martedì 19 novembre 2024

Ripensare il marxismo, progettare la società post-capitalista - Giorgio Grimaldi

Da: https://www.dialetticaefilosofia.it - Domenico Losurdo (1941-2018) è stato uno dei massimi filosofi politici italiani. Le sue opere vedono numerose edizioni in Italia e all’estero. Pubblichiamo qui l’Introduzione al testo postumo a cura di Giorgio Grimaldi. Per chi voglia seguire la presentazione del testo cura della Fondazione Lelio e Lisli Basso, veda il seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=mydLgzvxpwQ 


§1. Perché La questione comunista? 

Nella genesi di un’opera agiscono le questioni, le esigenze che all’autore si presentano come elementi che decidono del movimento del proprio tempo. Possono occupare una posizione più o meno centrale, o appariscente, nel dibattito riservato a determinati circoli culturali o anche agli occhi dell’opinione pubblica, e compito dell’autore è quello in primo luogo di individuarli, isolandoli dal materiale che, seguendo la logica delle mode, è avvertito come argomento “del momento”, e che “nel momento” si esaurisce. L’opera che la moda (oppure la mera contingenza) detta non presuppone un’analisi degli aspetti decisivi del proprio tempo, ma ne riflette, con maggiore o minore eleganza, le decisioni. 

Per un filosofo come Domenico Losurdo, che non ha mai seguito o assecondato le mode ma ha sempre mantenuto libero e coerente lo sguardo su un obiettivo – «l’emancipazione politica e sociale dell’umanità nel suo complesso» (infra, p. 178) –, la prima domanda che occorre porsi di fronte a questo testo inedito (il primo lavoro monografico a essere pubblicato dopo la scomparsa, avvenuta il 28 giugno del 2018) è il perché abbia scelto di proseguire nel progetto di ripensamento del marxismo che ha animato l’ultima fase del suo pensiero. Non si tratta, come invece il titolo di lavoro del volume (La questione comunista a cent’anni dalla rivoluzione d’ottobre) potrebbe suggerire, di un testo che prende avvio da un’occasione, da una contingenza. Certo, si innesta nelle discussioni nate a partire dalla ricorrenza del centenario della rivoluzione del 1917, ma, fuori da ogni intento celebrativo e apologetico, La questione comunista intende articolare un bilancio storico dell’esperienza sovietica e del marxismo nel suo complesso. Non solo: Losurdo osserva il marxismo negli elementi che in esso confluiscono e in ciò che è capace, in un futuro prossimo o remoto, di produrre. 

Il primo sguardo, rivolto al passato, dispone l’esperienza del marxismo novecentesco sempre a stretto contatto con il secolo – fondativo – precedente, nel legame – critico ma profondo ed essenziale – con Hegel e la filosofia classica tedesca nel suo complesso. Losurdo affronta anche il rapporto problematico e tormentato con l’ebraismo e il cristianesimo, di cui alcuni aspetti costitutivi (uno su tutti: il messianismo) sono di primaria importanza per comprendere caratteri e limiti del marxismo stesso, del movimento comunista e del progetto di «una società post-capitalistica» (infra, p. 186). Il secondo sguardo, quello verso il futuro, non vi indugia non per una coerenza tematica del testo bensì per una questione di natura teoretica: il marxismo di Losurdo ne espunge gli elementi di carattere utopistico e messianico, vale a dire tutto ciò che rimanda a un futuro che ha le caratteristiche di un totalmente Altro rispetto all’immanenza attuale, allo stato di cose presente, e che si realizza nella forma dell’immediatezza, con la semplicità e la potenza dell’avvento del Messia. L’immediatezza dell’avvento del mondo emancipato e la visione particolare che questa forma mentis ne ha di esso – e cioè la completa assenza di conflitti e contraddizioni – sono gli elementi centrali di uno schema utopistico-messianico che (Losurdo vi insiste con grande chiarezza) può avere una funzione positiva, di mobilitazione, in una fase iniziale della lotta per l’emancipazione, ma che in un secondo momento non può più sussistere e deve lasciare spazio ai compiti concreti della gestione del potere senza il quale non è possibile «costruire» alcuna «società post-capitalistica» (infra, ibid.). 

Veniamo così a un punto che ha una posizione strategica nel pensiero di Losurdo e nel suo ripensamento del marxismo, che in questo testo approda a risultati teorici determinanti: si tratta della questione del potere. È proprio l’articolazione di tale questione a contenere uno dei motivi che costituiscono la risposta alla domanda da cui abbiamo preso le mosse: perché stabilire una priorità di scrittura e di pubblicazione a un’opera intenta a ripensare il marxismo, oggi? 

§2. Una nuova sezione del progetto per il ripensamento del marxismo 

sabato 16 novembre 2024

Perché guardiamo passivi lo scempio - Pino Arlacchi

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Pino Arlacchi è un sociologo, politico e funzionario italiano.

Leggi anche: L’economia reale è sulla Via della seta - Pino Arlacchi  

IL GRANDE IMBROGLIO SUL VENEZUELA - Pino Arlacchi 

Vedi anche: Richard Sanders racconta i crimini di israele documentati dai soldati israeliani.  https://www.facebook.com/61559524143920/videos/925473229453517/?rdid=1K54PX8nRJsuUPZR


Perché guardiamo passivi lo scempio 

Fascino e sangue - I massacri si ripetono in quanto non difficili da organizzare: sono opera di minoranze risolute e governi tirannici che confidano nell’indifferenza della maggioranza della gente. 

