giovedì 31 luglio 2025

“C’era una volta l’URSS. Storia di un amore”, un libro per capire la Russia di ieri e di oggi - Nicola Pozzati intervista Laura Salmon

Da: https://www.radio5punto9.it/cera-una-volta-urss-salmon - Laura Salmon (https://rubrica.unige.it/personale/VUZBWVpt) è professore ordinario di Lingua e Letteratura Russa all’Università di Genova e, nel corso della propria carriera, ha tradotto alcuni dei più importanti capolavori della letteratura russa. 


 Nel suo ultimo libro C’era una volta l’URSS. Storia di un amore, pubblicato da Sandro Teti Editore, Salmon racconta la propria frequentazione della Russia, prima da studentessa e poi da giovane studiosa. 

In questo memoir l’autrice raggiunge – attraverso lo “stile esclusivo della prosa narrativa” – due obiettivi: raccogliere i propri ricordi, trasportando il lettore in quei luoghi e in quel tempo in modo quasi fotografico, ridando vita ad atmosfere che, altrimenti, si sarebbero perse nel tempo e, in secondo luogo, lo porta ad una maggiore comprensione di quello che potremmo definire lo “spirito russo”, un sentimento sociale che si forma sulla scorta delle istanze del proprio tempo, ma anche della storia passata; un approccio alla vita che unisce vari fattori, talvolta anche agli antipodi tra di loro, ma che concorrono a formare il carattere della Russia e dei suoi abitanti.

Potremmo limitarci a dire che una buona scrittura sia motivo sufficiente per occuparsi di un libro – e su questo Salmon fa un lavoro egregio – tuttavia, crediamo che proprio l’attuale contesto geopolitico, marcatamente influenzato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, rappresenti uno dei motivi che dovrebbe portarci ad approfondire senza pregiudizi la cultura di questa Nazione che oggi rappresenta per noi una imprescindibile controparte.

 Perché ha deciso di scrivere “C’era una volta l’URSS. Storia di un amore”?

mercoledì 30 luglio 2025

Marx e la crisi migratoria negli Usa: gli immigranti non sono nostri nemici - Frasi di Marx (6)

Da: l'AntiDiplomatico - https://www.lantidiplomatico.it
I precedenti: "Collasso Ecologico": cosa direbbe Marx oggi - Frasi di Marx (5)  MARX ANALIZZA JOKER (3)

Questo video analizza in maniera dettagliata una delle operazioni più ciniche del tardo capitalismo: come spiegarci che lo stesso sistema, il quale ha organizzato consapevolmente la migrazione massiccia dai paesi non industrializzati per decenni, oggi schiera soldati contro i migranti come se costituissero una minaccia esterna? 

Avvalendoci dell’analisi marxista esamineremo come il capitale genera deliberatamente la dipendenza della manodopera migrante per usare il terrore della deportazione come mezzo per praticare il supersfruttamento. Dal Trattato TLCAN (Trattato di libero commercio dell’America del Nord), che ha distrutto l’economia agricola messicana fino alle retate dell’ICE (United States Immigration and Customs Enforcement), che generano terrore, esamineremo come si confeziona la guerra tra i poveri, mentre i veri responsabili di questo fenomeno restano invisibili. Le proteste di Los Angeles rivelano un crudele paradosso: mentre i lavoratori continuano a credere che hanno tratti più comuni con i capitalisti del loro paese che con i lavoratori degli altri paesi, il capitale continuerà a ridere di tutte le bandiere. 

Come al solito, il ragionamento di Marx esamina un fenomeno, mostrando come esso costituisca la faccia immediatamente visibile di dinamiche abilmente oscurate. Naturalmente fa riferimento ai processi, generati circa 500 anni fa dal colonialismo, poi trasformatosi a partire dal 1950 nel neo-colonialismo, ancora imperante, che esamina in molti sui scritti, come gli articoli pubblicati dal periodico statunitense New York Tribune, con cui collaborò per 10 anni. Solo quando l’altra faccia del fenomeno sarà portata alla luce, allora sarà possibile trovare una soluzione radicale e quindi, autentica al problema. 

Bisogna aggiungere che il colonialismo ha fondato le sue crudeli pratiche in ideologie razziste, che sostenevano l’inferiorità dei popoli colonizzati, descritti anche come “popoli senza storia”, ossia gruppi che potevano evolvere solo per intervento esterno, che pertanto era necessario e auspicabile per il loro stesso beneficio. 

