Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Paola Caridi. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Paola Caridi. Ordina per data Mostra tutti i post

domenica 21 dicembre 2025

La guerra su Gaza - Paola Caridi

Da: Feltrinelli Editore - Paola Caridi, scrittrice e giornalista. Da oltre 20 anni si occupa di Medio Oriente e Nord Africa. (Paola Caridi)

Non conosciamo i numeri né i volti di chi a Gaza ha perso la vita, ma conosciamo a memoria le immagini dei corpi avvolti nei teli bianchi o di plastica, con il nome della vittima scritto sopra. Quei sudari, per Paola Caridi, servono a riconoscere nei morti e nella cura dei morti, il simbolo dei vivi che non abbiamo salvato. 
I sudari di Gaza

                                                                          

Ep. 2: Il genocidio in diretta https://www.youtube.com/watch?v=NSaUWMZSB4Y 
Ep. 3: E noi che cosa possiamo fare? https://www.youtube.com/watch?v=C3L8Y_f2ovo&t=6s 
Ep. 4: Riprendiamoci la parola https://www.youtube.com/watch?v=IoNCZ0U8Dcg 

La guerra su Gaza è un podcast Feltrinelli di Paola Caridi. Prodotto da Michele Rossi, creative producer Francesca Baiardi, producer Federica Tudisco, supervisione editoriale Alessia Dimitri, Ermanno Guarneri, Laura Mattavelli. Il podcast è stato realizzato da Streamland con la produzione esecutiva di Andrea Amato e la regia di Sebastiano Fernandez.

sabato 10 maggio 2025

Gaza alla fame e alla sete. E’ anche il nostro assedio - Paola Caridi

Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi, scrittrice e giornalista. Da oltre 20 anni si occupa di Medio Oriente e Nord Africa. 

Leggi anche: Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi 
Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori


“È in effetti il venerdì 22 sha‘bān dell’anno 492 dell’ègira, il 15 luglio 1099, che i franchi hanno conquistato la Città Santa dopo un assedio di quaranta giorni. Gli esiliati tremano ancora ogni volta che ne parlano, e il loro sguardo si fissa, come se essi vedessero ancora dinanzi ai loro occhi questi guerrieri biondi rivestiti di armatura riversarsi nelle vie, a spada sguainata, sgozzando uomini, donne e bambini, saccheggiando case e moschee. 

Cessato il massacro, due giorni più tardi, non è rimasto un solo musulmano tra le mura della città. Alcuni, approfittando della confusione, sono fuggiti attraverso le porte che gli assalitori hanno sfondato. Gli altri giacciono a migliaia in pozze di sangue sulla soglia delle proprie case o nelle vicinanze delle moschee. Tra loro una gran folla di imām, dottori musulmani e asceti sufi che avevano lasciato il loro paese per venire a vivere un pio ritiro in questo luogo santo. Gli ultimi sopravvissuti sono costretti a svolgere il più penoso dei compiti: portare sulla schiena il cadavere dei propri congiunti, ammucchiarli sui terreni incolti senza dar loro sepoltura e bruciarli prima di essere a loro volta massacrati o venduti come schiavi.”

Sì, eravamo proprio noi, quelli con la croce e la spada. I crociati sulle cui nefandezze si è costruita un pezzo di storia europea. Occorre sempre stravolgere il nostro sguardo assuefatto al modo di raccontarla, la “Storia” umana, per riuscire a vedere con gli occhi dell’Altro. Ci aiuta, in questo caso, Amin Maalouf. Uno dei più importanti, famosi, citati intellettuali libanesi e arabi. La descrizione della caduta nel 1099 di Gerusalemme nelle mani dei franchi, dopo un assedio feroce, è in un testo che ha oltre quarant’anni. Il meno citato, eppure il più importante, soprattutto oggi. Le crociate viste dagli arabi (ripubblicato in Italia recentemente da Nave di Teseo).

lunedì 7 aprile 2025

Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi

Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana. 


“Gaza ha tracciato la linea sulla sabbia, Gaza ha separato il giusto dallo sbagliato, Gaza ha chiarito il nostro ruolo, la nostra responsabilità, la missione della nostra vita. Ci ha mostrato che la lotta per la Palestina non è solo una lotta per il futuro del popolo palestinese. È una lotta per il futuro di tutta l'umanità e del pianeta”. 

