Da: https://www.facebook.com/emiliano.alessandroni - Emiliano Alessandroni, Università degli Studi di Urbino 'Carlo Bo', redattore della rivista scientifica "Materialismo storico" (materialismostorico - http://materialismostorico.blogspot.com).
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Gli Usa e il loro presidente Biden in questo conflitto "stanno agendo nel loro interesse, rischiando di danneggiare l'Europa e l'Italia" o "Stanno difendendo libertà e democrazia e anche il nostro interesse"?
Naturalmente anche io, come la maggioranza degli italiani che non si lasciano abbagliare dall'ideologia della "Western Supremacy" e dalla narrazione che presenta gli Usa come i paladini della libertà, avrei optato per la prima risposta.
Resta però un fatto che ho cercato di spiegare; sia nel mio libro "Dittature democratiche e democrazie dittatoriali - Problemi storici e filosofici" (Carocci 2021), sia nel video che carico qui sotto: secondo l'ideologia dell'"eccezionalismo americano" e del "Manifest Destiny" con cui gli Usa non hanno ancora mai realmente fatto i conti, fra le due risposte non esiste questa grande contraddizione: agli occhi dell'intellighenzia e dei politici statunitensi (Democratici o Repubblicani che siano) lo sviluppo della democrazia coincide esattamente con l'estensione delle sfere d'influenza americane, ovvero con la riduzione delle sovranità altrui (o delle sfere d'influenza altrui).
Nei luoghi in cui i propri campi di dominio si riducono e presso i soggetti che si rendono promotori di questa riduzione, lì comincia per gli Usa lo spazio della barbarie, del dispotismo, della tirannia e lì come per missione, come se avvertissero sulle spalle "il fardello dell'uomo bianco", per dirla con
Kipling, o "il fardello dell'uomo democratico", lì si sentono in diritto di intervenire, economicamente, ideologicamente, politicamente e all'occorrenza anche militarmente.
Non può esistere secondo gli Usa una riduzione della propria supremazia che non sia un aumento della barbarie e del dispotismo.
La tendenza verso un mondo multipolare, verso una parità di diritti e di doveri fra tutte le nazioni del mondo, costituisce già per l'ideologia dell'"eccezionalismo americano" e per i seguaci del "Project for the new american century" una forma di dispotismo che non può essere tollerata.
La necessità storica di hegeliana memoria si muove tuttavia verso un superamento dello status quo e dei rapporti di dominio tradizionali: la necessità storica si muove verso una progressiva erosione di quella che importanti analisti hanno definito "la grande divergenza", ossia quel processo che ha visto l'Occidente a trazione sempre più americana sollevarsi e predominare sul resto del mondo.
La necessità storica, la tendenza generale, preme ora verso un'inversione di rotta: al processo della "grande divergenza" dovrà seguire (e a ben vedere sta già seguendo, sia pure in maniera tortuosa e magmatica) il processo della "grande convergenza" (il processo che vede l'abisso fra l'Occidente a trazione americana e il resto del mondo progressivamente ridursi).
Le forme di questo processo vanno tenute sotto sorveglianza perché possono essere brutali e mettere anche a rischio la stessa sopravvivenza dell'umanità, ma i grandi conflitti geopolitici, guerre incluse, andrebbero letti come parti di questo più ampio conflitto fra "grande divergenza" e "grande convergenza".
È, a ben vedere, quella "Terza guerra mondiale a pezzi", di cui parlava
Papa Francesco già nel 2014 e di cui la guerra in Ucraina costituisce un capitolo che potrebbe assumere le pieghe più pericolose.
Soltanto questa lettura ci permette di comprendere perché l'aperta invasione militare di un paese sovrano e membro dell'Onu come l'Ucraina non ha ricevuto la condanna da parte della maggioranza dei paesi del Terzo Mondo, ovvero non ha ricevuto la deplorazione da parte della maggioranza del blocco extraoccidentale, il quale evidentemente non teme tanto un ipotetico progetto di espansionismo russo, ma, proprio per la storia di sottomissione e schiavizzazione da cui proviene, teme ancora le ingerenze, le guerre e il predominio dell'asse Usa-Israele, così come del suprematismo dell'Occidente nel suo complesso.
E noi capiremmo ben poco di quanto sta accadendo se ci ostinassimo a guardare la guerra in Ucraina con uno sguardo rigidamente eurocentrico e non la collocassimo dentro un contesto sia temporale che spaziale ben più ampio, di dimensioni planetarie.
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