mercoledì 25 gennaio 2023

CRISI O TRANSIZIONE ENERGETICA? - F. Capelli, C. Carpinelli, D. Floros

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 -  Demostenes Floros  è un analista geopolitico ed economico. Insegna presso il Master di 1° Livello in “Relazioni Internazionali di impresa: Italia-Russia” (Modulo: Energia) dell’Università di Bologna”. Collabora con la rivista Oil e con abo.net per Eni. 




Presentazione del libro di Stefano Fantacone e Demostenes Floros:
Crisi o transizione energetica? Come il conflitto in Ucraina cambia la strategia europea per la sostenibilità (Diarkos)

                                        

lunedì 23 gennaio 2023

Oggi si vietano anche le bandiere - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.itAlessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 


La contraddizione della società contemporanea sta nel fatto che, proclamando diritti e libertà, produce invece repressioni e vessazioni. 


La convinzione che la società neoliberista, proprio per la sua enfasi sull’individuo, per la deregolamentazione spinta in tutti i settori della vita sociale, per la sua politica internazionale tesa alla destabilizzazione e al cosiddetto caos creativo, finisce con lo sfociare nel più bieco autoritarismo, trova ogni giorno conferma. Infatti, di controllo, di disciplinamento, di verità assolute stabilite da autorità quasi sacre o presentate tali non può fare a meno per mantenere in piedi il suo ordine sempre più contraddittorio e pericolante, per arginare l’anarchia da essa stessa generata. Mi limiterò a menzionare alcuni eventi verificatisi in questi ultimi giorni in alcuni paesi che fanno parte dell’autoproclamata civiltà occidentale, culla di tutte le libertà, ma soprattutto della libertà attribuita ad alcuni di essere proprietari di tutto.

Cominciamo con il quotidianamente massacrato popolo palestinese, il quale ora non potrà nemmeno più protestare portando in piazza la sua bandiera, divenuta simbolo di libertà e autodeterminazione per molti nelle più disparate parti del mondo. Come è stato riportato da vari mezzi di informazione, nei giorni passati, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Yariv Levin, ha emesso una direttiva secondo la quale la bandiera palestinese sarebbe un simbolo terroristico e, pertanto, la polizia è autorizzata a eliminarla dagli spazi pubblici. Questa misura è persino denunciata da Amnesty International, che la definisce un vergognoso attacco contro il diritto all’identità nazionale, alla libertà di espressione e a riunirsi pacificamente.

sabato 21 gennaio 2023

L’età delle catastrofi – Roberto Finelli

 Da: https://www.altraparolarivista.it -  Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org

A. Dürer, Apocalisse, la battaglia degli angeli, 1496-1498]


Un’epoca della modernità s’è evidentemente conclusa. Il capitalismo è infatti divenuto capitalismo universale. Ma pandemia e guerra stanno lì a dimostrare quanto la sua modernità, che almeno dal XVI° sec. ha significato crescita progressiva della ricchezza e allargamento dei beni primari a masse sempre più estese della popolazione, si sia venuta ormai estenuandosi.

Potremmo definire “età delle catastrofi” il periodo storico nel quale l’umanità si accinge ad entrare, o meglio nel quale è già entrata a partire dalla globalizzazione dell’economia neoliberale che s’è iniziata storicamente con l’implosione dell’Unione Sovietica e la diffusione dell’economia a dominanza di capitale all’intero pianeta. Nel giro di trent’anni il neoliberismo, vale a dire il capitalismo come espansione illimitata del capitale, nella sua forma di capitale produttivo, capitale finanziario e capitale commerciale, ha mostrato dopo un decennio di diffusione e sviluppo, tutti i suoi intrinseci limiti, per proporsi, nell’orizzonte di un passaggio egemonico dagli Stati Uniti alla Cina, come sintesi di tre catastrofi che sempre più si apprestano e stanno per attraversare e devastare la vita del XXI° secolo.

Tale nuova età delle catastrofi si configura attraverso la compresenza del suo agire su tre livelli distinguibili ma pure riconducibili a facce di una stessa realtà.

  1. La catastrofe ecologica.
  2. La catastrofe geo-politica.
  3. La catastrofe antropologica della mente.


1. La catastrofe ecologica

giovedì 19 gennaio 2023

Eccellentissima strega - Alessandro Barbero

Da: Alessandro Barbero Fan Channel -Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 

"Guardatevi questo bel documentario sull'inquisizione e poi confrontate le sentenze di allora con questa: 
"A fronte di un profilo elevatissimo di pericolosità sociale non risulta alcun segno di ravvedimento o di dissociazione del detenuto il quale anzi dimostra di non aver effettuato alcun percorso di revisione critica”.
(Tribunale di Sorveglianza di Roma, motivazione del rigetto della richiesta di revoca dell’applicazione del carcere duro nei confronti dell'anarchico Alfredo Cospito)" (Giovanni.Tranchida.Editore

                                                                             

Il termine inquisizione deriva dal verbo latino inquirere, che significa investigare, indagare. Il tribunale dell'Inquisizione conduceva infatti le indagini volte ad accertare l'eresia e, scopertala, aveva il compito di tentare con tutti i mezzi (compresa la tortura) di convincere l'indagato ad abiurare, cioè a ritrattare. Quando non era in grado di ottenere l'abiura, dichiarava la propria incapacità e rimetteva l'indagato a un tribunale civile. 
Con l'espressione Inquisizione medievale si fa riferimento a quel periodo della più generale storia dell'Inquisizione che va dal 1179 (o 1184) fino alla metà del XVI secolo. Al suo interno si distingue una prima fase detta Inquisizione vescovile (1184-1231) e una seconda detta Inquisizione legatina o pontificia. 

martedì 17 gennaio 2023

L’India avrà un seggio nel Consiglio di Sicurezza delle UN? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 


Anche l’India emerge nello scenario internazionale e chiede di sedersi nel Consiglio di sicurezza delle UN. 

