Visualizzazione dei post in ordine di data per la query Lucio Caracciolo. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di data per la query Lucio Caracciolo. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post

giovedì 6 novembre 2025

Rivoluzione Geopolitica Mondiale - Lucio Caracciolo

Da: Geopolitica Quotidiana - 4 ottobre 2025 – Pianeta Terra Festival, Lucca - 
Lucio Caracciolo è un giornalista italiano, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com). (Lucio Caracciolo

                                                                           

mercoledì 5 novembre 2025

Merkel e la vecchia Europa: con Putin trattavamo - Sabato Angieri

Da: https://ilmanifesto.it - Sabato Angieri, giornalista del il manifesto. Inviato in aree di crisi e conflitti. Traduttore ·Formazione: Sapienza Università di Roma.

Leggi anche: https://www.ilmitte.com/2025/10/angela-merkel-polonia-e-stati-baltici-boicottarono-il-dialogo-con-putin 

LUCIO CARACCIOLO, fondatore della rivista LIMES, sulla guerra in Ucraina (https://www.facebook.com)


Che esista un’Europa prima della guerra in Ucraina e un’altra, diversa oggi è indubbio. Ma che l’invasione russa stia mettendo in luce visioni del mondo e della geopolitica totalmente differenti tra le generazioni di politici europei è molto meno ovvio. L’8 novembre 2011 a Lubmin, in Germania, Angela Merkel era raggiante mentre girava la grossa valvola che doveva aprire simbolicamente il flusso di gas attraverso le condutture del Nord Stream. La cancelliera si trovava al centro, in primo piano, tra il premier francese François Fillon, il capo del governo olandese Mark Rutte e l’allora presidente russo Dmitri Medvedev.

OGGI MEDVEDEV è il vice-capo del Consiglio di sicurezza russo che minaccia di bombardare l’Europa con l’atomica almeno una volta a settimana; Rutte è il capo della Nato e non perde occasione per ricordare che la Russia è il nostro nemico numero uno e che bisogna riarmarsi in fretta e senza risparmio; il capo di Fillon, Nicolas Sarkozy è stato condannato per «associazione a delinquere» per aver preso soldi da Gheddafi durante la campagna elettorale del 2007, ma questa è un’altra storia. E Angela Merkel rilascia interviste dicendo che nel 2021 lei sapeva come trattare con Putin, che aveva intuito che stesse per scoppiare qualcosa al confine orientale del Vecchio continente, ma che Polonia e Paesi baltici hanno posto un veto sui suoi tentativi di negoziare.

Non è la prima volta che un politico di quella generazione si lamenta di come Bruxelles ha gestito i rapporti con la Russia. Bakhmut stava per cadere quando un gruppo di militari ucraini che stava evacuando in tutta fretta ci disse: «italiani? Ah, Berlusconi». L’ex premier il giorno prima aveva dichiarato che se lui fosse stato capo del governo con «Zelensky non ci avrebbe neanche parlato». Eppure le posizioni di Berlusconi e Merkel erano molto distanti. Erano gli stessi anni dell’assalto degli oligarchi russi alla city di Londra, trasformata in un cantiere a cielo aperto per gli “investimenti” provenienti dai petroldollari russi e chissà da quali altre attività.

ALLA COSTRUZIONE del Nord Stream partecipò mezza Europa: le italiane Snam e Saipem, la francese GDF-Suez, la britannica Rolls-Royce, per citare solo alcuni dei pezzi da 90. E oggi si parla come cosa fatta del sequestro degli asset russi per finanziare l’Ucraina e delle sanzioni che hanno imposto alle aziende occidentali di lasciare la Federazione russa (prima di essere nazionalizzate da Mosca).

Il Nord Stream è forse uno dei massimi esempi del riavvicinamento tra Russia e Europa dopo da caduta del Muro di Berlino, del riavvicinamento tra pari almeno e non della spoliazione delle ricchezze ex-sovietiche da parte delle aziende occidentali negli anni ’90. Gli Usa non hanno mai visto di buon occhio questa comunanza e tuttora la osteggiano in modo evidente.

