Dal sito Dialegesthai ! (19 luglio 2002). - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups

Com’è noto, questo tema del conoscere come riconoscere già lo abbiamo incontrato in Hegel; dunque, può destare qualche meraviglia ritrovarlo in un ambiente (quello neo-positivista), che di solito considera Hegel il campione del pensiero speculativo e metafisico, contro cui si indirizza l’analisi linguistica, proposta, a partire dal Wienerkreis (Circolo di Vienna, 1929), quale strumento terapeutico contro gli abusi linguistici [1] e di pensiero.
La stessa puntualizzazione, che chiarisce come per Hegel non si tratti esattamente di erkennen/wiedererkennen (riconoscere), ma sì di erkennen/anerkennen (riconoscere, ma nel senso di legittimare), non ci toglie dall’imbarazzo, dato che M. Schlick usa wiedererkennen, intendendo dire che <conoscere X> equivale a ritrovare in X la possibilità di ricondurlo a una certa forma o regola, nella quale la ragione ritrova o riconosce se stessa; dunque, per Schlick, affermare che la ragione conoscendo, riconosce X, significa dire che la ragione legittima X, testimonia della sua razionalità, lo accetta nel dominio del razionale.
A questo punto wiedererkennen vale esattamente anerkennen. [2]
Da quanto detto, si possono ricavare due conseguenza:
(i) comune a due grandi momenti del razionalismo moderno (pensiero di Hegel e Wienerkreis [3]) è la concezione del conoscere (che ha nella scienza la sua espressione più compiuta [4]) come riconoscere/legittimare;
(ii) ciò posto, possiamo esaminare il tema nel solo Hegel, pur avendo lo scopo di mettere in evidenza come conoscere/riconoscere implichi certe condizioni, che valgono probabilmente per qualunque razionalismo moderno.
In Hegel, anerkennen (riconoscere/legittimare) gioca -non per caso- un ruolo importante sia in ambito epistemologico [5], sia in ambito etico-politico.
Perché? Rispondere ci obbliga ad un breve détour.