Nei prossimi giorni assisteremo a una nuova significativa iniziativa: l’India organizzerà un vertice virtuale tra il 12 e il 13 gennaio, quando questo articolo sarà già pubblicato, ma credo sia utile fare qualche anticipazione su questo evento. Esso si chiamerà Vertice della Voce del Sud globale e si riunirà sotto lo slogan “Unità della Voce, Unità di propositi”, dato che ormai le trasformazioni economico-sociali degli ultimi tempi ci hanno fatto abbandonare espressioni quali Terzo Mondo. In questa occasione si riuniranno più di 120 paesi per elaborare una piattaforma condivisa, che renderà certamente più complessa la strategia per il futuro.

Questa iniziativa innovativa si ispira alla visione politica del primo ministro dell’India Shri Narendra Modi de Sabka Saath, noto per le sue politiche neoliberiste e antipopolari, e alla filosofia de Vasudhaiva Kutumbakam, basata su un panteismo mistico, che auspica il superamento delle fratture regionali (come?) per farci tutti sentire parte della familia umana, magari seguitando a comprare armi a destra e a sinistra come fa proprio il subcontinente indiano in bilico tra Usa e Cina.

Modi vuole coinvolgere nella sua strategia, che poi ha un obiettivo immediato, tutti questi paesi che non fanno parte del G20 e che non hanno modo di far conoscere le loro esigenze. All’inaugurazione e alla chiusura dell’importante vertice parteciperanno i capi di Stato o di governo dei paesi invitati; le sedute saranno presiedute dallo stesso Modi e dedicate al tema dello sviluppo centrato sullo sviluppo dell’essere umano, magari inteso in salsa orientale. Le altre sessioni si svilupperanno più o meno lungo la stessa linea. 

Come ci comunica da Mosca l’informatissimo Andrew Korybko, questo vertice garantirà all’India l’appoggio dei paesi del Sud del mondo all’agognato conseguimento di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle UN, a cui un tempo aspirava la Germania, ridimensionata dalla guerra in Ucraina e dal palesarsi del futuro nuovo ordine mondiale. Molto probabilmente otterrà anche l’appoggio del cosiddetto Golden Billion alla conclusione della presidenza indiana del G20.

Le ragioni di questa perentoria e ben preparata richiesta sono già state illustrate da ministro degli Affari Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, che ha sottolineato quanto ormai sia obsoleto il sistema delle UN, nato sulle ceneri della Seconda guerra mondiale. Inoltre, la politica espansiva e colonialista dell’Europa (degli Usa?) non ne fa un buon arbitro nella politica internazionale, mentre l’India, con il suo passato anticolonialista, sarebbe una società aperta e adeguata a rivestire questo importante ruolo in un panorama mondiale, i cui equilibri stanno cambiando.

L’incontro dei prossimi giorni mette in evidenza che la maggioranza dei paesi del mondo aspira a uno sviluppo reciprocamente vantaggioso e rifiuta la pericolosa competizione geopolitica in atto. Il raggiungimento di questo straordinario obiettivo, che tuttavia richiederebbe radicali cambiamenti strutturali, per ora impensabili, così dicono, può essere solo garantito dall’India, paese pacifico e neutrale, portavoce degli inascoltati. Cina e Russia, che d’altra parte hanno già un seggio, anche se gli Usa lo vorrebbero togliere alla seconda, non possono certo esser considerati neutrali, per i conflitti in cui sono coinvolte.

Inoltre. diciamo chiaramente, l’India ha buoni rapporti anche militari con i paesi imperialisti e sembra optare per riforme graduali in accordo stretto con i primi. Pertanto, essa ha ottenuto la simpatia dei paesi più poveri che vorrebbero imitare la sua strategia bilaterale, senza inimicarsi il Golden Billion.

Ma c’ è un grande però rappresentato dalla Cina che ha con il suo grande vicino ricorrenti dispute territoriali, anche se i dirigenti di Pechino hanno recentemente dichiarato di voler dar avvio a un Secolo asiatico insieme all’India.

Astutamente l’India si sta preparando perché l’assemblea generale delle UN approvi a breve con una straordinaria maggioranza una risoluzione generale con la quale venga richiesto un seggio permanente per questo grande paese. Di fronte a ciò, la Cina che si dichiara per un nuovo ordine internazionale veramente democratico e paritario, sarà messa alle strette e non potrà opporre il potere di veto, mettendo a rischio la sua popolarità nel Sud globale. 

Quello che Korybko non ci dice che un seggio all’India significa attribuire un ruolo internazionale importante a un paese in cui le differenze di casta sono ancora rilevanti, molti settori pubblici sono stati privatizzati, le spese per sanità e istruzione sono irrisorie, le attività sindacali limitate, gli orari di lavoro aumentati.

Concludendo, la nuova mediatrice tra Occidente e Oriente, che dovrebbe avanzare le rivendicazioni dei più poveri, per le sue ambigue complicità internazionali, è abitata dal 16,4 % di poveri, dal 4,2% di poveri estremi, dal 18,7 % da individui a rischio di povertà. Inoltre, 374 milioni di cittadini indiani sono mal nutriti, non godono della sanità, di una civile abitazione, di combustibile, 445 milioni mancano di acqua potabile e elettricità. Tra gli Stati indiani Goa è il più povero seguito da Jammu, Kashmir, Andhra Pradesh, Chhattisgarh e Rajasthan.

In definitiva, occultando il vero volto del suo regime, sorto da antiche forme sanguinose di dispotismo orientale, l’India divenuta ormai la quinta potenza mondiale, al posto della sua esangue metropoli, sta cercando di sistemarsi comodamente tra i grandi. Che ne verrà ai lavoratori del mondo? Difficile saperlo. 

domenica 15 gennaio 2023

Il 2022 sarà considerato l’anno della “de-occidentalizzazione” - Wang Wen

Da: https://contropiano.org - https://sinistrainrete.info - da South China Morning Post 3 gennaio 2023 - 

Wang Wen è professore e preside esecutivo dell’Istituto di studi finanziari Chongyang dell’Università Renmin di Cina. 

