il comunista
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 28 marzo 2025
Armi e tecnologie, a chi conviene il genocidio - Alberto Negri
giovedì 27 marzo 2025
Come ho potuto pensare di essere europeista? - Franco Berardi Bifo
Da: https://comune-info.net - Franco Berardi Bifo è un attivista e saggista italiano. È stato fra i fondatori della rivista “A/traverso” (1975-1981) e di Radio Alice (1976-1978), prima radio libera italiana.
Nei secoli piazza del Popolo ne ha viste di tutti i colori. Ma un’adunata di somari come quella che si è assembrata il 15 marzo in risposta al ragliare di Michele Serra non l’aveva vista mai.
mercoledì 26 marzo 2025
LUCIANO CANFORA: "Genocidio"
martedì 25 marzo 2025
L'ULTIMO CAPITOLO DEL GENOCIDIO - CHRIS HEDGES
Da: Cristina Siqueira - Art. originale: https://chrishedges.substack.com - Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell'Ufficio per il Medio Oriente e dell'Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all'estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.
Leggi anche: IL GENOCIDIO IN STILE OCCIDENTALE - Chris Hedges
Questo è l'ultimo capitolo del genocidio. È l'ultima, sanguinosa spinta per cacciare i palestinesi da Gaza. Niente cibo. Niente medicine. Niente riparo. Niente acqua pulita. Niente elettricità. Israele sta rapidamente trasformando Gaza in un calderone dantesco di miseria umana dove i palestinesi vengono uccisi a centinaia e presto, di nuovo, a migliaia e decine di migliaia, o saranno costretti ad andarsene per non tornare mai più.
Il capitolo finale segna la fine delle bugie israeliane. La bugia della soluzione a due stati. La bugia che Israele rispetta le leggi di guerra che proteggono i civili. La bugia che Israele bombarda ospedali e scuole solo perché sono usati come aree di sosta da Hamas. La bugia che Hamas usa i civili come scudi umani, mentre Israele costringe sistematicamente i palestinesi prigionieri a entrare in tunnel e edifici potenzialmente esplosivi prima delle truppe israeliane. La bugia che Hamas o la Jihad islamica palestinese (PIJ) sono responsabili (l'accusa è spesso quella di razzi palestinesi erranti) della distruzione di ospedali , edifici delle Nazioni Unite o vittime palestinesi di massa . La bugia che gli aiuti umanitari a Gaza sono bloccati perché Hamas sta dirottando i camion o contrabbandando armi e materiale bellico. La bugia che i bambini israeliani vengono decapitati o che i palestinesi hanno compiuto stupri di massa di donne israeliane. La bugia che il 75 percento delle decine di migliaia di persone uccise a Gaza erano "terroristi" di Hamas. La bugia secondo cui Hamas, poiché avrebbe riarmato e reclutato nuovi combattenti, sarebbe responsabile della rottura dell'accordo di cessate il fuoco.
lunedì 24 marzo 2025
Da: "L'Ideologia tedesca" - K. Marx & F. Engels
Da: World Politics Blog - di Giulio Chinappi - https://giuliochinappi.wordpress.com -
domenica 23 marzo 2025
I rischi per Kiev dopo la disfatta a Kursk - Gianandrea Gaiani
La disfatta ucraina nella regione russa di Kursk conferma che saranno i russi a dettare le condizioni negli eventuali negoziati che gli staff di Donald Trump e Vladimir Putin stanno mettendo a punto. Considerazione che potrebbe spiegare la riluttanza di Volodymyr Zelensky (e degli europei) ad accettare il “verdetto” del campo di battaglia.
Zelensky e il generale Oleksandr Syrsky (poco amato dai militari che gli attribuiscono troppi “sissignore” al presidente che sono costati il sacrificio inutile di decine di migliaia di militari da Bakhmut a Kursk) escono indeboliti dalla disfatta nel saliente di Kursk che potrebbe avere un effetto destabilizzante sul morale delle esauste truppe di Kiev.