Alessandra Ciattini

                                                                           

Fonti principali: Karl Marx: "Il Capitale". 
Karl Marx e Friedrich Engels: "L’ideologia tedesca". 
Karl Marx e Friedrich Engels: "Manifesto del Partito Comunista”. 
Eric Wolf: “L’Europa e i popoli senza storia”.

martedì 29 luglio 2025

La farsa dell’acciaio, come il culto della sicurezza ci ha rubato la libertà - Federico Liberti

Da: Federico Liberti (Professor presso Miur Istruzione) - 



"Ottimo approfondimento su cifre e concetti mortiferi di Federico Liberti che ringrazio. Tra i concetti che hanno devastato il mondo da sempre nella storia umana farei una classifica per numero di morti:
1) Dio
2) Patria
3) Libertà
e al quarto gradino viene subito sotto, ma con scarto minimo:
4) sicurezza e al
5) difesa"

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Nel 2024, l’Unione Europea ha speso 326 miliardi di euro in difesa, un salto del 30% in soli tre anni, e la traiettoria non accenna a rallentare. L’Italia da sola ha destinato oltre 32 miliardi, ma promette di raggiungere i 42 miliardi nel 2025. E se davvero dovessimo “adeguarci” al 5% suggerito da alcuni falchi della NATO, supereremmo i 100 miliardi di euro annui. Tutto questo, ci dicono, per “difendere la nostra libertà”, ma a conti fatti, chi ci sta attaccando davvero? 

Siamo entrati nell’era della “militarizzazione felice”, nessuno vuole la guerra, ma tutti ne parlano come se fosse inevitabile. Lo spettro dell’aggressore eterno, ieri l’ISIS, oggi la Russia, domani la Cina, giustifica ogni scialacquamento di risorse e ogni restrizione al dibattito pubblico. È la sicurezza che ordina! 

Il teorema della sicurezza 

Secondo il sociologo Fabrizio Battistelli, “per massimizzare la propria sicurezza, uno Stato finisce per indebolire quella degli altri”. È il principio del paradosso securitario, ogni incremento di potenza produce squilibrio, ogni squilibrio alimenta paura, ogni paura invoca nuovo potere. È così che si passa dalla prudenza alla paranoia, dalla difesa alla coercizione. 

lunedì 28 luglio 2025

SUL COLLASSO MORALE DELL'OCCIDENTE - Andrea Zhok

Da: https://www.facebook.com/andrea.zhok.5 - Andrea Zhok, nato a Trieste nel 1967, ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È dottore di ricerca dell’Università di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex.

Leggi anche: La logica della crisi corrente - Andrea Zhok  

Il lavoro secondo Andrea Zhok - Alessandra Ciattini  

COSA NON SI FA PER AMORE DELLA LIBERTÀ - Andrea Zhok (15/06/2025) 



Con "Occidente" si intende in effetti una configurazione culturale che emerge con l'unificazione mondiale dell'Europa politica e di quello che dal 1931 prenderà il nome di "Commonwealth" (parte dell'impero britannico).
 Questa configurazione raggiunge la sua unità all'insegna del capitalismo finanziario, a partire dal suo emergere egemonico negli ultimi decenni del '900.

L'Occidente non c'entra nulla con l'Europa culturale, le cui radici sono greco-latine e cristiane. 
L'Occidente è la realizzazione di una politica di potenza economico-militare, che nasce nell'Età degli Imperi, che sfocia nelle due guerre mondiali e che riprende il governo del mondo verso la metà degli anni '70 del '900. 

Purtroppo anche in Europa l'idea che "siamo Occidente" è passata, divenendo parte del senso comune. 
L'Europa storica, ad esempio, ha sempre avuto legami strutturali fondamentali con l'Oriente, vicino e remoto (Eurasia), mentre l'Occidente si percepisce come intrinsecamente avverso all'Oriente. Così l'Europa culturale è in ovvia continuità con la Russia, mentre per l'Occidente la Russia è totalmente altro da sé. 

Questa premessa serve a illustrare una grave preoccupazione di lungo periodo, che non riesco a trattenere. 

La preoccupazione è legata al fatto che l'Occidente, plasmato attorno all'impianto - mentale non meno che pratico - del capitalismo finanziario, ha sradicato l'anima dei popoli europei. 

La cultura e spiritualità europea, quella efflorescenza straordinaria che va da Sofocle a Beethoven, da Dante a Marx, da Tacito a Monteverdi, da Michelangelo a Bach, ecc. ecc. è la prima vittima della cultura occidentale, cultura utilitarista, strumentale, abissalmente meschina, che comprende la bellezza dell'arte, dei territori, delle tradizioni solo se è un "asset" trasformabile in "cash". 

domenica 27 luglio 2025

È chiaro: Israele ha ora un piano per la pulizia etnica dei palestinesi di Gaza - Gideon Levy

Da:  Haaretz | Opinion - Gideon Levy è un giornalista israeliano. Dal 1982 scrive per il quotidiano israeliano Haaretz e dal 2010 anche per il settimanale italiano Internazionale. Considerato un esponente della sinistra israeliana, nella sua attività giornalistica è sempre stato molto critico sulla politica israeliana di occupazione dei territori dello Stato di Palestina.

Vedi anche: La politica israeliana tra occupazione e massacro - Gideon Levy  

Guerra in Medio Oriente, la 'catastrofe' palestinese. Una nuova Nakba?  

Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina - ILAN PAPPÉ

Leggi anche: Le cose che ho imparato che non si possono chiedere a Israele. - Louise Adler


Sabato, palestinesi si riuniscono presso un punto di distribuzione alimentare nel campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. Foto: Eyad Baba/AFP 



Qualcuno l'ha concepito, si sono discussi pro e contro, sono state suggerite alternative, e tutto in sale conferenze climatizzate. Per la prima volta dall'inizio della guerra di vendetta a Gaza, è chiaro che Israele ha un piano, ed è di vasta portata. 


Adolf Eichmann iniziò la sua carriera nazista come capo dell'Agenzia Centrale per l'Emigrazione Ebraica, l'agenzia di sicurezza incaricata di proteggere il Reich. Joseph Brunner, padre del capo del Mossad David Barnea, aveva tre anni quando fuggì dalla Germania nazista con i suoi genitori, prima che il piano di evacuazione fosse attuato.
La scorsa settimana, Barnea, il nipote, ha visitato Washington per discutere dell'"evacuazione" della popolazione della Striscia di Gaza. Barak Ravid ha riferito su Channel 12 News che Barnea ha detto ai suoi interlocutori che Israele ha già avviato colloqui con tre Paesi su questo tema, e l'ironia della storia ha nascosto il suo volto nella vergogna. Un nipote di un rifugiato vittima di pulizia etnica in Germania parla di pulizia etnica, e non gli viene in mente alcun ricordo.

sabato 26 luglio 2025

Scott Ritter: Gli USA faranno fuori Zelensky e l’Europa non conterà più nulla -

Da: Glenn Diesen Italiano -  Glenn Diesen è un politologo, analista e autore norvegese. [ 1 ] È professore presso l' Università della Norvegia sudorientale . [ 2 ] È stato un commentatore regolare della rete televisiva internazionale di notizie controllata dallo stato russo RT . Alcuni accademici norvegesi lo hanno criticato per "parlare a nome della Russia". [ 3 ] [ 4 ] [ 5 ] [ 6 ] [ 7 ] [ 8 ] Si è opposto all'invasione russa dell'Ucraina . [ 9 ] - Scott Ritter è un ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti che ha prestato servizio nell’ex Unione Sovietica applicando i trattati sul controllo degli armamenti, nel Golfo Persico durante l’operazione Desert Storm e in Iraq supervisionando la disattivazione delle armi di distruzione di massa. Il suo libro più recente è Il disarmo al tempo della perestrojka, pubblicato da Clarity Press.


Scott Ritter è un ex maggiore, ufficiale dell’intelligence e ispettore delle Nazioni Unite per le armi. Ritter sostiene che la NATO si sta rapidamente avvicinando alla sconfitta in Ucraina e che attualmente non ha più opzioni a disposizione. Gli Stati Uniti sembrano aver deciso di rimuovere e sostituire Zelensky, mentre l’Europa ha puntato tutto su questa guerra: il suo potere militare, l’economia, la stabilità sociale e la rilevanza geopolitica.
                                                                            

venerdì 25 luglio 2025

L’ala dura dell’élite russa: occorre alzare il tiro - Francesco Dall’Aglio

Da: Il Contesto | Analisi economica e geopolitica - Giacomo Gabellini è un giovane ricercatore indipendente. - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, è diventato un seguito commentatore sul canale Ottolina.tv e autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO un canale telegram molto seguito su questi argomenti.

                                                                            

giovedì 24 luglio 2025

Nel Rapporto Censis l’Italia tra conflitti, riarmo e difesa della Patria

Da: https://www.analisidifesa.it - Foto Difesa.it - 

Le immagini dei conflitti armati in corso in diverse regioni del mondo si riversano quotidianamente nei nostri schermi televisivi con una forza che scuote l’opinione pubblica. Come reagiscono gli italiani alle nuove tensioni geopolitiche, che sembrano stringere il mondo in una morsa? Che cosa succederebbe nello scenario ipotetico di un allargamento dei conflitti che finisca per coinvolgere direttamente il Paese? Ecco i risultati dell’indagine del Censis sulla percezione della guerra nella società italiana e sul riarmo.

Qui sotto il testo del comunicato del CENSIS. A questo link il Rapporto CENSIS integrale in Pdf

 Pacifisti, disertori e mercenari stranieri 

Secondo gli italiani le probabilità che l’Italia sarà coinvolta in un conflitto entro i prossimi cinque anni sono salite a quota 31 su una scala da 0 a 100. Se scoppiasse la guerra, l’Italia però non correrebbe alle armi con ardore patriottico. Le persone anagraficamente più interessate, tra i 18 e i 45 anni, sarebbero in larghissima maggioranza riluttanti a rispondere alla chiamata delle Forze armate.

Solo il 16% si dichiara pronto a combattere (tra gli uomini la percentuale sale al 21% e tra le donne scende al 12%). Il 39% invece protesterebbe, in quanto pacifista. Il 26% preferirebbe appaltare le operazioni militari e la difesa del territorio a soldati di professione e a contingenti di mercenari stranieri, da reclutare e stipendiare. Il 19% diserterebbe: si darebbe alla fuga pur di evitare il fronte. 

