Da: http://ilcomunista23.blogspot.it/2013/12/il-feticismo-da-un-punto-di-vista.html - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2017/11/riflessioni-40-stefano-garroni.html
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...noi
troviamo il termine "feticismo" usato da Marx per intendere
in definitiva quella situazione per cui le conseguenze, del rapporto
sociale che si stabilisce nel capitalismo tra capitale e lavoro,
appaiono alla coscienza, che è immersa nell'esperienza della società
capitalistica, e quindi che non ha un rapporto critico rispetto ad
essa, come caratteristiche delle cose. Per esempio il valore è il
valore della merce; la televisione ci dice che c'è l'inflazione, che
cresce e si abbassa, ha la febbre, non ha la febbre; eccetera. Ecco,
queste conseguenze, questo modo di strutturarsi dei rapporti sociali
in un momento determinato appare, alla coscienza immersa nella
società capitalistica, come una serie di qualità delle cose: della
merce, del mercato ecc. Questo Marx indica con feticismo.
Il
problema che si pone è il seguente: perché Marx usa questo termine?
Che cosa esattamente vuole intendere? Che rapporto ha questo termine
con il termine utilizzato appunto nella tradizione antropologica?
Pongo questa domanda apparentemente erudita, da persona che ha il
problema erudito di ricostruire l'esattezza di un testo. Il perché
di questa problematica ce lo mostra per esempio Napoleoni, o per
esempio Colletti; per Colletti faccio riferimento a un saggio
compreso in Ideologia e società. Qui Colletti era ancora marxista, o
almeno così veniva considerato. Il libro fu pubblicato nel 1969.
Faccio riferimento al capitolo intitolato Teoria del valore e
feticismo. Anche lasciando fuori la citazione precisa, un elemento è
comune ai due i personaggi: quello di mostrare la contraddizione
fondamentale della società capitalistica basata sulla
contrapposizione, citando Napoleoni, di una tesi antropologica e
morale di Marx da un lato, e dall'altro lato il rapporto tra capitale
e lavoro.; in Colletti la contrapposizione tra individuo naturale
feuerbachiano e rapporto capitale-lavoro.
In sostanza dice Napoleoni:
Marx ritiene che l'essenza dell'uomo sia la sua capacità produttiva.
Questa è la tesi antropologica sull'uomo di Marx e, ovviamente,
Napoleoni cita il Marx giovane Marx dei manoscritti parigini del '44.
Questa essenza dell'uomo viene contraddetta dal rapporto
capitale-lavoro, in quanto in questo rapporto il lavoro vivo, quindi
l'attività, l'energia vitale dell'uomo, è subalterna rispetto al
lavoro oggettivato, rispetto alla macchina, rispetto al capitale. È
chiaro che qui c'è da inserire un terzo personaggio: c'è questa
tesi antropologica di Marx (l'essenza dell'uomo è la sua capacità
produttiva), c'è il rapporto di capitale, e terzo c'è un principio
morale: l'essenza dell'uomo va rispettata, salvata e potenziata.
Messo insieme il sillogismo diventa questo: l'essenza dell'uomo è la
sua capacità produttiva, l'essenza dell'uomo va salvata, rispettata
e potenziata, ma il capitalismo aggioga il lavoro vivo, cioè la
capacità produttiva dell'uomo rispetto al lavoro morto, e quindi il
capitalismo va condannato.