In un articolo comparso sul South China Morning Post, il prof. Wang Wen “mette a nudo il Re” parlando del 2022 come dell’anno della de-occidentalizzazione del mondo contemporaneo. Non solo, secondo Wang Wen “Il 2023 non sarà un mondo tranquillo, ma il movimento di de-occidentalizzazione è irreversibile e non potrà che evolversi”. L’analisi è decisamente interessante, sia per l’intuizione che per la visione. Ne pubblichiamo il testo qui di seguito. (CONTROPIANO)


L’importanza globale del 2022 è stata ampiamente sottovalutata. La sua importanza per la storia mondiale supera di gran lunga quella del 2001, quando si verificarono gli attentati dell’11 settembre, e del 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria globale.

Il 2022 può invece essere paragonato al 1991, quando finì la Guerra Fredda. Se c’è una parola chiave, è “de-occidentalizzazione”.

Non si tratta solo del tentativo radicale della Russia, attraverso l’uso del potere militare, di cercare di rompere l’ordine internazionale dominato dagli Stati Uniti. Si tratta anche dell’insorgenza senza precedenti di Paesi non occidentali contro l’ordine costituito, alla ricerca di una posizione più indipendente.

venerdì 13 gennaio 2023

Il capitalismo come forma religiosa - Alessandro Visalli

Da: https://www.facebook.com/alessandro.visalli.9https://tempofertile.blogspot.com - Alessandro Visalli è architetto e dottore di ricerca in pianificazione urbanistica; si occupa di ambiente ed energie rinnovabili. 

Quello che segue è uno dei paragrafi del libro "Classe e Rivoluzione", in preparazione per i tipi di Meltemi ed in uscita presumibilmente in primavera-estate.

Fa parte di un breve prologo sui "Capitalismi" che muove dalla lezione di Walter Benjamin per approfondire la forma di vita e di teologia economica implicita ma operante nel capitalismo. Seguirà un capitolo sulle 'rivoluzioni' e quindi un terzo, a completare la Parte Prima, sui 'mutamenti', nei quali, ripassando per il tema delle forme religiose dei capitalismi nel corso del tempo e per le forme idolatriche del mercato come salvezza, si arriva a descrivere il 'compromesso' dei trenta gloriosi, la sua 'revoca' nei successivi quaranta anni, e la 'revoca della revoca' (ovvero il ritorno della storia), in corso di dispiegamento.

La Parte Seconda e Terza (rispettivamente 'concetti' ed 'azioni') si occuperanno di trarre le conclusioni e di segnalare un percorso nella rete concettuale della tradizione marxista (e non solo) per dismettere gli abiti del lutto, propri della 'revoca', e riattivare i potenziali della situazione, evitandone alcuni rischi. Tra questi quello di correre avanti, immaginarsi a cavallo di un'onda mentre se ne viene portati, evitare il sentiero stretto di un lavoro lungo, determinato e paziente, volto alla creazione di nuove soggettività nell'azione di comunità politiche capaci di esprimere una nuova visione del mondo. Tuttavia non da questo estranee e fuggenti, come monaci benedettini. Serve un lavoro sistematico di interpretazione e rottura, azione concreta sui territori, immersione nelle controversie del proprio tempo, fatica del dialogo con i diversi e con i vicini, sforzo della memoria.

Se si naviga nella nebbia bisogna portare a prua una lampada, se si vogliono evitare gli scogli che affiorano ovunque. Avere idea per quale trasformazione sociale si lavora e perché. 

Il Capitalismo come forma religiosa.

mercoledì 11 gennaio 2023

Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: "DEMOCRAZIA" - Norberto Bobbio 

AUTOGOVERNO E TIRANNIDE*- Alessandro Mazzone 

Come il neoliberismo arrivò in Italia - Intervista a Luciano Gallino (2015)

Vedi anche: Democrazia e Filosofia | After Democracy - Remo Bodei 


A dispetto della narrazione apologetica sulla nostra democrazia, l’Italia e in generale i Paesi del mondo occidentale, sin dagli anni ’80, ma con un’accelerazione a partire dall’implosione dell’URSS, hanno subito un attacco non solo alla democrazia sostanziale, ma anche ed in particolare a quella formale. 



Norberto Bobbio -in "Quale socialismo? Discussione di un'alternativa", Einaudi, Torino 1976, p. 42- definisce la democrazia come " un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) che consentono la più ampia e più sicura partecipazione  della maggior parte dei cittadini, sia un forma diretta sia in forma indiretta, alle decisioni politiche, cioè alle decisioni che interessano tutta la collettività".

Illustre filosofo del diritto del XX secolo, Norberto Bobbio fu sempre, indiscutibilmente, un intellettuale appartenente all'area liberal-socialista e la sua definizione di democrazia qui citata, peraltro elegante ed essenziale, si colloca pienamente nella tradizione liberale, in quanto circoscrive la definizione di democrazia a livello formale. Ciò la contrappone, nell'ambito del pensiero politico, alle definizioni di democrazia su un piano sostanziale, in cui non è ritenuta sufficiente la mera potenzialità di uguaglianza dei cittadini da un punto di vista politico, economico e sociale, in quanto questa uguaglianza, per essere tale, deve realizzarsi nei fatti. Quest'ultima concezione appartiene tipicamente alla tradizione del pensiero comunista.

domenica 8 gennaio 2023

La realtà nel pensiero di Hegel - Luca Illetterati

Da: Romanae Disputationes - Luca Illetterati È professore ordinario di filosofia teoretica presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell'Università di Padova.
La Fenomenologia di Hegel - Francesco Valentini

                                                                        

venerdì 6 gennaio 2023

L’Europa che ci aspetta - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 

L’attuale guerra fa tornare alla ribalta antichi disegni come l’Intermarium e l’egemonia della Germania, entrambi assai pericolosi. 