Una imbarazzata, vile, indecente indifferenza di fronte a un genocidio che si svolge davanti i nostri occhi sembra paralizzare la comunità internazionale da un anno a questa parte. 

Con il pretesto di vendicare una strage di innocenti a sua volta subita, uno Stato assassino sta sterminando senza ritegno la popolazione inerme di un altro Stato con lo scopo dichiarato di volerla annientare fisicamente e farla fuggire dalla propria terra. 

Non è la prima volta che ciò accade, ma è la prima volta che lo spettacolo di morte può esser gustato gratuitamente, stando seduti sul divano di casa invece che sulle gradinate del Colosseo. I media dominanti alternano gli aggiornamenti sulle partite di calcio a quelli sugli eccidi di Gaza senza mostrare alcuna empatia per le vittime. I due genocidi più vicini nel tempo, quello del Rwanda del 1994 e quello della Bosnia del 1995, non hanno goduto del privilegio di una copertura mediatica quotidiana. Ma è proprio questa insolente evidenza che mette in risalto l’insensibilità dei governi e delle istituzioni globali di fronte a una catastrofe che poteva essere evitata fin dal suo inizio se non ci fossero stati di mezzo Israele e gli Usa. Non ci sono al riguardo valide giustificazioni. Il “crimine dei crimini” è ben codificato fin dal 1948 da una apposita Convenzione contro il genocidio che obbliga i firmatari a intervenire anche in via preventiva, ed è anche ben studiato a livello accademico. Anche l’indifferenza dei più verso i primi atti di un genocidio è stata individuata come una condizione fondamentale per il completamento dello stesso. 

Gli studi più recenti hanno abbandonato vecchie chiavi di lettura. I genocidi non sono più visti come il prodotto del lato bestiale e sadico della natura umana, pronto a scatenarsi contro la diversità razziale, politica, etnica o religiosa. Le “soluzioni finali” sono di regola progetti razionali, concepiti da consorterie di potere intente a preservare il loro dominio che ricorrono allo sterminio dei civili come un mezzo per restare in sella oppure come ultima ratio dopo aver esaurito le alternative. 

giovedì 14 novembre 2024

Le condizioni economiche per la pace - Emiliano Brancaccio

Da: AccademiaIISF - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 


- Saluti istituzionali Tomaso Montanari Rettore della Università per stranieri di Siena, Presidente onorario IISF
- Introduzione Geminello Preterossi Università degli studi di Salerno, Direttore di studi IISF

- Ignazio Visco sul libro di Emiliano Brancaccio Le condizioni economiche per la pace
- Modera Paola Nania GR1 Radio Uno RAI

mercoledì 13 novembre 2024

Gli ostacoli dietro la vittoria di Trump - Lucio Caracciolo

Da: https://www.repubblica.it - Lucio Caracciolo è un giornalista italiano, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com). 

Vedi anche: Tutto un altro mondo. Dove va l'Italia? - Lucio Caracciolo  

Leggi anche: Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021) 


Donald Trump è il presidente, non il padrone degli Stati Uniti. Tantomeno l’imperatore del mondo. Due premesse utili a interpretare il suo ritorno alla Casa Bianca oltre gli stereotipi. E a introdurre qualche bemolle nella notazione ricca di diesis con cui spesso si rappresentano le conseguenze di questa impresa. 

La scena americana e quella planetaria sono in fase di accelerata mutazione, come sempre accade nelle transizioni egemoniche. Il sole a stelle e strisce sta tramontando senza che nessuno sia in grado di prenderne il posto. Ne deriva anarchia geopolitica ed economica, eccitata dal panico di chi abituato a orientarsi sulla stella fissa è senza riferimenti. Vale per amici e nemici del numero uno in panne. Per chi come noi è parte dell’ecumene occidentale in contrazione e per i suoi avversari sempre più numerosi e disinibiti. 
Tre osservazioni invitano a considerare gli ostacoli contro cui Trump rischia di inciampare. 

La prima riguarda i rapporti di forza nel sistema americano in decomposizione. Il presidente è stato eletto per causa di questa crisi, ma ora dovrà gestirla. 

Impresa da far tremare i polsi. Lo storico conservatore Niall Ferguson paragona il crepuscolo degli Stati Uniti agli ultimi anni dell’Unione Sovietica. Un breve elenco delle disfunzioni dell’ex strapotenza induce a riflettere. 

sabato 9 novembre 2024

PRATICARE IL MONDO - Carlo Sini

Da: Circolo Metafisico - Carlo Sini è un filosofo e accademico italiano. 

                                                                          


giovedì 7 novembre 2024

La LOTTA tra i PEGGIORI: cosa aspettarci dalle elezioni presidenziali americane del 2024? - Alessandra Ciattini

Da: Tracce Di Classe - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 

                                                                          

martedì 5 novembre 2024

La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - Domenico Moro è sociologo e ricercatore presso l'Istat, dove si occupa di indagini economiche strutturali sulle imprese. Ha lavorato nel settore commerciale di uno dei maggiori gruppi multinazionali mondiali ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei deputati. Collabora con quotidiani e riviste nazionali ed è autore di diversi volumi di carattere economico, politico e militare. Negli ultimi anni ha pubblicato il Nuovo Compendio del Capitale. 

