*Da QUADERNO
FREUDIANO, Stefano Garroni, Ed. BIBLIOPOLIS
Per Freud (quel livello "ulteriore" dello psichico,
non esauribile da una descrizione causalistica), non si tratta di un universo più ricco e articolato
rispetto a quello pensabile dal "sano intelletto"; sì piuttosto di un
dominio limaccioso, in cui fluidità si coniuga con inerziale ripetitività, in
cui l'imprevedibilità consegue alla deficienza di strutturazione e l'intricatezza alla
povertà di forme.
Se per Jung il dominio del "sano intelletto" è una
sorta di deposito immiserito delle potenzialità inconsce e, quindi, ogni
interpretazione (che si uniformi alle procedure intellettuali) non può che
ridurne, rimpicciolirne la misteriosa, imprevedibile ricchezza; per Freud,
invece, (almeno per il Freud che più è distante da Jung), è solo trasponendosi
sul piano della coscienza che l'inconscio, il pulsionale, acquista un senso,
una consistenza. Tuttavia, questo passaggio, anche per Freud, è un autentico cambiamento di terreno, un effettivo passaggio da una dimensione ad
un'altra.
Ciò significa che, realizzandosi, qualcosa di sostanziale muta, viene a cadere, non perché una sovrabbondanza di senso venga contratta, immiserita; sì invece, perché dalla mancanza di senso si passa alla produzione di senso.
Primo
capitolo:
Secondo capitolo:
Terzo capitolo:
Quarto capitolo:
Quinto capitolo:
Sesto capitolo:
Settimo capitolo:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2015/11/un-confronto-tra-freud-e-jung-stefano.html
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