Piaccia o meno la crisi strutturale del modo di produzione
capitalista impone scelte radicali. Spazi per soluzioni riformiste e keynesiane
non ce ne sono, al di là della riproduzione di un’aristocrazia operaia con i
sovraprofitti garantiti dalla politica imperialista. La caduta tendenziale del
tasso di profitto rende inoltre sempre più acuta la crisi di sovrapproduzione.
Se non si sarà in grado di superare la crisi con un modo di produzione più
razionale, l’alternativa rischia di essere la barbarie ben rappresentata dalla
diabolica spirale xenofobia-fondamentalismo.
Con ciò non intendiamo certo paragonare degli ultra
reazionari che mirano a colpire e terrorizzare la popolazione civile, con le
forze progressiste che si sono battute o si battono per il diritto di ogni
popolo all’autodeterminazione. D’altra parte non possiamo nemmeno considerare
astrattamente gli autori di questi terribili attentati, cogliendo unicamente
una loro indiscutibile caratteristica, ossia di essere dei criminali che con il
loro ingiustificabile comportamento asociale mettono in discussione la stessa
convivenza civile. Tuttavia, come ci ammonisce Hegel nel suo Chi pensa
astrattamente?, se vogliamo comprendere davvero la realtà la dobbiamo
comprendere nella sua complessità, altrimenti rischieremo di comportarci come
il dirigente che vede nel diretto solo un subalterno e non anche qualcuno con
cui, ad esempio, confrontarsi. In altri termini se non siamo in grado di
cogliere anche l’uomo nel nemico, non siamo in grado nemmeno di uscire da quel
rapporto di esclusione di ogni riconoscimento dell’altro, che è poi la modalità
di intendere la politica del grande politologo nazionalsocialista Carl Schmitt.
Dunque negli attentatori, spesso molto giovani, dobbiamo
essere in grado di vedere oltre al carnefice la vittima, in primo luogo di una
concezione del mondo oscurantista, ossia della visione del mondo
mitologico-religiosa contro cui da sempre, non solo dall’illuminismo, si batte
la visione del mondo scientifico-filosofica. Come è noto da secoli, si tratta
di una concezione trascendente che porta a considerare la vita reale non la
vera vita, ma un momento di passaggio, una via crucis da superare per potersi
conquistare la vera vita nell’altro mondo. Tale concezione, per altro
individualista e antipolitica, porta da una parte a subire passivamente il
potere costituito, dando a Cesare quello che è di Cesare, limitandosi a offrire
l’altra guancia a chi domina mediante la violenza, dall’altra porta
all’attitudine intollerante di chi pensa che la verità, la sua concezione della
verità, sia l’unica possibile, in quanto rivelata da dio stesso, per cui chi
non la riconosce è destinato alla dannazione eterna. È evidente, infatti, che
un uomo che lascia dilaniare il suo giovane corpo, dilaniando al contempo il
corpo di altri uomini “innocenti”, non può che farlo perché considera tale
azione buona. Si tratta, quindi, non di un’azione diabolica, ma fondata in
primo luogo sull’ignoranza, che ha la sua radice nel ritenere la vita reale un
semplice momento di passaggio, peraltro dominato dal demonio, sulla via della
redenzione eterna. Allo stesso modo è solo la stolta credenza di avere in tasca
l’unica verità, che gli è stata rivelata da dio stesso, che può portare
qualcuno all’attitudine intollerante di imporla agli altri, che non la
riconoscono, con la violenza. Come già sottolineavamo, si tratta
dell’attitudine opposta a quella del filosofo, che ama la conoscenza, perché sa
di non sapere, ossia è consapevole di avere una visione necessariamente
parziale e limitata del mondo e, dunque, è sempre aperto alla ricerca del
dialogo con l’altro, perché la ricerca della verità e della sua traduzione
pratica è un compito a cui deve necessariamente concorrere l’intero genere
umano.
Questi generalmente giovani carnefici non sono unicamente vittime
di una visione del mondo reazionaria, propria di un’epoca passata dello
sviluppo umano, ma, al contempo, la subiscono nella forma più primitiva e,
dunque, barbara. Tale concezione di una verità rivelata da dio stesso porta, se
non mitigata dalla necessità di fare i conti con l’affermarsi della visione
scientifico-filosofica del mondo, a considerare le sacre scritture, in quanto
unica parola di dio, la sola fonte della verità. Per cui tutto il resto, tutte
le scienze e le arti umane, dal diritto, alla politica, dalla scienza, alla
cultura alle belle arti debbono essere sottoposte a questa fonte unica della
verità, per non essere considerate come contrarie alla verità e, dunque, opera
del maligno. Questo porta a non accettare la possibilità stessa di una
interpretazione, in quanto tale razionale, della scrittura che deve essere
seguita alla lettera. Tuttavia, come è stato dimostrato da Spinoza in poi, se
non dallo stesso Abelardo, esse sono spesso contraddittorie, o quantomeno
interpretabili in modo diverso se non opposto. Ciò porta a ritenere necessario
un mediatore, un illuminato dalla grazia divina per mezzo della quale diviene
in grado di fornire l’unica interpretazione legittima e fedele alla lettera
delle scritture. Così, chiunque prova a fornire un’interpretazione anche di
poco differente, diviene un pericolosissimo eretico, un nemico interno, come ad
esempio lo sciita per il fondamentalista sunnita, ancora più pericoloso del
nemico esterno: l’infedele. Anche in questo caso si tratta dell’attitudine
dogmatica e intollerante, quindi in sé violenta, opposta all’attitudine
dialettica, ossia dialogica della filosofia, che si fonda necessariamente sul
dubbio ed è perciò, in quanto tale, critica.
