*Da: https://cambiailmondo.org/
Leggi anche: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gianni_min_la_civile_resistenza_del_venezuela/5496_20099/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/america-latina-e-caraibi/28033-venezuela
Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=SOFKsADFppA
Leggi anche: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gianni_min_la_civile_resistenza_del_venezuela/5496_20099/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/america-latina-e-caraibi/28033-venezuela
Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=SOFKsADFppA
(Caracas 03/05/2017 – Aggiornato 11/05/2017)
Da
circa un mese, ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del
Venezuela sono in corso manifestazioni di protesta portate avanti
dalla coalizione di partiti che si oppongono al Governo di Nicolas
Maduro.
Tali
manifestazioni spesso sono sfociate in violenti disordini che hanno
provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti, centinaia di
feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni
ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999, hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe alta e settori delle classi medie.
L’avversione della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il Governo “sperperasse” – a loro dire – ingenti risorse per le classi più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale miseria.
Questo
è il punto vero. Le classi più ricche, la classe alta e le classi
medie di questo paese non hanno digerito che i governi
socialdemocratici di Chávez e Maduro (1)
investissero ingenti risorse per permettere a tutti di usufruire di
una istruzione gratuita e di qualità fino ai più alti livelli
(scuola, università e studi post universitari); per incentivare la
sanità pubblica, in modo da permettere a tutti di potersi curare,
anche a chi non ha i mezzi economici per accedere alle costosissime
cliniche private; milioni di case popolari costruite per i più
emarginati e da sempre condannati a vivere nelle baraccopoli, nei
cinturoni della miseria che affollano le grandi città del Venezuela.
Ad oggi, il programma statale dedicato alla costruzione di case
popolari (denominato “Gran Misión Vivienda Venezuela”) ha
consegnato un milione e seicentomila appartamenti ad altrettante
famiglie che vivevano nelle baraccopoli e che mai avrebbero potuto
acquistare un appartamento.
Questa
classe media che protesta non ha mai digerito che lo stato
distribuisca alimenti di prima necessità a prezzi regolati, prima
attraverso i negozi statali appositamente costituiti (Rete Mercal,
Rete PDVAL e Supermercati Bicentenario) ed oggi attraverso i CLAP. Il
Governo ha creato i CLAP per superare gli inconvenienti, come le code
lunghissime che si formavano davanti ai negozi statali, che ad un
certo punto della “guerra economica”, scatenata dalle oligarchie,
erano gli unici a distribuire prodotti di prima necessità a prezzi
normali; tutti gli altri negozi privati, soprattutto i grandi
supermercati, prima hanno cessato di vendere, in tutto, o in parte, o
a rotazione, i principali prodotti alimentari e poi, quando sono
tornati a venderli, i loro prezzi per essere talmente alti erano
impagabili dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Il
Governo, nel 2016 per far fronte alle tante difficoltà che
incontrava il popolo per approviggionarsi di alimenti ha creato
i CLAP,
Comitati Locali di Distribuzione e Produzione degli Alimenti, ovvero
la distribuzione a prezzi normali, direttamente a domicilio, di un
pacco contenete i principali prodotti alimentari; della distribuzione
si incarica direttamente il potere popolare organizzato attraverso i
Consigli Comunali (Consejos Comunales), che dopo aver provveduto al
censo delle famiglie interessate a ricevere il pacco a prezzo
controllato, provvede alla consegna direttamente a domicilio. Il
pacco che arriva una volta al mese, contiene alimenti per circa 18
Kg; l’ultimo che ha ricevuto lo scrivente, lo scorso 21 aprile
conteneva: 4 Kg di riso, 3 Kg di pasta, 2 Kg di farina di mais, 2 Kg
di fagioli, 1 Kg di lenticchie, 1 Kg di latte in polvere, 1 Kg di
zucchero, mezza dozzina di scatolette di tonno da 140 grammi cadauna,
1 litro di olio di girasole ed ancora ketchup, maionese, sale…
Il
prezzo di vendita del pacco è di 10.500 bs ed include anche una
piccola quota per il trasporto della merce. Per avere una idea di
quanto sia il risparmio per le famiglie, basta dire che un Kg di
pasta, in un qualsiasi negozio costa non meno di 10.000 bs, oppure un
Kg di latte in polvere può arrivare a superare le 15.000 bs. Tale
forma di distribuzione raggiunge mensilmente più di 6 milioni di
famiglie. Ovviamente il CLAP non solo permette di accedere ai
prodotti alimentari di prima necessità a prezzi sopportabili, ma
smonta l’idea, diffusa soprattutto a livello internazionale, che in
Venezuela ci sia una emergenza umanitaria, un intero popolo che muore
di fame! Il pacco CLAP non è sufficiente per alimentare in modo
soddisfacente, ma sicuramente impedisce che qualcuno possa morire di
fame. Insomma in Venezuela, a differenza della opinione diffusa dai
media locali e internazionali, nessuno muore di fame. Forse a morire
di fame è proprio qualche membro della classe media, per il quale
odio e fanatismo gli impediscono di accedere a qualsiasi iniziativa
portata avanti dal Governo.
Riassumendo
per l’opposizione e le classi che rappresenta è uno spreco enorme
proteggere il popolo dall’inflazione e dalla fame; è uno spreco
investire in ospedali pubblici, permettendo a tutti di curarsi; è
uno spreco investire nell’istruzione pubblica e permettere, per
esempio a 3 milioni di giovani di poter accedere gratuitamente agli
studi universitari; è uno spreco investire in case popolari per
permettere a milioni di persone di vivere in una casa dignitosa; per
non parlare dello “spreco” – sempre secondo l’opposizione e
le classi ricche – in cui incorre il governo nel consegnare un
computer portatile (denominato “Canaimita”) agli studenti di ogni
ordine e grado delle scuole pubbliche; è uno spreco dare la pensione
a 3 milioni di persone; durante la IV Repubblica, prima di Chávez, i
pensionati erano solo qualche centinaio di migliaia. Ovviamente
l’elenco degli “sprechi” – sempre secondo le classi ricche –
sarebbe lunghissimo, includendo le nazionalizzazioni di imprese che
producono o offrono servizi pubblici essenziali (elettricità,
telefonia, satelliti, TV, ferrovie, banche, cemento, ferro, acciaio,
…), o l’assistenza alle persone più disagiate, o agli animali.