Taher Dahleh, Palestinian Youth Movement, Washington (DC), nella marcia del 5 aprile 2025 (e l’immagine riguarda proprio la Marcia del 5 aprile 2025 nella capitale USA) 


La retorica della guerra è già entrata nel discorso globale. Attraverso i dazi. Le parole sul mondo che è già cambiato sono fra noi, e al centro di questo vocabolario c’è un nodo fondamentale: le organizzazioni internazionali sono più deboli. Sono state rese intenzionalmente più deboli: la rottura delle regole, da parte degli stati, è iniziata con il genocidio a Gaza, il mancato rispetto del mandato di cattura contro Netanyahu, e continua a propagarsi come le onde che si allargano dopo aver lanciato un sasso in uno stagno.

E la risposta qual è? Siamo pronti. Noi siamo pronti ad affrontare tutto questo. Come fosse uno tsunami, come se quelle onde si debbano trasformare inevitabilmente in uno tsunami. Questo atteggiamento è pericolosissimo: ricorda gli anni che precedettero la prima guerra mondiale, e anche la deriva altrettanto bellicista degli anni Trenta.

Ora, però, il mondo è cambiato anche in un altro senso. La decolonizzazione del XX secolo ha messo in gioco altri protagonisti, un panorama più frastagliato come frastagliato è l’altro panorama, nascosto. Noi. Il “noi” che non è più (solo) massa di manovra. Vittima, certo. Silenziosa, spesso. Invisibile, quasi sempre. Reale ma non visibile.

Il “noi” può fare la differenza, a livello globale? Perché no? Ora gli strumenti ci sono, e non c’erano prima. Sono l’alfabetizzazione allargata, la competenza diffusa sull’uso di strumenti sofisticati (la tecnologia, per esempio), la coscienza altrettanto diffusa di essere depositari/e di diritti e libertà. Non è ingenua rappresentazione del mondo versione XXI secolo. E’ così, se solo si va girando per il mondo, fuori dall’Europa. E’ così, perché se così non fosse – se si fosse a una situazione del tutto simile a un secolo fa – non ci sarebbe bisogno di (ri)costruire la retorica della guerra inevitabile. Non ci sarebbe la necessità di convincere una generazione, più generazioni che dovranno far la guerra ed essere di nuovo carne da macello. I nuovi ragazzi del ’99.

Siamo proprio sicuri che questa generazione, queste generazioni piegheranno la loro testa e accetteranno la leva obbligatoria? Siamo sicuri che non si opporranno? Non lo so, ma qualcosa mi dice che la retorica della guerra stia trattando queste generazioni come delle pedine da usare e muovere sul campo da gioco, senza vedere quanto siano ora differenti rispetto ai veri, storici “ragazzi del ’99”, quelli che pagarono il prezzo più alto sull’altare della strage della prima guerra mondiale. L’inutile strage.

sabato 26 ottobre 2024

Guerra in Medio Oriente, la 'catastrofe' palestinese. Una nuova Nakba?

Da: Limes Rivista Italiana di Geopolitica - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana

Leggi anche: Fermare l’ideologia genocida di Bibi & C. - Jeffrey Sachs 
“Dal ‘48 Israele vuole disfarsi del popolo palestinese” - RACHIDA EL AZZOUZI intervista ILAN PAPPÉ - 


Israele vuole un nuovo spostamento di popolazione palestinese da Gaza verso l'Egitto e dalla Cisgiordania verso la Giordania per realizzare il Grande Israele dal fiume al mare, senza perdere la maggioranza ebraica della popolazione. La posizione di Egitto, Giordania e degli altri paesi arabi. La Lega Araba ha abbandonato i palestinesi? La guerra in Libano e i sette fronti di Israele. Ḥamās (Hamas) e il resto dell'asse della resistenza iraniano. Sinwar ha deciso l'attacco del 7 ottobre senza l'accordo dell'ala politica di Hamas e degli alleati iraniani e libanesi? Hamas ha sopravvalutato l'importanza degli ostaggi israeliani: cambio radicale nella politica di Netanyahu. Il nuovo libro "Il gelso di Gerusalemme. L'altra storia raccontata dagli alberi (Feltrinelli, 2024). 
In collegamento Paola Caridi e Alfonso Desiderio. Puntata registrata il 17 ottobre 2024.

