venerdì 10 marzo 2017

DEL FETICISMO*- Stefano Garroni

*Riproduzione di alcuni passaggi tratti dalla discussione del 2/04/99 sul CAP. 24° DEL TERZO LIBRO DEL CAPITALE.   https://www.facebook.com/groups/
Qui l’audio di tutto l’incontro https://www.youtube.com/playlist?list=PLF3B95A47287B917B
Qui tutta la trascrizione dell'incontro:  https://www.facebook.com/mirko.bertasi.7/posts/10212727174763040 


Stefano Garroni: [...]L’affermazione “la dottrina marxista-leninista” è totalmente folle, perché non esiste empiricamente. 

Perché esiste una ricerca che non è conclusa, e sulla base di una non-conclusione Marx ne ha pubblicata una parte. Quindi è tutto un lavoro da fare ancora. E va sempre ricordato che Marx di libri ne ha pubblicati pochissimi. Ha pubblicato Miseria della filosofia, La sacra famiglia, e il primo libro de Il capitale. Il resto sono opuscoli e materiale enorme per libri che non vengono mai scritti.

Poi ovviamente con Lenin la cosa è ancora più evidente perché essendo un uomo politico interviene sempre sul “momento”, sostanzialmente: modifica, rettifica, cambia, e quindi il senso fondamentale è quello di una elaborazione in movimento, in sviluppo.

[...]I termini vanno intesi come schemi di ragionamento, come problematiche, come impostazione dei problemi. Voglio dire: c’è un’osservazione che fece Bertrand Russell, a proposito di Hegel. Russell dice che Hegel è un pensatore il cui intento è superare le contraddizioni, togliere le contraddizioni. Generalmente quando si parla di Hegel si parla del filosofo che mette in evidenza le contraddizioni. Russell sottolinea che Hegel vuole toglierle le contraddizioni. Questa osservazione è estremamente importante e giusta, nel senso che per Hegel è chiaro che se io metto in evidenza l’esistenza di una realtà contraddittoria, allora metto in evidenza anche l’esistenza di un processo oggettivo che tende al superamento di quella contraddizione. Hegel prende posizione per questo processo obiettivo che potenzialmente toglie le contraddizioni. La contraddizione per Hegel è scandalo che va tolto.

[...]Se io mi muovo per il superamento delle contraddizioni vuol dire che io ritengo sia che le contraddizioni debbano essere tolte, sia che le contraddizioni possono essere tolte.

[...]Tradurre un testo da una lingua all’altra è ovviamente una cosa estremamente complicata, perché di primo acchito c’è la difficoltà che devi trasportare delle espressioni da un certo contesto formale – ogni lingua si costruisce in un certo modo – ad un altro contesto formale. Banalmente: il tedesco consente di fare dei periodi molto lunghi, senza punti. In italiano non è più consentito, lo faceva Machiavelli, ma adesso devi spezzare. Spezzando però modifichi la struttura formale della proposizione. Ma questo è ancora banale.

La difficoltà di fondo sta nel fatto che, come è ovvio, le parole vengono usate, e quindi vengono caricate sempre di significati dichiarati e non dichiarati, cioè hanno un significato ma anche delle sfumature di significato. Ed è chiaro che quella stessa parola trasportata da una lingua all’altra, perde quelle sfumature di significato che ha nella prima lingua, e ne acquista delle altre nella seconda lingua.

Allora succede che a volte hai una traduzione non letterale, perché c’è quel lavoro interpretativo che mira a rendere il più possibile il senso del discorso del testo di partenza.

[...]Questo lo dico perché questo capitolo di Marx, inizia in una maniera, diciamo che nella traduzione italiana è così: “Nel capitale che produce interesse, succede una serie di cose”. Ora, nel testo tedesco non c’è “che produce”, ma c’è un qualcosa di quasi analogo, e cioè Zins tragen: tragen è portare, trasportare, Zins è l’interesse. Ora, Marx conosce perfettamente il linguaggio dell’economia, e produrre è un termine del linguaggio economico molto ovvio anche per Marx. Ed è curioso allora il fatto che lui parlando di una forma di capitale, non usi il termine tedesco per “produrre”, e usi invece questo termine generico “portare” - in realtà la faccenda si giustifica per quello che si vedrà dopo -. Per cui qui hai un caso in cui, come dire, formalmente la traduzione è plausibile, ma tradurre in quel modo in italiano significa perdere una sfumatura del testo …

Domanda: Concettuale?

Stefano Garroni: Concettuale in questo senso: Marx in realtà in questo capitolo vuole mettere in evidenza che all’interno dell’economia capitalistica, si ha un progressivo processo di feticizzazione, in cui mano a mano, all’autentico processo che di fatto si svolge, si sostituisce un’apparenza ingannatoria. Allora ecco perché il “produrre” viene sostituito da un verbo sinonimo, perché quello che ti vuol far capire è che in realtà i processi non sono chiari, che non sono traducibili in termini esattamente e tecnicamente precisi.

Che cosa succede nel capitale che porta con sé interesse? Succede questa stranezza che si esprime nella formula D – D’, e cioè: tu hai un capitale di partenza, il quale produce un surplus di denaro: presti denaro e ne hai poi una quantità maggiore. La caratteristica è che manca il termine intermedio, cioè il momento della produzione: non hai denaro, produzione, e denaro accresciuto.

Hai invece questa cosa curiosissima, per cui il denaro stesso produce altro denaro. Allora è chiaro che se tu in italiano dici “il denaro che produce altro denaro”, usi produzione in senso metaforico, perché non c’è produzione, ma è D-D’.