Tra
le tante iniziative meritevoli di essere segnalate (Vedasi
l’elenco delle missioni),
ci sono due che mi preme segnalare: la Missione
Negra Hipolita,
che si occupa del recupero degli indigenti che vivono abbandonati
nelle strade e la Missione Nevado, che si occupa dell’assistenza
agli animali. In particolare, quest’ultima missione voluta da
Chávez è speciale e mostra il grado di umanità e sensibilità del
defunto governante venezuelano.
In
ogni regione sono sorti punti di assistenza per gli animali, con
medici veterinari qualificati. Lo scrivente ha usufruito due
volte della Missione Nevado, i cui veterinari si sono presi cura
amorevolmente di due pappagalli ammalati. La seconda volta che si
rivolgeva a tale missione ha portato in visita un pappagallo di soli
4/5 mesi appena accolto in casa che durante la sua prima notte ha
avuto conati di vomito e presentava, segni di maltratto. Alla sede di
Caracas della Missione Nevado, il pappagallo è stato visitato con
urgenza ed il veterinario che lo ha visitato con grande attenzione e
professionalità gli ha immediatamente riversato tantissimo affetto,
abbracciandolo e baciandolo; insomma un medico che mostrava di amare
gli animali.
Questa
missione offre assistenza medica per tutti gli animali che
vengono portati a questi centri, per esempio ai cani randagi, ai cani
della strada. Ma tale missione non si limita all’assistenza
sanitaria, infatti svolge campagne di sensibilizzazione a favore
degli animali, oppure offre accoglienza per gli animali abbandonati.
Ovviamente, per le classi ricche investire soldi per
l’assistenza sanitaria degli animali è un enorme spreco di denaro
pubblico.
Il modello di società secondo le classi ricche
Il
modello di società che vorrebbero le classi ricche venezuelane è
chiaro: un minimo intervento dello stato nell’economia, lasciando
agire indisturbata la mano invisibile del mercato. Tutte o quasi le
risorse dello stato dovrebbero andare, come era in passato, alle
classi imprenditoriali, alla borghesia; prosperando l’attività
imprenditoriale, questa assicurerebbe il lavoro a tutte e tutti,
grazie ai frutti del loro lavoro potrebbero pagarsi gli studi in
scuole e università private, curarsi in cliniche private, attraverso
una assicurazione sanitaria ovviamente privata e per assicurarsi una
giusta e meritata pensione i lavoratori dovrebbero sottoscrivere una
polizza assicurativa ovviamente privata. E tutti vivrebbero felici e
contenti, come nella IV Repubblica, quando, secondo
statistiche della Banca Centrale del Venezuela (all’epoca
ovviamente diretta dall’oligarchia) nel secondo semestre del 1996
si arrivò ad avere quasi l’86% della popolazione in povertà di
cui oltre il 65% in miseria; meno del 15% della popolazione faceva
parte della classe media ed alta. Era questa classe che si spartiva
tutte le risorse del paese e che oggi si ribella.
Con
l’avvento di Chávez queste risorse – come visto – sono state
redistribuite in maniera più equa, determinando una opposizione al
suo governo sempre più violenta da parte delle classi più ricche.
Ovviamente l’oligarchia grazie al possesso della maggior parte dei
mezzi di comunicazione è riuscita a portare alla propria causa anche
settori del proletariato e della classe media che si sono beneficiati
delle opere del governo.
Successivamente
con la morte di Chávez e l’avvento al potere di un semplice
operaio, un conduttore di autobus pubblici, l’avversione si è
ingigantita. La popolarità di Maduro è andata diminuendo a causa di
vari errori commessi dal suo governo, per la grave crisi economica
che attraversa il paese e per la “guerra
economica”
scatenata dall’oligarchia. L’oligarchia ha scatenato una vera e
propria guerra economica, col fine di accrescere il malcontento nel
popolo e convincerlo a votare contro il governo ed a favore dei
rappresentanti dell’oligarchia e delle classi medie.
Ed
è precisamente quello che è successo nel dicembre del 2015, quando
il popolo ha votato maggioritariamente a favore dei partiti di
opposizione che hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in
Parlamento grazie al sistema elettorale maggioritario. Dopo quella
vittoria, l’opposizione pensava di riprendersi prontamente la
Presidenza della Repubblica ed il potere esecutivo.
Il vero obiettivo dell’opposizione
A
questo punto è necessario fare una considerazione importante.
L’opposizione vuole il potere, ma non vuole essere la continuazione
legale del Governo di Maduro.
L’ideologia
alla base dell’opposizione è chiaramente neoliberale, quindi una
volta al potere privatizzerebbe tutto quanto è possibile
privatizzare, bloccherebbe l’aumento di stipendi e pensioni,
aumenterebbe l’età pensionabile, aumenterebbe l’orario di
lavoro, aumenterebbe i prezzi di beni e servizi pubblici, ecc…
tutti provvedimenti previsti dal loro programma.
Il
loro eventuale arrivo al potere non potrebbe però disconoscere
e smantellare tutti i diritti acquisiti dalle classi più deboli
e l’impalcatura dello stato creato dal chavismo perché previsto in
costituzione; ovviamente una riforma della costituzione va oltre la
semplice maggioranza di governo. Inoltre, va aggiunto che i governi
di Chávez e Maduro hanno stretto accordi internazionali, hanno
contratto debiti ed hanno ottenuto investimenti da paesi, come Russia
e Cina, e multinazionali varie.
