1 = a12 Q2

dove a11 e a12 sono i coefficienti unitari delle due produzioni, Q1 e Q2 le quantità rispettivamente prodotte ed R è il Saggio Massimo del profitto, ma non ti parrebbe più plausibile che il Palazzo prelevi a titolo d’imposta soltanto una percentuale del profitto massimo dell’orziere secondo una aliquota fiscale (t < 1, mentre sul prestito al birraio si facesse pagare un interesse secondo un tasso i > 0? Però, così facendo, ne sarà modificato quell’equilibrio di bilancio del Palazzo da te dedotto che dovrà essere ripensato tenendo comunque conto che le tasse sono pagate soltanto dall’orziere produttore della merce-base, mentre l’interesse è pagato soltanto dal produttore della merce non-base, cioè dal birraio.

mercoledì 29 gennaio 2025

Lenin l'eterno vivente - Alessandra Ciattini

Da: la Città Futura - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 
Riccardo Zipoli è professore emerito di Lingua e letteratura persiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha insegnato Lingua e letteratura persiana (1975-2018) e Ideazione e produzione fotografica (2010-2018). -



Con la professoressa Alessandra Ciattini presentiamo il libro "Lenin l'eterno vivente" a cura di Riccardo Zipoli.


      

lunedì 27 gennaio 2025

L’Europa ostaggio di una guerra tra oligarchie - Elena Basile

Da: Il Contesto - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. (https://www.facebook.com/elena.basile11

L’intervista trasmessa in diretta su Twitter/X che la leader di Alternative für Deutschland Alice Weidel ha rilasciato a Elon Musk ha prevedibilmente sollevato un’ondata di polemiche. Non soltanto perché il colloquio era stato anticipato da un endorsement del magnate a favore dell’astro nascente della politica tedesca pubblicato sul quotidiano «Welt am Sonntag», ma anche per le prese di posizione della stessa Weidel. Musk sta in altri termini tirando la volata ad Afd, dopo aver attaccato il cancelliere tedesco Olaf Scholz ed espresso pubblicamente appoggio al partito Reform United Kingdom e al governo italiano guidato da Giorgia Meloni, suscitando reazioni stizzite in tutto il “vecchio continente”. Sono in molti a ritenere che l’atteggiamento di Musk configuri una indebita ingerenza negli affari europei, da contrastare con ogni mezzo disponibile. L’intervista alla Weidel è stata passata al vaglio dei regolatori di Bruxelles, chiamati a rilevare eventuali violazioni del diritto comunitario intese ad assicurare una maggiore visibilità, e quindi un indebito vantaggio elettorale, ad Alternative für Deutschland rispetto ai partiti rivali. Le preoccupazioni espresse riguardo possibili interferenze elettorali sono oggetto di dibattito e analisi da parte delle autorità europee, con il commissario europeo Thierry Breton che si è spinto a evocare la possibilità di procedere all’annullamento delle prossime elezioni tedesche in caso di irregolarità, dichiarando che «facciamo applicare le nostre leggi in Europa laddove queste rischiano di essere aggirate da interferenze […]. Lo abbiamo fatto in Romania, se necessario lo faremo in Germania». Parliamo di tutto questo assieme a Elena Basile, scrittrice, editorialista, collaboratrice de «Il Fatto Quotidiano» e diplomatica con all’attivo esperienze in Svezia e Belgio in qualità di ambasciatrice. (Giacomo Gabellini) 

                                                                          

domenica 26 gennaio 2025

Mosca punta sulla Libia per sostituire la Siria come trampolino per l’Africa - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria. 


La dislocazione delle truppe russe in Africa 


Il repentino crollo del regime di Bashar Assad in Siria ad opera delle milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham (provenienti da Al Qaeda e dallo Stato Islamico, sostenute dalla Turchia e da alcune petromonarchie) ha posto la Russia di fronte all’urgente necessità di riconfigurare il proprio schieramento militare allo scopo di non perdere il presidio nel Mediterraneo e la conseguente proiezione nel continente africano.

Il massiccio intervento militare russo del 2015 aveva impedito che le fazioni fondamentaliste avessero la meglio sulle forze governative e su quelle inviate dal cosiddetto “asse della resistenza” (Iran, Hezbollah, milizie sciite irachene), ottenendo in cambio l’ampliamento della base aerea di Khmeimim e della base navale di Tartus – concesse da Hafez Assad nel 1971 – fondamentali per l’invio delle armi e dei militari di Mosca nel Corno d’Africa e nel Sahel.

