*Relazione presentata al convegno tenutosi a Roma il 2
ottobre 2015 ”La Cina dopo la grande crisi finanziaria del 2007-2008″
Dopo la Grande
Recessione i paesi dell’Occidente capitalistico non sembrano capaci di uscire
dal modello, inaugurato negli anni Ottanta e definitamente entrato in crisi nel
2007/2008, di una crescita alimentata dal debito e dall’abnorme sviluppo della
finanza.
Si tratta di un
modello che ha comprato la crescita nei paesi capitalistici avanzati con
un'insostenibile crescita di debito e asset finanziari ("financial
depth") che in poco meno di 30 anni sono passati dal 119% del pil mondiale
(1980) al 356% (2007).
Tra le controtendenze alla caduta del saggio di profitto,
nel periodo 1980-2007 un ruolo preminente (anche se non esclusivo) ha quindi
giocato la finanziarizzazione, ossia il "capitale produttivo
d’interesse" (Marx, Capitale, L. III sez 3).
Esso ha consentito:
a) il mantenimento di
una buona propensione al consumo da parte della classe lavoratrice in USA, UE e
Giappone, nonostante salari reali calanti dall'inizio degli anni Settanta:
questo grazie alla speculazione di borsa e allo sviluppo del credito al
consumo;
b) il sostegno ad industrie
di settori maturi, che hanno potuto sopravvivere nonostante un'evidente
sovrapproduzione (cfr. settore automobilistico): questo grazie alle società
finanziarie collegate e al credito al consumo;
c) la
possibilità, per le stesse industrie del settore manifatturiero, di fare
profitti attraverso la speculazione di borsa, attraverso la finanza
proprietaria, il trading, ecc.
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