Ottavo cerchio dell’inferno dantesco in
fondo a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino. Poi la
strada non la trovi da te, sprofonda all’inferno, che però non c’è.
Solo un <buzzurro> {*} come Salvini che nella sua
ignoranza non sa nemmeno l’italiano, giacché “traditore” è chi consegna libri e
pensieri ai loro avversarî e il fellone che ha commesso tradimento nei
confronti della
patria;
della causa,o dei compari di una lotta
merita una dura punizione, fino alla morte, o per dirla con la severità di Dante “se le mie parole esser
dien seme, che frutti infamia al traditor ch’i’ rodo”. Ma i libri o i pensieri
di Carlo Azeglio Ciampi per chi e di chi erano? Certamente non per
proletari e comunisti, ma per banchieri e capitalisti internazionali, cui
semmai gli italiani si fossero omologati. E parimenti ciò è vero altresì per il
silente <convitato-di-pietra> Giorgio Napolitano, che qui non dovrebbe
entrare direttamente in gioco (ma che, come si dirà, <tomo tomo, cacchio
cacchio> si è dedicato e plasmato sugli stessi padroni e opposto ai medesimi
nemici). Quindi è palese l’ipocrisia del legaiolo – con il suo <cesso di
anima>, per dirla come il diavolo di Altàn – di manifestare “preghiera e
cordoglio” per la non prematura morte di Ciampi; lo storico e politico
analfabetismo del disumano guitto
<ruspista> lombardo ne delinea le magnifiche sorti, e regressive. Ossia
definire Ciampi “uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, come
Napolitano, Prodi e Monti” non sono “parole choc,
a caldo”, di Matteo
Salvini sulla morte del presidente emerito della repubblica, il
quale a dire del legaiolo “si porta sulla coscienza il disastro di 50 milioni
di italiani, e come per Napolitano è uno da processare come traditore”. E neppure
sono “parole miserevoli” come esclamano le anime-benintenzionate del Pd, anche
dell’asinistra di coloro-che-lastricano-le-vie-dell’inferno. Poiché costoro
fingono di non sapere mentre Salvini – è chiaro – non sa proprio chi siano
realmente, da decenni, né Ciampi né Napolitano e via con coloro che sempre <osservano-gli-ordini-superiori>.
{* per spiegare alcuni termini, per chi non lo sapesse, non è male apprendere
che buzzurro viene dal
tedesco antico Butzen (moderno Putzer), in linguaggio popolare riferito agli immigrati
che decisero di fermarsi tra l’Esquilino e la zona ex Macao del rione Castro
pretorio, come ancora oggi; allora erano circa il 10% della popolazione romana
dell’epoca. Vennero perciò chiamati spazzacamini; caldarrostari, ambulanti
castagnari, montanari alpini semianalfabeti che nella stagione autunnale delle
castagne scendono in pianura, per venderle fresche o arrostite (per cui preliminarmente
pulivano le canne fumarie) e pulitori in genere; in Italia centrale equivale,
estensivamente in senso figurato, a termini dialettali quali
<ciafrujoni>, confusionari, casinisti, pasticcioni, ingarbugliatori, che
confondono le idee; a parti invertite, è il corrispettivo dell’epiteto terroni che i <nordici> affibbiano
con violenza verbale analoga all’uso di <buzzurro>, ma provocatore di
doppiosenso rivolto ai <sudici> [non si dimentichi che
<tombini-di-ghisa> uscendo coperto di merda dalle fogne, nel 2009 a
Pontida; cantò stonando "senti che puzza, scappano anche i cani, sono
arrivati i napoletani"; e adesso, per catturare un pugno di voti ... <sudici>,
dopo la felpa per <lampedusa> si è fatto sùbito stampare un’altra felpa con
su scritto <amatrice>!!], La parola <terroni> (e varianti
dialettali) proviene dallo spagnolo terrones
(zolle di terra, zappate dai <contadini>),
che in un più remoto passato in Toscana non era riferita ai <lavoratori
agricoli> servi della gleba, ma invece riguardava originariamente una
disputa tutta interna alla classe padronale tra i <proprietari terrieri>,
<latifondisti>, che con la terra avevano solo un <rapporto di
proprietà> non avendola mai lavorata, zappata, e i <bottegai> che si
ritevano dominati e vessati da quegli altri, proprietari privati della natura}.