Ma la vittoria, in Siria, degli islamisti guidati da Ahmed al-Sharaa – che la Federazione Russia non ha voluto o saputo impedire – ha rimesso tutto in discussione. Il nuovo regime siriano e i suoi sponsor, certamente ostili alla Russia così come all’Iran, per ora stanno lanciando segnali discordanti sulla continuazione della presenza militare russa nel paese. Il nuovo leader, finora noto con il nome di battaglia di Abu Mohammad Al Jolani, ha lanciato messaggi distensivi e pubblicamente non ha mai chiesto la restituzione delle basi di Khmeimim e Tartus.

Al tempo stesso però Damasco ha bloccato l’importazione delle merci russe, insieme a quelle israeliane e iraniane, e non sono mancati gesti ostili nei confronti dei contingenti militari di Mosca che nelle scorse settimane hanno rapidamente abbandonato varie installazioni sparse nel paese per tornare in patria o raggiungere le due basi principali sulla costa mediterranea.

sabato 25 gennaio 2025

“Jenin come Jabaliya”. Gli abitanti temono di finire come i palestinesi di Gaza - Michele Giorgio

Da: https://pagineesteri.it - Giorgio Michele giornalista de Il Manifesto, direttore della rivista Pagine Esteri. Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. - 

Leggi anche: «10 miti su Israele» di Ilan Pappé - Michele Giorgio 


Pagine Esteri, 24 gennaio 2025  

Sono già centinaia i residenti del campo profughi di Jenin e delle aree adiacenti che hanno abbandonato le loro case spinti dalle intimazioni provenienti da droni israeliani dotati di altoparlanti. Nel frattempo l’esercito israeliano ha demolito diverse abitazioni dopo aver rioccupato la città tra lunedì notte e martedì con colonne di veicoli blindati e la copertura di elicotteri e droni.

Il pericolo immediato avvertito dagli abitanti è la possibile distruzione da parte dell’esercito del campo profughi considerato da Israele una roccaforte della resistenza armata e il rifugio per decine di combattenti di varie organizzazioni palestinesi, a cominciare dalla Brigata Jenin (Jihad). Si teme che la città diventi la “Jabaliya della Cisgiordania”, in riferimento alla città-campo profughi rasa al suolo da Israele durante quindici mesi di offensiva a Gaza.

Le ruspe blindate hanno già scavato le strade, rendendo difficile la circolazione in città, mentre centinaia di persone hanno abbandonato le loro case trascinando valigie o trasportando sacchetti di plastica con i loro effetti personali dopo aver affermato di aver ricevuto ordini di evacuazione. “Non volevamo andarcene”, ha raccontato Hussam Saadi, 16 anni all’agenzia Reuters. “Poi hanno mandato un drone nel nostro quartiere, dicendoci di lasciare il campo perché lo avrebbero fatto saltare in aria”. Israele nega di aver ordinato ai residenti di lasciare le proprie abitazioni, ma testimoni riferiscono che i droni hanno lanciato piccole bombe di avvertimento verso le case dove le famiglie avevano rifiutato di essere evacuate. Quindi i soldati le hanno costrette ad uscire, poi hanno bruciato alcune abitazioni.

venerdì 24 gennaio 2025

Il futuro di Gaza compromesso da una devastazione senza precedenti - Gabriele Repaci

Da: https://www.laluce.news - Gabriele Repaci Studioso del mondo islamico e del Vicino Oriente. Laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Milano, ha intrapreso una carriera che coniuga ricerca accademica e attività giornalistica. 


I quindici mesi di assedio e bombardamenti su Gaza, iniziati il 7 ottobre 2023, hanno trasformato l’area in un luogo inabitabile, lasciando la popolazione sopravvissuta a fronteggiare un futuro drammatico. L’inabitabilità non riguarda soltanto la distruzione fisica delle infrastrutture, ma anche una devastazione sociale, politica ed economica senza precedenti. I sopravvissuti sono costretti ad affrontare il trauma collettivo, la pulizia delle macerie e la ricostruzione di un tessuto sociale ormai lacerato. 

