martedì 8 aprile 2025

Gli aspetti controversi dell’accordo Usa/ Russia e la questione delle famose terre rare - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 


Dalle ultime notizie sappiamo che il decaduto presidente dell’Ucraina Zelensky ha ricevuto la nuova bozza dell’accordo genericamente definito sulle terre rare, ma che concerne ben altro. Ha dichiarato che l’Ucraina pagherà per i rifornimenti Usa futuri e non per quelli passati, come del resto era stabilito all’inizio della guerra.

In effetti, quando si è cominciato a parlare di pace, l’ignaro Zelensky aveva proposto al presidente Trump, che fa sempre il furbo, di dare i minerali critici e le terre rare del suo paese in cambio della continuazione dei rifornimenti umanitari, armamentistici, di intelligence da parte degli Usa. Il suo “alleato” aveva colto la palla al balzo e gli aveva comunicato che intanto l’Ucraina avrebbe dovuto pagare tutto quello che aveva già ricevuto, prefigurando un accordo, reso pubblico a fine febbraio, che implicava lo sfruttamento congiunto e indefinito (Usa/Ucraina) delle "risorse naturali" ucraine di proprietà del governo, in cambio delle quali gli Usa davano alquanto vaghe garanzie di sicurezza. Accordo che poi non è stato firmato. Ora la nuova bozza prevede un controllo totale da parte degli Usa su tutte le risorse minerarie del paese, insieme al controllo delle infrastrutture (porti, ferrovie, strade, impianti di lavorazione) e il trasferimento dei profitti generati da queste attività a un fondo di investimento gestito con gli Stati Uniti. Inoltre, gli Usa esigono persino una sorta di Jus primae noctis, ossia che le loro multinazionali siano le prime a ricevere le proposte di investimento, e ciò ovviamente ai danni di quelle dei paesi europei, che hanno designato Macron e Starmer a rappresentare l’Ue nei negoziati sulla guerra, da cui finora sono stati esclusi. Se Zelensky non accetta -ha dichiarato Trump con suo solito fare minaccioso- avrà seri problemi. Mi pare che li avrà anche se accetta.

lunedì 7 aprile 2025

Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi

Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana. 


“Gaza ha tracciato la linea sulla sabbia, Gaza ha separato il giusto dallo sbagliato, Gaza ha chiarito il nostro ruolo, la nostra responsabilità, la missione della nostra vita. Ci ha mostrato che la lotta per la Palestina non è solo una lotta per il futuro del popolo palestinese. È una lotta per il futuro di tutta l'umanità e del pianeta”. 

Taher Dahleh, Palestinian Youth Movement, Washington (DC), nella marcia del 5 aprile 2025 (e l’immagine riguarda proprio la Marcia del 5 aprile 2025 nella capitale USA) 


La retorica della guerra è già entrata nel discorso globale. Attraverso i dazi. Le parole sul mondo che è già cambiato sono fra noi, e al centro di questo vocabolario c’è un nodo fondamentale: le organizzazioni internazionali sono più deboli. Sono state rese intenzionalmente più deboli: la rottura delle regole, da parte degli stati, è iniziata con il genocidio a Gaza, il mancato rispetto del mandato di cattura contro Netanyahu, e continua a propagarsi come le onde che si allargano dopo aver lanciato un sasso in uno stagno.

E la risposta qual è? Siamo pronti. Noi siamo pronti ad affrontare tutto questo. Come fosse uno tsunami, come se quelle onde si debbano trasformare inevitabilmente in uno tsunami. Questo atteggiamento è pericolosissimo: ricorda gli anni che precedettero la prima guerra mondiale, e anche la deriva altrettanto bellicista degli anni Trenta.

Ora, però, il mondo è cambiato anche in un altro senso. La decolonizzazione del XX secolo ha messo in gioco altri protagonisti, un panorama più frastagliato come frastagliato è l’altro panorama, nascosto. Noi. Il “noi” che non è più (solo) massa di manovra. Vittima, certo. Silenziosa, spesso. Invisibile, quasi sempre. Reale ma non visibile.