L’opposizione,
ovvero l’oligarchia che sta dietro i partiti di opposizione non
vuole arrivare al governo per la via elettorale, per la semplice
ragione che in questo modo sarebbe la continuazione legale e
costituzionale dei tanto avversati “regimi” di Chávez e Maduro e
pertanto non potrebbe disconoscere e smantellare tutti i benefici
ottenuti dal popolo e che sono previsti nella Costituzione e tanto
meno potrebbe disconoscere i contratti firmati con paesi come Cina o
Russia e multinazionali non gradite all’opposizione. L’opposizione
arrivando al potere per le vie legali sarebbe obbligata a rispettare
questi contratti e questi accordi non graditi,
pena per il Venezuela ritrovarsi invischiato in lunghi e costosi
processi internazionali; per esempio si ritroverebbe a dover
affrontare vari ricorsi presso il “Centro internazionale per
il regolamento delle controversie relative ad
investimenti”, ICSID per
la sigla in inglese di “International Centre for Settlement of
Investment Disputes” o CIADI,
in spagnolo.
Il mancato svolgimento del referendum revocatorio
L’opposizione,
dunque non vuole arrivare al potere per le vie legali, attraverso le
elezioni. Non ha voluto il referendum revocatorio proprio per questo
motivo ed ha fatto di tutto affinché non si svolgesse. Preciso,
che quando parlo di opposizione mi riferisco ai leader dei partiti di
opposione e all’oligarchia che sta dietro tali partiti.
La gran maggioranza della popolazione che appoggia i partiti di
opposizione sicuramente voleva il referendum.
Il
referendum revocatorio ha meccanismi e tempi rigidamente stabiliti da
leggi e regolamenti elettorali. La Costituzione (Articolo
72)
stabilisce che si può richiedere il referendum revocatorio del
presidente dal momento in cui si compiono i tre anni
dall’insediamento e deve darsi entro l’anno successivo. Va
aggiunto che in caso di revoca del presidente, tramite referendum, si
procede immediatamente alla elezione del nuovo presidente; va detto
anche che nel caso in cui il referendum si dovesse dare dopo l’anno
previsto, il presidente sarebbe revocato, ma il vicepresidente
porterebbe a termine il mandato.
L’opposizione
ovviamente conosceva le regole, ma invece di iniziare le procedure
per l’indizione del referendum a gennaio del 2016, comincia con 3
mesi di ritardo ed inoltre fa di tutto affinché non venga celebrato.
Va
specificato ulteriormente che per calcolare il compimento dei tre
anni bisognava partire non dal momento dell’insediamento di Maduro,
ma dall’insediamento di Hugo Chavez. Il presidente eletto dura in
in carica 6 anni, però in caso di morte prematura (o assenza per
qualsiasi altro motivo) il vicepresidente porta a termine il periodo
presidenziale nel caso manchino meno di tre anni allo scadere del
mandato del presidente deceduto; nel caso manchino più di tre anni
si provvede ad eleggere un nuovo presidente, che rimane in carica
fino alla fine del periodo presidenziale originario.
Il
periodo presidenziale di Hugo Chavez inizia il 10 gennaio del 2013,
con scadenza gennaio 2019; Chavez muore il 5 marzo, quindi si procede
alla nuova elezione in aprile 2013, quando appunto viene eletto
Maduro, che rimarrà in carica fino a gennaio 2019, quando si
insedierà il nuovo presidente eletto.
Il
10 gennaio 2016 è la data in cui si compie la metà del mandato
presidenziale ed è da questo momento che si può chiedere il
referendum revocatorio. L’opposizione, invece inizia la procedura
nel mese di Aprile.
Per
darsi il referendum, la legge prevede che l’1% degli elettori
(ossia circa 200.000 elettori) richieda all’organo elettorale (CNE,
Consiglio Nazionale Elettorale) di avviare le procedure per indire il
referendum. Una volta ricevuta tale richiesta il CNE avvia la
raccolta delle firme per indire il referendum; è necessario
raccogliere le firme del 20% degli elettori. Una volta raccolte, il
CNE indice il referendum. I tempi si allungano per il fatto che un
apposito ufficio del CNE deve controllare la veridicità delle firme
una per una.
L’opposizione
prima di tutto inizia il meccanismo con 3 mesi di ritardo ed invia al
CNE le firme raccolte il 12 aprile del 2016. Sarebbe opportuno che i
leader dell’opposizione spiegassero per quale ragione hanno avviato
il meccanismo di richiesta del referendum con tre mesi di ritardo.
Le
firme inviate al CNE non sono le necessarie 200.000 ma quasi due
milioni. Per quale motivo inviano al CNE 2 milioni e non 200.000? Per
cautelarsi di fronte a qualche firma rifiutata? Se questo è il
motivo, statisticamente parlando era suffciente raccogliere un 10% in
più e si era tranquilli. Inviando tante firme in più ovviamente si
dilungano i tempi per controllare la loro veridicità.
Durante
la fase del controllo di queste firme, oltre a dilungarsi i tempi si
scopre che migliaia e migliaia sono false; ci sono firme di minori,
firme di persone decedute, carcerati; inoltre migliaia e migliaia
sono le sostituzioni di persone… insomma c’erano all’incerca
mezzo milione di firme irregolari e gli estremi per la denuncia e
l’arresto dei principali membri dei partiti di opposizione per
frode in atto pubblico. Per quale motivo si consegnano tante firme
false, pur sapendo che sarebbero state scoperte?
Il
meccanismo del referendum prevede, infatti che le firme siano
verificate una ad una e pubblicate; pertanto chiunque poteva
controllare ed effettuare il relativo reclamo. Migliaia e migliaia
sono state le denunce di persone che asserivano di non aver firmato,
pur apparendo il proprio nome tra i firmatari. Di fronte a tante
denuncie e tante firme false, il CNE ha chiamato i firmatari a
ratificare la firma. I tempi si sono dilatati e quando a settembre si
poteva finalmente procedere alla fase successiva già non c’era
tempo per celebrare il referendum entro l’anno previsto e
l’opposizione ha definitivamente rinunciato a chiedere il
referendum. Non gli interessava revocare il presidente per lasciare
al governo il suo vice.
È
dunque normale pensare che l’opposizione voglia arrivare al potere
non attraverso il voto, ma per la forza, attraverso la violenza di
strada, tramite un colpo di stato, attraverso una invasione straniera
e perfino attraverso una guerra civile; solo prendendo il potere in
questo modo pensa di non essere il legale successore dei governi di
Chávez e Maduro, disconoscendo totalmente il loro operato.