Basti pensare che uno dei tanti diktat di Donald Trump alla debolissima Bruxelles è stato quello di acquistare gas liquido dagli Usa e di interrompere totalmente ogni rapporto con la Russia, mentre Washington stessa, di contro, progetta di stringere i suoi legami energetici con il gigante eurasiatico. Non che 15 anni fa fosse l’età dell’oro, o che la Russia dove Anna Politkovskaja era stata brutalmente assassinata e i ceceni erano trucidati fosse un alleato democratico. Si chiudevano tutti e due gli occhi, in nome di quel termine che oggi va tanto in voga tra chi vorrebbe un accordo con la Russia, la realpolitik. Con l’enorme differenza che all’epoca era realmente politica – spietata e interessata – oggi sono perlopiù chiacchiere smentite nel giro di poche ore.

VENERDÌ SCORSO in un’intervista al media ungherese Partìzan Angela Merkel ha voluto dichiarare che: «Nel giugno 2021, ho avuto la sensazione che Putin non prendesse più sul serio l’accordo di Minsk ed è per questo che volevo un nuovo formato in cui noi, come Unione europea, potessimo parlare direttamente con lui». In occasione di una riunione del Consiglio europeo tenutasi quello stesso mese, Merkel e Macron hanno proposto negoziati diretti con altri leader in risposta all’accumulo di truppe russe vicino al confine ucraino. Ma l’idea di trattare «non è stato sostenuto da alcuni. Si trattava principalmente degli Stati baltici, ma anche la Polonia era contraria». Questi ultimi si sono offesi mortalmente, dichiarando che Merkel fa il gioco di Putin, che è incredibile che l’ex cancelliera non abbia cambiato idea. Il Cremlino, ovviamente, ha dato ragione a Merkel, affermando che «l’Ue è ostaggio della linea politica dei Paesi baltici e della Polonia». Ma è più interessante una dichiarazione dell’attuale premier polacco, Donald Tusk: «Il problema con Nord Stream 2 non è che sia stato fatto saltare in aria. Il problema è che sia stato costruito». Si torna sempre lì. Alcuni dei leader attuali hanno fatto della lotta alla Russia la loro ragion d’essere al governo – fermo restando che l’invasione dell’Ucraina è un fatto incontrovertibile – e i Paesi più importanti della Ue hanno delegato la propria politica estera agli Usa. Ma i vecchi capi non stanno dicendo «eravamo meglio noi», la reprimenda è più sottile: si sta iniziando a preparare il terreno in caso di disastro in Ucraina. Di chi sarà la colpa?

Certamente non nostra, sembrano dire i vecchi leader. Il rischio è che se tutto dovesse andar male e l’unità costruita intorno a Kiev dovesse sgretolarsi, inizierà lo scaricabarile. Gli Usa diranno che è stata colpa dell’Ue, gli stati europei si rimpalleranno le responsabilità e, quasi certamente, alla fine la colpa ricadrà sugli ucraini stessi. Qualcuno più furbo, come Merkel, già ha iniziato a farsi da parte.

mercoledì 13 novembre 2024

Gli ostacoli dietro la vittoria di Trump - Lucio Caracciolo

Da: https://www.repubblica.it - Lucio Caracciolo è un giornalista italiano, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com). 

Vedi anche: Tutto un altro mondo. Dove va l'Italia? - Lucio Caracciolo  

Leggi anche: Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021) 


Donald Trump è il presidente, non il padrone degli Stati Uniti. Tantomeno l’imperatore del mondo. Due premesse utili a interpretare il suo ritorno alla Casa Bianca oltre gli stereotipi. E a introdurre qualche bemolle nella notazione ricca di diesis con cui spesso si rappresentano le conseguenze di questa impresa. 

La scena americana e quella planetaria sono in fase di accelerata mutazione, come sempre accade nelle transizioni egemoniche. Il sole a stelle e strisce sta tramontando senza che nessuno sia in grado di prenderne il posto. Ne deriva anarchia geopolitica ed economica, eccitata dal panico di chi abituato a orientarsi sulla stella fissa è senza riferimenti. Vale per amici e nemici del numero uno in panne. Per chi come noi è parte dell’ecumene occidentale in contrazione e per i suoi avversari sempre più numerosi e disinibiti. 
Tre osservazioni invitano a considerare gli ostacoli contro cui Trump rischia di inciampare. 

La prima riguarda i rapporti di forza nel sistema americano in decomposizione. Il presidente è stato eletto per causa di questa crisi, ma ora dovrà gestirla. 