Il “noi” può fare la differenza, a livello globale? Perché no? Ora gli strumenti ci sono, e non c’erano prima. Sono l’alfabetizzazione allargata, la competenza diffusa sull’uso di strumenti sofisticati (la tecnologia, per esempio), la coscienza altrettanto diffusa di essere depositari/e di diritti e libertà. Non è ingenua rappresentazione del mondo versione XXI secolo. E’ così, se solo si va girando per il mondo, fuori dall’Europa. E’ così, perché se così non fosse – se si fosse a una situazione del tutto simile a un secolo fa – non ci sarebbe bisogno di (ri)costruire la retorica della guerra inevitabile. Non ci sarebbe la necessità di convincere una generazione, più generazioni che dovranno far la guerra ed essere di nuovo carne da macello. I nuovi ragazzi del ’99.

Siamo proprio sicuri che questa generazione, queste generazioni piegheranno la loro testa e accetteranno la leva obbligatoria? Siamo sicuri che non si opporranno? Non lo so, ma qualcosa mi dice che la retorica della guerra stia trattando queste generazioni come delle pedine da usare e muovere sul campo da gioco, senza vedere quanto siano ora differenti rispetto ai veri, storici “ragazzi del ’99”, quelli che pagarono il prezzo più alto sull’altare della strage della prima guerra mondiale. L’inutile strage.

domenica 6 aprile 2025

“Il riarmo degli imbecilli” – Emmanuel Todd sulla follia strategica europea

Da: frontezero - Emmanuel Todd è uno storico, sociologo e antropologo francese. 


In questo dibattito, Emmanuel Todd e David Teurtrie si confrontano sulla deriva strategica dell’Europa, la disgregazione dell’Occidente e le dinamiche geopolitiche tra Stati Uniti, Russia e Unione Europea. 
Todd, storico e demografo francese noto per aver previsto il crollo dell’URSS, incrocia visioni e provocazioni con David Teurtrie, politologo e specialista della Russia e del mondo post-sovietico. 
Si parla di riarmo europeo, guerra in Ucraina, populismi, élite scollegate dalla realtà, Trump, Putin, NATO, dollaro, multipolarismo, e del ruolo sempre più incerto dell’Europa nel mondo che cambia.
                                                                       

sabato 5 aprile 2025

La guerra in Ucraina è una guerra Usa. Le prove - Redazione Contropiano - Adam Entous

Da: https://contropiano.org - New York Times - Adam Entous è giornalista investigativo del New York Times, residente a Washington, specializzato in approfondimenti narrativi su questioni di sicurezza nazionale e intelligence. 

E’ diventata rapidamente famosa, questa inchiesta del New York Times che dimostra il profondo coinvolgimento statunitense nella guerra in Ucraina. Praticamente tutto quello che gli analisti migliori avevano ricostruito a partire dagli eventi sul terreno, a spizzichi e bocconi, prendendosi sempre l’accusa di essere “filo-russi”, viene qui confermato in pieno. Gli Stati Uniti sono completamente dentro la filiera di comando militare sul campo. 

Non solo hanno fornito armi – secondo una linea di continua escalation motivata da ragioni prioritariamente politiche – a volte su input ucraino, a volte per esigenze di Biden – ma hanno diretto operativamente l’uso degli armamenti migliori (missili, droni, ecc) fornendo l’intelligence satellitare necessarie e concordando i bersagli uno per uno.

Per il lavoro degli storici si tratta di un’ammissione importante, che cambia la ricostruzione e la “narrazione” mediatica della guerra. Ma cambia anche, necessariamente, le coordinate politiche per la sua possibile soluzione. E’ bene comunque precisare una serie di cose, tutte piuttosto importanti.

La prima riguarda tono e contenuti della ricostruzione fatta dal New York Times. Nonostante descriva una macchia militare orientata dalla follia – il “piano” era far combattere agli ucraini, con il loro consenso, una guerra convenzionale contro una potenza nucleare che poteva in qualsiasi momento decidere di “scioglere il bracio che teneva legato dietro la schiena” cercando di non arrivare mai al punto di rottura. E, nonostante questo, cercare comunque la sconfitta militare della Russia senza che questa la percepisse come una “minaccia esistenziale” (la condizione che permette di usare le testate atomiche) – l’articolista condivide  pressoché totalmente l’impostazione di Biden e dei “dem”. 