Vedi anche: Stagflazione e crisi del dollaro - Domenico Moro  

IL COLONIALISMO di ieri e di oggi. USA, RUSSIA, e CINA: quali sono realmente i PAESI IMPERIALISTI? - Alessandra Ciattini

Leggi anche: L'imperialismo. Fase suprema del capitalismo*- Vladimir Lenin (1916)  

Il capitale finanziario (estratti dal capitolo XXII, 1910) - Rudolf Hilferding 

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo 

Dal primo dopoguerra al Secondo conflitto mondiale (passando per la grande crisi del ’29) - Mauro Rota e Francesco Schettino 

Sviluppo capitalistico e Guerra. Un testo illuminante di Gianfranco Pala 

Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin - Renfrey Clarke, Roger Annis 

IMPERIALISMO E SOCIALISMO IN ITALIA - Vladimir Lenin (1915)

L’imperialismo nel XXI secolo - John Smith 



Dalla fine dell’Ottocento, l’imperialismo moderno si sviluppa come sistema di dominio economico e politico delle potenze capitaliste occidentali. Oggi, nonostante la decolonizzazione, persistono dinamiche imperialiste che si manifestano tramite il controllo finanziario e geopolitico esercitato da Stati e multinazionali. 


Il termine di imperialismo è associato ai più importanti imperi del passato come quello romano o quello persiano. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento il termine di imperialismo è stato ripreso per descrivere la nuova realtà mondiale, caratterizzata dalla formazione di diversi imperi facenti riferimento soprattutto agli stati dell’Europa occidentale. Per questo il periodo tra la seconda metà dell’Ottocento e il 1945, quando inizia la decolonizzazione, è stato definito l’età degli imperi. L’impero più vasto era quello britannico, seguito da quello francese, spagnolo, portoghese e olandese, che erano gli imperi più antichi. Tra gli ultimi Paesi a partecipare alla corsa alle colonie ci furono gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Belgio e l’Italia.

L’imperialismo moderno si differenzia da quello antico perché non rappresenta soltanto un espansionismo militare bensì un espansionismo in primo luogo economico, basato sulla conquista di territori da sfruttare e utilizzare economicamente, le colonie. L’imperialismo è una fase dello sviluppo del capitalismo, caratterizzando in modo peculiare l’economia dei Paesi imperialisti. Dal punto di vista globale l’imperialismo è un sistema basato sulla divisione tra un centro metropolitano, i Paesi imperialisti, e una periferia e una semiperiferia, entrambe sfruttate e oppresse dal centro.

Dal momento che dopo il 1945 è iniziato il processo di decolonizzazione e le ex colonie sono divenute stati indipendenti, si può parlare dell’esistenza di un imperialismo ancora oggi? Riteniamo di sì, ma con delle differenze. Quella di imperialismo rimane, quindi, una delle più importanti categorie di interpretazione della realtà. Per analizzare l’imperialismo attuale e definire le novità rispetto a quello della prima metà del Novecento dobbiamo partire da un testo che fu fondamentale nell’interpretazione dell’età degli imperi, “L’imperialismo. Fase suprema del capitalismo” di Lenin.

domenica 3 novembre 2024

Il «nuovo» Capitale: una teoria in costruzione - Sebastiano Taccola

Da: https://jacobinitalia.it - Sebastiano Taccola ha studiato filosofia presso l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa ed è docente di filosofia e storia nei Licei.

Leggi anche: L’attualità del Capitale, liberato dalle secche di interpretazioni superate - Ascanio Bernardeschi intervista Roberto Fineschi  

L’onda lunga della crisi del marxismo (tra prassi e teoria) - Roberto Fineschi  

Vedi anche: Incontro con Roberto Fineschi - Unigramsci Pisa  

Storia del capitalismo e materialismo storico. Riflessioni eretiche - Roberto Fineschi dialoga con Paolo Tedesco  

Marx e la società postcapitalista - Vladimiro Giacché 

Il primo libro de Il capitale di Karl Marx: edizione critica e nuova tradizione con Roberto Fineschi: https://www.youtube.com/watch?v=aGGdbGQkDqo&t=2s

La nuova edizione dell’opera di Marx, curata da Roberto Fineschi, rafforza il carattere rivoluzionario di uno studio che illustra la processualità capitalistica e il metodo per studiarla e contrastarla 

Nel momento in cui sono proliferate le  recensioni della nuova edizione einaudiana del primo libro del Capitale su testate giornalistiche inaspettate (La RepubblicaIl Corriere della SeraIl RiformistaIl Sole 24 oreL’Avvenire, tra le altre) in chi scrive si è profilata l’ipotesi che il metodo socratico e la sua capacità di cogliere nel linguaggio dell’agorà delle spie del sapere e dell’ideologia della polis potesse servire, si parva licet, da canone interpretativo interessante e produttivo anche in questo caso. 

Secondo la splendida ricostruzione corale e teatrale che ne ha dato Platone, il metodo socratico ha una serie di effetti teoricamente significativi: 1) la ricerca sull’essenza degli oggetti del sapere si sviluppa in maniera dialettica e critica; 2) critica non perché basata su una dismissione strumentale ed esteriore delle posizioni altrui, ma su una critica immanente che mette in luce gli aspetti unilaterali e arbitrari di queste; 3) il che significa che la verità non è qualcosa di puntuale né, tanto meno, di personale, ma è il risultato di uno sforzo collettivo e dialogico, che prova a superare l’arbitrio dei molti punti di vista individuali; 4) non esistono, dunque, risposte errate, ma ogni risposta è un momento del tutto e, nello stesso tempo, una spia del sapere della polis (genitivo oggettivo e soggettivo), della quale rappresenta anche un risultato ideologicamente rilevante.