Dall’agosto scorso gli ucraini hanno impiegato in questa regione una dozzina di brigate equipaggiate dall’Occidente, sacrificando in 8 mesi, secondo stime russe, circa 70 mila uomini tra morti e feriti e 7mila veicoli, artiglierie e altri pezzi di equipaggiamento. Mezzi che i canali Telegram dei blogger militari russi hanno mostrato distrutti, danneggiati o abbandonati in immagini che illustrano questo articolo.
sabato 22 marzo 2025
Confine orientale e identità: foibe e narrazione - Raoul Pupo
Vedi anche: La narrazione intorno alle foibe. Un'ambigua verità di stato - Angelo d'Orsi
venerdì 21 marzo 2025
Gaza. Israele scatena l’inferno promesso - Eliana Riva
Da: https://pagineesteri.it - L’articolo è stato pubblicato in origine sul quotidiano Il Manifesto. - Eliana Riva Storica, giornalista, editrice, caporedattrice Pagine Esteri. (https://www.facebook.com/eliana.riva1)
https://www.facebook.com/reel/1579114242786131
Gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato Gaza da nord a sud. Jabalia, Beit Hanoun, Gaza City, Nuseirat, Deir el-Balah, Khan Younis e Rafah. Anche l’area di al-Mawasi, designata zona umanitaria dalla stessa Tel Aviv. Sono state colpite scuole-rifugio, tende per sfollati, le case danneggiate dentro cui si riparavano intere famiglie. Momen Qoreiqeh, un sopravvissuto, ha raccontato ai giornalisti di Al Jazeera di essere riuscito a recuperare 26 cadaveri, tutti membri della sua famiglia, ammazzati insieme mentre dormivano. «Massacri di civili» li ha definiti Medici senza frontiere (Msf), che ha contato decine di morti e feriti nelle cliniche che gestisce. Nell’ospedale Nasser di Khan Younis l’unità di terapia intensiva pediatrica si era già riempita ieri mattina. Il direttore dell’Al-Shifa ha dichiarato che ogni minuto un ferito muore a causa della mancanza di risorse mediche. Medicine, attrezzature, personale: le strutture sanitarie dove vengono portati i feriti sono le stesse ridotte al collasso da quindici mesi di bombardamenti, dall’assedio dei militari israeliani, dal nuovo blocco di carburante e di aiuti. Due mesi di cessate il fuoco non sono certo bastati a recuperare la piena funzionalità.
giovedì 20 marzo 2025
L'inizio della lotta di classe - "Frasi di Marx"
Da: https://www.lantidiplomatico.it -
mercoledì 19 marzo 2025
La Prefazione alla "Fenomenologia dello spirito" di Hegel - Stefania Achella
lunedì 17 marzo 2025
Perché la classe è importante - Greg Godels
Da: www.resistenze.org - Art. originale: Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com.
domenica 16 marzo 2025
Dazi, capitali e cannoni, protezionismo imperiale - Emiliano Brancaccio
Da: https://ilmanifesto.it - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - Emiliano Brancaccio - www.emilianobrancaccio.it
Vedi anche: Le condizioni economiche per la pace - Emiliano Brancaccio
Guerra capitalista e condizioni economiche per la pace - Emiliano Brancaccio
Leggi anche: CLASSE (lotta di) - Emiliano Brancaccio
«C’è un aggressore e c’è un aggredito». Lo slogan più martellante degli ultimi anni vive una seconda giovinezza. Applicato fino a ieri al solo tema della guerra, oggi viene riciclato nel campo delle politiche commerciali. L’odierno aggressore è infatti Trump, che si è messo a brandire l’arma dei dazi anche contro l’Unione europea. Che provocata reagisce, approvando uguali e contrarie misure protezioniste a danno di una lunga lista di prodotti made in Usa.
sabato 15 marzo 2025
A chi esita - Bertolt Brecht
Da: Bertolt Brecht, Poesie (Einaudi, 2014), a cura di G. D. Bonino. -
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
« On croit mourir pour la patrie on meurt pour des industriels » - Anatole France
Da: L'Humanité, 18 luglio 1922. ( pag. 2 - 10 ). - Anatole France Scrittore, biografo, giornalista e critico letterario francese (1844–1924). Pseudonimo: Anatole France, Anatolis Fransas.
Je vous prie de signaler à vos lecteurs le récent livre de Michel Corday, les Hauts Fourneaux[1], qu’il importe de connaître.
On y trouvera sur les origines de la conduite de la guerre des idées que vous partagerez et qu’on connaît encore trop mal en France ; on y verra notamment (ce dont nous avions déjà tous deux quelque soupçon) que la guerre mondiale fut essentiellement l’œuvre des hommes d’argent, que ce sont les hauts industriels des différents États de l’Europe qui, tout d’abord, la voulurent, la rendirent nécessaire, la firent, la prolongèrent. Ils en firent leur état, mirent en jeu leur fortune, en tirèrent d’immenses bénéfices et s’y livrèrent avec tant d’ardeur, qu’ils ruinèrent l’Europe, se ruinèrent eux-mêmes et disloquèrent le monde.