A questo punto diviene necessario comprendere chi è il
colpevole di questo diabolico indottrinamento di giovani menti, in quanto tali
ancora prive dei necessari anticorpi critici. La causa prima o diretta sono
indubbiamente quei paesi del Golfo che finanziano in tutto il mondo centri di
indottrinamento fondamentalista, di stampo wahabita, dottrina di Stato su cui
si fonda il potere dispotico di famiglie che si ritengono, per volontà divina,
padrone dei territori al loro arbitrio sottoposti. La causa indiretta sono però
proprio quei paesi occidentali che hanno dapprima contribuito a creare questi
regimi dispotici nel passaggio dal dominio diretto imperialista a quello
indiretto neocolonialista e che oggi continuano ad armarli fino ai denti e a
sostenerli politicamente, spacciandoli per paesi arabi “moderati”. In effetti
la condanna alla fustigazione e alla crocifissione, ad esempio, per chi osa
seguire un’altra tradizione interpretativa dei “testi sacri”, non può che
apparire “moderato” ai nuovi crociati delle guerre umanitarie per l’imposizione
di diritti umani e democrazia. Egualmente colpevoli sono quelle potenze
occidentali che hanno sostenuto in modo diretto o indiretto le forze del
fondamentalismo islamico contro ogni tentativo di costruire sistemi di governo
più progressivi e non subordinati completamente all’imperialismo.
Altrettanto gravi sono le responsabilità di chi per
mantenere dei rapporti di proprietà sempre più monopolistici, che ostacolano lo
sviluppo di forze produttive al contrario sempre più socializzate e
cosmopolite, ha sacrificato ogni ideale, ogni valore alla cieca sete di
profitto. In una società sempre più polarizzata, in cui tutto è ridotto a merce
ed è riconosciuto e rispettato solo chi ha successo economico è evidente, lo
notava già Hegel a inizio Ottocento, che si crei una massa crescente di
esclusi, una plebe moderna non solo non interessata al mantenimento della
sistema costituito, ma potenzialmente sovversiva o eversiva.
Non a caso tali tentativi di soluzioni reazionarie alla crisi
strutturale e di valori della società capitalista, nella sua fase imperialista,
non sono soltanto di matrice islamica. Per quanto si voglia presentarle come
qualche cosa di assolutamente alieno ed estraneo ai nostri valori, in realtà si
tratta di tendenze purtroppo ben presenti e radicate nel tradizionalismo
reazionario dell’occidente cristiano. In tal caso gli autori di operazioni
terroriste altrettanto sanguinarie tendono a giustificarle più su fondamenti
razziali che religiosi, ma la sostanza non cambia. Si tratta anche in questo
caso di una soluzione oscurantista, fondata su una concezione del mondo
reazionaria antifilosofica e antiscientifica basata anch’essa sull’intollerante
superstizione per cui non esisterebbe un solo genere umano, ma delle razze
superiori, destinate naturalmente a dominare sulle razze inferiori. Certo, il
pensiero unico dominante obietterà che i due fenomeni sono incomparabili, in un
caso si tratta di una civiltà barbara, strutturata in micidiali organizzazioni
terroristiche, in grado di controllare interi Stati o porzioni di Stati, nel
secondo caso di pazzi isolati. In tal modo non si tiene conto di come tali
concezioni xenofobe e suprematiste, spesso imbevute anch’esse di
fondamentalismo religioso, si stiano diffondendo in moltissimi paesi a
capitalismo avanzato, dinanzi alla crisi di un dio denaro sempre più escludente
la maggioranza del genere umano. In secondo luogo si dimentica che mentre il
fondamentalismo islamico è solo indirettamente strumentalizzato
dall’imperialismo, l’ideologia suprematista è a esso connaturato, al punto da
divenire un momento chiave del pensiero unico dominante. Quest’ultimo è ormai
talmente imbevuto di razzismo da considerare una tragedia solo quando il
terrorismo colpisce una popolazione occidentale, mentre i colpi molto più
frequenti che infligge ai ben più fragili paesi “in via di sviluppo” non fanno
nemmeno più notizia.
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