Da: https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). -
il comunista
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
martedì 8 aprile 2025
Gli aspetti controversi dell’accordo Usa/ Russia e la questione delle famose terre rare - Alessandra Ciattini
lunedì 7 aprile 2025
Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi
Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana.
“Gaza ha tracciato la linea sulla sabbia, Gaza ha separato il giusto dallo sbagliato, Gaza ha chiarito il nostro ruolo, la nostra responsabilità, la missione della nostra vita. Ci ha mostrato che la lotta per la Palestina non è solo una lotta per il futuro del popolo palestinese. È una lotta per il futuro di tutta l'umanità e del pianeta”.
- Taher Dahleh, Palestinian Youth Movement, Washington (DC), nella marcia del 5 aprile 2025 (e l’immagine riguarda proprio la Marcia del 5 aprile 2025 nella capitale USA)
La retorica della guerra è già entrata nel discorso globale. Attraverso i dazi. Le parole sul mondo che è già cambiato sono fra noi, e al centro di questo vocabolario c’è un nodo fondamentale: le organizzazioni internazionali sono più deboli. Sono state rese intenzionalmente più deboli: la rottura delle regole, da parte degli stati, è iniziata con il genocidio a Gaza, il mancato rispetto del mandato di cattura contro Netanyahu, e continua a propagarsi come le onde che si allargano dopo aver lanciato un sasso in uno stagno.
E la risposta qual è? Siamo pronti. Noi siamo pronti ad affrontare tutto questo. Come fosse uno tsunami, come se quelle onde si debbano trasformare inevitabilmente in uno tsunami. Questo atteggiamento è pericolosissimo: ricorda gli anni che precedettero la prima guerra mondiale, e anche la deriva altrettanto bellicista degli anni Trenta.
Ora, però, il mondo è cambiato anche in un altro senso. La decolonizzazione del XX secolo ha messo in gioco altri protagonisti, un panorama più frastagliato come frastagliato è l’altro panorama, nascosto. Noi. Il “noi” che non è più (solo) massa di manovra. Vittima, certo. Silenziosa, spesso. Invisibile, quasi sempre. Reale ma non visibile.
Il “noi” può fare la differenza, a livello globale? Perché no? Ora gli strumenti ci sono, e non c’erano prima. Sono l’alfabetizzazione allargata, la competenza diffusa sull’uso di strumenti sofisticati (la tecnologia, per esempio), la coscienza altrettanto diffusa di essere depositari/e di diritti e libertà. Non è ingenua rappresentazione del mondo versione XXI secolo. E’ così, se solo si va girando per il mondo, fuori dall’Europa. E’ così, perché se così non fosse – se si fosse a una situazione del tutto simile a un secolo fa – non ci sarebbe bisogno di (ri)costruire la retorica della guerra inevitabile. Non ci sarebbe la necessità di convincere una generazione, più generazioni che dovranno far la guerra ed essere di nuovo carne da macello. I nuovi ragazzi del ’99.
Siamo proprio sicuri che questa generazione, queste generazioni piegheranno la loro testa e accetteranno la leva obbligatoria? Siamo sicuri che non si opporranno? Non lo so, ma qualcosa mi dice che la retorica della guerra stia trattando queste generazioni come delle pedine da usare e muovere sul campo da gioco, senza vedere quanto siano ora differenti rispetto ai veri, storici “ragazzi del ’99”, quelli che pagarono il prezzo più alto sull’altare della strage della prima guerra mondiale. L’inutile strage.
domenica 6 aprile 2025
“Il riarmo degli imbecilli” – Emmanuel Todd sulla follia strategica europea
sabato 5 aprile 2025
La guerra in Ucraina è una guerra Usa. Le prove - Redazione Contropiano - Adam Entous
Da: https://contropiano.org - New York Times - Adam Entous è giornalista investigativo del New York Times, residente a Washington, specializzato in approfondimenti narrativi su questioni di sicurezza nazionale e intelligence.
E’ diventata rapidamente famosa, questa inchiesta del New York Times che dimostra il profondo coinvolgimento statunitense nella guerra in Ucraina. Praticamente tutto quello che gli analisti migliori avevano ricostruito a partire dagli eventi sul terreno, a spizzichi e bocconi, prendendosi sempre l’accusa di essere “filo-russi”, viene qui confermato in pieno. Gli Stati Uniti sono completamente dentro la filiera di comando militare sul campo.
Non solo hanno fornito armi – secondo una linea di continua escalation motivata da ragioni prioritariamente politiche – a volte su input ucraino, a volte per esigenze di Biden – ma hanno diretto operativamente l’uso degli armamenti migliori (missili, droni, ecc) fornendo l’intelligence satellitare necessarie e concordando i bersagli uno per uno.
Per il lavoro degli storici si tratta di un’ammissione importante, che cambia la ricostruzione e la “narrazione” mediatica della guerra. Ma cambia anche, necessariamente, le coordinate politiche per la sua possibile soluzione. E’ bene comunque precisare una serie di cose, tutte piuttosto importanti.