                                                                         

martedì 22 aprile 2025

Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Pasquale Liguori. Fotografo dei contesti di edilizia residenziale pubblica e della città ai suoi bordi. Ha pubblicato due volumi - “Borgate” e “ImpAsse Roma-Berlino” - ed effettuato mostre in Italia e all’estero in musei, enti istituzionali e centri sociali. Collabora con riviste indipendenti di politica e architettura ed è autore di saggi riguardanti la periferia, la fotografia urbana e sociale. È impegnato in attività antimperialiste, decoloniali e di sostegno umanitario (https://www.pasliguori.com).

Leggi anche: Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi  

Breve storia degli Stati Uniti e delle loro pretese territoriali - Alessandra Ciattini

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 

La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro  

La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba  

Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi

LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa 


Nel racconto dominante, quando diventa troppo scomodo difenderla apertamente, la violenza estrema di Israele contro i palestinesi viene derubricata a deviazione momentanea dal diritto internazionale: un’eccezione tollerabile, una sospensione temporanea dell’ordine giuridico globale, un errore morale da stigmatizzare con qualche sanzione di rito. E se il diritto internazionale fosse già ontologicamente selettivo, funzionale a tutelare gli interessi geopolitici, economici e razziali di Israele e del suo alleato occidentale? Se il fallimento del diritto non fosse tale, ma piuttosto genuina espressione della sua forma reale, della sua coerenza storica? 

Israele non agisce in un vuoto normativo, ma in un quadro giuridico che implicitamente autorizza e sostiene il suo operato. Il genocidio in atto non avviene nonostante il diritto internazionale, ma in coabitazione con esso. L’impunità protratta, il sostegno incondizionato di Stati Uniti e Unione Europea, il linguaggio diplomatico che evita la parola “genocidio” mentre scorrono le immagini di crimini sistematici: tutto ciò segnala che non siamo davanti a una sospensione delle regole, ma al loro autentico funzionamento.

Riarticolando concetti di Giorgio Agamben, potremmo osservare l’eccezione nel suo affermarsi norma e, in un ulteriore passo critico, suggerire che essa è sempre stata la norma - almeno nei confronti dei soggetti colonizzati, discriminati, esclusi. La Palestina, allora, non è laboratorio dell’unicum: è il luogo in cui l’infrastruttura coloniale e normativa dell’Occidente si palesa in forma nuda, senza pudore.

giovedì 12 ottobre 2023

La nascita dello Stato d'ISRAELE

 Da: Alessandro Barbero (Il Regno di Israele non è mai esistito, mag 2021) - Nova Lectio (La nascita dello Stato d'ISRAELE: una storia mai risolta, mag 2021) 

Leggi anche: https://www.ilcircolo.net/lia/2014/07/31/la-mappa-che-non-era-bugiarda-il-post-e-la-scopiazzatura-di-giovanni-fontana/


Una premessa: Il Regno di Israele non è mai esistito - Alessandro Barbero


Qualche dato storico a noi più vicino: La nascita dello Stato d'ISRAELE: una storia mai risolta  


Per un ulteriore approfondimento da Alessandra Petrini (https://www.facebook.com/alessandra.petrini.71): 
Voglio consigliare alcuni testi che possono essere illuminanti su una questione che viene narrata in maniera vergognosa e imbarazzante dai nostri media, pare anche senza verifica delle fonti. Ci provo con i libri su cui ho studiato prima di andare a Betlemme e dintorni e con quelli che continuano ad accompagnare il mio viaggio dentro questa causa. (A.P.)