Invece di scartare immediatamente l’interesse dei giornali della stampa liberale e borghese come il segnale di una cultura post-ideologica o come l’inevitabile marchetta da pagare a un editore prestigioso come Einaudi, si può provare a cogliere in questo fenomeno qualcosa di più profondo: un sintomo o effetto di struttura dei rapporti ideologici dell’agorà del nostro tempo.

venerdì 1 novembre 2024

"Possiamo salvarci solo accettando la sconfitta della NATO in Ucraina" - Alessandro Bianchi intervista Emmanuel Todd

 Da: https://www.lantidiplomatico.it - Emmanuel Todd è uno storico, sociologo e antropologo francese. 

Incontriamo Emmanuel Todd nella sede romana di Fazi, l’editore che ha pubblicato la versione italiana del suo bestseller “La sconfitta dell’Occidente”. Storico, sociologo e antropologo francese di fama internazionale, ci colpisce per la disponibilità, umiltà e generosità con cui ci accoglie e con la quale ci permette di esaudire tutto il nostro fiume di domande e interessi. In Italia per presentare quello che è stato un caso editoriale in Francia e che è in procinto di essere tradotto in tante altre lingue, gli abbiamo esteso i nostri complimenti sinceri per il coraggio in una fase di appiattimento culturale e di chiusura ermetica delle idee nella parte di mondo che si autoproclama libero. Ma per Todd non è coraggio. Ci ricorda come suo nonno “Paul Nizan è stato un grande poeta, giornalista e scrittore che pubblicava con Gallimard. Il suo testimone di nozze era Raymond Aron ed è morto durante la seconda guerra mondiale. Mio padre Olivier era un grande giornalista del “Nouvel Observateur”. L’agire nel portare avanti qualcosa in cui credo l’ho ereditato dalla mia famiglia e non lo vedo come coraggio, ma come il giusto modo di agire”.

Noto per aver previsto per primo, con anni di anticipo, il collasso dell’Unione Sovietica e la crisi finanziaria del 2008, Emmanuel Todd è una preziosa fonte per “Egemonia” per comprendere meglio i tempi in cui viviamo.


Nella prima, entriamo nel dettaglio delle ragioni che sottendono il suicidio delle classi dirigenti europee nella guerra per procura in Ucraina e nel come si potrebbe materializzare la sconfitta dell’Occidente. 

Nella seconda  affrontiamo nel dettaglio il concetto di nichilismo, perno del libro di Todd; in relazione, in particolare, al ruolo dell’informazione, alla perdita dei tradizionali riferimenti politici, culturali e sociali in occidente e cercheremo, infine, di comprendere se sia all’orizzonte, nel nostro continente, la nascita di qualche formazione politico-aggregativa in grado di offrire una valida alternativa al sistema fallito, fallimentare e che è stato, come brillatemente argomentato dal Prof. Todd, sconfitto. 

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L'INTERVISTA - [(Prima ) e (Seconda) parte]

mercoledì 30 ottobre 2024

IL COLONIALISMO di ieri e di oggi. USA, RUSSIA, e CINA: quali sono realmente i PAESI IMPERIALISTI? - Alessandra Ciattini

Da: Tracce Di Classe - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).

Ritorna con noi l'antropologa piu' amata dagli Italiani: Alessandra Ciattini! Con lei partendo dall'analisi di alcuni testi degli anni cinquanta del Nevecento, cerchiamo di capire cos'e' il colonialismo di ieri e come questo si paragona al colonialismo odierno, e cerchiamo di interrogarci sulla questione se USA, Russia e Cina siano realmente paesi imperialisti. 

Vedi anche: La costruzione dell’egemonia culturale statunitense in Europa dalla fine della Seconda  

lunedì 28 ottobre 2024

PROPAGANDA e PSICOLOGIA di GUERRA: dal Fronte Russo-Ucraino del DONBASS al MEDIO ORIENTE


Vedi anche: "Start Up a War. Psicologia di un Conflitto" -Documentario sulla guerra in Ucraina di Sara Reginella (https://www.youtube.com/watch?v=GnOe9CccjV4

                                                                          

domenica 27 ottobre 2024

Hegel NON è un idealista (nel senso usuale del termine) - Lucio Cortella

Da: Lucio CORTELLA - Lucio Cortella è attualmente Professore ordinario di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia e Beni culturali dell'Università Ca' Foscari di Venezia (https://www.unive.it/data/persone/5591041/curriculum) (Lucio CORTELLA).

Vedi anche: Storia della Filosofia - Lucio Cortella
G. W. F. Hegel: La fenomenologia dello Spirito*- Lucio Cortella  


                                                                                                                                                      

sabato 26 ottobre 2024

Guerra in Medio Oriente, la 'catastrofe' palestinese. Una nuova Nakba?

