Questo
articolo è uscito il 3 gennaio 1997 nel numero
162 di
Internazionale, a pagina 11. L’originale era uscito su
The World il
18 luglio 1871. - (Traduzione di Marina Astrologo)
R. Landor, The World, Stati Uniti - Il merito di avere diffuso la consuetudine delle interviste negli Stati Uniti va in larga parte a Joseph Pulitzer, una delle figure più note del giornalismo americano. Il suo giornale, The World, pubblicò alcuni colloqui di portata storica. Oltre a quella qui riprodotta con Marx, fece scalpore l’intervista alla regina Vittoria apparsa il 17 giugno del 1883. Il giornalista inseguì la sovrana fin dentro un cimitero scozzese. Alla fine la sua insistenza fu premiata e la regina Vittoria fu costretta ad ammettere che il reporter era “audace come il resto della sua nazione”.
Karl Marx (1818-1883), filosofo politico e sociale, iniziò la sua carriera a Colonia nei primi anni quaranta come direttore di un giornale. Quando questo venne chiuso per motivi politici, si trasferì a Parigi, dove diresse un’altra pubblicazione fino a quando anch’essa venne chiusa per la stessa ragione. Si sistemò allora a Londra, dove scrisse le sue principali opere di filosofia e di economia politica. Si occupò ancora di giornalismo e fu corrispondente estero del New York Tribune dal 1851 al 1862. Il suo capolavoro, Il Capitale, venne pubblicato nel 1867. R. Landor, corrispondente del World, ha intervistato Marx a Londra e ha trasmesso il testo al giornale il 3 luglio 1871. Si pensa che l’altro signore tedesco presente per tutta la durata dell’intervista fosse Engels. Soltanto un paio di mesi prima, la Comune di Parigi, cui Marx aveva partecipato, era stata soffocata nel sangue.
Londra, 3 luglio 1871
Mi avete chiesto di raccogliere informazioni sull’Associazione Internazionale e io ho cercato di farlo. Attualmente, si tratta di un’ardua impresa. Londra è indiscutibilmente il quartier generale dell’Associazione, ma gli inglesi sono spaventati e sentono odor d’Internazionale dappertutto, come re Giacomo sentiva odor di polvere da sparo dopo la famosa congiura. Naturalmente, il livello di consapevolezza dei membri dell’Associazione è aumentato con la sospettosità del pubblico e se gli uomini che la dirigono hanno un segreto da custodire, il loro stampo è tale da custodirlo bene. Ho fatto visita a due dei suoi esponenti più in vista; con uno di essi ho parlato liberamente e qui di seguito riferisco il succo della nostra conversazione. Mi sono personalmente accertato di una cosa, e cioè che si tratta di un’associazione di veri lavoratori, ma che questi lavoratori sono guidati da teorici politici e sociali appartenenti a un’altra classe. Uno degli uomini che ho visto, fra i massimi dirigenti del Consiglio, si è fatto intervistare seduto al suo banco da lavoro, e a tratti smetteva di parlare con me per ascoltare le lamentele espresse in tono tutt’altro che cortese da uno dei tanti padroncini del quartiere che gli davano da lavorare. Ho sentito quello stesso uomo pronunciare in pubblico discorsi eloquenti, animati in ogni loro passo dalla forza dell’odio verso le classi che si autodefiniscono governanti. Ho capito quei discorsi dopo aver assistito a uno squarcio della vita domestica dell’oratore. Egli deve essere consapevole di possedere abbastanza cervello da organizzare un governo funzionante ma di essere costretto a dedicare la sua vita alla più estenuante routine di un lavoro puramente meccanico. Pur essendo un uomo orgoglioso e sensibile, era continuamente costretto a rispondere a un grugnito con un inchino, e con un sorriso a un ordine che sulla scala dell’urbanità si collocava più o meno allo stesso livello del richiamo che il cacciatore lancia al suo cane. Costui mi ha consentito di scorgere un aspetto della natura dell’Internazionale, la rivolta del lavoro contro il capitale, dell’operaio che produce contro il borghese che gode. Quella è la mano che colpirà duro quando giungerà il momento, e quanto alla mente che progetta, credo di aver veduto anche quella, nella mia intervista con il dottor Karl Marx.