Impresa da far tremare i polsi. Lo storico conservatore Niall Ferguson paragona il crepuscolo degli Stati Uniti agli ultimi anni dell’Unione Sovietica. Un breve elenco delle disfunzioni dell’ex strapotenza induce a riflettere. 

sabato 8 luglio 2023

Benjamin Abelow: "Come l'Occidente ha provocato la guerra in Ucraina" - Prefazione di Luciano Canfora

 Da: https://fazieditore.it/catalogo-libri/come-loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina 

Prefazione di Luciano Canfora

Quando, nel 1961, lo storico britannico Alan John Percival Taylor (1906-1990) pubblicò Le origini della seconda guerra mondiale1 si sprigionò una bufera mediatica. I detrattori insorsero perché Taylor aveva, tra l’altro, sostenuto e argomentato tesi che in verità oggi non inquietano più nessuno: per esempio che i vincitori del primo conflitto mondiale, con la loro miope gestione della vittoria, avevano posto alcune non secondarie premesse del successivo conflitto mondiale. Perciò al principio dell’opera figurava un capitolo intitolato “L’eredità della prima guerra mondiale”. E merita attenzione, a questo proposito, la periodizzazione proposta da ultimo da Richard Overy: una «Grande guerra imperiale, 1931-1945»2. 

Taylor, militante laburista e avversario della politica conciliante dei conservatori inglesi verso Hitler, non si lasciava intimidire dagli automatismi del “politicamente corretto”. Per esempio – a proposito di un altro scottante tema, sommerso da interpretazioni propagandistiche – argomentava lucidamente che nell’agosto 1939 l’unica strada praticabile per l’URSS – avversata dai governi occidentali, da quello tedesco e dalla Polonia – era il patto di non aggressione con la Germania: «È difficile vedere», scriveva Taylor nel capitolo conclusivo, «quale altra strada avrebbe potuto prendere la Russia sovietica»; e spiegava: «Poiché i polacchi rifiutavano l’aiuto sovietico e gli inglesi tiravano per le lunghe i negoziati a Mosca senza cercare sul serio di giungere a una conclusione, la neutralità, con o senza un atto formale, era il massimo cui la diplomazia sovietica potesse aspirare»3. 

Come si sa, il “patto” del 23 agosto 1939 fu violato dai tedeschi meno di due anni più tardi, con l’attacco alla Russia del giugno 1941. Qualcosa di analogo è successo nel caso della recente guerra NATO-Russia che si sta combattendo sul territorio dell’Ucraina. Al momento del disfacimento del patto di Varsavia (1990), l’assicurazione, non formalizzata in accordo scritto (formulata dal segretario di Stato degli Stati Uniti James Baker a Gorbačëv), da parte statunitense e a nome della NATO, era stata che la NATO non avrebbe cercato di estendersi verso est. E invece nel volgere di pochi anni tutti gli Stati euro-orientali confinanti con la Russia (i Baltici) o con la Bielorussia (la Polonia) o con l’Ucraina (la Romania) – a tacere della fomentata crisi caucasica – divennero membri della NATO. Eppure non erano mancati appelli alla saggezza come, ad esempio, la lettera di George Kennan e Robert McNamara (giugno 1997) a Bill Clinton, che additava il rischio insito nell’espansione a est della NATO. Era un nuovo, pericoloso caso di gestione miope della vittoria: ovvero della vittoria della NATO, cioè di fatto degli Stati Uniti e dei loro più o meno docili satelliti, nella lunga guerra fredda (1947-1991). È in genere l’impulso a “stravincere” che innesca nuove guerre. La lezione del dopo-trattato di Versailles (1919- 1939), così efficacemente posta in luce da Taylor, non era servita a nulla. (E nemmeno esperienze più remote, come l’errore imperdonabile di Bonaparte nel 1812, che mirava a estendere, ancora una volta a est, l’egemonia: in quel caso, dell’impero francese).

sabato 19 novembre 2022

Tutto un altro mondo. Dove va l'Italia? - Lucio Caracciolo

Lucio Caracciolo è un giornalista e accademico italiano fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com)


Tutti i video del Festival ►https://bit.ly/Limes_Genova_2022

                                                                         

martedì 5 luglio 2022

Le scelte paradossali e ipocrite dei paesi imperialisti - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Leggi anche: Il nuovo scenario Russia/Ucraina - Alessandra Ciattini