STORIA
SI CHIAMAVA PALESTINA, DI Cecilia Dalla Negra (Aut Aut edizioni): la storia dei palestinesi dalla Nakba a oggi, con il racconto di testimonianze dirette raccolte dall' autrice, giornalista esperta del territorio e della sua Storia. Un ottimo inizio sul tema, forse il migliore.
STORIA DELLA PALESTINA MODERNA. UNA TERRA, DUE POPOLI di Ilan Pappé (Einaudi): come dice lui "il racconto che prova ad affiancare le narrazioni degli sfruttatori e degli sfruttati, degli invasori e degli invasi", ricco di documenti in ebraico, arabo e lingue europee. Il più denso, completo, finora inarrivato.
LA PULIZIA ETNICA DELLA PALESTINA, di Ilan Pappé (Fazi Editore): il racconto del piano Daleth, il programma con cui nel 1948 la leadership del futuro stato d'Israele iniziò la Nakba, la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalle loro case. Atroce.
LA PALESTINA NEI TESTI SCOLASTICI DI ISRAELE. IDEOLOGIA E PROPAGANDA NELL' ISTRUZIONE, di Nurit Peled-Elhanan (Edizioni Gruppo Abele): testo pazzesco che analizza in maniera molto approfondita la diffusione dell' ideologia sionista nelle scuole israeliane, come viene narrata la Palestina storica a coloro che a diciotto anni si arruoleranno obbligatoriamente nell' esercito. Illuminante.
L'INDUSTRIA DELL' OLOCAUSTO. LO SFRUTTAMENTO DELLA SOFFERENZA DEGLI EBREI, di Norman G. Finkelstein (BUR): libro per pochissime persone, almeno solo quelle che hanno capito la distinzione tra ebreo e sionista. L'autore, figlio di sopravvissuti ad Auschwitz, compie un' analisi rigorosa e talvolta eccessivamente tecnica di come sia stata strumentalizzata la tragedia dell' Olocausto per fini politici, attraverso troppi documenti e tanti esempi. Libro molto amaro che mi suggerì di leggere Alessandra Capone.
HAMAS, di Paola Caridi(Feltrinelli): l' autrice è una giornalista e storica che vive in Medio Oriente. Il libro racconta la nascita di Hamas e il suo evolversi fino alla vittoria delle elezioni gazawe nel 2006 e al conseguente governo, la sua presa sul popolo e le sue rivendicazioni. Giustificare probabilmente non si può, capire si deve. 

CRITICA
LA QUESTIONE PALESTINESE di Edward W. Said (Il Saggiatore): il fatto che uno dei più grandi intellettuali del '900 non sia studiato nelle scuole europee la dice lunghe sulle nostre limitazioni culturali. Said è stato un uomo di lettere, un musicista, un professore della Columbia University, ma soprattutto è stato un palestinese. Questo libro, più di altri, aiuta a narrare la storia del suo popolo e la sua peculiare identità scardinando tutte le gabbie interpretative con cui le guarda l' Occidente. La prefazione gliel'ha scritta Robert Fisk. Di lui andrebbe letta tutta l'opera. Insostituibile.
DIETRO I FRONTI. CRONACHE DI UNA PSICHIATRA PSICOTERAPEUTA PALESTINESE SOTTO OCCUPAZIONE di Samah Jabr (Sensibili alle foglie): l'autrice raccoglie i suoi scritti dal 2003 al 2017 , un lavoro clinico che racconta a più voci il trauma transgenerazionale della vita sotto occupazione e che non può trascendere dal contesto socio-politico su cui si innesta. Devastante.
DIECI MITI SU ISRAELE, di Ilan Pappè- aridaje (Tamu Edizioni): dieci clamorose fandonie (e non ho detto cazzate) su cui Israele ha fondato e mantiene salda l'oppressione della Palestina, smontate una per volta. Forse è il caso di dire che l'autore che tanto cito è israeliano.
GAZA E L' INDUSTRIA ISRAELIANA DELLA VIOLENZA, di E Bartolomei, D. Carminati, A. Tradardi (DeriveApprodi Editore): libro un po' vecchio rispetto al ritmo delle guerre a Gaza- è del 2015, ma molto importante per capire il modello concentrazionario che delinea la più grande prigione all' aperto del mondo, le diverse sfumature di violenza attuate e il complesso militare e industriale che gli sta alle spalle.
RAPPORTO ONU: PRATICHE ISRAELIANE NEI CONFRONTI DEL POPOLO PALESTINESE E QUESTIONE DELL'APARTHEID pubblicato da Progetto Palestina: un rapporto, appunto, che vuole dimostrare attraverso il diritto internazionale e l'analisi dei quattro gruppi in cui sono stati frammentati i palestinesi che Israele è colpevole di crimine di apartheid. 