Per affrontare i pericoli, l’81% cercherebbe informazioni su un rifugio dove ripararsi dai bombardamenti, il 78% stoccherebbe provviste alimentari, il 66% si procurerebbe un kit di sopravvivenza, il 59% si trasferirebbe in una località lontana dalle zone dei combattimenti, il 27% si procaccerebbe un’arma per difendersi.

Per il 65% degli italiani non siamo un popolo di guerrieri e saremmo travolti dal nemico, se non potessimo contare sull’aiuto degli alleati. Però i dazi americani sono già una dichiarazione di guerra nei nostri confronti: ne è convinto il 63% dei cittadini. Perciò sono cresciuti i sospetti verso l’alleato storico e il 46% degli italiani adesso è dell’idea che non è più scontato trovare gli Stati Uniti al nostro fianco in caso di guerra.

mercoledì 23 luglio 2025

ISRAELE. Come i notiziari televisivi si sono uniti allo sforzo bellico contro Gaza - Eyal Lurie-Pardes

Da: https://pagineesteri.it - Art. orig. https://www.972mag.com/israeli-tv-hasbara-media-gaza (traduzione di Federica Riccardi) - Eyal Lurie-Pardes è visiting fellow nel Programma sulla Palestina e gli affari palestinesi-israeliani del Middle East Institute dopo aver ottenuto la borsa di studio post-laurea della University of Pennsylvania Carey Law School LLM. Prima di entrare al MEI, Eyal ha lavorato con l’Associazione per i diritti civili in Israele, l’Istituto Zulat per l’uguaglianza e i diritti umani e come consigliere parlamentare alla Knesset.


18 Mar 2024 

Negli ultimi mesi, le persone di tutto il mondo hanno seguito da vicino la continua brutalità della guerra a Gaza. Immagini di palestinesi in fuga verso sud e alla ricerca di parenti sotto le macerie, video di bambini alla ricerca di cibo e acqua, queste e altre ancora sono circolate sui social media e sulle reti di informazione ogni giorno dal 7 ottobre.

Ma queste immagini non si trovano praticamente da nessuna parte nei media israeliani. La maggior parte dei notiziari israeliani raramente aggiorna il numero di vittime palestinesi – che ha superato i 30.000 – né informa i propri spettatori che circa il 70% delle vittime dell’offensiva israeliana sono donne e bambini.

La meta-narrazione presentata dai media israeliani definisce l’attacco di Hamas al sud di Israele come la genesi e il cuore dell’attuale crisi geopolitica. Ogni giorno c’è una nuova angolazione sugli eventi del 7 ottobre: nuovi filmati delle incursioni di Hamas nei kibbutzim, testimonianze di soldati che hanno partecipato alle battaglie o interviste ai sopravvissuti. Inoltre, i giornalisti israeliani coprono gli eventi attuali a Gaza quasi interamente attraverso l’unica lente del 7 ottobre e dei suoi effetti a catena.

Si tratta di una decisione consapevole dei media israeliani. In un’intervista al New Yorker, Ilana Dayan, una delle più apprezzate giornaliste israeliane, ha spiegato: “Intervistiamo le persone sul 7 ottobre – siamo bloccati al 7 ottobre”. Oren Persico, collaboratore di The Seventh Eye, una rivista investigativa indipendente che si occupa di libertà di parola in Israele, ha dichiarato a +972: “C’è un circolo vizioso in cui i notiziari si astengono dal mettere il pubblico di fronte alla scomoda verità e, di conseguenza, il pubblico non la chiede”.

martedì 22 luglio 2025

L'ascesa strategica di Hezbollah dopo la guerra aperta dell'Iran con Israele - Abbas Al-Zein

Da: https://thecradle.co - https://www.facebook.com/gabrepaci - Abbas Al-Zein è un giornalista politico libanese di Al-Mayadeen Media Network, specializzato in geopolitica e sicurezza internazionale. Il suo lavoro esplora anche le risorse energetiche globali, le catene di approvvigionamento e le dinamiche della sicurezza energetica. 

Colpendo profondamente Israele, Teheran ha cancellato decenni di dogmi di deterrenza, schierando apertamente Hezbollah come alleato in prima linea nell'Asse della Resistenza. 

Il lancio senza precedenti di missili e droni contro Israele dal suo stesso territorio durante la " Truthful Promise 3 " è stato una rottura strategica, piuttosto che una semplice tattica sul campo di battaglia, che ha ridefinito le dinamiche operative dell'Asse della Resistenza ed elevato l'Hezbollah libanese a partner militare centrale in un quadro di sicurezza regionale ora apertamente guidato da Teheran.

Ciò ha ricalibrato il ruolo di Hezbollah, trasformandolo da una branca libanese all'interno di una rete più ampia a un alleato centrale in una coalizione militare guidata da Teheran che affronta direttamente Tel Aviv. L'attacco dell'Iran allo stato di occupazione ha segnato un cambiamento dottrinale, segnalando il passaggio dalla semplice difesa dei propri confini all'imposizione attiva di linee rosse attorno alla propria presenza regionale.