La prima riguarda tono e contenuti della ricostruzione fatta dal New York Times. Nonostante descriva una macchia militare orientata dalla follia – il “piano” era far combattere agli ucraini, con il loro consenso, una guerra convenzionale contro una potenza nucleare che poteva in qualsiasi momento decidere di “scioglere il bracio che teneva legato dietro la schiena” cercando di non arrivare mai al punto di rottura. E, nonostante questo, cercare comunque la sconfitta militare della Russia senza che questa la percepisse come una “minaccia esistenziale” (la condizione che permette di usare le testate atomiche) – l’articolista condivide pressoché totalmente l’impostazione di Biden e dei “dem”.
Anzi. I militari statunitensi sono narrati come il massimo dell’eccellenza. Precisi, corretti, sinceri, professionali, ecc. Mentre i russi, non stranamente, sono solo dei fantasmi sullo sfondo “bersagli” inconsapevoli del “lavoro” statunitense ed ucraino. Destinati a perdite sempre “enormi” e impotenti di fronte a tanta saggezza tecnologica e determinazione dei combattenti ucraini sul terreno.
Naturalmente la domanda che un giornalista professionista serio avrebe dovuto farsi è: ma allora “perché abbiamo perso la guerra?” (“abbiamo”, visto che gli Usa sono militarmente coinvolti e i russi avanzano). Adam Entous non risponde, ma il suo racconto è il canovaccio necessario per la risposta: gli ucraini fanno di testa loro ogni volta che possono, attirati dal “colpo eclatante” e dalla “magnifica vittoria tattica”, perdendo il controllo strategico di lungo periodo.
Insomma, non ascoltano sempre i “buoni consigli operativi” forniti dagli americani e quindi si ritrovano spesso a dover rincorrere le conseguenze inattese della proprie iniziativa sbagliate perché prese senza consultarsi con “gli adulti nella stanza”.
Raccontata così, non stranamente, viene da pensare ancora una volta gli Stati Uniti ritengano di aver “sbagliato cavallo”, puntando su gente – la giunta neonazista di Kiev – che ha in testa obiettivi propri, totalmente irrealistici, e pensa di poterli raggiungere with a big help grom Usa.
E’ la storia dell’Iraq o dell’Afghanistan, di tante altre guerre degli ultimi 35 anni. Gli obiettivi statunitensi – sempre indiscutibilmente “giusti”, anche secondo il New York Times – non collimano con quelli di “alleati locali” che pure si mettono per un po’ a disposizione. E’ il modo yankee di guardare al mondo, dove ogni proprio errore strategico viene sbianchettato facendo “l’autocritica degli altri”. Quindi senza imparare mai dai propri errori.
Per parte nostra, ovviamente, prendiamo atto del dato ormai indiscutibile e ammesso apertamente dagli stessi sostenitori di Biden e dell’establishment ora sotto attacco trumpiano: quella in Ucraina è ed è stata una “guerra per procura”.
Come al solito, gli Stati Uniti – quando capiscono di non poter più vincere – mollano i vecchi complici ormai perdenti. Che lo capiscono sempre un po’ dopo e quindi per un po’ – basta guardare i media mainstream – continuano a parlare come se non fosse cambiato nulla.
Buona lettura. (Redazione Contropiano)
giovedì 3 aprile 2025
LABORATORIO PALESTINA
mercoledì 2 aprile 2025
«LA NUOVA SUPREMAZIA DELLA GERMANIA» - Barbara Spinelli
Come salvare Kiev dopo la sconfitta - Barbara Spinelli
martedì 1 aprile 2025
Ma fu l’Ucraina la prima a tradire i patti coi russi - Alessandro Orsini
Da: https://infosannio.com - https://www.ilfattoquotidiano.it - Alessandro Orsini è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT)
Vedi anche: Ucraina, tre anni di guerra: il confronto Santoro-Orsini
Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs
lunedì 31 marzo 2025
Come svuotare Gaza: i piani di Tel Aviv per la deportazione (per ora) a bassa intensità - Michele Giorgio
Da: https://pagineesteri.it - Michele Giorgio giornalista de Il Manifesto (Michele Giorgio), direttore della rivista Pagine Esteri (michelegiorgio). Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. -
Circa mille abitanti di Gaza hanno lasciato la Striscia dall’inizio di marzo. Altri 600 stanno partendo, secondo la tv pubblica israeliana Kan. Numeri esigui, che riguardano perlopiù malati e feriti, ma che fanno esultare i ministri della Difesa e delle Finanze, Israel Katz e Bezalel Smotrich, tra i principali fautori di un piano di deportazione silenziosa, definita eufemisticamente «volontaria». Convinti che il flusso in uscita aumenterà, hanno annunciato l’apertura di un dipartimento ad hoc nel ministero della Difesa, dando seguito alla proposta di Donald Trump di espellere i palestinesi e trasformare Gaza nella «Riviera» del Medio oriente.