Da: Limes Rivista Italiana di Geopolitica - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana

Leggi anche: Fermare l’ideologia genocida di Bibi & C. - Jeffrey Sachs 
“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ - 


Israele vuole un nuovo spostamento di popolazione palestinese da Gaza verso l'Egitto e dalla Cisgiordania verso la Giordania per realizzare il Grande Israele dal fiume al mare, senza perdere la maggioranza ebraica della popolazione. La posizione di Egitto, Giordania e degli altri paesi arabi. La Lega Araba ha abbandonato i palestinesi? La guerra in Libano e i sette fronti di Israele. Ḥamās (Hamas) e il resto dell'asse della resistenza iraniano. Sinwar ha deciso l'attacco del 7 ottobre senza l'accordo dell'ala politica di Hamas e degli alleati iraniani e libanesi? Hamas ha sopravvalutato l'importanza degli ostaggi israeliani: cambio radicale nella politica di Netanyahu. Il nuovo libro "Il gelso di Gerusalemme. L'altra storia raccontata dagli alberi (Feltrinelli, 2024). 
In collegamento Paola Caridi e Alfonso Desiderio. Puntata registrata il 17 ottobre 2024.

                                                                         

giovedì 24 ottobre 2024

Come Israele ha ucciso centinaia di suoi cittadini il 7 ottobre - Asa Winstanley

Da: https://www.invictapalestina.org - Originale: https://electronicintifada. Traduzione: Simonetta Lambertini (Invictapalestina). Con ulteriori ricerche di Maureen Murphy e traduzione dall’ebraico di Dena Shunra. -  Asa Winstanley è un giornalista investigativo che scrive principalmente di Palestina e della lobby israeliana. È un redattore associato di The Electronic Intifada , il principale sito di notizie sulla Palestina in lingua inglese. È co-conduttore di The Electronic Intifada Podcast. È autore del libro Weaponising Anti-Semitism: How the Israel Lobby Brought Down Jeremy Corbyn (OR Books, 2023). 


FOTO: Un selfie al “cimitero delle auto” di Tekuma. Israele afferma che più di 1.000 veicoli sono stati distrutti – spesso con prigionieri israeliani all’interno – il 7 ottobre 2023 e subito dopo. Ma le prove dimostrano che molti di questi bombardamenti sono stati effettuati da Israele stesso, nell’ambito della sua micidiale “direttiva Hannibal”. (Jim Hollander UPI) 


Un anno fa i combattenti palestinesi guidati da Hamas hanno lanciato un’offensiva militare senza precedenti dalla Striscia di Gaza.

L’obiettivo immediato era quello di infliggere un duro colpo alle basi dell’esercito israeliano e agli insediamenti militarizzati che hanno assediato gli abitanti di Gaza per decenni – tutti costruiti sulla terra da cui le famiglie palestinesi furono espulse nel 1948. 

L’obiettivo più grande era quello di infrangere uno status quo in cui Israele, gli Stati Uniti e i loro complici ritenevano di aver effettivamente messo da parte la causa palestinese, e di riportare la lotta di liberazione in primo piano nell’attenzione mondiale.

L’“Operazione Al-Aqsa Flood”, come l’ha chiamata Hamas, è stata, secondo qualsiasi misura militare oggettiva, un successo sbalorditivo.

Quel giorno, presso il quartier generale militare di Israele, si disse che “la divisione di Gaza era stata sopraffatta”, ha ricordato in seguito ai giornalisti israeliani una fonte di alto livello presente. “Queste parole mi danno ancora i brividi”.

Coperti dall’aria da droni armati e da una raffica di razzi – che hanno aperto l’offensiva alle 6:26 esatte – i combattenti palestinesi hanno lanciato un’incursione fulminea sulla linea di confine di Gaza.

martedì 22 ottobre 2024

La CIA e la cosiddetta “French Theory” - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).

Vedi anche: "La guerra fredda culturale. La CIA e il mondo delle lettere e delle arti" - Renato Caputo intervista Alessandra Ciattini  

La costruzione dell’egemonia culturale statunitense in Europa dalla fine della Seconda Guerra mondiale - Alessandra Ciattini 

Leggi anche: La battaglia delle idee: come è stata costruita l’egemonia statunitense - Alessandra Ciattini 

Come l’agenzia di spionaggio è riuscita a creare un pericoloso clima antisovietico e antimarxista, camuffando la sua propaganda come informazione fattuale e ammorbidendo l’atteggiamento critico nei confronti della delirante politica impostasi agli albori del “secolo americano”, favorendo, inoltre, la metamorfosi delle forze politiche rappresentative del movimento operaio.

Si potrebbe affermare che nulla accade per caso: l’indebolimento del marxismo è stato prodotto da molti fattori, tra i quali anche l’intervento diretto della CIA, i cui agenti (fatto sorprendente) erano dei raffinati cultori di filosofia.

Ricordo i giorni successivi all’ammainamento della bandiera rossa dal Cremlino e la sua sostituzione con quella russa. Tutti gioivano esultanti affermando che la guerra fredda era finita e che ci avrebbe aspettato un periodo di pace e di prosperità. Per quanto mi riguarda, insieme ai membri del mio ambiente culturale, non partecipai a questa gioia, convinta che la Germania dell’est era stata praticamente svenduta e la fine dell’URSS avrebbe messo in pericolo i già difficili equilibri mondiali. Non mi vanto di aver avuto ragione anzi, speravo e di avere torto e che le mie paure fossero infondate. Invece, oggi ci troviamo alla soglie di una terza guerra che sarà probabilmente nucleare, alquanto prevedibile se si conosce la natura insaziabile del capitalismo, il cui motto può così esser riassunto “dare il meno possibile, per ottenere il massimo”, o se vogliamo una citazione letteraria, così ad un certo punto esclama in Moby Dick il capitano Akab: “Il mio movente e il miei fini sono folli, ma i miei mezzi sono razionali”. Razionali nel senso che sono adeguati all’apocalittico sterminio dell’umanità o all’uccisione della balena bianca. Tra l’altro ricordo che un bomba nucleare è anche meno cara rispetto a tutte le armi sofisticate che si stanno attualmente usando.

sabato 19 ottobre 2024

La caduta di Israele - Scott Ritter

Da: Consortiumnews.com - Assopace Palestina - Scott Ritter è un ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti che ha prestato servizio nell’ex Unione Sovietica applicando i trattati sul controllo degli armamenti, nel Golfo Persico durante l’operazione Desert Storm e in Iraq supervisionando la disattivazione delle armi di distruzione di massa. Il suo libro più recente è Il disarmo al tempo della perestrojka, pubblicato da Clarity Press. 