La nuova posizione strategica di Hezbollah

domenica 20 luglio 2025

Sotto le bombe dell'IMPERO - Silvia Pegah Scaglione

Da: OttolinaTV - Silvia Pegah Scaglione è una attrice italo-iraniana.

"Io ho abbastanza orrore di me da non potermi riguardare. Non lo faró. Però nonostante questo mi ricordo ogni volta che se ho deciso di mettermi su un palco, io che ne ho terrore (e fare arte per me è ben altro ma anche lì c’è infinito pudore), è perché mi sono chiesta cosa puó attraversarmi per giungere anche a una sola persona che sta in bilico. Per questo pubblico il mio intervento a festottolina e chiedo di farlo giungere a chi, forse, può coglierne qualcosa e può forse cambiare visione su alcune cose. Utopia? Forse."
Silvia Pegah Scaglione 19 luglio

                                                                         

"Mia madre, come tantissimi iraniani, ha sempre preso con una certa calma le continue minacce di guerra. Ma si può capire: il paese non aveva ancora finito una rivoluzione che è entrato in guerra per otto anni, non aveva ancora finito la guerra che già piovevano addosso sanzioni, non si aveva tempo di far riprendere l’economia che c’era un attentato terroristico sul suolo iraniano, non si aveva tempo di riprendersi dallo schock che c’era un cataclisma, non c’era tempo di aiutare i disastrati che già si annunciava un’altra guerra… si è andati avanti così per 40 anni e oltre. Allora quando parli agli iraniani del pericolo della guerra sembrano così stranamente calmi, non si allarmano mai, “ah ma sono anni che dovrebbe scoppiare una guerra, che vuoi che faccia, piuttosto muoio nella mia terra”. La loro terra. Quanto amano gli iraniani la propria terra e il suono dolce della propria lingua, che non è arabo, ci tengono tantissimo a sottolinearlo. “Noi siamo ariani!”, dicono, ma non ha lo stesso significato che avrebbe qui quella parola, infondo le nefandezze naziste sono una faccenda tutta europea. Loro lo dicono per una questione identitaria e non di supremazia razziale. Iran, la terra degli ariani, fu il nome della Persia ancor prima che ci fosse la Persia e fu negli anni 50 che lo shah decise di far risplendere l’antico nome. Andò davanti alla tomba di Ciro il grande e disse (lo dico parafrasando perché non ricordo le parole esatte): “tu dormi sereno perché noi siam desti!”. Qualche anno ancora e ci sarebbe stata la rivoluzione.
Dicevo dello spirito degli iraniani, quello che alla fine minimizza ogni difficoltà e ogni allarme, quello spirito così paziente e gioioso che cerca la convivialitá ritagliandoselo dove può: date un metro quadro di verde a un iraniano e vi organizzerà un picnic con la brace e la musica e i balli. Che sia anche all’angolo dell’autostrada, non fa niente!
Ieri mia mamma stava per addormentarsi nella sua casa al nord di Tehran. Vive da sola da anni e ama la sua vita tranquilla e le sue tante amiche e quel clima infondo divertente che si respira a Tehran (io ogni volta che sto lì mi chiedo perché non ci rimango, ma poi non posso, ho solo la nazionalità italiana…). Ieri mamma si stava per addormentare quando improvvisamente sente un boato, si spaventa tanto, non capisce cosa sta succedendo! Si nasconde sotto al tavolo del salone, rimane lì per un po’. Poi cominciano a circolare le notizie. Un appartamento nello stesso quartiere è esploso. L’aeroporto è chiuso. Mamma ha abbastanza viveri a casa. Ho contattato una persona cara per assicurarmi che, in caso di evacuazione degli italiani, lei venisse avvertita (per anni le ho detto di iscriversi all’aire, “mamma se non lo fai e entri solo col passaporto iraniano, la Farnesina non saprá che una cittadina anche italiana sta lì, e se scoppia una guerra come si fa?”… ma sono testardi, gli iraniani).
Altri amici e conoscenti, quelli che vivevano nella stessa zona dove si è sentita l’esplosione, cominciano a dirmi che hanno paura. “Ma come”, Mi chiedo, “non avete mai avuto paura, la vostra era una calma infrangibile, che succede?”. Poi ho capito, ho capito oggi. Ho capito che quella apparente calma altro non era che un meccanismo di difesa, un modo per allontanare la paura di ogni cosa (dalle guerre alla situazione economica) pur di poter continuare a vivere lá dove le minacce non sembrano mai placarsi.
Ho inevitabilmente pensato ai palestinesi, quante volte hanno tremato, quante volte avranno cercato riparo: sotto ai tavoli, tra le braccia dei loro cari, persino dentro una fossa nella terra. Ho pensato ai palestinesi che magari hanno saputo che l’Iran sta contrattaccando e magari per un attimo si illudono che qualcuno verrà a salvarli. Magari penseranno che forse non sono dimenticati dal mondo e dagli uomini loro simili e da Dio stesso, magari penseranno che anche per loro un giorno arriverà un attimo di pace… e questa loro speranza, questa speranza nell’umanita che magari si risveglia, tardi ma lo fa, ecco questa speranza …. Ah maledetti bastardi! Non si riesce nemmeno a finire la frase se ci si immagina per un solo istante al posto loro!"
Silvia Pegah Scaglione 14 giugno

sabato 19 luglio 2025

Chi ha bisogno di Marx nel 2025? - Yanis Varoufakis

Da: The Guardian, luglio 2025 (Per il sito del Guardian, clicca qui) - https://www.yanisvaroufakis.eu - 