Conclusione:
l’opposizione e l’oligarchia, che sta dietro i partiti di
opposizione non vuole elezioni. La maggioranza del popolo che
appoggia l’opposizione (e che ha tutto il diritto di avversare il
governo ed appoggiare chi vuole perché in Venezuela esiste libertà
di espressione e libertà di voto) avrebbe comunque voluto esprimersi
nel referendum. Non solo: il 65%
dei venezuelani,
ossia la maggioranza della popolazione, stando ai sondaggi ed in
particolare a quelli di Hinterlaces,
pensa che Maduro debba terminare il mandato e l’elezione
presidenziale debba svolgersi alla scadenza naturale, ossia nel 2018.
Considerando
sempre i sondaggi di Hinterlaces troviamo anche altre indicazioni:
-
il 61% dei venezuelani pensa che l’opposizione non sia in grado di risolvere gli attuali problemi economici del paese, quindi anche una parte di chi appoggia l’opposizione non crede che questi pariti siano in grado di risovere i gravi problemi economici del paese;
-
il 35% dei venezuelani simpatizza per i partiti che appoggiano il Governo, mentre il 29% simpatizza per i partiti di opposizione; però, esiste un 36%, che non simpatizza per nessuno; la vittoria dell’una o dell’altra coalizione dipende proprio dalla decisione di questi attuali “indecisi”;
-
l’87% è favorevole all’importazione di alimenti e medicinali da parte dello stato, così come ben un 79% pensa che il governo debba controllare i prezzi dei prodotti alimentari e quasi la metà della popolazione (il 49%) pensa che lo stato debba aumentare le tasse agli imprenditori.
L’ingerenza esterna
Nel
dicembre del 2015, i partiti che conformano la coalizione di
opposizione al governo ottengono una vittoria schiacciante nelle
elezioni parlamentari e controllano saldamente il Parlamento con
quasi i due terzi dei deputati eletti.
In
due anni, dal momento della sua elezione al 2015, la popolarità del
Presidente Maduro è letteralmente crollata e continua a scendere
anche nell’anno successivo. I motivi di questo crollo?
Indubbiamente il Presidente commette una serie di errori (lo stesso
Maduro più volte ha ammesso di aver commesso errori), a cui si
aggiunge la grave crisi economica, con il petrolio che scende dagli
oltre 100 dollari al barile a meno di 20 (in un certo momento) e la
scarsità degli alimenti dovuta da un lato alla mancanza di dollari
per poterli importare e dall’altro alla “guerra economica”, in
cui oligarchi e monopolisti di questo paese controllando la gran
parte delle importazioni, della produzione e distribuzione degli
alimenti li fanno letteralmente sparire dagli scaffali dei negozi,
adducendo come scusa l’inefficienza del governo. Sul tema della
guerra economica invito a leggere “La
carta igienica come strumento di pressione politica”
Successivamente
all’elezione parlamentare, la crisi economica continua ad
aggravarsi e continua a cadere la fiducia del popolo nel governo. Ad
un certo punto, le opposizioni sentono di avere la maggioranza dalla
propria parte e per non aspettare le elezioni presidenziali del 2018
cercano di fare pressione sul governo, affinché rinunci o per essere
più esatti cercano il colpo di stato, con l’aiuto di un intervento
straniero.
Si
crea l’opinione, soprattutto a livello internazionale, che in
Venezuela c’è una crisi umanitaria e quindi per risolverla è ben
visto anche l’intervento militare di una potenza straniera.
Nel
corso dell’ultimo anno ed in particolare dall’inizio del 2017 si
intensificano le voci a livello internazionale contro il governo
“dittatoriale” di Maduro, che non vuole celebrare elezioni,
mentre il popolo muore di fame. Vediamo alcuni di questi interventi.
Il 22
gennaio del 2017 il
nuovo Segretario di Stato USA, Rex
Tillerson,
già a capo della Exxon
Mobil che ha avuto grosse controversie col Venezuela,
uscendone però sconfitta, chiede libertà per i prigionieri politici
ed un incremento delle sanzioni per chi viola i Diritti umani in
Venezuela e contro i narcotrafficanti; aggiunge anche che gli USA
debbono cooperare soprattutto con paesi come Colombia e Brasile e con
le organizzazioni multilaterali, come la OEA, affinché si
arrivi ad una transizione negoziata in Venezuela; e sottolinea anche
che gli USA continueranno ad appoggiare gli sforzi del Segretario
della OEA, Almagro, che sta cercando di attivare la “Carta
Democrática Interamericana”. Ricordiamo che tale meccanismo non è
mai stato applicato nella storia della OEA.
Il 13
febbraio del 2017,
gli Stati Uniti impartiscono severe sanzioni al Vicepresidente del
Venezuela, Tareck El Aissami accusandolo di narcotraffico; tra
l’altro gli congelano presunti beni e conti che il Vicepresidente
nega di avere!
Il 19
marzo 2017,
ancora una volta Exxon Mobil e Conoco Phillips rinnegano le leggi
venezuelane riguardanti lo sfruttamento dei pozzi petroliferi
mediante società miste, in cui il 60% è comunque riservato a PDVSA,
l’impresa statale venezuelana. Lo stato Venezuelano aveva proposto
che a risolvere la questione fosse chiamato il CIADI; infatti pochi
giorni prima il 10 marzo, questo organismo internazionale aveva dato
ragione al Venezuela. Un paese è sovrano e può dettare le leggi che
ritiene opportune, anche in tema economico.
Il 28
marzo del 2017,
20 paesi della OEA su un totale di 35 votano a favore di una
proposta per discutere in ambito OEA, come restaurare la democrazia
in Venezuela. A questo riguardo bisogna dire che si tratta di totale
ingerenza in problemi interni di uno stato, ingerenza proibita
prevista dall’Artícolo
1, Comma 2 del Regolamento OEA.
Saranno
proprio le continue ingerenze da parte del Segretario Almagro che
convinceranno il Governo
di Maduro ad uscire da questa Organizzazione.