Anzi. I militari statunitensi sono narrati come il massimo dell’eccellenza. Precisi, corretti, sinceri, professionali, ecc. Mentre i russi, non stranamente, sono solo dei fantasmi sullo sfondo “bersagli” inconsapevoli del “lavoro” statunitense ed ucraino. Destinati a perdite sempre “enormi” e impotenti di fronte a tanta saggezza tecnologica e determinazione dei combattenti ucraini sul terreno.

Naturalmente la domanda che un giornalista professionista serio avrebe dovuto farsi è: ma allora “perché abbiamo perso la guerra?” (“abbiamo”, visto che gli Usa sono militarmente coinvolti e i russi avanzano). Adam Entous non risponde, ma il suo racconto è il canovaccio necessario per la risposta: gli ucraini fanno di testa loro ogni volta che possono, attirati dal “colpo eclatante” e dalla “magnifica vittoria tattica”, perdendo il controllo strategico di lungo periodo.

Insomma, non ascoltano sempre i “buoni consigli operativi” forniti dagli americani e quindi si ritrovano spesso a dover rincorrere le conseguenze inattese della proprie iniziativa sbagliate perché prese senza consultarsi con “gli adulti nella stanza”.

Raccontata così, non stranamente, viene da pensare ancora una volta gli Stati Uniti ritengano di aver “sbagliato cavallo”, puntando su gente – la giunta neonazista di Kiev – che ha in testa obiettivi propri, totalmente irrealistici, e pensa di poterli raggiungere with a big help grom Usa.

E’ la storia dell’Iraq o dell’Afghanistan, di tante altre guerre degli ultimi 35 anni. Gli obiettivi statunitensi – sempre indiscutibilmente “giusti”, anche secondo il New York Times – non collimano con quelli di “alleati locali” che pure si mettono per un po’ a disposizione. E’ il modo yankee di guardare al mondo, dove ogni proprio errore strategico viene sbianchettato facendo “l’autocritica degli altri”. Quindi senza imparare mai dai propri errori.

Per parte nostra, ovviamente, prendiamo atto del dato ormai indiscutibile e ammesso apertamente dagli stessi sostenitori di Biden e dell’establishment ora sotto attacco trumpiano: quella in Ucraina è ed è stata una “guerra per procura”. 

Come al solito, gli Stati Uniti – quando capiscono di non poter più vincere – mollano i vecchi complici ormai perdenti. Che lo capiscono sempre un po’ dopo e quindi per un po’ – basta guardare i media mainstream – continuano a parlare come se non fosse cambiato nulla.

Buona lettura. (Redazione Contropiano)

giovedì 3 aprile 2025

LABORATORIO PALESTINA



Abbiamo descritto la situazione Palestinese in molti modi e da vari punti di vista, ma mai ci saremmo aspettati che avremmo addirittura potuta definirla un " laboratorio". Una definizione inquietante che sottintende sperimentazione, sperimentazione sulle vite, sperimentazione politica, bellica, ma soprattutto ideologica. In questo percorso che affronteremo insieme al giornalista Antony Loewenstein autore del libro dal titolo appunto "Laboratorio Palestina" affronteremo la questione dei test effettuati sulla popolazione civile, dalle armi alla cybersicurezza, al monitoraggi, spionaggio, riconoscimento facciale e ogni sistema di controllo possibile e immaginabile al fine del ricatto, ma soprattutto la grande sperimentazione che è la questione Palestinese, quella di creare un modello, un modello in cui un popolo "indesiderato" qualunque esso sia, possa essere controllato ed eliminato tra gli applausi e il consenso delle potenze mondiali. 
Intervista ad Antony Loewenstein. 
                                                                               

mercoledì 2 aprile 2025

«LA NUOVA SUPREMAZIA DELLA GERMANIA» - Barbara Spinelli

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Barbara Spinelli è una giornalista, saggista e politica italiana. Europarlamentare (2014–2019). 