Abbiamo già avuto modo di riflettere sulla questione dell’Eurasia e sulla sua relazione con la guerra per procura tra Ucraina e Russia, che purtroppo sembra durerà ancora a lungo per ragioni geostrategiche che l’Occidente collettivo non comunica alle sue popolazioni, ma di cui discute in segreto in ambiti più ristretti. Solo pochi giorni fa Angela Merkel ha avuto il coraggio o la sfrontatezza di comunicare al mondo, attraverso un’intervista a “Die Zeit”, che gli accordi di Minsk costituivano soltanto un espediente per temporeggiare e consentire all’Ucraina di armarsi con l’aiuto della Nato, per far fronte all’inevitabile attacco russo. Naturalmente di questo non si è parlato negli squallidi talk-show frequentati dai soliti manipolatori, altrimenti l’immagine del malvagio Putin sarebbe risultata incrinata.

Appare veramente paradossale che i media dominanti continuino ad accusare la Federazione Russa di imperialismo, quando una lettura approfondita delle attuali vicende svelano un astuto e diabolico disegno delle autentiche potenze imperialistiche, di cui non troviamo traccia nei giornali più importanti.

Come ha dichiarato più volte Putin e i suoi vari portavoce, l’obiettivo di queste ultime è estendere il loro controllo sull’immenso territorio russo, ricco di straordinarie risorse per rilanciare il capitalismo neoliberista in piena crisi sistemica. Insomma, si tratta di ripetere in grande, quello che è stato fatto con lo smembramento della Jugoslavia, paese straordinario che aveva combattuto contro i nazisti e aveva consentito per decenni la convivenza pacifica di etnie differenti.

mercoledì 4 gennaio 2023

"Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam!". Ratzinger, a Roma via Friburgo - Roberto Fineschi

Da: https://www.facebook.com/roberto.fineschi - https://marxdialecticalstudies.blogspot.com/ - 
Originariamente apparso su "Marxismo oggi", 2005/2 (https://www.marxismo-oggi.it) - 

Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).

Leggi anche: Come Ratzinger ha annientato la chiesa del popolo in America Latina - Marc Vandepitte 
“La logica del capitale. Ripartire da Marx” - Roberto Fineschi


Nel remoto 2005 scrissi questo articolo per "Marxismo oggi" sull'elezione al soglio pontificio di Joseph Ratzinger. Il preambolo è il seguente: trovai in una libreria dell'usato un suo testo per ben €2 (Einführung in das Christentum) e lo comprai immediatamente. A casa, con sorpresa, mi accorsi che sul retro di copertina si trovava una dedica autografa dell'autore e all'interno un suo biglietto da visita, nonché vari articoli giornalistici su suoi interventi successivi contro la Teologia della liberazione raccolti probabilmente da chi il libro aveva ricevuto. Da tutto questo nacque l'idea dell'articolo che risente degli ardori giovanili ma che nel complesso mi pare ancora di un qualche interesse filosofico. Rintracciavo nel testo di Ratzinger alcune affinità con la riflessione di Heidegger (suggerite dall'autore stesso). (R.F.) 


1. Il “pastore tedesco”

L'evento è stato mondiale, oggi più che in passato. L'esposizione mediatica cui la Chiesa Cattolica (d'ora in poi CC) è stata sottoposta sotto Giovanni Paolo II ha reso l'elezione pontificia un fatto più internazionale che mai. Chi gode della parabola o delle fibre ottiche sarà ammirato in varie lingue – dall'inglese al francese, passando per il tedesco – agonia e funerali del fu regnante, preparativi ed elezione del nuovo: una vera e propria ubriacatura eterea.

Della concezione politico-sociale di fondo – o della Dottrina Sociale che dir si voglia – della CC si è già detto in passato (vedi Contraddizione, n. 77), vediamo che riflessioni si possono fare oggi a proposito del nuovo pontefice: Joseph Ratzinger. Il “pastore tedesco”, come è stato beffardamente ma efficacemente battezzato dal quotidiano “Il manifesto”, ha sfatato la consuetudine per cui chi entra papa esce cardinale; dato per vincente dai bookmaker, ha pagato poco chi ha scommesso su di lui: entrato papa è uscito papa col nome di Benedetto XVI.

venerdì 30 dicembre 2022

COSTITUZIONE (LEGGE FONDAMENTALE) DELL’UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE (Approvata dall’VIII Congresso (straordinario) dei Soviet dell’URSS il 5 dicembre 1936)

Da: http://www.dircost.unito.it - FONTE: P. Biscaretti di Ruffia – G. Crespi Reghizzi, La Costituzione sovietica del 1977, Giuffrè, Milano, 1990, pp. 460 ss. 


Capitolo I.

Ordinamento sociale.

1. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato socialista di operai e di contadini. 

2. La base politica dell’URSS è costituita dai Soviet dei deputati dei lavoratori, sorti e consolidatisi in seguito al rovesciamento del potere dei proprietari fondiari e dei capitalisti e alla conquista della dittatura del proletariato. 

3. Tutto il potere nell’URSS appartiene ai lavoratori della città e della campagna, rappresentati dai Soviet dei deputati dei lavoratori. 

4. La base economica dell’URSS è costituita dal sistema socialista dell’economia e dalla proprietà socialista degli strumenti e dei mezzi di produzione, affermatisi come risultato della liquidazione del sistema capitalista dell’economia, dell’abolizione della proprietà privata degli strumenti e dei mezzi di produzione e dell’eliminazione dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. 

5. La proprietà socialista nell’URSS assume forma di proprietà statale (patrimonio di tutto il popolo), oppure forma di proprietà cooperativo-kolchoziana (proprietà dei singoli kolchoz, proprietà dei consorzi cooperativi). 