Sanzionati e sanzionatori - Alessandra Ciattini

L’importanza dell’Eurasia - Alessandra Ciattini

Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)

Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini

Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa

Preparativi di un nuovo mondo: circa la “trasformazione strutturale” dell’economia Russa - Alessandro Visalli

COME DISTRUGGERE UN PAESE: IL NOSTRO - Vincenzo Costa 

Vedi anche: Geopolitica. Gli USA perderanno anche la leadership energetica - Demostenes Floros 

Stagflazione e crisi del dollaro - Domenico Moro


Nonostante tutti i tentativi l’Unione Europea non riesce a rendersi indipendente dalle risorse energetiche russe e tutte le conseguenze negative delle sue scelte nefaste ricadono su noi lavoratori.


Se disinformare oggi vuol dire affermare qualcosa che i media dominanti non rendono noto, stiamo facendo disinformazione, ne siamo perfettamente consapevoli e ce ne assumiamo tutte le responsabilità. Arriviamo addirittura a citare, tra le altre, fonti russe, anche se questo non significa automaticamente che apprezziamo la Russia attuale, così come si è strutturata con la dissoluzione dell’Urss, le cui straordinarie risorse hanno sollecitato gli appetiti degli imperialisti, che pensavano di potersene approfittare senza colpo ferire. E Infatti hanno guidato la mano dei cosiddetti oligarchi a far man bassa delle proprietà collettive, appropriandosene di una parte consistente, frazionata in pacchetti azionari, e controllando direttamente il rilevante apparato militare ex sovietico. Purtroppo per loro questo processo distruttivo ha avuto termine, la Russia ha ripreso nelle proprie mani il suo destino e si è riaffacciata sullo scenario internazionale facendo presenti i suoi interessi, come fanno tutte le grandi potenze, anche se li nascondono dietro la retorica dei valori e degli ideali, la cui consistenza è più fragile della neve al sole.

Naturalmente non ci richiameremo solo a fonti russe, ma faremo dei parallelismi per verificarne l’attendibilità. Invitiamo “i guardiani della verità” a rispondere con degli argomenti ai nostri argomenti, anche per evitare di fare la figura pietosa della Sarzanini, che non è stata capace di rispondere alle semplici domande postele da Giorgio Bianchi e Manlio Dinucci sulla loro “attività disinformativa”. Sappiamo bene che l’invito è inutile, ma la buona creanza e la logica ci ispirano; sappiamo anche che i suddetti guardiani hanno ragione solo perché hanno dalla loro parte la forza, ossia lo straordinario apparato mediatico, che però comincia a convincere sempre meno persone. Siamo convinti anche di avere i loro stessi diritti di esprimerci e di convincere con argomenti, ma come ci ha insegnato Marx “tra due diritti uguali vince la forza”. Non ci resta quindi che acquisire maggiore forza, portando dalla nostra parte la maggior parte di quelli che sono colpiti dalle scelte paradossali e ipocrite dei cosiddetti “padroni del vapore” e dei loro portavoce, ossia i lavoratori.

domenica 26 giugno 2022

Le prime (amare) indicazioni dalla guerra in Ucraina - Gianandrea Gaiani

 Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa.


gaubitsa-d-30-12-e1653927094545

 Il ritorno della guerra, quella “vera”, convenzionale, brutale e ad alta intensità sta determinando reazioni e riflessioni in Europa oltre a decisioni politiche e finanziarie di rilievo come l’adesione ormai diffusa presso molte nazioni (Italia inclusa) all’obiettivo di portare le spese militari al 2 per cento del PIL, addirittura al 3 per cento nel caso della Polonia che ha varato un massiccio riarmo, o come il fondo speciale per Difesa tedesco da 100 miliardi di euro.

“L’Europa si sente vulnerabile non solo per il fatto che i missili russi potrebbero colpirla ma anche perché, facendo un inventario delle capacità disponibili in termini di dotazioni i singoli Paesi si sono resi conto di non essere in grado di affrontare questo scenario”,  ha affermato Emanuele Serafini, direttore per l’Europa Occidentale e Nato di Lockheed Martin nel corso del convegno “Industria della Difesa, scenari e prospettive nella crisi post Ucraina”, organizzato al palazzo dell’Esercito, a Roma l’8 giugno.

zsu-1

Una definizione che ben fotografa la drammatica realtà emersa dalle prime indicazioni fornite dal conflitto in Ucraina.