Leggi anche: IL NEMICO DELL’EUROPA È IL RIARMO DI URSULA - Barbara Spinelli 

Come salvare Kiev dopo la sconfitta - Barbara Spinelli 

IL PIANO RIARMO «È il vero nemico della difesa comunitaria. L’Unione europea verrà disgregata: c’è un solo Stato che può estendere il debito oltre misura e farsi carico delle spese necessarie a preparare la guerra».
Andrebbe fatta un po’ di chiarezza sul Piano Riarmo-Europa, che è stato ribattezzato Prontezza 2030 per volontà dell’italiana Meloni e del socialista spagnolo Sánchez e che nella sostanza resta quello che è: l’instaurazione di un’economia di guerra, grazie alla quale gli Stati europei mobilitano 800 miliardi di euro contro i due “nemici strategici” che sono Russia e Cina, oltre a Corea del Nord, Iran, parti imprecisate dell’Africa. 
La parola ReArm scompare dal titolo, ma non dal testo, scritto da due baltici: l’estone Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera, e il lituano Andrius Kubilius, commissario alla Difesa. 

Le minacce russe e cinesi sono molteplici, stando al Libro Bianco Ue: è in pericolo “la libertà d’azione nell’aria e nello spazio”; crescono le “minacce ibride con attacchi informatici, sabotaggi, interferenze elettroniche nei sistemi di navigazione e satellitari, campagne di disinformazione, spionaggio politico e industriale, armamento della migrazione”. Armamento della migrazione è orrenda traduzione di Weaponisation of Migration, migrazione usata come arma dai summenzionati nemici. 

martedì 1 aprile 2025

Ma fu l’Ucraina la prima a tradire i patti coi russi - Alessandro Orsini

Da: https://infosannio.com - https://www.ilfattoquotidiano.it - Alessandro Orsini è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT

Vedi anche: Ucraina, tre anni di guerra: il confronto Santoro-Orsini  

Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs 

“Trattare con Putin è impossibile perché Putin non rispetta gli accordi e viola i trattati. La colpa della guerra in Ucraina è soltanto sua”.

Nessuna delle più prestigiose università americane, da Harvard a Cornell University Press, pubblicherebbe mai una monografia accademica con questi contenuti. Quale rivista scientifica pubblicherebbe una tesi del genere? Nessuna. Quando si tratta di spiegazione causale, il metodo delle scienze storico-sociali prevede di includere il punto di vista di tutti gli attori coinvolti nello studio. Il ricercatore deve condurre la sua indagine privo di pregiudizi e con distacco emotivo. 

Secondo i russi, i primi a violare i trattati sono stati gli ucraini. È vero? Indaghiamo per verificare.

L’Ucraina ha violato il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato russo-ucraino, firmato a Kiev il 31 maggio 1997 da Kuchma e Eltsin iniziando una corsa verso il baratro. Quel Trattato, noto anche come il “grande trattato”, impegnava l’Ucraina a non usare il proprio territorio per nuocere alla sicurezza della Russia e viceversa. Ne consegue che il Trattato russo-ucraino del 1997 proibiva a entrambi di stringere alleanze militari ritenute pericolose dalla controparte. Prima di spiegare quando e come l’Ucraina ha violato il Trattato del 1997, dobbiamo collocarlo nel suo contesto storico e domandarci perché Eltsin avvertì l’esigenza di firmarlo proprio nel 1997. La risposta è agevole per chi conosca la storia dell’espansione della Nato. Il 1997 è l’anno in cui Clinton ordina alla sua segretaria di Stato, Madeleine Albright, di avviare il processo di inclusione nella Nato di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, compiuto nel 1999. Intuita la manovra, Eltsin si affrettò ad assicurarsi che l’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato. Ecco perché il Trattato fu firmato nel 1997.

L’Ucraina ha violato il Trattato di amicizia russo-ucraino il 4 aprile 2008, quando la Nato ha annunciato che l’Ucraina sarebbe diventata suo membro nel summit di Bucarest. Il Trattato di amicizia tra Russia e Ucraina sopravvisse per i successivi undici anni. Scadde il 31 marzo 2019 perché il presidente Poroshenko non volle rinnovarlo. Poi l’Ucraina ha condotto tre esercitazioni militari con la Nato sul proprio territorio nell’estate 2021.

La prima esercitazione militare della Nato in Ucraina, “Sea Breeze”, si è svolta dal 28 giugno al 10 luglio 2021 e ha coinvolto ben 32 nazioni. All’epoca, la Nato si componeva di 30 membri, ma l’Occidente ha voluto invitare anche alcuni Paesi “amici”, come l’Australia. Le esercitazioni si sono svolte nel Mar Nero e a Odessa.

