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mercoledì 22 gennaio 2025

Trump ha bisogno di Putin, piaccia o meno - Il Contesto intervista Gianandrea Gaiani

Da: https://www.analisidifesa.it - Il Contesto -  Gianandrea Gaiani. Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. 

Mentre le forze armate russe si accingono a serrare l’accerchiamento di Pokrovsk, ultimo caposaldo della linea di difesa ucraina nel Donbass, l’amministrazione Biden impone l’ennesima tornata di sanzioni contro la Russia e il presidente iraniano Pezeshkian si reca a Mosca per formalizzare assieme al suo omologo russo Putin l’atteso accordo di partnership strategica, al culmine di un lungo e meticoloso processo di gestazione.

Sullo sfondo, continua a imperversare il dibattito tutto occidentale volto all’individuazione di vie d’uscita dal vicolo cieco ucraino che consentano di minimizzare la portata della sconfitta di Kiev.

Sulla rivista «The Atlantic», il politologo Robert Kagan, esponente di punta della compagine neoconservatrice e marito di Victoria Nuland, ha scritto che «l’Ucraina non perderà in maniera recuperabile e negoziata, con territori vitali sacrificati ma un’indipendenza mantenuta e protetta da garanzie di sicurezza occidentali.

Il Paese è invece chiamato ad affrontare una sconfitta totale, implicante perdita di sovranità e completa sottoposizione al controllo russo […]. Trump deve ora scegliere tra accettare una umiliante sconfitta strategica sulla scena mondiale o moltiplicare immediatamente il sostegno americano per l’Ucraina fintanto che c’è ancora tempo».

Lo stesso segretario generale della Nato Mark Rutte ha riconosciuto che l’Ucraina non è nelle condizioni per negoziare da una posizione di forza, ed ha aggiunto che «l’attuale 2% del Pil che i Paesi europei della Nato destinano al bilancio della difesa è irrilevante. La Russia sforna in soli 3 mesi la produzione che l’intera Nato da Los Angeles ad Ankara è in grado di sostenere nell’arco di un anno». Simultaneamente, il quotidiano israeliano «Haaretz» scrive che Steve Witkoff, inviato speciale di Trump in Medio Oriente, ha schiacciato politicamente Netanyahu imponendogli l’accettazione di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che sta suscitando grossi malumori all’interno del governo di Tel Aviv.

Sul versante americano, Trump ha invece espresso l’intenzione di rivedere radicalmente le relazioni con Canada, Groenlandia e Panama, conformemente a una politica che si richiama più o meno esplicitamente alla vecchia Dottrina Monroe. Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista telematica «Analisi Difesa».

Guarda il video qui sotto o a questo link.

domenica 23 marzo 2025

I rischi per Kiev dopo la disfatta a Kursk - Gianandrea Gaiani

Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. 

La disfatta ucraina nella regione russa di Kursk conferma che saranno i russi a dettare le condizioni negli eventuali negoziati che gli staff di Donald Trump e Vladimir Putin stanno mettendo a punto. Considerazione che potrebbe spiegare la riluttanza di Volodymyr Zelensky (e degli europei) ad accettare il “verdetto” del campo di battaglia.

Zelensky e il generale Oleksandr Syrsky (poco amato dai militari che gli attribuiscono troppi “sissignore” al presidente che sono costati il sacrificio inutile di decine di migliaia di militari da Bakhmut a Kursk) escono indeboliti dalla disfatta nel saliente di Kursk che  potrebbe avere un effetto destabilizzante sul morale delle esauste truppe di Kiev.

Dall’agosto scorso gli ucraini hanno impiegato in questa regione una dozzina di brigate equipaggiate dall’Occidente, sacrificando in 8 mesi, secondo stime russe, circa 70 mila uomini tra morti e feriti e 7mila veicoli, artiglierie e altri pezzi di equipaggiamento. Mezzi che i canali Telegram dei blogger militari russi hanno mostrato distrutti, danneggiati o abbandonati in immagini che illustrano questo articolo. 

domenica 4 settembre 2022

Guerra in Ucraina: la posizione di un ex ufficiale dei marines ribalta la versione occidentale.