Un Ritorno all’Età della Pietra 

Le operazioni israeliane, secondo dichiarazioni di alti ufficiali, mirano a riportare Gaza a un “ritorno all’età della pietra”, un’espressione che sintetizza la portata della distruzione inflitta. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha attuato una strategia di devastazione sistematica, colpendo ogni aspetto della vita civile: scuole, ospedali, abitazioni, moschee e campi profughi palestinesi sono stati ridotti in macerie. Le condizioni di vita sono talmente insostenibili da spingere parte della popolazione a lasciare Gaza, mentre chi rimane è intrappolato in uno spazio inquinato e devastato, lottando per accedere ai beni essenziali. 

mercoledì 22 gennaio 2025

Trump ha bisogno di Putin, piaccia o meno - Il Contesto intervista Gianandrea Gaiani

Da: https://www.analisidifesa.it - Il Contesto -  Gianandrea Gaiani. Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. 

Mentre le forze armate russe si accingono a serrare l’accerchiamento di Pokrovsk, ultimo caposaldo della linea di difesa ucraina nel Donbass, l’amministrazione Biden impone l’ennesima tornata di sanzioni contro la Russia e il presidente iraniano Pezeshkian si reca a Mosca per formalizzare assieme al suo omologo russo Putin l’atteso accordo di partnership strategica, al culmine di un lungo e meticoloso processo di gestazione.

Sullo sfondo, continua a imperversare il dibattito tutto occidentale volto all’individuazione di vie d’uscita dal vicolo cieco ucraino che consentano di minimizzare la portata della sconfitta di Kiev.

Sulla rivista «The Atlantic», il politologo Robert Kagan, esponente di punta della compagine neoconservatrice e marito di Victoria Nuland, ha scritto che «l’Ucraina non perderà in maniera recuperabile e negoziata, con territori vitali sacrificati ma un’indipendenza mantenuta e protetta da garanzie di sicurezza occidentali.

Il Paese è invece chiamato ad affrontare una sconfitta totale, implicante perdita di sovranità e completa sottoposizione al controllo russo […]. Trump deve ora scegliere tra accettare una umiliante sconfitta strategica sulla scena mondiale o moltiplicare immediatamente il sostegno americano per l’Ucraina fintanto che c’è ancora tempo».

Lo stesso segretario generale della Nato Mark Rutte ha riconosciuto che l’Ucraina non è nelle condizioni per negoziare da una posizione di forza, ed ha aggiunto che «l’attuale 2% del Pil che i Paesi europei della Nato destinano al bilancio della difesa è irrilevante. La Russia sforna in soli 3 mesi la produzione che l’intera Nato da Los Angeles ad Ankara è in grado di sostenere nell’arco di un anno». Simultaneamente, il quotidiano israeliano «Haaretz» scrive che Steve Witkoff, inviato speciale di Trump in Medio Oriente, ha schiacciato politicamente Netanyahu imponendogli l’accettazione di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che sta suscitando grossi malumori all’interno del governo di Tel Aviv.

Sul versante americano, Trump ha invece espresso l’intenzione di rivedere radicalmente le relazioni con Canada, Groenlandia e Panama, conformemente a una politica che si richiama più o meno esplicitamente alla vecchia Dottrina Monroe. Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista telematica «Analisi Difesa».

Guarda il video qui sotto o a questo link.

domenica 19 gennaio 2025

GAZA. È cominciata la tregua, prima i raid aerei hanno ucciso altri 14 palestinesi -

Da:  https://www.facebook.com/michele.giorgio.5 -  https://pagineesteri.it 


GAZA. AGGIORNAMENTO Ore 17.15
La Croce Rossa conferma di aver ricevuto da Hamas tre ostaggi (tre donne). Saranno consegnati all'esercito israeliano. 90 prigionieri politici palestinesi (tra cui 69 donne) sono stati portati nel carcere di Ofer (Cisgiordania) in attesa della scarcerazione. 
(Michele Giorgio)


Con un ritardo di circa due ore rispetto all’orario previsto (7.30 italiane) è entrato in vigore a Gaza il cessate il fuoco tra Israele e Hamas concordato a Doha nei giorni scorsi.  Nelle prossime ore saranno liberati tre ostaggi israeliani e successivamente 90 prigionieri politici palestinesi.