La seconda esercitazione militare della Nato in Ucraina, “Three Swords”, si è svolta dal 17 al 30 luglio a Javoriv, vicino al confine con la Polonia. Questa esercitazione è stata definita dalla Reuters di “ampie dimensioni”. Ha coinvolto anche Stati Uniti, Polonia e Lituania. Poco dopo, il 31 agosto 2021 Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, e Andrij Taran, l’allora ministro della Difesa ucraino, firmarono a Washington il “US-Ukraine Strategic Defense Framework”, un accordo di penetrazione della difesa americana nella difesa ucraina.

Il 20 settembre 2021 la Nato ha avviato la sua terza esercitazione militare in Ucraina, “Rapid Trident”, di nuovo a Javoriv, per un totale di dodici Paesi.

Il 10 novembre 2021 Antony Blinken, segretario di Stato americano, e Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, hanno firmato il “US-Ukraine Charter on Strategic Partnership”, un altro accordo di penetrazione della difesa americana nella difesa ucraina. Nel frattempo, l’esercito di Kiev uccideva migliaia di civili russi in Donbass. Il 13 aprile 2022, il Wall Street Journal ha rivelato che la Nato ha addestrato 10.000 soldati ucraini all’anno a partire dal 2014 nell’articolo significativamente intitolato Il successo militare dell’Ucraina: anni di addestramento Nato.

Sotto il profilo politico, il mancato rinnovo del Trattato di amicizia del 1997 da parte di Poroshenko ha posto fine al Memorandum di Budapest. Nel momento in cui Poroshenko ha aperto l’Ucraina alle armi e ai soldati della Nato, i russi hanno ritenuto che il Memorandum di Budapest fosse carta straccia. Da qualunque punto di vista si guardi il problema, la classe dirigente ucraina ha commesso molti errori. La distruzione dell’Ucraina inizia a renderli evidenti. I vincitori distorcono sempre la storia. Figuriamoci gli sconfitti.

lunedì 31 marzo 2025

Come svuotare Gaza: i piani di Tel Aviv per la deportazione (per ora) a bassa intensità - Michele Giorgio

Da: https://pagineesteri.it - Michele Giorgio giornalista de Il Manifesto (Michele Giorgio), direttore della rivista Pagine Esteri (michelegiorgio). Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. - 

Circa mille abitanti di Gaza hanno lasciato la Striscia dall’inizio di marzo. Altri 600 stanno partendo, secondo la tv pubblica israeliana Kan. Numeri esigui, che riguardano perlopiù malati e feriti, ma che fanno esultare i ministri della Difesa e delle Finanze, Israel Katz e Bezalel Smotrich, tra i principali fautori di un piano di deportazione silenziosa, definita eufemisticamente «volontaria». Convinti che il flusso in uscita aumenterà, hanno annunciato l’apertura di un dipartimento ad hoc nel ministero della Difesa, dando seguito alla proposta di Donald Trump di espellere i palestinesi e trasformare Gaza nella «Riviera»  del Medio oriente.

Secondo Kan, il giorno prima della partenza gli abitanti di Gaza vengono condotti al transito di Kerem Shalom. Dopo l’ispezione, proseguono verso Rafah, il ponte di Allenby o l’aeroporto di Ramon. A tutti verrebbe detto che «non è certo» che potranno tornare a Gaza. Katz afferma che l’Ufficio per la «emigrazione volontaria» e opererà nel «rispetto del diritto internazionale». Smotrich invece scalpita e spinge per favorire la partenza forzata di 10.000 palestinesi al giorno, un obiettivo irrealistico: la maggior parte degli abitanti di Gaza non intende lasciare la propria terra e nessun paese si è detto disponibile ad accogliere i profughi.

domenica 30 marzo 2025

Carl Schmitt, Teologia Politica - Carlo Galli

Da: Mauro Marcenaro - Carl Schmitt (Plettenberg, 11 luglio 1888 – Plettenberg, 7 aprile 1985) è stato un giurista e politologo tedesco. - 
Carlo Galli (Università di Bologna) è un politico, accademico e filosofo politico italiano. 

Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli 
Homo sacer - Giorgio Agamben  
                                                                           

Carl Schmitt - Teologia Politica - Parte 1 - Carlo Galli 
''Tutti i governi post rivoluzione francese, sono da considerarsi illegittimi, perché fondati sul nulla giuridico su cui si fondano''.  
Il pensiero controrivoluzionario cattolico nasce come reazione alla Rivoluzione Francese e si oppone ai principi di libertà, uguaglianza e democrazia liberale, ritenuti distruttivi dell’ordine naturale e cristiano. 
Tra i principali esponenti ci sono: 
• Joseph de Maistre (1753-1821) → sostenitore della monarchia assoluta e del potere del Papa. 
• Louis de Bonald (1754-1840) → critico della sovranità popolare e difensore dell’ordine tradizionale. 
• Juan Donoso Cortés (1809-1853) → teorico della dittatura come risposta al disordine liberale. 

Schmitt, pur vivendo in un’epoca diversa, condivide con questi autori alcuni elementi chiave, come la critica al liberalismo, l’esaltazione dell’autorità e la visione politica come un conflitto tra ordini opposti. 

Carl Schmitt e Karl Marx sono due pensatori molto diversi, ma entrambi hanno avuto un grande impatto sulla teoria politica. Schmitt, con la sua opera Teologia Politica (1922), sviluppò una visione del potere che contrastava fortemente con il pensiero marxista. 

 Carl Schmitt - Teologia Politica - [Carlo Galli] Parte 2 https://www.youtube.com/watch?v=B3jDcHH5Ekk
1. Carl Schmitt – Teologia Politica (1922) 
• Schmitt afferma la celebre frase: “Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione”. 
• Per lui, la politica è fondata su una distinzione amico/nemico e sulla necessità di un’autorità forte che possa sospendere il diritto in momenti di crisi. 
• Ritiene che lo Stato non possa essere neutrale: il diritto è sempre legato alla decisione politica di chi ha il potere. 
• Sostiene che la modernità ha secolarizzato concetti teologici, trasformando Dio in Stato e il miracolo nel “potere sovrano di sospendere la legge”. 
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2. Karl Marx e la Teoria Politica 
• Per Marx, il potere politico è sempre espressione di un conflitto di classe: lo Stato è lo strumento con cui la classe dominante impone il proprio dominio. 
• Rifiuta ogni concezione del potere come decisione sovrana: la politica è il riflesso di strutture economiche e sociali. 
• Lo Stato, secondo Marx, è un organo di repressione borghese destinato a scomparire con il comunismo. 
• La vera questione politica non è chi comanda, ma come eliminare il dominio di classe attraverso la rivoluzione proletaria. 

C’è un Punto di Contatto? 
• Critica al liberalismo: Entrambi criticano il liberalismo parlamentare, anche se per ragioni opposte. 
• Schmitt lo vede come debole e incapace di prendere decisioni forti. 
• Marx lo vede come un inganno che nasconde il dominio borghese. 
• Il conflitto come motore della politica: 
• Per Schmitt, è la distinzione amico/nemico. 
• Per Marx, è la lotta di classe.

sabato 29 marzo 2025

Immagina se tutti coloro che tacciono sul terribile male che si sta commettendo a Gaza parlassero… - Owen Jones

Da: https://www.assopacepalestina.org - Art orig.: https://www.theguardian.com/commentisfree/2025/mar/19/imagine-silent-terrible-evil-committed-gaza-inaction-censorship - Owen Jones è un editorialista del Guardian e autore di Chavs: The Demonisation of the Working Class and The Establishment – ​​And How They Get Away With It - 

Leggi anche L'INTERVISTA - LUCIANO CANFORA: “La guerra c’è, ma non si dice. E chi dissente va intimidito” https://www.facebook.com/photo/?fbid=1550083289259406&set=a.971259213808486


Palestinesi in fuga dalle loro case nel nord di Gaza dopo che l’esercito israeliano ha emesso ordini di evacuazione. 18 marzo 2025. Fotografia: Mahmoud Issa/Reuters


The Guardian, 19 marzo 2025.  

Nessun crimine nella storia è stato così ben documentato dalle sue vittime. Eppure l’inerzia e la censura regnano.