VOCI DA
RESTIAMO UMANI, di Vittorio Arrigoni (Manifestolibri): la testimonianza diretta di un ragazzo italiano a Gaza durante i giorni dell' operazione militare Piombo Fuso. Non era un ragazzo qualunque. Il libro è molto prezioso, può essere considerato un classico ormai.
WALKING THE LINE. PALESTINA E ISRAELE LUNGO IL CONFINE CHE NON C'E', testi di Cecilia Dalla Negra e Chicco Elia, foto di Gianluca Cecere (Milieu Edizioni): un incontro che è diventato un viaggio e poi un progetto, lungo una frontiera concettuale e una frontiera eccessivamente fisica, dentro i territori della West Bank. Senza orrore, pieno di dolore, ma anche di resistenza e vita.
PALESTINA E PALESTINESI, di Alternative Tourism Group - ATG - Sverige: pubblicato a Beith Sahour e in vendita presso il Bethlem Peace Center a Betlemme, è una guida turistica dei territori che racconta ogni luogo unendo passato e presente, tra la cruda verità dell' occupazione e la bellezza dei luoghi. Meglio di qualsiasi Lonely Planet, non passerebbe i controlli all' aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Si trova in alcune biblioteche (tipo a Torino c'è) e forse circola ancora la copia che mi rubarono da Necci a Roma tanti anni fa.
THE PASSENGER- PALESTINA, pubblicato da Iperborea Casa Editrice: l'ultimo arrivato della collana, uscito un paio di settimane fa, in lettura. Segue la linea di tutti gli altri volumi pubblicati, mixando reportage letterari, inchieste, fotografie e saggi. Non sta deludendo le aspettative. 

LETTERATURA- e ne metto pochi
UNA TRILOGIA PALESTINESE, di Mahmud Darwish (Feltrinelli): Josè Saramago disse che Darwish è "il poeta più grande del mondo". Aveva ragione. Solo che noi europei non lo conosciamo, nonostante questo, nonostante i premi internazionali. In questo volume tre gioielli che attraversano la tristezza dell' esilio, l' invasione israeliana di Beirut nel 1982, la poesia e la lingua araba. "Le tristezze dei vincitori sono inganno e ipocrisia, segnale non di progresso quanto piuttosto d' inferiorità. Hanno partorito le tristezze della Storia e te le hanno rovesciate addosso. Mentre a te viene chiesto di non essere triste". Darwish è la Palestina, è lacrime e viscere, poesia e cuore.
LA TERRA DEGLI ARANCI TRISTI E ALTRI RACCONTI di Ghassan Kanafani ( associazione culturale Amicizia Sardegna- Palestina): sono racconti brevi e completi, crudi e molto dolorosi, che toccano i vari aspetti della diaspora palestinese. Kanafani è stato uno dei più grandi scrittori di questo popolo, ucciso nel suo ufficio, insieme alla sua nipotina, da una bomba del Mossad.
OGNI MATTINA A JENIN, di Susan Abulhawa (Feltrinelli): forse il romanzo più letto sul tema, è la storia di una famiglia palestinese che si intreccia con la Storia della Palestina in circa sessant' anni. Una sorta di casa degli spiriti senza poteri soprannaturali, attraverso guerre, esilio, attesa eterna di una svolta.
SHARON E MIA SUOCERA di Suad Amiry (Feltrinelli): lei è la vera autrice palestinese pop. La protagonista Umm Salim dà voce a un romanzo che è un diario di guerra e vita quotidiana tragicomico e pieno di humor, tale da far incazzare e riflettere tantissimo chi lo legge. 

FUMETTI E GRAPHIC NOVEL
FILASTIN. L'ARTE DI RESISTENZA DEL VIGNETTISTA PALESTINESE NAJI AL- ALI (Eris Edizioni): è il vignettista che ha creato Handala, il bambino palestinese che ha voltato le spalle al mondo perché il mondo le ha voltate a lui. Svelerà il suo volto quando la Palestina sarà libera. Naji Al - Ali è stato assassinato nel 1987 a Londra.
GAZA 1956 e soprattutto PALESTINA di Joe Sacco (Mondadori): reportage perfetti e, sopratutto il secondo, capolavoro del genere. Indispensabili. 

ALBO ILLUSTRATO
SALAM E I BAMBINI CHE VOLEVANO GIOCARE, di Gianluca Straderini (Red Star Press - Hellnation Libri): libro utopico e dolcissimo sul rapporto tra il muro dell' apartheid e i bambini.