Il 6
aprile del 2017,
l’Ammiraglio Kurt
W. Tidd,
Capo del Comando Sud degli Stati Uniti, in un suo documento inviato
alla Commissione per i Servizi Militari del Senato USA scrive:
“L’aggravarsi della crisi umanitaria in Venezuela potrebbe
obbligare ad un intervento da parte degli organismi regionali”. Ed
aggiunge: “Il Venezuela attraversa un periodo di profonda
instabilità, dovuta alla scarsità di alimenti e medicinali, una
costante incertezza politica e l’aggravarsi della crisi economica”.
Ed ancora: “Nell’ultima decade, Cina, Russia e Iran hanno
fortemente incrementato la loro presenza nella regione… Questi
attori globali vedono l’America Latina come opportunità per
raggiungere obiettivi a lungo termine e così avanzare in aree di
interessi incompatibili con noi e i nostri alleati”.
E
proprio a partire dal 6
aprile,
l’opposizione venezuelana sentendosi forte dell’appoggio
internazionale e particolarmente del Segretario della OEA, Almagro e
di Kurt W. Tidd, Capo del comando Sud degli Stati Uniti, incrementa
le cosiddette manifestazioni pacifiche, tendenti a chiedere elezioni,
da un lato e la rinuncia di Maduro, dall’altro. In realtà non si
tratta di dimostrazioni pacifiche ma di manifestazioni di estrema
violenza che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33
morti, centinaia di feriti e danni materiali per milioni di dollari.
Da
parte dei “pacifici” manifestanti di opposizione si registra
perfino l’assalto (la sera del 20 aprile 2017) ad un Ospedale
specializzato in Ginecologia e Ostetricia, sloggiato con l’intervento
dei pompieri e dell’esercito; i militari hanno dovuto proteggere
una donna che stava partorendo proprio nel momento in cui i “pacifici
manifestanti” di opposizione stavano assaltando l’ospedale!
Di
seguito, riporto la drammatica denuncia dell’attacco all’ospedale,
attraverso Twitter, del Minsitro degli Esteri, Delcy Rodriguez.
La contromossa di Maduro che propone una Assemblea Costituente
La
situazione del Venezuela è dunque difficile. In pratica si sta
rivivendo quanto accaduto in Siria. In Siria, inizialmente
l’opposizione al Governo di Bashar Al Assad protestava con
manifestazioni pacifiche; successivamente queste manifestazioni
“pacifiche”, infiltrate anche da mercenari, diventano sempre più
violente, provocando anche i primi morti, che diventeranno poi
centinaia e migliaia; infine, i settori che protestavano vengono
armati e quindi la protesta violenta si trasforma in aperta guerra
civile, che dura da sei anni ormai, con centinaia di migliaia di
morti.
A
vedere la similitudine tra la situazione della Siria e la situazione
attuale del Venezuela è lo stesso Bashar
Al Assad in una recente intervista concessa
a Telesur.
Per
cercare di risolvere i problemi del Venezuela e pacificare il paese,
Maduro ha proposto una Assemblea Costituente. In sostanza ha affidato
al popolo la risoluzione dei problemi e la scelta del nuovo assetto
dello stato.
L’opposizione
dal momento in cui vince l’elezione parlamentare del dicembre 2015
dice di essere maggioranza assoluta nel paese; se così fosse, una
volta ottenuta la maggioranza dei rappresentati all’Assemblea
Costituente, l’opposizione potrebbe procedere a smantellare lo
Stato (e la Costituzione) voluto da Chávez e liberarsi anche di
Maduro; è indubbio che una volta riformata la Costituzione,
attraverso la Costituente, si dovrà procedere alla legittimazione di
tutti i poteri, quindi anche all’elezione del nuovo presidente.
I
principali esponenti dell’opposizione per anni hanno chiesto una
nuova costituente e ciò è facilmente dimostrabile per il fatto che
in Internet rimane traccia di tutto ciò che viene espresso. In
Twitter, ad esempio possiamo leggere i tweet di importanti esponenti
dell’opposione, come Leopoldo Lopez o Maria Corina Machado che a
gran voce chiedevano la Costituente. In realtà tutti i leader
dell’opposione chiedevano la Costituente per superare lo stato
“socialista” voluto da Chávez e con cui non erano mai stati
d’accordo.
In
un articolo intitolato “Come
si convoca una Assemblea Nazionale Costituente?”
ed apparso (ovviamente in lingua spagnola) in ProDavinci (un
sito fondato da Angel Alayón, un economista venezuelano laureato
all’Università di Chicago, dunque un Chicago’s boy e
sponsorizzato anche dal The
Wall Street Journal)
l’opposizione appoggiava l’dea di una Costituente e spiegava per
filo e per segno come si convoca.
In
questo articolo l’opposizione venezuelana vede nella Costituente la
chiave per liberarsi una volta per tutte del “regime chavista” e
della Costituzione Bolivarina voluta da Chávez.
Anche
il partito Voluntad
Popular,
di cui è leader Leopoldo Lopez, voleva la Costituente.
Ad
esempio, in un articolo apparso nella Rivista
digitale Informe21.com questo
partito di estrema destra propone l’elezione di una Costituente
perchè l’Assemblea Nazionale Costituente rappresenta il massimo
potere del popolo, il potere originario.
Anche Henrique
Capriles,
leader del Partito Primero Justicia, già candidato alla Presidenza
della Repubblica per due volte (nel 2012 contro Chávez e nel 2013
contro Maduro) ed attuale Governatore dello Stato Miranda tante volte
ha parlato della necessità di una Costituente.
A
titolo di esempio invitiamo a leggere un articolo del quotidiano El
Universal.
Delle
richieste dell’opposione circa una Assemblea Costitutente si
facevano eco anche i media internazionali. A titolo di esempio,
invitiamo a leggere quanto scriveva lo spagnolo
ABC,
che dava appunto spazio a Henrique Capriles che non escludeva la
possibilità di una Assemblea Costituente per il 2014.
