La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
Pensiamo che sia condivisibile la spiegazione sulla crisi da sovrapproduzione che è intrinseca al capitalismo, e Sini lo spiega bene con chiarezza.
Sul capitale diventato finanziario se ha ragione Sini è andare oltre Marx. Lo sfruttamento avverrebbe solo da parte del capitalista finanziario e non industriale. Il primo si approprierebbe del plusvalore in ultima istanza. Ma, noi pensiamo, non si può isolare un fenomeno del sistema capitalistico dalla totalità del sistema stesso. Marx parla di interesse (o rendita) e di profitto come di entità diverse ma tutte riconducibili alla produzione di plusvalore. E' quest'ultimo il vero prodotto del capitale (dice Marx). E oggi come oggi c'è un'estrazione di plusvalore dal lavoro vivo quanto mai abbondante. Si deve pensare non solo all'occidente, ma ai milioni di lavoratori cinesi, indocinesi, africani, sudamericani ecc. che producono valore effettivo il quale viene risucchiato e accumulato attraverso le multinazionali e le istituzioni finanziarie internazionali (FMI ecc.). E rimanendo qui da noi, quanto plusvalore viene estorto agli immigrati che coltivano le campagne? (Che poi, attraverso il meccanismo finanziario, questo plusvalore si realizzi come interesse e non solo come profitto è vero). Secondo Sini non esiste più il proletariato come classe e indica come errore d'ingenuità di Marx l'aver considerato il proletariato come classe generale in grado di superare, una volta per sempre la divisione in classi. Ma tutti gli economisti marxisti sono d'accordo sul fatto che non ci sono stati mai tanti salariati come oggi, con rapporti di lavoro di vario tipo (precari, schiavistici). Il proletariato esiste ancora oggettivamente, ma ben poco soggettivamente.
Sini fa un rapido accenno all' "accumulazione originaria" individuandone una delle fonti nel commercio e nello sfruttamento degli schiavi. Il che è giusto, ma, va precisato, l'accumulazione originaria ha origine con la spoliazione dei popoli colonizzati (sterminio dei nativi in America), che dovettero essere sostituiti con gli africani. E al momento in cui da questo fenomeno storico dovrebbe passare a considerare le dinamiche imperialistiche contemporanee, dice che "è un altro discorso". Non è così. Senza l'imperialismo il capitale finanziario forse nemmeno esisterebbe, Lenin l'aveva ben chiaro.
Verso la fine del dibattito Sini tocca una problematica centrale, la scelta tra rivoluzione e riformismo. Riconosce alla prima la centralità che meriterebbe ma con l'onestà che lo qualifica, non se la sente di farsi carico del costo di sangue e vite umane che questa potrebbe voler dire. E' questo un problema enorme che ha segnato il mondo occidentale e le scelte riformistiche e spesso inconsistenti della sinistra dal dopoguerra ad oggi. Quel poco o tanto che si era ottenuto è stato, ed è ancora, spazzato via brutalmente. Vogliamo solo osservare che mentre la violenza rivoluzionaria è di breve durata e non è detto che dia luogo a un bagno di sangue (durante l'Ottobre ci furono assai meno vittime che nella successiva guerra civile scatenata e sostenuta dalle potenze imperialiste) la società di mercato in condizioni capitalistiche richiede invece una mattanza costante e sistematica di esistenze umane: guerre, bassa vita media nelle nazioni povere, avvelenamento dell'ambiente, violenza poliziesca e una perenne insicurezza sulla prospettiva di sopravvivenza materiale di sé e della propria famiglia, sulla assistenza medica adeguata, ecc. E' stato calcolato che solo la politica imperialistica degli Usa ha provocato dopo la II guerra mondiale circa 30 milioni di morti (dalla guerra di Corea in poi), senza calcolare feriti, mutilati, impoveriti etc. Infine: quanto ci cosa in lacrime e sangue il permanere del sistema attuale?
Il problema sul tappeto non è come garantire la "democrazia" - la sua è una visione della democrazia già criticata dai primi del novecento (per non citare Marx) - ma come evitare che il capitale, nelle sue varie forme, ci mangi vivi, noi e la Terra. Forse la "democrazia" - questo tipo di democrazia - non è affatto lo strumento più adatto a questo scopo. (il collettivo)
Da: CarloSiniNoema - Convegno "TRANSINDIVIDUALE E NUOVO MATERIALISMO" - Carlo Sini è un filosofo e accademico italiano.