6. La terra, il sottosuolo, le acque, le foreste, le officine, le fabbriche, le miniere, le cave, i trasporti per ferrovia, per via d’acqua e per via aerea, le banche, i mezzi di comunicazione, le grandi imprese agricole organizzate dallo Stato (sovchoz, stazioni di macchine e trattori, ecc.), nonchè le imprese comunali e il complesso fondamentale delle abitazioni nelle città e nei centri industriali, sono proprietà dello Stato, cioè patrimonio di tutto il popolo. 

7. Le imprese sociali nei kolchoz e nelle organizzazioni cooperative, con le loro scorte vive e morte, la produzione fornita dai kolchoz e dalle organizzazioni cooperative, come pure i loro edifici sociali, costituiscono la proprietà sociale, socialista, dei kolchoz e delle organizzazioni cooperative. 
In conformità allo statuto dell’artel’ agricolo, ogni famiglia (dvor) kolchoziana, oltre al reddito fondamentale ricavato dall’economia sociale del kolchoz, ha in uso personale un piccolo appezzamento di terra attiguo alla casa e, in proprietà personale, l’azienda ausiliaria impiantata su tale appezzamento, la casa di abitazione, del bestiame produttivo, il pollame e l’attrezzatura agricola minuta. 

8. La terra occupata dai kolchoz è assegnata loro in uso gratuito e non sottoposto a termine, cioè in perpetuo. 

9. Accanto al sistema socialista dell’economia, che è la forma dominante dell’economia nell’URSS, è ammessa dalla legge la piccola economia privata dei contadini non associati e degli artigiani, fondata sul lavoro personale ed escludente lo sfruttamento di lavoro altrui. 

10. Il diritto di proprietà personale dei cittadini sui redditi del proprio lavoro e sui propri risparmi, sulla casa di abitazione e sull’azienda domestica ausiliaria, sugli oggetti dell’economia domestica e di uso quotidiano, sugli oggetti di consumo e comodità personali, come pure il diritto di successione ereditaria nella proprietà personale dei cittadini, sono tutelati dalla legge. 

11. La vita economica dell’URSS è determinata e indirizzata da un piano statale dell’economia nazionale, in vista dell’accrescimento della ricchezza sociale, dell’elevamento incessante del livello materiale e culturale dei lavoratori, del consolidamento dell’indipendenza dell’URSS e del rafforzamento della sua capacità difensiva. 

12. Il lavoro nell’URSS è obbligo ed impegno d’onore di ogni cittadino idoneo al lavoro, secondo il principio: «chi non lavora, non mangia». 
Nell’URSS si attua il principio del socialismo: «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro». Capitolo II. 

Ordinamento statale. 

lunedì 26 dicembre 2022

La dissoluzione dell’URSS e i suoi reali responsabili - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 




Generalmente si sostiene che l’URSS è crollata in modo pacifico e a causa di coloro che detenevano alte cariche nello Stato. È vero? 


La questione della dissoluzione dell’URSS è stata rapidamente accantonata persino da quelli che, nonostante tutto, continuano a definirsi comunisti, anche perché non è certo facile fare i conti con le sconfitte e con gli aspetti più dolorosi della propria storia.

Proprio per questo due luoghi comuni su questo tema continuano a circolare sconfessati e ripetuti assai spesso: tale processo è stato sostanzialmente pacifico e i suoi promotori sono da identificarsi in coloro che detenevano alte cariche nello Stato sovietico e nel PCUS. Per esempio, scrive  Giovanna Cigliano per il Mulino: “La leadership di Gorbaciov, insignito nell’ottobre 1990 del premio Nobel della pace, ha contribuito inoltre in modo significativo alla modalità prevalentemente pacifica della dissoluzione, diversa da quanto accaduto su scala ridotta nella ex Jugoslavia…”. Nonostante quest’affermazione l’autrice è costretta poi a sottolineare che circa 25 milioni di russi furono esclusi dalla Federazione russa, si accesero di conflitti etnici locali e regionali e un grande quantitativo di armi, convenzionali e nucleari, dislocate sul territorio rimasero prive di controllo. 

La seconda tesi, insieme alla prima, viene ampiamente smentita da un interessantissimo e documentatissimo libro che per sorte mi è capitato tra le mani e di cui è autore il professor José Antonio Egído, di origine basca, dottorato in Sociologia conseguito presso la Università della Provenza (Francia). Il titolo del libro, in corso di pubblicazione, è ¿Porqué cayó la URSS y nació la Rusia actual? E il suo scopo è proprio quello di rispondere a questa domanda, ispirandosi a un’opera precedente di due studiosi marxisti statunitensi, Roger Keeran e Thomas Kenny, Socialism Betrayed: Behind the Collapse of the Soviet Union (2010). Ho scelto di trattare solo questi due temi del densissimo libro di Egído per il fatto che essi sono stati abbandonati nel dimenticatoio, ma mi riservo in futuro di intervenire ancora sulla questione generale della scomparsa dell’Unione Sovietica, perché è anche da questo tragico evento che è scaturito l’attuale drammatico conflitto nel cuore della cosiddetta pacifica Europa.

mercoledì 21 dicembre 2022

Tra autarchia e dipendenza? - Alessandra Ciattini

 Da: https://www.altrenotizie.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 

Leggi anche: Crisi ucraina: un primo bilancio delle sanzioni contro la Russia - Andrea Vento 

Il neomercantilismo tedesco alla prova della guerra - Joseph Halevi 

La dittatura della finanza e il mercato del gas – Andrea Fumagalli

Vedi anche: "Il prezzo del gas è in aumento da marzo 2021" - Giorgio Bianchi intervista Demostenes Floros


E’ noto quanto sostenevano gli antichi: gli dei accecano coloro che vogliono perdere. Questa considerazione si attaglia perfettamente alle élites del cosiddetto occidente collettivo che, per smania di potere e per megalomania, sono accecate e non vedono l’abisso verso il quale si stanno dirigendo a capofitto. Questa catastrofe - o meglio una liberazione per noi - non ci farebbe versare nessuna lacrima se ahimè, del tutto nolenti, non fossimo ad esse legati; pertanto, se non ci sganciamo presto subiremo la loro stessa sorte. Per sottrarci a questo destino non voluto - e del resto evitabile se ci animassero il buon senso e il raziocinio - dovremmo risvegliarci dal torpore che appesantisce la nostra mente distratta e affaticata.