In questo momento i palestinesi di Gaza, colpiti duramente da 15 mesi di pesanti bombardamenti israeliani, sono in strada a festeggiare la fine dei raid. Ma Gaza è stata quasi interamente distrutta e ha pagato l’offensiva israeliana, scattata dopo l’attacco di Hamas nel 7 ottobre 2023. Dall’inizio dell’offensiva israeliana fino alla tregua 46.913 palestinesi sono stati uccisi e 110.750 feriti. Migliaia sono dispersi. Lo riferisce il ministero della Salute di Gaza.

Questa mattina Israele, in reazione alla mancata consegna nei tempi previsti dei nomi degli ostaggi che verranno liberati, ha continuato i bombardamenti aerei uccidendo altre 14 persone.

Hamas da parte sua fa sapere di essere in attesa di una lista di detenuti palestinesi che saranno rilasciati oggi da Israele. “L’occupazione deve consegnarci i nomi di 90 prigionieri appartenenti alle categorie donne e minori che devono essere rilasciati il ​​primo giorno del cessate il fuoco”, afferma il movimento islamico aggiungendo che l’accordo prevede il rilascio di 30 prigionieri palestinesi in cambio di un ostaggio civile. Sono tre donne Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher che verranno liberate nelle prossime ore.

La felicità della gente di Gaza è incontenibile. Migliaia di sfollati stanno tornano alle loro case. Viaggiano su camion, auto e carretti o vanno a piedi tra le macerie  in particolare nella parte settentrionale della Striscia. “Le nostre case sono state spazzate via, monteremo una tenda qui e resteremo nel nostro quartiere, così potremo sentire che siamo tornati nella nostra casa”, ha detto Saleem Nabhan intervistato dalla Bbc.

L’Unrwa (Onu) riferisce che 4mila camion carichi di aiuti umanitari sono pronti a entrare a Gaza, la metà trasporta cibo e farina. Alemno 100 sono già entrati.

Intanto il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich esorta Israele ad “occupare Gaza e creare un governo militare temporaneo perché non c’è altro modo per sconfiggere Hamas”. “Rovescerò l’esecutivo se non tornerà a combattere per prendere l’intera Striscia e a governarla”, ha minacciato. L’altro ministro ultrazionalista Itamar Ben Gvir ha annunciato la sua uscita dal governo in reazione all’avvio del cessate il fuoco. 

CAMILLA RAVERA SU GRAMSCI, IL FASCISMO, IL SETTARISMO. UNA MAESTRA DI ANTIFASCISMO COMUNISTA -

Da: https://www.facebook.com/Acerbo Maurizio - Estratti da un'intervista a Camilla Ravera conservata presso l'Aamod archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico. - Su Camilla Ravera: nasceva il 18 giugno 1889. Tra i fondatori del Pci nel 1921. Fu la prima donna a guidare un partito. Tenne in piedi l'organizzazione del Pci quando venne messo fuorilegge durante il fascismo. Dopo le leggi fascistissime del 1926 e l’arresto di #Gramsci, si impegnerà per tenere insieme e in costante contatto i comunisti italiani, cercando di rafforzare l’organizzazione clandestina del Pci. Arrestata nel 1930 ad Arona (Novara) fu condannata a 15 anni e 6 mesi. Il pellegrinaggio tra carceri e confino fu infinito: Trani, Perugia, Montalbano Ionico, S. Giorgio Lucano, Ponza, Ventotene. Espulsa e poi riammessa tra le fila comuniste entrò in parlamento nel 1948 Dirigente politico nel dopoguerra, è eletta per 2 legislature alla Camera. Nominata senatrice a vita (prima donna in Italia) , muore a Roma nel 1988. Per saperne di piu’: https://anppia.it/antifascisti/ravera-camilla - Su Umberto Terracini : https://www.maurizioacerbo.it/blogs/?p=7127 