Il genocidio di Israele era solo in pausa: per i palestinesi svegliati lunedì notte da una feroce ondata di attacchi aerei, la ripresa non è stata meno scioccante. Più di 400 persone – molte delle quali bambini – sono state massacrate in poche ore, in un attacco che, secondo quanto riferito, ha ricevuto il ‘via libera’ da Donald Trump. Questo caos è stato rapidamente seguito da ordini di evacuazione, ossia di sfollamento forzato, sollevando la possibilità di nuove operazioni di terra. La scusa di Israele? Una motivazione inventata, secondo cui Hamas non avrebbe rispettato i termini del cosiddetto accordo di cessate il fuoco di gennaio – i cui termini sono stati invece violati più volte da Israele stesso.

Sulla scia degli attacchi, la CNN ha riferito che l’assalto di Israele ha messo “in dubbio il fragile cessate il fuoco”. L’orwelliano canale non descrive nemmeno lontanamente la situazione. In realtà, non c’è stato alcun “cessate il fuoco”: non se questa definizione vuol dire smettere di sparare. È stato riferito che un solo israeliano è morto a Gaza durante il “cessate il fuoco”: un appaltatore ucciso dall’esercito israeliano, che lo ha scambiato per un palestinese. Invece, secondo quanto riferito, 150 Palestinesi sono stati uccisi a Gaza durante questo “cessate il fuoco”, e decine di altri sono stati massacrati in Cisgiordania.

venerdì 28 marzo 2025

Armi e tecnologie, a chi conviene il genocidio - Alberto Negri

Da: https://ilmanifesto.it - https://www.facebook.com/alberto.negri.9469https://www.facebook.com/Tg2000GuerraePaceAlberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq. 


PROFITTI Boeing, Lockheed Martin e RTX sono tra i principali fornitori di tecnologie militari all’esercito israeliano. Dietro di loro si celano fondi d’investimento internazionali. 

Perché Israele non può fermare le guerre e noi non possiamo fermare il genocidio di Gaza? Perché è parte integrante del complesso militare industriale israelo-americano e anche del nostro, che mascheriamo. Dagli anni ’50 Tel Aviv ha ricevuto dagli Usa oltre 260 miliardi di dollari di aiuti militari. 

Soltanto nell’ultimo anno e mezzo, dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, hanno superato i 20 miliardi di dollari. Israele, allo stesso tempo, è all’avanguardia nella ricerca scientifico-tecnologica militare, è uno dei maggiori esportatori di armi e contemporaneamente uno dei maggiori clienti delle americane Boeing, General Dynamics, Lockheed Martin e RTX (Raytheon Technologies). 

Queste società sono tra i principali fornitori di tecnologie militari, come caccia F-35, missili avanzati e sistemi di difesa aerea, utilizzati dall’esercito israeliano. 

Dietro queste aziende si cela una struttura finanziaria globale: i fondi d’investimento internazionali noti come le «Big Three»: Vanguard, BlackRock e State Street. I tre fondi d’investimento sono tra i maggiori azionisti di rilievo delle principali compagnie di armamenti e di molti settori. Vanguard, BlackRock e State Street detengono quote significative in Boeing, Lockheed Martin e RTX, influenzando la gestione e le strategie di queste società. L’aumento delle spese militari e l’acquisto di armamenti da parte di Israele sono strettamente collegati ai profitti di queste aziende. 

Lockheed Martin ha fornito i caccia F-35 a Israele, considerati un pilastro delle sue capacità militari. Gli F-35 il 26 ottobre hanno eliminato in un giorno l’80% delle difese anti-aeree iraniane. 

Boeing è responsabile della vendita di velivoli da combattimento e missili, mentre RTX ha fornito avanzati sistemi missilistici e difese aeree. Ogni vendita non solo rafforza l’apparato bellico israeliano ma genera anche grandi profitti. Le Big Three svolgono un ruolo di primo piano nell’alimentare una rete economica che beneficia direttamente dalle tensioni geopolitiche e militari. 

giovedì 27 marzo 2025

Come ho potuto pensare di essere europeista? - Franco Berardi Bifo

Da: https://comune-info.net - Franco Berardi Bifo è un attivista e saggista italiano. È stato fra i fondatori della rivista “A/traverso” (1975-1981) e di Radio Alice (1976-1978), prima radio libera italiana. 