 

Uno dei motivi più ripetuti fino all’ossessione dai media dominanti è quello della necessità di raggiungere l’indipendenza, in particolare non dipendere più dalle risorse energetiche russe. In realtà i nove pacchetti di sanzioni varati dall’Unione europea, formata dagli europeones, vogliono tagliare molte altre dipendenze, che purtroppo per le suddette élites sono ineliminabili (per es. la Francia usa per le sue centrali uranio trattato in Russia), fatto che è quanto mai evidente a chi vuol vedere.

Questa questione, che ricorda l’autarchia fascista, a causa della quale si dovette fare il caffè con la cicoria, può essere affrontata da un punto di vista filosofico e da un punto di vista empirico.

lunedì 19 dicembre 2022

Nietzsche filosofo del male: ieri come oggi - Paolo Ercolani

Da: AccademiaIISF - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università di Urbino Carlo Bo. 

                                                                            

venerdì 16 dicembre 2022

Il XX congresso decide di potenziare la Democrazia popolare e consultiva in Cina - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it/ - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la Città Futura.

Leggi anche: Sulla dibattuta natura della società cinese - Alessandra Ciattini 


Quali sono i volti della democrazia? Come funzionano le democrazie popolari e consultive? 


La riconferma di XI Jinping al potere dovrebbe essere dovuta al fatto che il PCC vuole mantenere una continuità politica in una fase di instabilità internazionale, di rallentamento economico, che riguarda persino la Cina rispetto ai decenni precedenti, allo scontento per la politica Covid zero sia interno che sia esterno, perché danneggia chi commercia con il paese, alla politica aggressiva dell'imperialismo statunitense per mettere in crisi lo sviluppo tecnologico endogeno. Collocato nel contesto dell’incerta situazione mondiale, con la pandemia, la guerra di Ucraina, in una fase che sembra ripetere il momento delle crisi, delle guerre e delle ipotetiche rivoluzioni, segnalato a suo tempo da Lenin, anche lo status quo interno della Cina potrebbe ricevere pericolosi contraccolpi, se si pensa in particolare alla questione Taiwan.

Xi Jinping è riuscito a contornarsi dei suoi alleati grazie alla battaglia contro la corruzione, ai pensionamenti di coloro che hanno raggiunto i 68 anni; il 65% dei 270 membri del Comitato Centrale sono stati sostituiti dal 2017, il 66% dei 25 membri del Comitato Permanente del Politburó è stato rinnovato.

Vorrei riflettere sulla forme della democrazia popolare cinese, dando per scontato che il confronto con la cosiddetta democrazia liberale che, come dimostra il suo forte processo di degenerazione degli ultimi decenni, non può pretendere di essere migliore di quella cinese, mentre il confronto con “l’autogoverno dei produttori”, non rinnegato né dai comunisti né dai cinesi, i quali appunto non hanno abbandonato il progetto comunista, può presentare qualche problematicità; problematicità che sarà certamente affrontata dato che, come dicono gli stessi dirigenti cinesi, il paese si trova nella fase primaria del socialismo e che deve far partecipare alla vita politica un miliardo e 400 milioni di persone. Del resto, essi stessi e Xi riconoscono che il progetto comunista non vuol dire solo l’incremento delle forze produttive, ma anche creazione di una nuova forma di società, in cui lo sviluppo complessivo sia la condizione per lo sviluppo di tutti. Qui il mio pensiero va alla tematica dell’uomo nuovo, presente sin da Marx nella tradizione marxista, ma ampiamente ripresa da Ernesto Che Guevara, il quale è stato tra i primi a riconoscere quanto sia faticoso e lungo nel tempo costruire una società pienamente socialista.

Secondo le cifre pubblicate dal giornale cinese People Daily un terzo dei delegati al congresso veniva dalla base, il 27% di questa erano donne, un aumento de 2,9% rispetto al precedente congresso celebrato nel 2017, il 3,7% contadini, il 8,4 % erano operai e l’ 11,6 erano professionali e tecnici, mentre 264 delegati rappresentavano 40 minoranze etniche. I quasi 3.000 delegati hanno scelto i componenti della Commissione centrale di disciplina e ispezione e il Comitato centrale, che nei prossimi 5 anni costituirà il più importante organo di direzione del partito, che potrà approvare le risoluzioni, le nomine e i piani quinquennali del Politburó.

lunedì 12 dicembre 2022

"Critica e decostruzione del concetto di supremazia della democrazia occidentale attraverso un’analisi aggiornata della categoria di imperialismo" - Francesco Cori

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci - francesco cori insegna storia e filosofia.


Prima lezione: 
La concezione teorica dell’imperialismo, i suoi effetti in Russia e nel terzo mondo. Le prime tappe della lotta al colonialismo attraverso l’azione della Terza Internazionale

                                                                           

Seconda lezione: 
Le lotte anticoloniali nel secondo dopoguerra e l’evoluzione delle democrazie in occidente. I tentativi di controffensiva degli stati imperialisti - https://www.youtube.com/watch?v=Sl_vkqiacVo&t=4s 

Terza lezione: 
Diritti civili ed emancipazione sociale in oriente e in occidente nel secondo dopoguerra - https://www.youtube.com/watch?v=5u5dmKyCqqg&t=4s 

Quarta lezione: 
Il conflitto di classe in Europa e nel mondo di fronte alla crisi dell’egemonia del dollaro. Prospettive ed orizzonti per una democrazia sostanziale all’affacciarsi del mondo multipolare - https://www.youtube.com/watch?v=2_pAkkg7deg 

sabato 10 dicembre 2022

I PRINCIPI DEL PRINCPIO - Pierluigi Fagan

Da: PoliTo Culture - https://pierluigifagan.wordpress.com - Pierluigi Fagan pensatore indipendente sul tema della complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e soprattutto filosofica [cosa si intende per “complessità” è specificato qui].