Un anno fa, Israele era seduto al posto del gatto. Oggi, guarda dritto in faccia la sua fine. 

Ho  scritto in precedenza sull’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, definendolo “il raid militare di maggior successo di questo secolo“. 

Ho descritto l’azione di Hamas come un’operazione militare, mentre Israele e i suoi alleati l’hanno definita un'”azione terroristica” della stessa portata di quanto accaduto contro gli Stati Uniti l’11 settembre 2001. 

“La differenza tra i due termini,” ho notato, “è come il giorno e la notte: etichettando gli eventi del 7 ottobre come atti di terrorismo, Israele trasferisce la colpa delle enormi perdite dai suoi servizi militari, di sicurezza e di intelligence ad Hamas. Se Israele, tuttavia, riconoscesse che ciò che Hamas ha fatto è stato in realtà un raid, un’operazione militare, allora la competenza dei servizi militari, di sicurezza e di intelligence israeliani verrebbe messa in discussione, così come la leadership politica responsabile della supervisione e della direzione delle loro operazioni”. 

Il terrorismo impiega strategie che cercano la vittoria attraverso l’attrito e l’intimidazione, per logorare un nemico e creare un senso di impotenza da parte del nemico. I terroristi per natura evitano il conflitto esistenziale decisivo, ma piuttosto perseguono una battaglia asimmetrica che contrappone i loro punti di forza alle debolezze dei loro nemici. 

giovedì 17 ottobre 2024

Marx e la società postcapitalista - Vladimiro Giacché

Da: AccademiaIISF -  Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca) 


Prima parte: Dagli scritti giovanili al Manifesto

                                                                           

Seconda parte: Da Le lotte di classe in Francia alla Critica del programma di Gotha  https://www.youtube.com/watch?v=HaMnpb48Qac 

lunedì 14 ottobre 2024

Il vicolo cieco dell’escalation | Francesco Dall’Aglio

Da: Il Contesto - Giacomo Gabellini è un giovane ricercatore indipendente. - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, è diventato un seguito commentatore sul canale Ottolina.tv e autore di War Room - Russia, Ucraina, NATO un canale telegram molto seguito su questi argomenti. 

Ormai da qualche settimana, Israele lancia continui, pesantissimi attacchi in Libano prendendo di mira quartieri residenziali, infrastrutture e i vertici sia civili che militari di Hezbollah. Il 27 settembre, il segretario generale del Partito di Dio Hassan Nasrallah è morto in seguito a un devastante bombardamento presso il quartiere Dahiya di Beirut ad opera dell’aeronautica militare israeliana, che ha anche colpito obiettivi in territorio yemenita e siriano. A sua volta, Hezbollah ha risposto con il lancio di un nugolo di missili in territorio israeliano, in attesa che l’Israeli Defense Force lanciasse l’invasione di terra (denominata “Frecce del Nord”). Una volta entrati in territorio libanese, i soldati di Tsahal hanno subito diverse imboscate riportando morti, feriti e distruzione di mezzi. L’1 ottobre, il governo di Teheran, sottoposto a forti pressioni sia interne che esterne in seguito all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, si è mobilitato sferrando l’Operazione True Promise-2. Nell’arco di qualche decina di minuti, dall’Iran sono partiti poco meno di duecento missili balistici contro il territorio israeliano, diversi dei quali hanno – a dispetto delle dichiarazioni di vertici di Tsahal – “bucato” le difese aeree di Tel Aviv colpendo obiettivi disseminati in tutto il Paese. Teheran ha quindi dichiarato lo stato di guerra, e messo in chiaro che le forze missilistiche iraniane bersaglieranno tutte le infrastrutture israeliane qualora Netanyahu ordini una contro-rappresaglia. Il generale Michael Kurilla, a capo del Central Command statunitense, è arrivato in Israele per coordinare, stando alla stampa sia israeliana, una ritorsione “commisurata” all’offesa subita. Secondo l’ex premier israeliano Naftali Bennett, che nel corso di una sconcertante intervista all’«Economist» ha affermato che Israele dovrebbe evitare qualsiasi remora pur di incutere terrore nei nemici, una riposta “proporzionata” consisterebbe nella distruzione del programma nucleare iraniano, nel rovesciamento della leadership politica del Paese e nel paralizzare i principali interessi economici iraniani, energia in primis. Per il momento, Israele continua a bombardare pesantemente Beirut, e a effettuare raid in Siria in prossimità della base russa di Hmeimim. Sul fronte ucraino, le forze russe proseguono la loro avanzata, mentre la revisione della dottrina nucleare annunciata da Putin e Lavrov sembra aver indotto gli sponsor occidentali di Kiev a più miti consigli in merito alla possibilità di autorizzare l’Ucraina a impiegare armi fornite dai Paesi membri della Nato per sferrare attacchi in profondità in territorio russo. Verso quali scenari ci stiamo orientando? Proviamo a comprenderlo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».