(Camilla Ravera, fondatrice con Gramsci, Terracini, Tasca e Togliatti dell'Ordine Nuovo e poi del PCI. Mussolini ordina il suo primo arresto nel novembre 1922, ma Camilla riesce a sfuggire alla cattura per quasi otto anni. Per un po’ di tempo si fa chiamare “Silvia”, poi, il suo nome in codice diventa “Micheli”, tanto che in molti, tra i fascisti che le danno la caccia, pensano di avere a che fare con un uomo. E' stata la prima donna nominata (era il 1927) segretaria di un partito. Diresse l'attività clandestina durante la dittatura fascista sino al 1930 quando, rientrata clandestinamente in Italia dalla Francia, fu arrestata e condannata a quindici anni e mezzo, trascorsi tra carcere e confino sino alla caduta del fascismo. Sempre vicina alle posizioni di Gramsci fu con Terracini espulsa dal suo partito dai compagni nel confino di Ventotene. Entrambi furono riammessi nel partito da Togliatti. Il provvedimento nei suoi confronti verrà ritirato soltanto dopo la Liberazione quando, nel maggio del l945, Togliatti arriva a Torino. È in federazione, attorniato dai compagni quando, con aria sorniona, chiede: 'E dov’è la Ravera?'. Qualcuno risponde imbarazzato che la Ravera non c’è, non può esserci perché non è più nel partito. E Togliatti: 'Ma non scherziamo... Chiamatemi la Ravera e non si parli più di quella sciocchezza'”. Nel 1947, con Ada Gobetti, del Partito d'Azione, fu tra le fondatrici dell'Unione Donne Italiane. Eletta in parlamento dal 1948 rimase una dirigente attiva fino a tarda età. Fu la prima donna nominata senatrice a vita. La nominò il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che con lei aveva condiviso il confino. Pertini rispose alle critiche in un'intervista tv https://www.youtube.com/watch?v=hAnvm7nlQ1Y ) Buona lettura! (Maurizio Acerbo)

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Gramsci prevedeva la presa del potere del fascismo. Era un po' isolato in questo. L'unico che gli dava ragione era Trotsky. Trotsky anche lui diceva che quando si arriva a un armamento di quella forza e di quella libertà, mentre la controparte è inerme e divisa è chiaro che questi arrivano al potere. Insomma, si discuteva di questo problema. Quello che stupiva soprattutto era Bordiga il quale diceva: “Lasciamo che vengono anche i fascisti, tanto Giolitti è sempre stato un governo borghese, Nitti un governo borghese, adesso quello che c'è è un governo borghese e anche i fascisti saranno un governo borghese, sarà la stessa cosa”. È strano. Bordiga era talmente settario nel concepire il movimento operaio, che per lui l'avversario si schierasse in qualunque modo e con qualunque forma, era l’avversario e basta. E quindi non c'era da preoccuparsi. 

P: Senza differenza di qualità? 

R: Senza differenza di qualità, il che è un grave errore politico, soprattutto tattico, da cui nascono poi tanti sbagli. Nacque lì la prima grande discussione tra Gramsci e Bordiga, che porterà alla rottura con Bordiga. Anche perché i fascisti daranno la dimostrazione che lui ha sbagliato. 

sabato 18 gennaio 2025

"Aqui no se rinde nadie". Tre giorni in Venezuela - Nicolò Monti

Da: https://www.facebook.com/nico12.666 - Nicolo-Monti già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). 

Leggi anche: La famiglia tradizionale non esiste. La rivoluzione della famiglia nella DDR - Nicolò Monti 


Percorrendo la strada che porta a Caracas, che si trova a mille metri sopra il livello del mare, la prima cosa che si nota sono le colline piene di case tutte ammassate tra loro, fatte di mattoni senza intonaco. Agli occhi di un occidentale che non sa esse sono la rappresentazione del fallimento del chavismo, ma chi sa comprende e sorride. Quando Chavez vinse le elezioni al posto dei mattoni c’era il fango e sulle carte geografiche al posto delle case venivano indicati generici campi agricoli. I cittadini che abitano quelle colline allora non erano tali, perché non censiti e poco più che fantasmi agli occhi dello stato liberale. Chavez ha dato dignità e cittadinanza, ha dato il voto e l’acqua corrente, l’elettricità e le mura in mattoni. Dal fango ai mattoni, il primo passo della rivoluzione bolivariana. 

Il Sur è un continente mistico e il Venezuela ne è una delle sue massime espressioni. Accanto ai muri con le effigi di Chavez e del PSUV, si staglia anche Cristo su manifesti enormi. Rivoluzione e cristianesimo, un connubio difficile da comprendere, quasi contraddittorio per noi europei, ma che nel Sur portano il nome di Camilo Torres e di Oscar Romero. Il collettivismo del cristianesimo delle origini si unisce al socialismo originale e grezzo dell’America Latina, incarnato nella patria di Simon Bolivar, el Libertador. Con queste convinzioni i tre giorni passati a Caracas, assieme ad altri 1000 delegati provenienti da 125 paesi, sono stati una conferma forte di quanto la Rivoluzione di Chavez sia oggi imprescindibile e che altresì molta strada abbia davanti a sé per la sua realizzazione. 

