Da: https://www.lacittafutura.it - ALESSANDRA CIATTINI insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Le parole non forniscono solo informazioni, ma forgiano la nostra mente.
Debbo
dire che non ho mai molto apprezzato il cinema minimalista di Nanni
Moretti, ma mi ha colpito il suo sottolineare, in più occasioni, per
esempio in Palombella
rossa (1989),
che “Le
parole sono importanti”,
tanto che giunge in una scena a schiaffeggiare la sua interlocutrice
perché gli ha attribuito espressioni a lui del tutto estranee come
per esempio trend negativo,
ribadendo che lui non parla né pensa così. Non solo, ma si
incollerisce anche di fronte ad espressioni come kitch, cheap,
o di fronte a frasi fatte, ripetute senza immaginazione e prive di
qualsiasi tentativo di riflessione, sollecitando a non farsi
condizionare dall’ambiente che ci circonda, dalle espressioni
giornalistiche più usate, da una maniera stravolta di parlare che ci
conduce a pensare e a vivere male. Soprattutto ho condiviso l’idea
che le
parole contribuiscono a forgiare il nostro pensiero,
divenendo così un potente strumento sia di manipolazione che di
emancipazione.
Sicuramente l’intuizione di Moretti è intelligente, anche se poi giunge a sostenere una posizione irrazionalistica, quando afferma, in altre sequenze del film, che odia la parola scritta perché in essa un pensiero una volta cristallizzato si trasformerebbe in una menzogna, dimenticando che anche le parole scritte come quelle parlate possono avere un diverso valore di verità e che, d’altra parte, nessuno può esprimersi se non attraverso la mediazione della parola o di altri strumenti comunicativi come per esempio i gesti. Pertanto, non possiamo fare a meno della parola scritta o parlata e dobbiamo sempre valutarne il significato e il contenuto, tenendo presente sia il contesto sociale in cui essa viene pronunciata, sia il ruolo sociale di chi la emette e di chi la riceve. Insomma, ogni forma di comunicazione prevede irrimediabilmente una mediazione, senza quale esiste solo la telepatia o la condivisione mistica, le quali non mi sembrano funzionare molto bene.
Sicuramente l’intuizione di Moretti è intelligente, anche se poi giunge a sostenere una posizione irrazionalistica, quando afferma, in altre sequenze del film, che odia la parola scritta perché in essa un pensiero una volta cristallizzato si trasformerebbe in una menzogna, dimenticando che anche le parole scritte come quelle parlate possono avere un diverso valore di verità e che, d’altra parte, nessuno può esprimersi se non attraverso la mediazione della parola o di altri strumenti comunicativi come per esempio i gesti. Pertanto, non possiamo fare a meno della parola scritta o parlata e dobbiamo sempre valutarne il significato e il contenuto, tenendo presente sia il contesto sociale in cui essa viene pronunciata, sia il ruolo sociale di chi la emette e di chi la riceve. Insomma, ogni forma di comunicazione prevede irrimediabilmente una mediazione, senza quale esiste solo la telepatia o la condivisione mistica, le quali non mi sembrano funzionare molto bene.