                                                                         

venerdì 11 ottobre 2024

Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina - ILAN PAPPÉ

Da: Tlon - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948. - Rachida El Azzouzi è una giornalista del sito d’informazione francese Mediapart.


                       
Ilan Pappé , Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina, Fazi Editore.

                                                                          

martedì 8 ottobre 2024

2024 o 1914? - Incontro con Luciano Canfora, introduce Federico Losurdo

Da: Università degli Studi di Urbino Carlo Bo - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

Il socialismo e la guerra - Vladimir Lenin (1915)  
Better Fewer, But Better*- Vladimir Lenin (1923)

Spesso si ha l'impressione che le classi dirigenti europee stiano preparando popoli e Stati a un conflitto imminente. Anche la recente e molto celebrata Agenda Draghi sembra avere questo obiettivo. Diventa quindi essenziale, prima che sia troppo tardi, individuare le cause di una situazione sempre più fuori controllo e trovare strumenti, non solo politici, per fermare questa corsa folle verso il disastro. Da qui nasce l'idea di proporre una riflessione ponderata sulla forte somiglianza tra l'attuale situazione politica europea e quella che, nel 1914, portò alla Prima Guerra Mondiale. Alla base di questa riflessione c'è la convinzione che l'apparente unificazione globale in un unico sistema economico e sociale – il capitalismo neoliberale – stia scatenando una feroce competizione tra "spiriti animali", la quale, come allora, potrebbe tentare di risolvere le proprie contraddizioni attraverso la guerra. 




                                 

domenica 6 ottobre 2024

Il prestito e le tasse, anche. Cronache marXZiane n. 15 - Giorgio Gattei

Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna. 

Leggi anche i precedenti: 

Sulla “follia babilonese” di John Maynard Keynes, ovvero: la verità, vi prego, sulla moneta. Cronache marXZiane n. 14 - Giorgio Gattei (http://www.maggiofilosofico.it/40538-2/



1. Se la moneta è “Dio” (vedi la Cronaca precedente), di quanto “Dio” ci sarà bisogno sul pianeta Marx, quel corpo teorico celeste comparso improvvisamente nel cielo dell’economia e a cui Karl Marx, che più di tutti l’ha investigato, ha dato il suo nome?

Intanto facciamo il punto su quanto abbiamo finora appreso, e cioè che la moneta non deriva affatto dall’iniziativa spontanea degli “scambisti democratici” sul mercato, come l’ha raccontata Aristotele e si continua a ripetere, bensì dalla pratica di “buon vicinato” di prestare qualcosa a qualcuno con l’impegno di farsela restituire in futuro (che poi non sarebbe altro che lo sviluppo di quella originaria “economia del dono”, studiata da Marcel Mauss, che impone comunque l’obbligo di ricambiare il dono ricevuto e addirittura ad abundantiam). Se poi a certificazione del prestito concesso venisse redatta una qualche scrittura con l’indicazione di quanto prestato e del nome del debitore, saremmo davanti ad una promessa di pagamento, a queli “pagherò” che sarebbero stati all’origine della moneta «prima delle sue origini», per dirla con il bel titolo di un libro di O. Bulgarelli (2001). Quella primitiva “scrittura monetaria” (se tale ci azzardassimo di chiamarla) resterebbe però nelle mani del creditore finché il debitore non avesse restituito quanto ricevuto in prestito, dopo di che gli sarebbe riconsegnata liberandolo dalla sua obbligazione. Se così può essere stato, come la documentazione storica sembra provare, allora la moneta avrebbe trovato la sua origine in una relazione di debito/credito piuttosto che in uno scambio tra compratori e venditori, ma questa interpretazione alternativa (“cartalista” come è stata chiamata, ma il termine è equivoco e non ha fatto presa) ha potuto farsi strada soltanto nel corso del Novecento, man mano che venivano alla luce le “pratiche monetarie” di Sumeri e Babilonesi e sulle quali abbiamo adesso almeno i due testi riepilogativi di D. Graeber, Debito. I primi 5000 anni (2012) e La natura della moneta (2016) di G. Ingham. ma qui soprattutto merita citare la succosa sintesi di P. Tcherneva, Il cartalismo e l’approccio alla moneta come entità guidata dalle tasse (2019, in rete) che ha ispirato questa “Cronaca marXZiana”.

Insomma, per comprendere la nascita della moneta non c’è affatto bisogno della Grecia, bensì piuttosto della Mesopotamia, quella “terra fra i due fiumi” in cui fin dai più lontani tempi si era formata una società urbana così complessa da richiedere l’adozione di “strumenti finanziari” come i prestiti (e le tasse di cui poi diremo). La fecondità del luogo favoriva la produzione dell’orzo, che era il cereale tipico per l’alimentazione e dal quale, per qualche accidente fortuito, era derivata quella bevanda alcolica che è la birra, che altro non è se non orzo fermentato. Intendiamoci: se l’orzo serve per produrre sé stesso e la birra, la birra non può servire ad altro che a bersela per guadagnare quel felice stato di ebbrezza di cui già veniva detto nel più antico poema della umanità, quella Epopea di Gilgamesh il cui alter ego terrestre Enkidu (Gilgamesh era invece un semidio) viene introdotto, insieme al sesso, alla degustazione della birra e dopo il settimo boccale «il suo animo si rallegrò, il cuore gioì ed il volto gli si illuminò». Per i Greci, invece, la bevanda alcolica tipica era il vino ricavato dalla spremitura dall’uva (grande innovazione del dio Bacco!), così che nella tragedia di Eschilo, quando le Danaidi egiziane, per sfuggire al “matrimonio combinato” coi cugini, si rifugiano ad Argo («non sposa, non schiava!»), il suo re si opporrà agli egizi venuti a riprendersele al grido: «Maschi sì, vi si faranno incontro, genti di qui che non bevono certo vino di orzo!» (tuttavia, alla fine le Danaidi saranno riconsegnate ai mariti promessi, che esse comunque stermineranno, tranne una, la notte delle nozze).