Leggi anche: DILEMMI MULTIPOLARI https://www.facebook.com/pierluigi.fagan

LA LOTTA CONTRO L’ORTODOSSIA - GIORGIO PARISI 

In filosofia, "princìpio" ha il dop­pio significato di "inizio" e "fonda­ mento/i". Pierluigi Fagan indaga sull'ipotesi che noi siamo capitati in una nuova fase del mondo: qua­li dovrebbero essere i fondamenti di questo nuovo inizio? Ambiente, demografia, economia, tecnologia, politica e geopolitica, sistemi men­tali umani sono tutti capitoli di al­trettante variabili in movimento che dovranno trovare ordine e struttura. Su quali basi? A quali fini? 

                                                                          

giovedì 8 dicembre 2022

L’Onu oggi serve a qualcosa? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de  la citta futura.

Leggi anche: Cosa sta succedendo dentro l’ONU? 

Gli eventi degli ultimi tempi hanno dimostrato che, stanti le attuali relazioni internazionali, l’Onu non ha nessuna possibilità di risolvere i numerosi problemi dell’umanità. 

In questi ultimi tempi ci sono state varie votazioni nell’assemblea generale delle Nazioni Unite (Nu) con diversi risultati che analizzeremo brevemente in questo articolo, corredandolo con una rapida riflessione sulla funzione ormai a mio parere, e non solo, puramente decorativa di questa istituzione che aveva destato molte speranze alla fine della devastante Seconda guerra mondiale. 

Cominciamo con la questione del micidiale bloqueo statunitense verso Cuba, che nell’attuale situazione internazionale, non sembra destinato ad essere eliminato, come del resto non credo avranno risposta le giustissime rivendicazioni dei palestinesi riconosciute, ma mai attuate da numerosissime risoluzioni della stessa Onu.

Come sottolinea Prensa Latina, lo scorso 4 novembre una straordinaria maggioranza di paesi (185) ha votato contro le disumane ed illegittime restrizioni che impediscono a Cuba di svilupparsi, di soddisfare i bisogni della sua popolazione, colpendo anche gli interessi di paesi terzi. Ovviamente hanno votato contro gli Usa e il loro fedelissimo alleato, Israele. Si sono invece astenuti l’Ucraina e il Brasile. La votazione è stata preceduta dai discorsi dei rappresentanti di vari paesi, che hanno condannato e criticato con varie modalità le misure coercitive unilaterali (questo è il loro nome tecnico) imposte a Cuba e al mondo dagli Usa. Il ministro degli esteri cubano, Bruno Rodríguez, ha ricordato che sono passati tre decenni da quando l’Assemblea generale delle Nu ha votato questa risoluzione, ricevendo il sostegno universale. Ha anche fatto presente che, durante i primi 14 mesi dell’amministrazione di Biden, il totale dei danni provocati a Cuba dal bloqueo equivalgono a 6 miliardi e 364 milioni di dollari, ossia a circa 15 milioni di dollari al giorno. Ha inoltre rimarcato le conseguenze extraterritoriali di queste misure, che non solo provocano emigrazioni illegali dall’isola caraibica, ma colpiscono la sovranità degli altri paesi, che intendono commerciare con Cuba, e impediscono l’attracco di navi terze ai suoi porti. Purtroppo la risoluzione non è vincolante, ma esprime l’opinione della maggioranza delle nazioni del mondo, nel quale gli Usa stanno perdendo sempre più consenso.

martedì 6 dicembre 2022

Oskar Lafontaine: “L’Europa paga la codardia dei suoi stessi leader”

Da: https://www.marx21.it - Art. originale https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de - Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it - 

Oskar_Lafontaine è un politico tedesco ex presidente della SPD prima e della Linke poi.




Il Deutsche Wirtschaftsnachrichten parla con Oskar Lafontaine del declino economico della Germania, della guerra per procura tra Russia e Nato in Ucraina e del perché chiede il ritiro delle truppe americane dalla Germania


Deutsche Wirtschaftsnachrichten: Cosa succede ora che i gasdotti Nordstream 1 e Nordstream 2 sono stati fatti saltare?

Oskar Lafontaine: L’esplosione dei due gasdotti è una dichiarazione di guerra alla Germania ed è patetico e vile che il governo tedesco voglia nascondere l’incidente sotto il tappeto. Dice di sapere qualcosa, ma non può dirlo per motivi di sicurezza nazionale. I passeri lo fischiano dai tetti da molto tempo: Gli Stati Uniti hanno eseguito direttamente l’attacco o almeno hanno dato il via libera. Senza la conoscenza e l’approvazione di Washington, non sarebbe stato possibile distruggere gli oleodotti, che costituiscono un attacco al nostro Paese, colpiscono la nostra economia nel profondo e vanno contro i nostri interessi geostrategici. È stato un atto ostile contro la Repubblica Federale – e non solo verso di essa, ma anche – che chiarisce ancora una volta che dobbiamo liberarci dalla tutela degli americani.

Deutsche Wirtschaftsnachrichten: Nel suo nuovo libro “Ami, it´s time to go!” lei chiede il ritiro delle truppe americane dalla Germania. Non è irrealistico?