 Da: https://www.lantidiplomatico.it 

Leggi anche: Le prime (amare) indicazioni dalla guerra in Ucraina - Gianandrea Gaiani

Kiev, un esercito senza ricambio. E le nostre armi “aiutano” Mosca - Fabio Mini

Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini

La situazione militare in Ucraina - Jacques Baud

Vedi anche: Guerra in Ucraina, la cortina di acciaio. Cosa vogliono gli Stati Uniti - Mappa Mundi



Presentazione

Questo è un saggio dedicato all’invasione russa dell’Ucraina, articolato in due parti, comparse sulla “Marine Corps Gazette”[1] nei numeri di giugno e di agosto 2022. È un’accurata, approfondita, eccellente analisi professionale dell’operazione militare speciale russa; in assoluto e di gran lunga la migliore che abbia trovato (e non ho cercato poco).

L’Autore è “Marinus”, un ufficiale superiore del Corpo dei Marines, abituale collaboratore del mensile; corre voce, non confermata, che si tratti del ten. gen. (a riposo) Paul Van Riper[2], forse in collaborazione con il figlio. La prima parte dell’analisi di “Marinus, consegnata dall’Autore alla redazione il 14 aprile 2022 e pubblicata nel numero di giugno, è dedicata allo studio del livello materiale della campagna militare russa.

La seconda parte dell’analisi, pubblicata in agosto, è invece dedicata ai livelli mentale e morale della campagna russa, e dunque anche al suo significato e ai suoi obiettivi politici.

Come illustra sinteticamente “Marinus” nell’incipit della prima parte, la distinzione in tre livelli della guerra - materiale, mentale e morale - si rifà all’elaborazione teorica del col. John Boyd, USAF[3],  il maggiore teorico contemporaneo occidentale dell’arte militare, e in particolare della guerra di manovra. Nella classificazione teorica di Boyd i fattori della guerra sono, in ordine d’importanza: uomini, idee e materiale.

L’elaborazione teorica di Boyd ha avuto grande rilievo nella riforma della dottrina del Corpo dei Marines, con la quale essi, negli anni Ottanta/Novanta, hanno adottato teoria e pratica della guerra di manovra. Nella sua elaborazione, Boyd riprende sia la lezione di Sun Tzu, da lui appresa nel corso della guerra del Vietnam, sia la lezione dei teorici e degli interpreti tedeschi della guerra, da Clausewitz a von Manstein.

Invito a leggere con calma e attenzione l’analisi di “Marinus”. Come il lettore potrà constatare, essa è affatto dissonante dalle analisi che hanno trovato consenso ufficiale nelle dirigenze militari e politiche statunitensi ed europee, e conduce a conclusioni completamente diverse in merito alle capacità strategiche e operative dell’esercito russo, agli obiettivi strategici russi, e alle prospettive future del conflitto in Ucraina.

L’eccezionale valore dell’analisi di “Marinus” dipende da tre fattori: a) elevata competenza tecnica dell’Autore b) fonte insospettabile di parzialità a favore dei russi c) destinatario principale dell’analisi, ossia il Corpo dei Marines degli Stati Uniti d’America, un reparto militare che sin d’ora deve prepararsi ad affrontare sul campo il nemico russo. È autoevidente che per affrontare con successo un nemico sul campo di battaglia, è indispensabile conoscerlo e valutarlo nel modo più accurato, realistico e veritiero possibile.

La prima parte del saggio di “Marinus”, intitolata L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA/Parte I: il livello materiale della campagna, è tradotta da me. La seconda parte, intitolata L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA/Parte II: i livelli mentale e morale, è tradotta da Carmen di “Voci dall’Estero”, che ringrazio sentitamente, e riveduta da me. Dove non altrimenti specificato, tutte le note in calce sono dell’Autore. Buona lettura.

Roberto Buffagni

mercoledì 16 agosto 2023

Gli ucraini non sfondano: in Occidente inizia lo scaricabarile? - Gianandrea Gaiani




Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani. Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. 