Difficile prevedere quando e con quali esiti potrà avere termine la guerra che prese il via nel 2014 nella regione orientale del Donbass ma ha subito una rapida escalation dal 24 febbraio scorso con l’intervento militare russo e il coinvolgimento indiretto degli stati membri della NATO quali fornitori di massicci aiuti militari e programmi di addestramento alle truppe di Kiev.

Dopo quasi 4 mesi di combattimenti ad alta intensità è forse presto per parlare di “lezioni” ma è certo possibile tracciare alcune indicazioni che questo conflitto fornisce all’Occidente e alle nazioni europee, determinate non solo dagli sviluppi bellici sul campo di battaglia ma anche dalla natura di questa guerra.

venerdì 17 giugno 2022

L’industria della menzogna quale parte integrante della macchina di guerra dell’imperialismo - Domenico Losurdo (2013)

Da: https://www.voltairenet.org - Domenico Losurdo è stato un filosofo, saggista e storico italiano. - http://domenicolosurdo.blogspot.com/

Leggi anche: L'Holodomor, la propaganda liberale e le rimozioni storiche dell'Occidente [1] - Domenico Losurdo

La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo

Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)

Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa

La fabbrica del falso Strategie della menzogna nella politica contemporanea - Vladimiro Giacché



Nella storia dell’industria della menzogna quale parte integrante dell’apparato industriale-militare dell’imperialismo il 1989 è un anno di svolta. Nicolae Ceausescu è ancora al potere in Romania. Come rovesciarlo? I mass media occidentali diffondono in modo massiccio tra la popolazione romena le informazioni e le immagini del «genocidio» consumato a Timisoara dalla polizia per l’appunto di Ceausescu.

Cos’era avvenuto in realtà? Avvalendosi dell’analisi di Debord relativa alla «società dello spettacolo», un illustre filosofo italiano (Giorgio Agamben) ha sintetizzato in modo magistrale la vicenda di cui qui si tratta:

«Per la prima volta nella storia dell’umanità, dei cadaveri appena sepolti o allineati sui tavoli delle morgues [degli obitori] sono stati dissepolti in fretta e torturati per simulare davanti alle telecamere il genocidio che doveva legittimare il nuovo regime. Ciò che tutto il mondo vedeva in diretta come la verità vera sugli schermi televisivi, era l’assoluta non-verità; e, benché la falsificazione fosse a tratti evidente, essa era tuttavia autentificata come vera dal sistema mondiale dei media, perché fosse chiaro che il vero non era ormai che un momento del movimento necessario del falso. Così verità e falsità diventavano indiscernibili e lo spettacolo si legittimava unicamente mediante lo spettacolo.
Timisoara è, in questo senso, l’Auschwitz della società dello spettacolo: e come è stato detto che, dopo Auschwitz, è impossibile scrivere e pensare come prima, così, dopo Timisoara, non sarà più possibile guardare uno schermo televisivo nello stesso modo» (Agamben 1996, p. 67).

Il 1989 è l’anno in cui il passaggio dalla società dello spettacolo allo spettacolo come tecnica di guerra si manifestava su scala planetaria. Alcune settimane prima del colpo di Stato ovvero della «rivoluzione da Cinecittà» in Romania (Fejtö 1994, p. 263), il 17 novembre 1989 la «rivoluzione di velluto» trionfava a Praga agitando una parola d’ordine gandhiana: «Amore e Verità». In realtà, un ruolo decisivo svolgeva la diffusione della notizia falsa secondo cui uno studente era stato «brutalmente ucciso» dalla polizia. A vent’anni di distanza lo rivela, compiaciuto, «un giornalista e leader della dissidenza, Jan Urban», protagonista della manipolazione: la sua «menzogna» aveva avuto il merito di suscitare l’indignazione di massa e il crollo di un regime già pericolante (Bilefsky 2009).

lunedì 16 maggio 2022

Le ragioni della Russia - Aristide Bellacicco

Da: https://www.lacittafutura.it - Aristide Bellacicco, "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni"

Leggi anche: La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo

Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)

La conflittualità valutaria e l’enigma del gas valutato in rubli - Francesco Schettino

Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo"

Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa



Un esame delle ragioni del conflitto alla luce non dello “scontro fra potenze” ma della volontà di potenza statunitense.