Oskar Lafontaine: Naturalmente non accadrà da un giorno all’altro, ma l’obiettivo deve essere chiaro: il ritiro di tutte le strutture militari e delle armi nucleari statunitensi dalla Germania e la chiusura della base aerea di Ramstein. Dobbiamo lavorare con costanza verso questo obiettivo e allo stesso tempo costruire un’architettura di sicurezza europea, perché la NATO, guidata dagli Stati Uniti, è obsoleta, come ha riconosciuto nel frattempo anche il Presidente francese Emmanuel Macron. Questo perché la NATO ha smesso da tempo di essere un’alleanza difensiva, ma piuttosto uno strumento per rafforzare la pretesa degli Stati Uniti di rimanere l’unica potenza mondiale. Tuttavia, dovremmo formulare i nostri interessi, che non sono affatto congruenti con quelli degli Stati Uniti.

domenica 4 dicembre 2022

La Libertà nella Storia - Alessandro Barbero

Da: Alessandro Barbero - La Storia siamo Noi - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 


                                                                             

venerdì 2 dicembre 2022

HEGEL: SCOPERTA GRANDIOSA (E GRANDE OCCASIONE) - Paolo Ercolani

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università di Urbino Carlo Bo.

Vedi anche: Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche*- Paolo Ercolani 

Un altro Nietzsche - Domenico Losurd

Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani 

Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici - Paolo Ercolani

Leggi anche: I fondamenti filosofici della società virale: Nietzsche e Hayek dal neoliberalismo al Covid-19 - Paolo Ercolani 


Mi è capitato più volte di utilizzare una frase di Hegel per spiegare ai miei studenti il senso generale della filosofia: “Tutto ciò che è noto, in quanto noto, spesso non è conosciuto”.
Non è soltanto l’indicazione che l’essenza - o la “verità” - delle questioni si trova in profondità. Quindi un invito ad andare oltre l’apparenza e la superficie delle cose. 

Ma è soprattutto la messa in guardia dal non scambiare una semplice informazione, che magari diamo per assodata perché entrata nella nostra consuetudine interpretativa, con la più complessa (e faticosa) conoscenza, che invece spesso è destinata a traumatizzare e smentire le nostre convinzioni. 

Non è forse l’essenza del nostro tempo, con la mole sterminata di informazioni che ci invadono durante tutta la giornata, quella in cui corriamo maggiormente il rischio di scambiare l’informazione (ciò che leggiamo al volo e distrattamente su un social network) con la conoscenza (ciò che siamo andati effettivamente a studiare)?! Non è sempre la nostra epoca, quella in cui gli algoritmi ci conducono inesorabilmente verso informazioni che devono confermare le nostre convinzioni di partenza?! 

Hegel, fra le altre moltissime cose, insegnava proprio questo. Ma il problema è che spesso ha subito travisamenti da parte di interpreti autorevoli. Penso a Popper, il filosofo della scienza che vide nel suo pensiero i semi e i fondamenti del totalitarismo novecentesco. O in Italia a Bobbio, che lo lesse come un pensatore il cui lascito più influente fu l’idolatria dello Stato e - in generale - un certo dogmatismo rispetto alla complessità del reale. 

Da questi e altri travisamenti, ne derivò una sorta di maledizione di Hegel, agevolata dal fatto che si trattava di un pensatore terribilmente complesso e di ostica lettura. 

Eppure sarebbe ben ora di rivederla quella maledizione, soprattutto perché molti nel buttare nel cestino Hegel aprirono le porte alla magnificazione di Nietzsche. 

Quel Nietzsche la cui essenza del pensiero stava nel relativismo assoluto, nel nichilismo più disperante e nell’anti-umanismo più pericoloso per le sorti della nostra specie. 

Basti solo pensare a questa frase di Nietzsche, specularmente opposta a quella di Hegel con cui ho iniziato l’articolo: “Non esistono fatti, ma soltanto interpretazioni”. Non descrive forse perfettamente la degenerazione in cui siamo piombati nell’epoca dei social, quella in cui ciascuno è titolare di una propria interpretazione affermata alla stregua di una verità?! Non è forse la base interpretativa per mettere in discussione qualunque fondamento di ragionevole certezza (si tratti della scienza, dei docenti o in generale delle figure competenti e professionali che una volta svolgevano il ruolo di mediatori fra il popolo e il sapere)?! 

Mi rendo conto che può sembrare una questione da specialisti, ma in questo snodo epocale che sostituì Nietzsche con Hegel - a partire dai primissimi decenni del Novecento - si è giocato tutto il declinare della nostra società e umanità verso una dimensione irrazionale, nichilistica e ipercompetitiva. 

Quel Dio che è “morto”, annunciato da Nietzsche, non fu altro che Hegel e, con lui, un tempo in cui il pensiero era sistematico e la ragione aveva ancora una prevalenza sugli istinti e sulla volontà di potenza. Ucciso Dio, si spalancavano le porte alla deificazione dell’uomo, cosa che all’epoca sfociò nel nazifascismo e oggi nei deliri dei transumanisti. 

Ecco perché credo vada vissuta col massimo entusiasmo questa notizia della scoperta di oltre quattromila pagine di manoscritti sulle lezioni di Hegel (https://tg24.sky.it/.../2022/11/29/germania-hegel-filosofia). Non tanto perché si tratta della scoperta filosofica (ma direi culturale in senso lato) più importante del secolo, quanto piuttosto perché potrebbe essere l’occasione per ripensare i fondamenti teorici del nostro Occidente. Rimettere al centro la ragione, il pensiero metodico e sistematico, nonché una visione della società in cui la relazione prevalga sull’antagonismo, potrebbe salvare l’umanità da quella deriva di autodistruzione dell’umano che è sotto gli occhi di tutti noi. 

P.s. Per chi volesse approfondire le tesi qui esposte in maniera assertiva e lapidaria, può consultare il mio libro sull’argomento: https://ilmelangolo.com/prodotto/nietzsche-liperboreo/