L’opposizione
da sempre va dicendo che in Venezuela non c’è democrazia, che non
si permette votare e se si vota le elezioni sono manipolate. La
verità è che in Venezuela praticamente ci sono state elezioni tutti
gli anni; l’unica elezione che non si è data è il Referendum
revocatorio e – come visto prima – il motivo della mancata
realizzazione è da attribuire alla stessa opposizione. In Venezuela
si è sempre votato e l’opposizione ha anche vinto due importanti
elezioni (il Referendum per la Riforma Costituzionale nel 2006 e
l’elezione parlamentare del 2015); in altre occasioni ha sempre
eletto sindaci, governatori e parlamentari; l’opposizione è da
sempre maggioranza in alcuni Municipi (in cui vive la classe media),
come Baruta e Chacao nell’Area Metrolpitana di Caracas, o a San
Diego nell’aera Metropolitana di Valencia; controlla importanti
città come Maracaibo, San Cristobal, Valencia ed ha la maggioranza,
quindi elegge il Governatore in alcune regioni, come Miranda, Lara,
Amazonas e l’Area Metropolitana di Caracas.
La reazione dell’opposizione e la manipolazione dei media italiani
Sembra
assurdo, ma l’opposizione che da sempre chiedeva una Costituente di
fronte all’iniziativa di Maduro che propone la Costutuente per
uscire dalla crisi in cui si imbatte il paese, si tira indietro.
L’opposizione, dunque non accetta la Costituente e parla
apertamente di un colpo di stato attuato da Maduro!
L’aspetto
più “comico” della questione è che i media internazionali che
prima si facevano eco della richiesta della costituente da parte dei
leader dell’opposizione (e sopra a titolo di esempio abbiamo
riportato lo spagnolo ABC) ed accusavano Maduro di essere un
dittatore perché impediva lo svolgimento di elezioni ed il ricorso
alla Costituente, oggi allineati ancora una volta con l’opposione
parlano tutti di colpo di Stato.
Ovviamente
a questo cliché non sfuggono i principali media dell’oligarchia
italiana, che per solidarietà di classe, subito dopo aver appreso la
notizia della proposta di Maduro danno ampio spazio ai luoghi comuni
dei leader dell’opposizione, ossia i rappresentanti dell’oligarchia
venezuelana.
La disinformazione del Corriere della Sera
Il Corriere
della Sera nel
suo articolo intitolato “Ancora
scontri in piazza a Caracas”
da spazio all’opinione dei leader dell’opposizione per i quali
questa mossa di Maduro è un colpo di Stato.
Per
il Corriere della sera far votare i cittadini per eleggere una
Assemblea Costituente, chiamata a decidere l’assetto dello Stato, è
dunque un colpo di stato?
La manipolazione de La Repubblica
La
Repubblica in
un suo articolo scrivendo
che l’Assemblea verrà votata dalle corporazioni e non a suffragio
universale, non sta facendo altro che disinformare e manipolare. In
Venezuela il voto è libero, segreto ed a suffragio universale, in
cui votano tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni, iscritti al
Consiglio Nazionale Elettroale. Quindi anche per l’elezione dei
rappresentanti dell’Assemblea Costutuente il voto sarà libero,
segreto ed a suffragio universale, come previsto dalla Costituzione.
Ovviamente
anche questo giornale da spazio all’opposizione ed in particolare
a Julio
Borges,
presidente del Parlamento e uno dei principali esponenti del partito
di estrema destra “Primero
Justicia”.
Per Borges – secondo quanto riportato da La Repubblica – questa
iniziativa equivale a “una Costituente truffa, inventata solo per
distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così
all’inesorabile verdetto delle elezioni” che il governo chavista
ha ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel Potere
Legislativo, nel dicembre del 2015.
Anche
La Repubblica, dunque fa passare l’idea che si tratti di un colpo
di stato e di una scusa per continuare ad impedire la realizzazione
di elezioni, sapendo che ormai l’opposizione ha la maggioranza
assoluta. Ancora una volta bisogna far presente che le elezioni
presidenziali non sono mai state annullate o spostate, essendo
previste per il 2018 e del referendum revocatorio abbiamo parlato
sopra.
Appare
evidente l’incongruenza di Borges che i lettori di questo giornale
avranno sicuramente notato: l’opposizione, se come dice Borges è
maggioranza nel paese, avrebbe la maggioranza anche nell’elezione
per l’Assemblea Costituente e quindi come maggioranza potrebbe
decidere l’assetto del nuovo stato, smantellare lo stato chavista e
far approvare la norma che, subito dopo l’approvazione della nuova
Costituzione, si procederà all’elezione di tutti i poteri e quindi
anche del Presidente della Repubblica.
L’opposizione
se fosse veramente maggioranza parteciperebbe alla Costituente,
prendendo due piccioni con un fava: di un solo colpo si libererebbe
dello stato voluto da Chávez e allo stesso tempo si libererebbe di
Maduro.
Il Messaggero ed il teatro dell’assurdo
Anche Il
Messaggero da
spazio a Julio Borges, presidente del Parlamento che parla di una
Costituente truffa, inventata per cercare di fuggire all’inesorabile
verdetto delle elezioni. Anche al Messaggero sembra di assistere al
teatro dell’assurdo e
non se ne rende conto?
Maduro
sta chiamando il popolo alla elezione della Costituente, cioè sta
facendo decidere al popolo l’assetto del nuovo stato e nel
Messaggero si dice che Maduro tenta il colpo di stato.
Il
popolo non solo sarà chiamato ad eleggere i rappresentanti per
l’Assemblea Costituente, ma potrà inviare alla Costituente stessa
tutte le proposte opportune. Che avranno pensato i lettori di questo
giornale?
L’indecenza de La Stampa
La
stampa va oltre ogni decenza. Nel suo articolo “Scontri
a Caracas contro Maduro”,
La Stampa intervista in esclusiva Henrique Capriles, che accomuna
Maduro a Pinochet! Maduro è un dittatore come Pinochet? Quel
Pinochet dittatore di cui tanto si parlò in Italia in occasione
della finale di Coppa Davis di Tennis fra Cile e Italia nel 1976. Il
dibattito in Italia si diede perché la finale di Coppa Davis si
sarebbe dovuta giocare in uno stadio utilizzato dalla dittatura di
Pinochet per ammazzare centinaia di avversari politici. Il dittatore
Pinochet aveva preso il potere grazie ad un colpo di stato, aveva
bombardato il palazzo presidenziale, ammazzato il legittimo
presidente del Cile, Salvador Allende e migliaia di avversari
politici; inoltre migliaia furono i desaparecidos del suo regime
dittatoriale. Maduro ha fatto tutto questo? E’ una vera indecenza
pubblicare un articolo in cui qualcuno accomuna Maduro a un Pinochet.