È necessario che nella questione Ucraina si operi una scelta di campo: non soltanto da parte marxista ma da parte di tutti coloro che sono ancora in grado di confrontarsi col mondo e con la situazione internazionale sulla base di un atteggiamento razionale che tenga conto della natura storica degli avvenimenti in atto.

La fine della seconda guerra mondiale ha decretato il ruolo egemonico degli Stati Uniti d’America e, insieme, un assetto geopolitico che è stato definito “guerra fredda” nei suoi effetti militari e politici e, sul piano ideologico, ha dato luogo alla contrapposizione fra “democrazie occidentali” e “totalitarismi”.

Paradossalmente, ma non tanto, questa visione ha legittimato nel secolo scorso, e segnatamente dopo la fine dell’Unione Sovietica –vale a dire del principale paese classificato come “totalitario”- la libertà degli Stati Uniti di proporsi e agire come poliziotto del “mondo libero” intervenendo militarmente ovunque l’abbiano ritenuto opportuno in base ai propri interessi: Jugoslavia, Iraq (due volte), Afghanistan ecc.

Ma ancor prima che l’URSS implodesse, l’azione dei servizi e dell’esercito nordamericano si era rivolta con estrema determinazione contro varie esperienze riconducibili a movimenti di indipendenza nazionale e di carattere antiimperialista: basti qui ricordare il Vietnam, Cuba e il Cile.

giovedì 5 maggio 2022

Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)

Da: https://www.facebook.com/francesco.syloslabini - Articolo uscito su https://www.azione.ch - Lucio Caracciolo è un giornalista italiano fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com). 

Vedi anche Carlo Rovelli: “Ucraini usati come pedina per far male https://www.youtube.com/watch?v=unbn8j3qxXA&t=915s


Anche questo articolo di Lucio Caracciolo, uscito nell'aprile 2021, dieci mesi prima delle vicende belliche in Ucraina, come anche aveva anticipato Manlio Dinucci nel suo Rand Corp: come abbattere la Russia - Manlio Dinucci, ci riporta a dover valutare bene le argomentazioni tanto care alla propaganda bellicista occidentale. 


Una su tutte quella relativa alla causa scatenante e nello stesso tempo incontrovertibile che inchioda e zittisce brutalmente chiunque osi anche solo minimamente mettere in discussione la possibilità di una pace possibile: 

"c'è un aggressore e c'è un aggredito". 


Se anche  si accetti questa categorica affermazione, ma cercando di argomentare qualche distinguo valido e conseguente, si viene tacciati per "filorussi" anzi peggio "filoputin", in una logica intransigente giocata su "buoni e cattivi" a prescindere da tutto. 

Noi non sappiamo quale evoluzione prenderà la vicenda bellica ma non dobbiamo in nessun modo sottovalutare i rischi estremi che questa potrebbe avere in futuro per tutti noi. (il collettivo)

-----------------------------------------

Big Game - Gli Stati Uniti definiscono le priorità del decennio sullo scacchiere internazionale, rafforzando le alleanze nel Pacifico e in Europa per aver ragione delle due altre potenze mondiali - 

Gli Stati Uniti hanno deciso di buttare fuori pista la Cina entro questo decennio. La Cina ha giocato la carta russa per impedirlo, stringendo una quasi inedita intesa con la Russia. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale gli americani si trovano quindi a fronteggiare due grandi potenze, la seconda e la terza del pianeta, in una partita che segue ormai la logica di guerra. Somma zero.

In questo schema triangolare, Washington ha due opzioni per evitare il possibile scontro contemporaneo con entrambe le rivali. La prima, elementare secondo la grammatica della potenza, è di giocare la più debole contro la più forte: Mosca contro Pechino. La seconda, più rischiosa, sta nel liquidare prima la Russia per poi chiudere il match con la Cina ormai isolata. Soffocandola nel suo angolo di mondo dove, senza più il vincolo con i russi, Pechino sarebbe completamente circondata: lungo i mari dalla linea India-Australia-Giappone teleguidata da Washington. Per terra da quasi tutti i vicini, India e Russia in testa.