Qui dobbiamo subito notare una faccenda, una faccenda che esemplifica il rapporto stretto con Hegel.

Quindi la stranezza è data dal fatto che denaro iniziale comporta poi un denaro maggiorato, senza il termine medio. La stranezza e misteriosità, il carattere feticistico, sta proprio nel fatto che manca il termine medio. La mancanza del termine medio è caratteristico delle situazioni di tipo mistico: il mistico è quella persona che ha un immediato e diretto rapporto con il dio, con la verità; è un invasato, nel senso che il dio si è immediatamente trasferito dentro di lui. Il mistico è sempre stato visto con molta diffidenza dalla chiesa cattolica, perché non avendo bisogno di mediazione, ma avendo un rapporto diretto con dio, non ha bisogno di una Chiesa. E il mistico è portatore di una forza che gli viene dall’esterno, ma che è entrata dentro di lui, per cui quel personaggio si è trasfigurato, ha assunto un potere che lui porta – tragen – e che misteriosamente gli è venuto perché non si vede il processo attraverso cui è avvenuta la trasformazione della persona.

E’ l’analogo di ciò che succede nel denaro. Quindi questo potere del denaro, ha caratteristiche formalmente tali da accostarlo ad un atto mistico, religioso, proprio per la mancanza della mediazione.

[...]La polemica anche contro la cultura romantica, contro tutte le forme di cultura che immaginano la possibilità di una relazione diretta con il vero. 
La relazione diretta è inevitabilmente una relazione non esprimibile attraverso un discorso, perché il discorso è proprio quella mediazione, è proprio l’indicazione delle fasi intermedie. Consentitemi questo esempio: è un qualcosa di assolutamente allarmante quando i nostri figlioli oggi per scrivere “per”, fanno questo segno [X]. Questo disprezzo per il linguaggio è fondamentale perché è il disprezzo verso la mediazione, cioè verso l’operazione logica che media gli estremi, mi fa vedere i processi, e quindi mi consente un rapporto non immediato con il reale, ma mediato, in cui la ragione trova la sua possibilità di esprimersi, di svolgersi. Quindi è possibile la presa di coscienza. E infatti non a caso tutte le culture irrazionalistiche sono culture anti-linguaggio.

[...]Un ateo vero non si mette a discutere dell’esistenza di dio, ma spiega i processi storici, sociali, culturali, che hanno prodotto la credenza in dio. Non si mette a perder tempo a discutere se dio esiste o non esiste.

[...]Nella situazione in cui il valore (denaro) si traduce in valore maggiorato, la categoria economica è sola, non torna mai alla relazione umana, quindi si è raggiunto il trionfo dell’economia: il rapporto umano è assolutamente scomparso, la cosa economica, il denaro, il valore, funziona per conto suo e produce altro denaro, altra categoria economica. Quindi in realtà succede che tu hai progressivamente – sviluppandosi la società capitalistica, quindi raggiungendo la società capitalistica questo suo vertice per cui lo stesso denaro produce denaro -, quest’automatismo nella produzione di valore. Hai il progressivo imporsi della categoria economica al posto di qualunque relazione umana. Hai l’emergere dell’economia nella sua purezza, che diventa essa stessa produttrice di sé. 
Questo è il feticismo.

[...]Il feticismo in Marx si lega esattamente a questa situazione (denaro–nuovo denaro) in cui non c’è la mediazione. Cioè il collegamento è direttamente al sapere immediato, al sapere che manca di mediazione, al misticismo, all’irrazionalismo, al primato del sentimento; tutte figure culturali determinate dell’800 tedesco, con cui Hegel ha polemizzato, con cui Kant aveva già polemizzato, e che in una parola possono essere indicate come filosofia speculativa.

[...]Cioè voglio dire: quando tu hai una cultura basata sul diverso, ad un certo momento ti accorgi che la nozione di diverso non viene diversificata. Il diverso è una categoria che viene usata a destra e a manca, senza ulteriore qualificazione. Il che vuol dire che è una categoria auto contraddittoria. In concreto vuol dire che non ti consente nessuna ricerca, nessuno sviluppo del pensiero, perché in realtà è un frasario dogmatico, rigido, che non ha sbocco.

[...]Per questo io dicevo che uno tenderebbe a dire: “Va beh, che scemo, si tira un attimo fuori e vede le cose”. No, perché quel tirarsi fuori, significa rovesciare il quadro dell’esperienza che si ha. E quell’insistenza per esempio di Lenin sul fatto che c’è una differenza tra la coscienza che porti al lavoratore e la coscienza spontanea, è di grandissima importanza, perché è chiaro che tu devi riuscire ad operare un cambiamento profondo dell’ottica, in mancanza di un’esperienza che la sostenga. Perché l’esperienza sostiene quell’altra ideologia.

[...]Le contraddizioni si ripropongono, si creano nuove contraddizioni. Voglio dire che, per esempio -schematizzando- oggi, che so, in Germania non esiste la contraddizione tra servo della gleba e proprietario terriero. Cioè è reale che la storia è un continuo processo di superamento e riproposizione di contraddizioni che cambiano ecc. ecc., su questo non c’è dubbio. 

Infatti è fondamentale il fatto che per Hegel è nel sapere assoluto che la contraddizione è risolta. Il sapere assoluto è il momento in cui il pensiero pensa sé stesso, non i fatti. Quindi nei fatti non si risolvono le contraddizioni nel senso che scompaiono, ma si ripropongono in continuazione.


E, ovviamente, le contraddizioni di un’epoca non sono quelle di un’altra. 

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