Il direttore de La Stampa conosce molto bene la realtà del
Venezuela, ma lui e il suo giornale debbono portare avanti una certa
linea politica e far passare questa indecenza.
Le incongruenze de Il Sole 24Ore
Anche
il giornale economico di proprietà della Confindustria, Il
Sole 24 Ore,
terzo giornale più diffuso in Italia, dopo Corriere e Repubblica, si
schiera ovviamente con l’opposizione. Nell’articolo Venezuela,
Maduro convoca un’assemblea costituente. L’opposizione: «È una
truffa» non
solo prende posizione a favore dell’opposione, ma – facendo
parlare anche lui il signor Borges, il presidente del parlamento –
ripropone il cliché “che questa iniziativa equivarrebbe a «una
Costituente truffa, inventata solo per distruggere la Costituzione
attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle
elezioni» che il governo chavista ha ritardato o sospeso da quando
ha perso la maggioranza nel dicembre del 2015”.
Per
sfuggire all’inesorabile verdetto delle elezioni il Presidente del
Venezuela propone una elezione Costituente? Ma al Sole 24 Ore si
rendono conto dell’incongruenza, dell’assurdità che si sta
pubblicando? Il presidente del Venezuela propone l’elezione di una
Costituente in cui se l’opposizione dovesse vincere ed ottenere la
maggioranza non solo smonterebbe lo stato voluto da Chávez, ma si
libererebbe anche dello stesso Maduro attraverso una nuova elezione
presidenziale che molto probabilmente si darà prima della elezione
prevista per la fine del 2018! E questo sarebbe il dittatore? Si
rendono conto dell’incongruenza?
Il Foglio spiega come si svolgerà la truffa della Costituente (sic!)
E
arriviamo al
Foglio che ci spiega per
filo e per segno come si svolgerà la truffa della Costituente.
L’autore dell’articolo anticipa che l’assemblea “sarebbe
composta da 500 membri scelti per metà tra i “movimenti sociali”
e per metà tra le circoscrizioni municipali, tutti ambienti
strettamente controllati dal chavismo”. Magari l’autore
dell’articolo, nella sfera di cristallo che ha consultato ha visto
anche i nomi degli eletti e non li ha riportati per motivi di spazio!
Innanzitutto,
Maduro ha proposto la Costituente sulla base della Costituzione
(Titolo
IX. Della Riforma Costituzionale. Articoli: 340-350).
L’articolo 348 prevede come si convoca l’Assemblea Nazionale
Costituente ed in particolare prevede che “L’iniziativa
di convocazione dell’Assemblea Nazionale Costituente può essere
presa dal Presidente della Repubblica in Consiglio dei Ministri”
Una delle modlità di convocazione della Costituente è per
iniziativa del Presidente. Quindi nessuna violazione della
Costituzione e nessun colpo di stato come hanno dato ad intendere
molti media.
In
secondo luogo va detto che il Presidente ha prontamente nominato una
commissione presidenziale, in cui partecipano anche eminenti
giuristi, costituzionalisti e professori universitari, col compito di
stabilire in modo chiaro il potere plenipotenziario e la portata di
questo potere costituente originario. Dopo aver stabilito la portata
di questo potere, si procederà all’elezione dei Costituenti,
sempre secondo quanto previsto dalla Costituzione, con voto libero
segreto ed a suffragio universale. Il Foglio prima ancora
dell’insediamento della Commisione che fisserà la portata del
potere costituente, pretende spiegare come saranno eletti i membri
della Costituente!
Inoltre
nell’articolo in questione attraverso le parole di Luis Florido,
definito un alto esponente dell’opposizione al regime, il Foglio
spiega la
tragedia del Venezuela.
Premesso
che il sottoscritto pensa che in Venezuela si stia attraversando una
situazione molto difficile, con enormi problemi, con scarsità di
cibo, con file lunghissime per comprare alimenti, con inflazione
altissima, tutti problemi vissuti in prima persone dallo scrivente e
riportati più volte (2),
la tragedia del Venezuela di cui parla il signor Florido è però un
film di fantapolitica. In Venezuela secondo Florido l’85,1% vive in
povertà, il 72% dei venezuelani ha perso in media 9 kg (sic!)
nell’ultimo anno, il 10% dei cittadini fruga nell’immondizia …
Prendiamo solo quest’ultimo dato: 10% di cittadini che fruga
nell’immondizia. Caracas ha oltre 4 milioni di abitanti, quindi il
sottoscritto che vive a Caracas ogni giorno dovrebbe vedere centinaia
e centinaia di persone fare la fila ai cassonetti! E’ una questione
matematica, se oltre quattrocentomila persone, quasi mezzo milione
frugano nei cassonetti significa che c’è una folla ad ogni
cassonetto, magari lottando fra di loro per chi ha la priorità di
rovistare! Personalmente ho visto delle persone frugare nei
cassonetti di qualche mercato rionale, dove i venditori buttano gli
scarti di frutta e verdura ma da qui a dire che il 10% della
popolazione fruga nella spazzatura ce ne passa!
Se
l’85% vivesse veramente in povertà, se il 72% perdesse cosi tanto
peso, se il 10% non avesse da mangiare al punto da essere costretta a
frugare nella spazzatura, qua ci sarebbe una rivoluzione! Ci sarebbe
un nuovo Caracazo; saccheggi e assalti ai negozi sarebbero all’ordine
del giorno. Invece, a ribellarsi, a scendere in strada sono solo i
ricchi e i ricchi non stanno protestando perchè muoiano di fame!