Sui fronti di Zaporizhia e Donetsk in oltre due mesi di controffensiva gli ucraini vantano di aver liberato un’area di 360 chilometri quadrati, meno dell’estensione del comune di Ferrara (402 kmq) e una superficie pari allo 0,02% del territorio ucraino controllato dai russi (nella mappa qui sotto in blu le aree conquistate dagli ucraini in due mesi di attacchi sul Fronte di Zaporoizhia).

Successi territoriali a dir poco limitati a qualche villaggio raso al suolo nella “terra di nessuno” dove peraltro i russi hanno riguadagnato posizioni contrattaccando negli ultimi giorni. Piccoli successi inficiati soprattutto dall’avanzata delle truppe di Mosca tra le regioni di Luhansk e Kharkiv, specie nel settore di Kupyansk dove le truppe di Mosca sarebbero a meno di 7 chilometri dalla città e avrebbero ammassato ampie riserve, forse per lanciare una più ampia offensiva.

Pesanti le perdite subite da Kiev. Secondo i russi i caduti tra il 4 giugno e ine luglio sarebbero tra 36mila e 42 mila a seconda delle stime oltre a 1.700 mezzi corazzati e blindati e 350 pezzi d’artiglieria distrutti, danneggiati o finiti in mani russe. La distruzione di molti mezzi non ha scoraggiato i comandi ucraini che continuano a rinnovare gli assalti sui fronti di Zaporizhia e Donetsk affidandoli soprattutto alla fanteria con conseguenze sulle perdite ben evidenziate da molti canali Telegram militari sia russi che ucraini.

La controffensiva a lungo preannunciata e poi scatenata il 4 giugno aveva l’obiettivo (più politico che militare) di strappare a ogni costo quanto più territorio ucraino alle truppe russe per continuare a ottenere il supporto militare ed finanziario dell’Occidente: impossibile infatti ritenere che l’obiettivo di riconquistare tutti i territori perduti (inclusa persino la Crimea) fosse alla portata delle forze di Kiev.

Un obiettivo che, come ha sostenuto in più occasioni il segretario generale della NATO, Lens Stoltenberg, permetterebbe agli ucraini di negoziare da una posizione più forte con i russi. Per Kiev invece nessun negoziato sarà possibile fino al completo ritiro russo anche dalla Crimea. 

Verso un cambio di narrazione

domenica 26 giugno 2022

Le prime (amare) indicazioni dalla guerra in Ucraina - Gianandrea Gaiani

 Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa.


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 Il ritorno della guerra, quella “vera”, convenzionale, brutale e ad alta intensità sta determinando reazioni e riflessioni in Europa oltre a decisioni politiche e finanziarie di rilievo come l’adesione ormai diffusa presso molte nazioni (Italia inclusa) all’obiettivo di portare le spese militari al 2 per cento del PIL, addirittura al 3 per cento nel caso della Polonia che ha varato un massiccio riarmo, o come il fondo speciale per Difesa tedesco da 100 miliardi di euro.

“L’Europa si sente vulnerabile non solo per il fatto che i missili russi potrebbero colpirla ma anche perché, facendo un inventario delle capacità disponibili in termini di dotazioni i singoli Paesi si sono resi conto di non essere in grado di affrontare questo scenario”,  ha affermato Emanuele Serafini, direttore per l’Europa Occidentale e Nato di Lockheed Martin nel corso del convegno “Industria della Difesa, scenari e prospettive nella crisi post Ucraina”, organizzato al palazzo dell’Esercito, a Roma l’8 giugno.

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Una definizione che ben fotografa la drammatica realtà emersa dalle prime indicazioni fornite dal conflitto in Ucraina.

Difficile prevedere quando e con quali esiti potrà avere termine la guerra che prese il via nel 2014 nella regione orientale del Donbass ma ha subito una rapida escalation dal 24 febbraio scorso con l’intervento militare russo e il coinvolgimento indiretto degli stati membri della NATO quali fornitori di massicci aiuti militari e programmi di addestramento alle truppe di Kiev.

Dopo quasi 4 mesi di combattimenti ad alta intensità è forse presto per parlare di “lezioni” ma è certo possibile tracciare alcune indicazioni che questo conflitto fornisce all’Occidente e alle nazioni europee, determinate non solo dagli sviluppi bellici sul campo di battaglia ma anche dalla natura di questa guerra.