Se questa è mitologia, economicamente che cosa se ne può dire? Che, se l’orzo è un input necessario per la produzione di entrambe le merci, la birra è invece un output secondario, sebbene assai gustevole, simile a quei “beni di lusso” che sono stati studiati nel passato più dal punto di vista storico, sociologico ed antropologico (vedi ad esempio W. Sombart, Lusso e capitalismo, 1913) che da quello logico-economico. Per provarci in questo senso può servire la distinzione, introdotta da Piero Sraffa nel suo resoconto d’esplorazione del pianeta Marx (Viaggio di merci per merci, 1960), tra i “beni-base” che servono a produre ogni altro bene (nel nostro caso l’orzo = merce 1) e i “beni-non base” che invece non fanno questo e che addirittura, nel caso di un bene-non base “assoluto” come la nostra birra = merce 2, non serve nemmeno alla produzione di sé stessa. Ma se è così, è ovvio che il fabbricante di birra (d’ora in poi il “birraio”) avrà bisogno di ricevere in prestito l’orzo necessario dal suo produttore (d’ora in poi l’“orziere”), impegnandosi a ripagarlo con la birra che avrà prodotto di suo. Ora questo prestito può anche restare un fatto privato fra i due produttori, ma fin dai tempi di Sumeri e Babilonesi vi si era infilata nel mezzo una istituzione speciale, come il Tempio o il Palazzo, allo scopo di prestare ai produttori di birra quell’orzo ricevuto a titolo di offerta da parte dei fedeli (il Tempio) oppure come tassa da parte dei contribuenti (il Palazzo) – e gli storici sono ancora a discutere «se nel passato più arcaico quella economia fosse gestita dall’autorità religiosa (il Tempio) oppure dal sovrano (il Palazzo) e comunque alla lunga sarà il Palazzo ad avere sia il potere politico che quello economico» (O. Bulgarelli, Moneta ed economia nell’antica Mesopotamia  (III-I millennio a.C., 2009), così che per noi solo il Palazzo sarà.

sabato 5 ottobre 2024

The CORPORATION . Le Multinazionali ci hanno reso schiavi.

Da: Donda Marchi - 

                                                                          

venerdì 4 ottobre 2024

Fermare l’ideologia genocida di Bibi & C. - Jeffrey Sachs

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it/.../fermare.../7716135 - Originale: https://www.commondreams.org – traduzione di Miriam Mirolla - 

Jeffrey D Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. - Riccardo Antoniucci, Filosofo. Dal 2013 al 2016 è stato responsabile comunicazione e ufficio stampa per la casa editrice DeriveApprodi. Attualmente continua a lavorare nello stesso ambito come freelance, collaborando, tra gli altri, con le case editrici manifestolibri e Stampa Alternativa. Traduce dal francese ed è animatore della rubrica Francesismi per il blog filosofico di Micromega Il rasoio di Occam.


"Gaza is now all over the world.
The area of Gaza is now going to all continents because of the people of the world who support the struggle of the Palestinians.
Even though if they kill, and kill, and kill, there will still be life in Gaza.
You are the eyes of Gaza now, you are the media.
We are not afraid of what Netanyahu is saying, they are afraid because the Palestinians are bound to hope, to implement their dreams by struggling.
We have only one choice: it is to fight, to liberate our land and ourselves from this occupation.
They are doing what the nazis did, but worst, because the weapons are new now.
They are making a Holocaust.
It is a war crime what they are doing."
(Leila Khaled) 

3 Ottobre 2024
L’Onu salvi la Palestina - Gli estremisti violenti che ora controllano il governo d’Israele credono che il Paese abbia la licenza biblica, il mandato religioso, per distruggere il popolo palestinese. Contro ogni diritto internazionale

Quando il premier israeliano Netanyahu è salito sul podio all’Assemblea generale Onu la scorsa settimana, decine di governi hanno abbandonato l’aula.
L’obbrobrio globale di Netanyahu e del suo governo è dovuto alla violenza depravata di Israele contro i suoi vicini arabi. Netanyahu diffonde un’ideologia fondamentalista che ha trasformato Israele nella nazione più violenta del mondo. 

Il credo fondamentalista di Israele sostiene che i palestinesi non abbiano alcun diritto alla propria nazione. La Knesset israeliana ha recentemente approvato una dichiarazione che respinge uno Stato palestinese in quella che la Knesset chiama la Terra di Israele, ovvero la terra a ovest del fiume Giordano. 

La Knesset s’oppone fermamente alla creazione di uno Stato palestinese a ovest della Giordania. La creazione di uno Stato palestinese nel cuore della Terra di Israele rappresenterà un pericolo esistenziale per lo Stato di Israele e i suoi cittadini, perpetuerà il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerà la regione. 

Chiamare la terra a ovest del Giordano il “cuore della Terra di Israele” è sbalorditivo.