Quando l'imbianchino enunciò il detto "Prima l'utile generale e poi quello particolare", a molti parve dischiudersi una nuova era. Si potrebbe anche dire: proprio ai molti parve dischiudersi una nuova era, poiché la frase venne da essi interpretata come se l'utile generale fosse il benessere dei molti ed esso dovesse ormai venir prima del benessere dei pochi. Così questa frase fece un magnifico effetto. Ci si aspettava generalmente che all'imbianchino non dovesse riuscir molto facile farla rispettare. Invece, come presto si mostrò, non gli riuscì poi tanto difficile.
Egli infatti non pretese soltanto o soprattutto dai pochi benestanti che essi anteponessero l'utile dei molti al loro proprio, bensì pretese proprio dai molti che tutti loro, che ognuno di essi, anteponesse l'utile generale al proprio utile particolare. L'operaio doveva rinunciare a una mercede sufficiente e costruire strade per la generalità. Il piccolo contadino doveva rinunciare a prezzi buoni per il suo bestiame e fornire alla generalità bestiame a buon mercato ecc. Così la frase faceva già un effetto meno magnifico.
Si vide che la nazione si trovava in una situazione in cui l'utile reale di qualcuno poteva essere ottenuto solo danneggiando gli altri e questo utile era tanto maggiore quanto più danneggiava gli altri.
Quanto più grandi erano le fabbriche, tanto più si guadagnava da esse. Tutto questo restò come prima, la magnifica frase non vi cambiò nulla. I molti non avrebbero infatti avuto bisogno di questa magnifica frase, bensì di una trasformazione dei rapporti di proprietà tale da rendere impossibile ai singoli di trarre utile dai molti. Questo sarebbe accaduto se l'imbianchino avesse tolto ai singoli e consegnato ai molti tutti i negozi e le fabbriche e le case d'affitto e i campi da cui si può trarre utile.
In una nazione che fa questo l'utile del singolo non si trova più in contrasto con l'utile dei molti. Quanto maggiore è allora l'utile del singolo, tanto maggiore è l'utile generale. Ma nella nazione dell'imbianchino continua ad accadere il contrario, nonostante tutte le esortazioni e le magnifiche frasi.