Yanis Varoufakis è un economista, accademico e politico greco naturalizzato australiano. - 

Vedi anche: Varoufakis e Sachs a Confronto su Guerra, Clima e Futuro Globale 

IL CASO VAROUFAKIS - Emiliano Brancaccio

Per liberarci dai nostri signori tecnofeudali, dobbiamo pensare come Karl Marx. Le corporazioni ci deprederebbero di risorse, ma possiamo riprendere il controllo.

Una giovane donna che ho incontrato di recente ha osservato che non era tanto la pura malvagità a spingerla a infuriarsi, quanto piuttosto persone, o istituzioni, capaci di fare del bene che invece danneggiavano l'umanità. Le sue riflessioni mi hanno fatto pensare a Karl Marx, la cui critica al capitalismo era proprio questa: non tanto per il fatto che fosse sfruttatore, quanto per il fatto che ci disumanizzasse e ci alienasse, pur essendo una forza così progressista.

I sistemi sociali precedenti potrebbero essere stati più oppressivi o sfruttatori del capitalismo. Tuttavia, solo sotto il capitalismo gli esseri umani sono stati così completamente alienati dai nostri prodotti e dall'ambiente, così separati dal nostro lavoro, così privati anche di un minimo di controllo su ciò che pensiamo e facciamo. Il capitalismo, soprattutto dopo essere entrato nella sua fase tecnofeudale , ci ha trasformati tutti in una qualche versione di Calibano o Shylock: monadi in un arcipelago di sé isolati la cui qualità della vita è inversamente proporzionale all'abbondanza di aggeggi prodotti dai nostri moderni macchinari.

I giovani lo percepiscono. Ma la reazione contro i migranti, le politiche identitarie, per non parlare della distorsione algoritmica delle loro voci, li paralizzano. Ma qui rientra Marx con consigli su come superare questa paralisi – buoni consigli che giacciono sepolti sotto le sabbie del tempo.

venerdì 18 luglio 2025

GLI ECONOMISTI ELOGIANO IL RAPPORTO DELLA RELATRICE SPECIALE FRANCESCA ALBANESE ALLE NAZIONI UNITE: 'DALL'ECONOMIA DI OCCUPAZIONE ALL'ECONOMIA DI GENOCIDIO'

Da: https://zeteo.com - https://www.facebook.com/UN4Palestine - https://www.facebook.com/franci.albanese - https://www.yanisvaroufakis.eu -

Legggi anche: «Un genocidio redditizio»: Francesca Albanese denuncia il sistema economico dietro la distruzione israeliana di Gaza 

Vedi anche: Fame e speculazione a Gaza - Chris Hedges intervista Francesca Albanese 

Ascolta anche: Neutralità impossibile, Francesca Albanese contro il silenzio globale (https://grad-news.blogspot.com/2025/07/caffe-neutralita-impossibile-francesca.html)


L'ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, l'economista francese Thomas Piketty e altri si uniscono alla lettera aperta a sostegno di Albanese, in risposta alle richieste degli Stati Uniti di rimuoverla dal ruolo di relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina. 

La scorsa settimana, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese ha fatto notizia in tutto il mondo per aver denunciato le decine di aziende che, a suo dire, hanno tratto profitto dal genocidio israeliano a Gaza. Il rapporto ONU di Albanese, " Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio ", va oltre i soliti colpevoli produttori di armi e chiama in causa istituzioni finanziarie, istituti scolastici e grandi aziende tecnologiche, tra cui Alphabet Inc. (Google), Amazon, IBM, Palantir e molte, molte altre.

In risposta, la Missione statunitense presso le Nazioni Unite ha rinnovato la sua richiesta al Segretario generale delle Nazioni Unite di condannare Albanese e di rimuoverla dall'incarico di relatrice speciale per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati.

Ora, economisti di fama mondiale, tra cui l'ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, l'economista francese Thomas Piketty e lo statistico e saggista libanese-americano Nassim Nicholas Taleb, stanno elogiando Albanese per il suo rapporto.