Écoutez Corday, sur le sujet qu’il traite avec toute la force de sa conviction et toute la puissance de son talent. — « Ces hommes-là, ils ressemblent à leurs hauts fourneaux, à ces tours féodales dressées face à face le long des frontières, et dont il faut sans cesse, le jour, la nuit, emplir les entrailles dévorantes de minerai, de charbon, afin que ruisselle au bas la coulée du métal. Eux aussi, leur insatiable appétit exige qu’on jette au feu, sans relâche, dans la paix, dans la guerre, et toutes les richesses du sol, et tous les fruits du travail, et les hommes, oui, les hommes mêmes, par troupeaux, par armées, tous précipités pêle-mêle dans la fournaise béante, afin que s’amassent à leurs pieds les lingots, encore plus de lingots, toujours plus de lingots… Oui, voilà bien leur emblème, leurs armes parlantes, à leur image. Ce sont eux les vrais hauts fourneaux ! » (page 163).
Ainsi, ceux qui moururent dans cette guerre ne surent pas pourquoi ils mouraient. Il en est de même dans toutes les guerres. Mais non pas au même degré. Ceux qui tombèrent à Jemmapes ne se trompaient pas à ce point sur la cause à laquelle ils se dévouaient. Cette fois, l’ignorance des victimes est tragique. On croit mourir pour la patrie ; on meurt pour des industriels.
Ces maîtres de l’heure possédaient les trois choses nécessaires aux grandes entreprises modernes : des usines, des banques, des journaux. Michel Corday nous montre comment ils usèrent de ces trois machines à broyer le monde. Il me donna, notamment, l’explication d’un phénomène qui m’avait surpris non par lui-même, mais par son excessive intensité, et dont l’histoire ne m’avait pas fourni un semblable exemple : c’est comment la haine d’un peuple, de tout un peuple, s’étendit en France avec une violence inouïe et hors de toute proportion avec les haines soulevées dans ce même pays par les guerres de la Révolution et de l’Empire. Je ne parle pas des guerres de l’ancien régime qui ne faisaient pas haïr aux français les peuples ennemis. Ce fut cette fois, chez nous, une haine qui ne s’éteignit pas avec la paix, nous fit oublier nos propres intérêts et perdre tout sens des réalités, sans même que nous sentions cette passion qui nous possédait, sinon parfois pour la trouver trop faible.
Michel Corday montre très bien que cette haine a été forgée par les grands journaux, qui restent coupables, encore à cette heure, d’un état d’esprit qui conduit la France, avec l’Europe entière, à sa ruine totale. « L’esprit de vengeance et de haine, dit Michel Corday, est entretenu par les journaux. Et cette orthodoxie farouche ne tolère pas la dissidence ni même la tiédeur. Hors d’elle, tout est défaillance ou félonie. Ne pas la servir c’est la trahir. »
Vers la fin de la guerre, je m’étonnais devant quelques personnes de cette haine d’un peuple entier comme d’une nouveauté que l’on trouvait naturelle et à laquelle je ne m’habituais pas. Une dame de beaucoup d’intelligence et dont les mœurs étaient douces assura que si c’était une nouveauté, cette nouveauté était fort heureuse. « C’est, dit-elle, un signe de progrès et la preuve que notre morale s’est perfectionnée avec les siècles : la haine est une vertu ; c’est peut-être la plus noble des vertus. »
Je lui demandais timidement comment il est possible de haïr tout un peuple :
— Pensez, madame, un peuple entier c’est grand… Quoi ? Un peuple composé de millions d’individus, différents les uns des autres, dont aucun ne ressemble aux autres, dont un nombre infiniment petit a seul voulu la guerre, dont un nombre moindre encore en est responsable, et dont la masse innocente en a souffert mort et passion. Haïr un peuple, mais c’est haïr les contraires, le bien et le mal, la beauté et la laideur. »
Quelle étrange manie ! Je ne sais pas trop si nous commençons à en guérir. Je l’espère. Il le faut. Le livre de Michel Corday vient à temps pour nous inspirer des idées salutaires. Puisse-t-il être entendu ! L’Europe n’est pas faite d’États isolés, indépendants les uns des autres. Elle forme un tout harmonieux. En détruire une partie, c’est offenser les autres.
Notre salut c’est d’être bons Européens. Hors de là, tout est ruine et misère.
Salut et fraternité,
- Texte disponible sur Wikisource : Les Hauts Fourneaux.