Il convegno si è svolto presso l'Università degli studi di Milano il 27 marzo 2015 in occasione della pubblicazione del volume "Il transindividuale. Soggetti, relazioni, mutazioni" (AA.VV, a c. di E. Balibar e V. Morfino, Mimesis, 2014) e del nuovo numero della rivista «Nóema», 6-1 (2015): "La materia" (https://riviste.unimi.it/index.php/noema) dove è possibile leggere il testo degli interventi.
Da: Dante Channel - Carlo Sini è un filosofo italiano. Laureatosi in Filosofia, dopo aver conseguito l’abilitazione inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema
Carlo
Siniè
un filosofo italiano. Laureatosi
in Filosofia, dopo aver conseguito l’abilitazione inizia ad
insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire
la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un
triennio la funzione di Preside di facoltà.
- CarloSiniNoema
La condizione umana è strutturalmente tecnica, contrariamente a differenti interpretazioni. L'uso di strumenti esosomatici fornisce infatti la base per il cammino infinito della conoscenza intesa come lavoro sociale. A questo contribuisce la formazione tipicamente umana del discorso, la cui interpretazione pone tuttora problemi di comprensione.
Da: Dante Channel - Carlo Sini è un filosofo italiano. Inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema
Da: Filosofia
Roccella Scholé - Felice Cimatti è un filosofo italiano. Laureato in filosofia alla Sapienza, con una tesi sui linguaggi animali, relatore Tullio De Mauro, correlatore Alberto Oliverio, insegna Filosofia del Linguaggio e Filosofia italiana contemporanea all'Università della Calabria ad Arcavacata di Rende. Ha condotto e conduce, per Rai Radio 3[2], i programmi radiofonici Fahrenheit, dedicato ai libri e alle idee, e Uomini e Profeti (https://www.raiplayradio.it/programmi/uominieprofeti).
Amelio filosofo solitario, stando una mattina di primavera, co’ suoi libri, seduto all’ombra di una sua casa in villa, e leggendo; scosso dal cantare degli uccelli per la campagna, a poco a poco datosi ad ascoltare e pensare, e lasciato il leggere; all’ultimo pose mano alla penna, e in quel medesimo luogo scrisse le cose che seguono.
Spesso l’espressione “scienze sociali” viene considerata analoga a quella “scienze umane”, mentre in realtà i due ambiti hanno un fondamento differente sia dal punto di vista epistemologico che ontologico. Tradizionalmente le scienze umane, a partire da Wilhelm Dilthey a Ernst Cassirer, tendono a ribadire la specificità dell’uomo rispetto alle altre specie animali; secondo quest’ultimo autore il carattere peculiare dell’essere umano consisterebbe nel suo essere un animale simbolico, aspetto da cui deriverebbe la sua inventività e superiorità.
Pertanto, chi preferisce dedicarsi allo studio delle scienze umane ritiene che ci sia una netta antitesi tra l’evoluzione biologica e quella culturale, la prima di esclusiva pertinenza degli animali. Invece, dopo aver concluso la prima fase, gli esseri umani avrebbero intrapreso il complesso percorso della seconda. Secondo questa prospettiva, che oppone evoluzione biologica ed evoluzione culturale, elementi quali la cultura, il linguaggio, l’attività simbolica nel suo complesso, acquisiti nella vita collettiva e contrapposti alla dimensione istintuale, sono considerati esclusivamente propri della specie umana. Invece, le ricerche sul mondo animale hanno mostrato che gli animali non sono governati solo dall’istinto, dato che sono anche capaci di imparare, di trasmettere con i loro mezzi le informazioni e di sviluppare attività simboliche, come per esempio i rituali di corteggiamento tipici di tante specie.
In conclusione, dal punto di vista dei cosiddetti umanisti, la natura ontologica dell’uomo sarebbe profondamente diversa da quella degli animali; di conseguenza, dal punto di vista epistemologico ciò significa che i procedimenti esplicativi propri delle scienze umane debbono essere profondamente differenti da quelli propri delle scienze naturali e fondati sulle modalità della comprensione piuttosto che su quelle della spiegazione.
Coloro che, invece, adottano la prospettiva sociologica in senso generale vedono una relazione di continuità tra l’evoluzione biologica e l’evoluzione culturale, rimarcando che anche alcune specie animali sono dotate di una vita collettiva assai sofisticata.