Zeteo ha ottenuto una copia esclusiva in inglese della lettera aperta degli economisti sul rapporto di Albanese, in cui accusano le multinazionali di "mantenere il regime di apartheid e di consentire il successivo genocidio". Leggi la lettera completa qui sotto. 

giovedì 17 luglio 2025

Questa rapina è chiamata libertà - Carlo Rovelli

Da: https://comune-info.net - Carlo Rovelli, fisico, saggista e divulgatore scientifico è stato docente universitario in Italia, Francia e Usa. Il suo ultimo libro, scritto con Giorgia Marzano e Massimo Tirelli, è Il volo di Francesca (Feltrinelli). 

Leggi anche: "Ipocrisia" - Carlo Rovelli 

È questo il mondo che vogliamo? - Carlo Rovelli



Ha guidato Galileo nel difendere l’idea che la Terra gira. È stata la parola d’ordine della Rivoluzione francese, dei popoli che cercavano di liberarsi da secoli di feroce colonialismo e l’ideale della lotta contro fascismo e nazismo. Che tristezza oggi vedere la parola libertà usata “come bandiera dai privilegiati per giustificare il diritto di opprimere – scrive Carlo Rovelli – Libertà di portare armi, libertà di arricchirsi sulle spalle degli altri. Libertà di fare affari che creano miseria o devastano il pianeta… Quando gli oppressi parlano di libertà, il mio cuore è con loro. Quando i ricchi e i potenti del mondo parlano di libertà, hanno tutto il mio disprezzo…”. Abbiamo bisogno di riaprire il concetto di libertà




Nel corso della mia vita, ho visto la parola “libertà” subire una spettacolare traiettoria discendente. È passata da luminoso ideale universale, a ipocrita copertura della difesa di privilegi.

“Libertà” è stata la parola d’ordine della Rivoluzione Francese per liberarsi dal dominio dell’aristocrazia. Della Rivoluzione Americana per liberarsi dal dominio della corona inglese. Delle comunità religiose che volevano liberarsi dal potere corrotto delle gerarchie cattoliche. Delle polis greche che non volevano cadere nelle mani dell’impero persiano. Dei popoli che cercavano di liberarsi da secoli di feroce sfruttamento coloniale. È stata l’ideale della lotta contro fascismo e nazismo che avevano scatenato un’immensa aggressività distruttiva. Libertà è stata la parola magica che aleggiava sulla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sulla dichiarazione d’indipendenza, sulla Rivoluzione Russa e su quella Cinese. Era Galileo libero di difendere l’idea che la Terra gira. Era libertà dai dogmi, era l’idea che il pensiero non debba essere costretti in limiti. Gli esseri umani non debbano essere schiavi, non debbano essere in catene.

mercoledì 16 luglio 2025

Gli Usa non possono fare a meno del Maccartismo e della repressione - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Leggi anche: Le origini del piano Marshall e lo sviluppo dell’imperialismo statunitense - Alessandra Ciattini

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 


Non solo un fenomeno durato qualche decennio, ma una corrente politico-culturale presente nella storia degli Stati Uniti.

La solita vulgata storica ci fa credere che il Maccartismo, la grande campagna sviluppatasi negli Usa dalla fine degli anni 40 agli anni 50 del Novecento sia stato solo un episodio isolato e anche giustificato, mentre è un tratto costitutivo sempre presente nel clima culturale e intellettuale di quel paese e che oggi, secondo la grande storica Ellen Schrecker, di origine ebrea e membro dell’Associazione dei docenti universitari statunitensi, si sta manifestando in maniera ancora più virulenta.

Intervistata da «Democracy now», la Schrecker descrive l’attacco sferrato da Trump alla vita accademica e scientifica, sottolineando un’importante differenza: durante l’era associata al senatore Joseph McCarthy, nel 1954 censurato dallo stesso senato e probabilmente morto alcolizzato, venivano presi di mira e colpiti in vari modi docenti individuali soprattutto per le loro attività extra-curriculari, in particolare quelli che avevano avuto rapporti con il Partito comunista; oggi si interviene, si condanna e si reprime tutto ciò che avviene nelle università, generando un clima di paura e imponendo una forte censura assai peggiore di quello che si sperimentò durante il maccartismo. Addirittura, la storica statunitense, che ha studiato anche la storia delle università del suo paese, sostiene che mai si era assistito a un attacco così violento all’alta educazione minimizzato dalla stampa allineata al potere.

Prima di illustrare questo importante tema è opportuno ricordare che la Schrecker è autrice di moltissimi libri, non tradotti in italiano, tra i quali mi limito a citare i più noti Many Are the Crimes: McCarthyism in America (1998)American Inquisition: The Era of McCarthyism (2003), The Lost Soul of Higher Education: Corporatization, the Assault on Academic Freedom, and the End of the American University (2010). Ricordo anche che nel 2003 ha difeso un professore di origine palestinese, un ingegnere informatico, Sami Al-Arian, accusato di supportare il terrorismo, poi prosciolto dall’accusa, che fu licenziato dall’ Università della South Florida.

martedì 15 luglio 2025

Russia, Israele e Usa. Il dialogo sulla geopolitica con Alessandro Orsini​

Da: Il Fatto Quotidiano - Alessandro Orsini è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (Alessandro Orsini - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT


L'intervista di Alessandro Orsini alla ‪@theeleutheriafoundation‬

                                                                          

lunedì 14 luglio 2025

IL DIFFICILE ADATTAMENTO ALL’EPOCA STORICA - Pierluigi Fagan

Da: https://www.facebook.com/pierluigi.fagan - Pierluigi Fagan pensatore indipendente sul tema della complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e soprattutto filosofica [cosa si intende per “complessità” è specificato qui]. -
Vedi anche: Il problema del limite. La scienza e il postumano - Remo Bodei 


L’enorme inflazione di esseri umani occorsa negli ultimi settanta anni (aumento di tre volte della popolazione in settanta anni, partendo dalla già ragguardevole cifra di 2,5 mld), ha generato un nuovo ed inedito stato del mondo. 

La sua prima caratteristica è il venirsi a formare di un vero e proprio sistema mondo unificato. Scambi internazionali di persone, informazioni e comunicazioni, materie-energie e prodotti o servizi, denaro e strategie, hanno tessuto un unico, aggrovigliato gomitolo. 

Ingenuo chi pensa che tale tessitura sia reversibile, la sua reversibilità non è conforme la natura delle società umane che sono naturalmente aperte alle reciproche interrelazioni. Il sogno di farsi isola in un mondo di isole chiuse come le monadi di Leibniz è una regressione emotiva irrealistica. 

La seconda caratteristica è il presentarsi di un concetto dominante col quale non abbiamo dimestichezza: il limite. 

Più di ogni altra, la civiltà occidentale è quella che ha vissuto gli ultimi secoli della c.d. “modernità”, nella condizione di illimitatezza. L’intero pianeta, le sue terre e le altre popolazioni, erano a disposizione per alimentare il nostro sviluppo e crescita, per quanto l’impeto di crescita economica già dagli anni ’70 a partire dall’Europa si è trasformata in decrescita demografica. Sono più di cinque decenni che sprofondiamo compatti sotto l’indice di sostituzione (2,1 figli per coppia) e dopo di noi, piano piano anche altre parti del mondo a partire dall’Asia orientale. Tuttavia, i lenti ritmi temporali delle transizioni demografiche faranno dì che ancora fino al 2050 cresceremo arrivando a quadruplicarci rispetto al 1950. 

domenica 13 luglio 2025

Lezioni di Archeologia - Filippo Coarelli

Da: https://bianchibandinelli.it - Filippo Coarelli è un archeologo italiano, già docente di Storia romana e di Antichità greche e romane all'Università di Perugia. È stato allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli.

Vedi anche: Antichità Romane (Lez.1) / Introduzione | RLeS - Filippo Coarelli  

"Roma Antica" - Filippo Coarelli  

ROMA E ANNIBALE - Una storia in movimento  

Augusto: la morale politica di un monarca repubblicano - Luciano Canfora 


Lezioni di Archeologia, Filippo Coarelli: i video 

Il Mausoleo di Augusto e il Mausoleo di Alessandro
Il Pantheon 

Il Foro di Augusto 

sabato 12 luglio 2025

FERMARE ISRAELE. LE FIRME DEL MONDO SULLA VIA DI TEHERAN - Pino Cabras

 Da: https://megachip.globalist.it - https://www.facebook.com/pinokabras - Pino Cabras è un politico e giornalista italiano, deputato della XVIII legislatura prima per il Movimento 5 Stelle e poi, dopo la sua espulsione, per Alternativa. 


Un appello urgente denuncia le gravi violazioni del diritto internazionale da parte del regime israeliano contro l’Iran, chiedendo l’intervento immediato delle Nazioni Unite per fermare l’aggressione, proteggere i civili e salvaguardare la legalità globale.

Non solo Gaza. Proprio nel pieno dell’aggressione israeliana all’Iran (la guerra dei 12 giorni che rischiava di innescare una guerra molto più vasta), avevo firmato questo appello partito dall’Iran e rivolto al segretario generale dell’ONU e alla direttrice generale dell’UNESCO. Mi sono ritrovato in una compagnia di firmatari che abbraccia tutto il mondo, assieme a personalità davvero illustri e coraggiose, inclusi tanti occidentali e molti esponenti del mondo ebraico che rifiutano l’eresia genocida della classe dirigente israeliana e dei suoi complici. L’ho tradotto in italiano e ve lo ripropongo, per la forza precisa con cui riafferma i diritti violati dall’aggressione israeliana. Il tema rimane più che mai caldo, perché quella che fin qui si è vista è solo una tregua, mentre i propositi bellicosi rimangono in campo, pronti a nuovi pericolosi e criminali avventurismi.

Buona lettura!  - 8 Luglio 2025 - 

Pino Cabras  ----------------------

Destinatari:

Sua Eccellenza Sig. António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite

Sua Eccellenza Sig.ra Audrey Azoulay, Direttrice Generale dell’UNESCO.

—– Oggetto: Appello urgente per un’azione contro l’aggressione militare illegale del regime israeliano contro l’Iran —-