Secondo Kan, il giorno prima della partenza gli abitanti di Gaza vengono condotti al transito di Kerem Shalom. Dopo l’ispezione, proseguono verso Rafah, il ponte di Allenby o l’aeroporto di Ramon. A tutti verrebbe detto che «non è certo» che potranno tornare a Gaza. Katz afferma che l’Ufficio per la «emigrazione volontaria» e opererà nel «rispetto del diritto internazionale». Smotrich invece scalpita e spinge per favorire la partenza forzata di 10.000 palestinesi al giorno, un obiettivo irrealistico: la maggior parte degli abitanti di Gaza non intende lasciare la propria terra e nessun paese si è detto disponibile ad accogliere i profughi.
domenica 30 marzo 2025
Carl Schmitt, Teologia Politica - Carlo Galli
sabato 29 marzo 2025
Immagina se tutti coloro che tacciono sul terribile male che si sta commettendo a Gaza parlassero… - Owen Jones
Da: https://www.assopacepalestina.org - Art orig.: https://www.theguardian.com/commentisfree/2025/mar/19/imagine-silent-terrible-evil-committed-gaza-inaction-censorship - Owen Jones è un editorialista del Guardian e autore di Chavs: The Demonisation of the Working Class and The Establishment – And How They Get Away With It -
Leggi anche L'INTERVISTA - LUCIANO CANFORA: “La guerra c’è, ma non si dice. E chi dissente va intimidito” https://www.facebook.com/photo/?fbid=1550083289259406&set=a.971259213808486
Palestinesi in fuga dalle loro case nel nord di Gaza dopo che l’esercito israeliano ha emesso ordini di evacuazione. 18 marzo 2025. Fotografia: Mahmoud Issa/Reuters
The Guardian, 19 marzo 2025.
Nessun crimine nella storia è stato così ben documentato dalle sue vittime. Eppure l’inerzia e la censura regnano.
Sulla scia degli attacchi, la CNN ha riferito che l’assalto di Israele ha messo “in dubbio il fragile cessate il fuoco”. L’orwelliano canale non descrive nemmeno lontanamente la situazione. In realtà, non c’è stato alcun “cessate il fuoco”: non se questa definizione vuol dire smettere di sparare. È stato riferito che un solo israeliano è morto a Gaza durante il “cessate il fuoco”: un appaltatore ucciso dall’esercito israeliano, che lo ha scambiato per un palestinese. Invece, secondo quanto riferito, 150 Palestinesi sono stati uccisi a Gaza durante questo “cessate il fuoco”, e decine di altri sono stati massacrati in Cisgiordania.
venerdì 28 marzo 2025
Armi e tecnologie, a chi conviene il genocidio - Alberto Negri
giovedì 27 marzo 2025
Come ho potuto pensare di essere europeista? - Franco Berardi Bifo
Da: https://comune-info.net - Franco Berardi Bifo è un attivista e saggista italiano. È stato fra i fondatori della rivista “A/traverso” (1975-1981) e di Radio Alice (1976-1978), prima radio libera italiana.
Nei secoli piazza del Popolo ne ha viste di tutti i colori. Ma un’adunata di somari come quella che si è assembrata il 15 marzo in risposta al ragliare di Michele Serra non l’aveva vista mai.
mercoledì 26 marzo 2025
LUCIANO CANFORA: "Genocidio"
martedì 25 marzo 2025
L'ULTIMO CAPITOLO DEL GENOCIDIO - CHRIS HEDGES
Da: Cristina Siqueira - Art. originale: https://chrishedges.substack.com - Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell'Ufficio per il Medio Oriente e dell'Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all'estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.
Leggi anche: IL GENOCIDIO IN STILE OCCIDENTALE - Chris Hedges
Questo è l'ultimo capitolo del genocidio. È l'ultima, sanguinosa spinta per cacciare i palestinesi da Gaza. Niente cibo. Niente medicine. Niente riparo. Niente acqua pulita. Niente elettricità. Israele sta rapidamente trasformando Gaza in un calderone dantesco di miseria umana dove i palestinesi vengono uccisi a centinaia e presto, di nuovo, a migliaia e decine di migliaia, o saranno costretti ad andarsene per non tornare mai più.
Il capitolo finale segna la fine delle bugie israeliane. La bugia della soluzione a due stati. La bugia che Israele rispetta le leggi di guerra che proteggono i civili. La bugia che Israele bombarda ospedali e scuole solo perché sono usati come aree di sosta da Hamas. La bugia che Hamas usa i civili come scudi umani, mentre Israele costringe sistematicamente i palestinesi prigionieri a entrare in tunnel e edifici potenzialmente esplosivi prima delle truppe israeliane. La bugia che Hamas o la Jihad islamica palestinese (PIJ) sono responsabili (l'accusa è spesso quella di razzi palestinesi erranti) della distruzione di ospedali , edifici delle Nazioni Unite o vittime palestinesi di massa . La bugia che gli aiuti umanitari a Gaza sono bloccati perché Hamas sta dirottando i camion o contrabbandando armi e materiale bellico. La bugia che i bambini israeliani vengono decapitati o che i palestinesi hanno compiuto stupri di massa di donne israeliane. La bugia che il 75 percento delle decine di migliaia di persone uccise a Gaza erano "terroristi" di Hamas. La bugia secondo cui Hamas, poiché avrebbe riarmato e reclutato nuovi combattenti, sarebbe responsabile della rottura dell'accordo di cessate il fuoco.