Credevamo
Credevamo che fosse finito l’orgoglio demente
delle bandiere al vento
Credevamo che fossero passate di moda
quelle parole idiote
che trasformano gli imbecilli in assassini.
Credevamo si fosse esaurita
la passione di distruggere per poi ricostruire,
e la passione di uccidere per non morire.
Credevamo che nie wieder significasse “Mai più”
e non “fino alla prossima volta”.
Credevamo che il genocidio
fosse cosa di un’epoca passata.
Così credevamo, così avevamo capito.
Avevamo capito male, ora lo sappiamo.
Ora la compassione è spazzata via
dal portento mirabile dell’energia.
Che, libera dai vincoli della ragione
si esprimerà di nuovo incontenibile.
Fino all’esaurimento del suo potenziale
che questa volta è destinato a cancellare tutto.
Ritornano di moda
i sentimenti rancidi di appartenenza
a qualche merdosa nazione.
Facciamocene una ragione.
Gli uomini sono così, non c’è alcuna speranza
di cambiarne il modo di funzionamento:
vince chi è più spietato
anche se non è chiaro cos’ha vinto.
Questa volta s’è spento
l’ultimo lume.
Chiediamo scusa
a quelli che non hanno alcuna colpa
di essere capitati in questo inferno.
E lasciamo chi non è ancora nato
nel solo luogo in cui si sta un po’ in pace,
il nulla eterno.


Nei secoli piazza del Popolo ne ha viste di tutti i colori. Ma un’adunata di somari come quella che si è assembrata il 15 marzo in risposta al ragliare di Michele Serra non l’aveva vista mai.

mercoledì 26 marzo 2025

LUCIANO CANFORA: "Genocidio"

Da: Literature for Aliens -  Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)

Intervistato da Antonio Siena, Luciano Canfora commenta i fatti di Gaza e il genocidio che si perpetra nei confronti dell'etnia palestinese da anni chiarendo quale sia stato il ruolo della Russia nel processo che ha portato alla creazione dello Stato di Israele.

                                                                           

martedì 25 marzo 2025

L'ULTIMO CAPITOLO DEL GENOCIDIO - CHRIS HEDGES

Da:  Cristina Siqueira - Art. originale: https://chrishedges.substack.com - Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell'Ufficio per il Medio Oriente e dell'Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all'estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.

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Israele ha iniziato la fase finale del suo Genocidio. I palestinesi saranno costretti a scegliere tra la morte o la deportazione. Non ci sono altre opzioni.

Questo è l'ultimo capitolo del genocidio. È l'ultima, sanguinosa spinta per cacciare i palestinesi da Gaza. Niente cibo. Niente medicine. Niente riparo. Niente acqua pulita. Niente elettricità. Israele sta rapidamente trasformando Gaza in un calderone dantesco di miseria umana dove i palestinesi vengono uccisi a centinaia e presto, di nuovo, a migliaia e decine di migliaia, o saranno costretti ad andarsene per non tornare mai più. 


Il capitolo finale segna la fine delle bugie israeliane. La bugia della soluzione a due stati. La bugia che Israele rispetta le leggi di guerra che proteggono i civili. La bugia che Israele bombarda ospedali scuole solo perché sono usati come aree di sosta da Hamas. La bugia che Hamas usa i civili come scudi umani, mentre Israele costringe sistematicamente i palestinesi prigionieri a entrare in tunnel e edifici potenzialmente esplosivi prima delle truppe israeliane. La bugia che Hamas o la Jihad islamica palestinese (PIJ) sono responsabili (l'accusa è spesso quella di razzi palestinesi erranti) della distruzione di ospedali edifici delle Nazioni Unite vittime palestinesi di massa . La bugia che gli aiuti umanitari a Gaza sono bloccati perché Hamas sta dirottando i camion o contrabbandando armi e materiale bellico. La bugia che i bambini israeliani vengono decapitati o che i palestinesi hanno compiuto stupri di massa di donne israeliane. La bugia che il 75 percento delle decine di migliaia di persone uccise a Gaza erano "terroristi" di Hamas. La bugia secondo cui Hamas, poiché avrebbe riarmato e reclutato nuovi combattenti, sarebbe responsabile della rottura dell'accordo di cessate il fuoco.