Se si comincia a guardare alle pratiche di appropriazione di
valore, si vede che entrano in gioco metodi extra-economici (violenza,
esercizio del potere ecc.) che Marx ha analizzato nel I libro del Capitale
parlando dell’accumulazione originaria. L’analisi marxiana dell’accumulazione
originaria è quella della nascita della mano d’opera salariata, oggi l’analisi
riguarda maggiormente il modo in cui il capitalismo recupera valore nella
circolazione del flusso.
le modalità stesse attraverso cui si svolge l’esercizio
dell’accumulazione: la “spoliazione”, ovvero un atto di mera “forza” o
“violenza” reso possibile dal potere di cui dispone nuovamente la classe
capitalista dominante. Questo primo significato della nozione ci dà una chiave
importante per comprendere il tipo di lettura che ci propone Harvey delle
dinamiche dell’attuale capitale globale: il ritorno dei processi di
“accumulazione per spoliazione” al centro della riproduzione del capitale sta
qui a indicare il ritorno della “violenza” (della coercizione extra-economica,
ma si può anche dire di una “logica estrattiva”) nei dispositivi di sfruttamento
capitalistici.
il capitalismo non si espande più attraverso un “dominio
mediante egemonia”, un’espressione gramsciana ricorrente nei testi di Harvey e
che avvicina la sua prospettiva a quella di Giovanni Arrighi, bensì anche e
soprattutto, visto il divenire sempre più finanziario e improntato alla rendita
del capitale, un “dominio mediante coercizione”.
Harvey propone la sua espressione come un necessario
aggiornamento di quella di “accumulazione originaria” di Marx. A suo parere,
l’espressione di Marx è troppo connotata da un’impronta, per così dire,
storica. Secondo Harvey, Marx “sbaglia” nel considerare “l’accumulazione
fondata sulla predazione e la violenza fisica” (secondo modalità
extra-economiche) come qualcosa di “originario”, ovvero di appartenente al
passato o agli albori del capitalismo,
“poiché i processi di
accumulazione originaria sono stati una costante della geografia storica del
capitale”.
Dal suo punto di vista, dunque, è irragionevole definire dei
processi economici tuttora in atto come “originari” o “primitivi”, ed è proprio
per questo che egli propone l’idea di “accumulazione per spoliazione” al posto
di “accumulazione originaria”.
l’espressione “accumulazione per spoliazione”, come
anticipato, sembra enfatizzare più i “mezzi” dell’accumulazione originaria che
non quello che per Marx era il suo fine essenziale. E’ l’atto di
separazione/espropriazione dei mezzi di produzione, di riduzione (o di
assoggettamento) del lavoro vivo in forza lavoro, ciò di cui deve assicurarsi
ogni giorno il capitale, ed è qui che risiede la sua violenza costante e costitutiva.
Se, come sostiene Harvey, i processi di accumulazione originaria non sono
qualcosa che appartiene unicamente al passato del capitale è proprio perché il
capitale deve ripetere questa “separazione originaria” ogni giorno e attraverso
ogni mezzo necessario. Questa violenza – l’addomesticamento o imbrigliamento
della forza lavoro – è stato da sempre il motore stesso della sua espansione e
riproduzione: tanto dentro come fuori il mondo della “riproduzione allargata”.
Si tratta di una dimensione del discorso marxiano lasciata piuttosto in ombra
dalla prospettiva di Harvey: e questa marginalizzazione finisce per indebolire
alla base le potenzialità di “accumulazione per spoliazione” in quanto
significante chiave per la comprensione delle dinamiche dell’attuale comando
capitalistico. (G. Giudici)
http://gabriellagiudici.it/david-harvey-a-passignano-perugia/
http://gabriellagiudici.it/david-harvey-a-passignano-perugia/
"Harvey sostiene che le contraddizioni siano immanenti al capitalismo, ne hanno punteggiato lo sviluppo, rappresentandone un fattore dinamico. Per affrontare le contraddizioni il capitale, cioè un preciso rapporto sociale di produzione, ha fatto leva sia su fattori interni che esterni. Ha cioè modificato ognuno dei tre grandi momenti di realizzazione del profitto: la produzione, il consumo e la circolazione delle merci. Ha poi fatto leva sulla finanza laddove si presentava un problema di realizzazione del profitto per sovrapproduzione di merci, oppure ha favorito il credito al consumo, mettendo così in conto l’indebitamento sia delle imprese che dei singoli. La finanza ha inoltre prodotto denaro a mezzo denaro. E se questi sono storicamente i fattori interni, quelli esterni sono da cercare nella trasformazione per via politica di aspetti del vivere in società in settori capitalistici." (B. Vecchi)
http://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/4152-benedetto-vecchi-le-contraddizioni-di-david-harvey.html
Nessun commento:
Posta un commento