Il Venezuela è un paese dove la borghesia ancora mantiene un parte consistente dell’economia, tra i quali anche molti dei media del paese, che al contrario di ciò che si racconta non è nè censurata nè oppressa. La stessa opposizione è libera di manifestare, candidarsi e vincere. Basti ricordare le vittorie in città e regioni intere. Strana la dittatura dove chi si oppone vince le elezioni. Strana la dittatura che non impedisce l’opposizione di piazza e parlamentare. La democrazia venezuelana permette la costruzione di alternative al PSUV come è giusto normale che sia. Il problema sussiste quando l’opposizione perde e non accetta di farlo chiedendo non solo di autoproclamarsi vincitrice, ma appellandosi a paesi come gli USA per far invadere militarmente il proprio paese per annullare il processo elettorale. Questa non è democrazia e se sei certo dei brogli non chiedi l’invasione militare di paesi stranieri. Lo fai solo se sei emanazione di questi paesi. 

venerdì 17 gennaio 2025

Iran: il prezzo della Resistenza. Reportage - L'altro italiano in Iran

Da: https://contropiano.org - 

Il mio secondo viaggio in Iran per motivi familiari (mia moglie è iraniana e tutta la sua famiglia è residente in Iran) è stato più volte rimandato. L’ultima volta questa estate dopo l’escalation di tensione dovuto all’ omicidio da parte di Israele del leader Palestinese Haniye a Teheran.

Torno quindi per la prima volta dal 2019. E trovo un Paese che resiste, pagandone ovviamente il prezzo. Un prezzo salato.

Innanzitutto rispetto a 5 anni fa ho notato un reale e pesante isolamento internazionale: ero l’unico straniero in strada, a parte ovviamente gli immigrati Afghani, Pakistani ed Iracheni (che insieme rappresentano il 10% della popolazione totale in Iran).

Negli hotel di lusso della città si registrano presenze russe, cinesi e arabe, ma si tratta di pochissima cosa: l’isolamento bancario è ancora inaggirabile e l’Iran è finanziariamente sigillato nelle sue frontiere, dato che i turisti devono portarsi tutto il denaro di cui necessitano e cambiarlo in aeroporto. È impossibile anche fare un bonifico o un assegno per pagare l’albergo.

La mia permanenza ha fatto base in una media città di provincia, ad un’ora di viaggio da Teheran, nei giorni dell’arresto di Cecilia Sala, contropartita per l’arresto, per conto e su ordine degli Stati Uniti, del cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto per “possesso di materiale elettrico che potrebbe servire come componente di un drone”. Insomma un arresto basato su accuse fumose e capi d’imputazione non formalizzati, con l’Italia che dimostra ancora una volta di non essere un Paese sovrano ma una colonia statunitense.

Lasciando perdere considerazioni varie, è sulla situazione del Paese che vorrei concentrarmi, sulla generale propaganda che le nostre TV occidentali martellano, sul fatto che tale propaganda venga spesso rilanciata acriticamente anche da “antisionisti” facendo da grancassa alla propaganda israeliana ed all’Imperialismo euroatlantico.

mercoledì 15 gennaio 2025

La DISTRUZIONE del WEST e l'inserimento nel SISTEMA-MONDO - Alessandra Ciattini

Da: Ottosofia - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 



Seconda parte:

                                                                             

lunedì 13 gennaio 2025

La Guerra in Ucraina, i BRICS e l’Egemonia USA: Il Destino dell’Europa secondo Luciano Canfora

Da: Tracce Di Classe - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast


Il professor Luciano Canfora affronta assieme al nostro canale Tracce di Classe , i temi cruciali del nostro tempo, dall’ascesa del multipolarismo alle nuove sfide per la democrazia, passando per la propaganda, la decolonizzazione e la crisi del capitalismo. In questo dialogo ricco di spunti storici e prospettive critiche, esploriamo il ruolo della Cina nel panorama globale, l’influenza degli USA sull’Europa, e il futuro della sinistra di fronte all’avanzata delle destre. Un viaggio attraverso le grandi questioni geopolitiche e culturali del XXI secolo, imperdibile per chi vuole comprendere meglio il presente e immaginare il futuro.