In
Venezuela sicuramente si sta mangiando male, scarseggiano certi
alimenti, per esempio la farina di mais ed il pane, ma dire che si
muore di fame è una esagerazione, se non altro perchè la stragrande
maggioranza delle famiglie, ben sei milioni, ogni mese riceve al suo
domicilio un pacco CLAP con circa 18 Kg di alimenti ad un prezzo
sopportabile (10.500 bs). Il pacco alimentare sicuramente non è
sufficiente per una alimentazione soddisfacente. Comunque i cittadini
del Venezuela, a parte il pacco CLAP, possono sempre accedere ad
altri alimenti. Magari non c’è il pane o la farina, ma per
sfamarsi qualsiasi persona può ad esempio comprare un Kg di topocho,
o di platano, o frutta come il mango, la guayaba, o le arance. Tutta
questa frutta sicuramente impedisce di morire di fame, è economica,
è buonissima ed è salutare (la guayaba per esempio è in assoluto
la frutta con più vitamina C; contiene 6 volte la vitamina C
contenuta nelle arance ed il doppio della vitamina C contenuta nei
kiwi).
In
quanto all’inflazione, in Venezuela c’è sicuramente l’inflazione
più alta del mondo, ma è anche vero che salari e pensioni sono
periodicamente adeguati, permettendo di recuperare almeno
parzialmente il potere d’acquisto. In questi articoli non si parla
mai che a fronte di una inflazione altissima, gli stipendi comuqnue
sono rivaluati; si fa passare l’idea che gli stipendi rimangano
completamente fermi, come in realtà accadeva nella IV Repubblica.
Gli
stipendi, oggi sicuramente non permettono una vita dignitosa come due
o tre anni fa, ma affermare che in Venezuela si muore di fame è una
esagerazione. Se fino a due o tre anni fa qualsiasi cittadino poteva
permettersi tranquillamente di fare le vacanze, comprarsi un
computer, mangiare al ristorante, ecc… oggi tutto questo è stato
fortemente ridotto; e questo sta passando in molte famiglie, ma
affermare che il 72% muore di fame e perde circa 10 Kg in un anno è
una esagerazione.
Tra
l’altro bisogna aggiungere che molti servizi pubblici sono quasi
gratis o addirittura gratis: la Televisione via satellite statale
(CANTV) costa 190 bs al mese; per Telefono e alta velocità Internet
(CANTV) lo scrivente spende meno di 400 Bs; per l’elettricità
spende circa 50 bs; il gas recentemente è stato aumentato da 9 a 100
bs al mese; la metropolitana costa 4 bs; alcune linee della
metropolitana o della funivia sono gratis, come la Linea 7
(Buscaracas); la benzina costa 4 bs il litro. Per avere una idea, il
salario minimo in Venezuela dal primo maggio passa ad essere 200.021
Bs.
Conclusione: la lotta di classe in Venezuela
Questa
la situazione del Venezuela, dove emergono con chiarezza gli
interessi inconciliabili tra le classi sociali; dove la lotta di
classe, la lotta della classe alta e media per poteggere i propri
interessi (minacciati da un governo che attua una ridistribuzione più
equa delle risorse del paese fra tutte le classi sociali) si sta
trasformando in manifestazioni violente che potrebbero sfociare in
aperta guerra civile. Infine, vediamo che gli interessi di classe si
trasferiscono anche a livello internazionale con la solidarietà di
classe delle oligarchie internazionali, proprietarie dei principali
mezzi di comunicazione di massa, che manipolano tutta l’informazione
proveniente dal Venezuela per trasmettere l’idea che il paese è
governato da un feroce dittatore, golpista, incapace, inefficiente,
corrotto, che reprime ed ammazza impunemente dei pacifici
manifestanti. Mentire è manipolare, veritare è rivoluzionare.
Note
-
Chavez si definiva socialista e rivoluzionario, anzi socialista, bolivariano, cristiano ed anche marxista (Vedasi Youtube, Url: https://www.youtube.com/watch?v=fqV1BpDxy6c). Spesso parlava di Cristo come il primo socialista della storia (Youtube https://www.youtube.com/watch?v=hlAiLgAnz0A e https://www.youtube.com/watch?v=kvHV9tFPGOw) e definiva la sua rivoluzione bolivariana “profondamente cristiana”. Chavez ha sempre parlato di una transizione verso una società socialista da attuarsi attraverso un processo democratico; sosteneva la necessità di un programma di graduali riforme del sistema capitalistico, al fine di rendere quest’ultimo più equo e con l’obiettivo di trasformarlo, nel lungo periodo, in una società socialista. Durante la sua attività politica ha realizzato programmi in materia di educazione e salute; ha esteso la sicurezza sociale col fine di limitare la povertà e proteggere i cittadini dalla perdita di potere di acquisto a causa della disoccupazione, delle malattie o dell’inflazione; ha adottato una tassazione progressiva, riducendo le tasse per i più poveri e adeguando anche l’IVA, l’imposta sui consumi che colpisce soprattutto le classi più deboli e che per tale motivo veniva fortemente ridotta fino al 9% (oggi è al 12%) per la maggior parte dei prodotti, mentre veniva azzerata per alcuni beni di prima necessità, che ancora oggi sono appunto esenti da IVA; ha emanato leggi a tutela dell’ambiente (basti pensare alla legge che proibisce la pesca a strascico, che tanto danno produce alla fauna marina) e leggi a tutela dell’immigrazione e del multiculturalismo (basti pensare agli oltre 5 milioni di colombiani che hanno trovato rifugio in Venezuela). Definisco Chávez socialdemocratico (e per estensione anche Maduro, come suo successore) perchè i suoi obiettivi politici, appena descritti, coincidono sostanzialmente col movimento socialdemocratico.
purtroppo l'articolo mi sembra molto di parte. Come dovrebbe fare una persona a vivere con questo tipo di cibi mensilmente?
RispondiElimina"che dopo aver provveduto al censo delle famiglie interessate a ricevere il pacco a prezzo controllato, provvede alla consegna direttamente a domicilio. Il pacco che arriva una volta al mese, contiene alimenti per circa 18 Kg; l’ultimo che ha ricevuto lo scrivente, lo scorso 21 aprile conteneva: 4 Kg di riso, 3 Kg di pasta, 2 Kg di farina di mais, 2 Kg di fagioli, 1 Kg di lenticchie, 1 Kg di latte in polvere, 1 Kg di zucchero, mezza dozzina di scatolette di tonno da 140 grammi cadauna, 1 litro di olio di girasole ed ancora ketchup, maionese, sale…"