
Ogni essere vivente
fin dalla nascita tende spontaneamente alla propria conservazione,
scegliendo le cose consone alla propria natura: questo è il punto di
partenza dell'etica stoica, che riconosce però all'uomo la capacità
di approfondire questo livello istintivo grazie all'opera del logos.
Questo è in grado di riconoscere l'ordine dell'universo e di
perseguire quindi il bene supremo nel volontario adeguamento al fato.
Vivere secondo natura significa in conclusione per l'uomo vivere
secondo il logos, sopprimendo tutte le passioni (piacere e dolore,
desiderio e paura) che turbano l'esercizio della ragione. Tutto ciò
che non tocca questa razionalità è «indifferente»: vita e morte,
salute e malattia, ricchezza e povertà; laddove possibile tuttavia
le cose consone alla propria natura vengono preferite, e sono anzi il
presupposto di quelle azioni «convenienti» che costituiscono la
normale vita sociale degli uomini.
Il primo impulso
L'etica stoica condivide con molte tendenze dell'etica antica sia uno stretto legame con il problema della felicità, sia una fondazione (per lo meno nella formulazione datale da Crisippo) nell'osservazione della realtà naturale. Il punto di partenza consiste infatti nell'osservare quale sia il «primo impulso» (próte hormé) nella natura dell'uomo e dei viventi in generale. Già le testimonianze evidenziano come questo punto di partenza sia determinato in polemica con Epicuro:
Affermano che il primo impulso per l'animale è tendere a conservare sé stesso, perché la natura fa sì che l'animale si appropri di sé fin dal principio (oikeióuses autó tes phýseos ap'archés), come dice Crisippo nel primo libro Sui fini, dove dice che il «primo proprio» (próton oikéion) per ogni animale è la sua costituzione e la coscienza di essa. Infatti non sarebbe verosimile né che la natura facesse alienare un animale da sé, né che dopo averlo fatto non lo facesse né alienare né appropriare. Resta dunque da dire che dopo averlo costituito lo faccia appropriare a sé stesso: così infatti respinge le cose dannose e cerca quelle appropriate.Ciò che alcuni [gli Epicurei] dicono, che il primo impulso degli animali vada verso il piacere, mostrano che è falso. Affermano infatti che il piacere, se mai esiste, è un prodotto successivo, quando la natura, dopo aver cercato le cose adatte, lo fornisce in sé e per sé alla costituzione: e in questo modo gli animali appaiono lieti e le piante fioriscono.In nulla, affermano, la natura differisce riguardo alle piante e riguardo agli animali, perché pur senza impulso e sensazione amministra anche le prime, e d'altra parte in noi alcune cose avvengono in modo vegetativo. Ma poiché agli animali in più si aggiunge l'impulso, servendosi di esso vanno verso le cose proprie. Dunque per questi vivere secondo natura corrisponde a farsi guidare dall'impulso, mentre, dato che il logos è dato agli esseri razionali per una più perfetta costituzione, vivere secondo natura diventa per essi esattamente vivere secondo logos. Infatti questo si aggiunge come artefice dell'impulso (SVF III.178).













