La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
martedì 23 gennaio 2018
lunedì 22 gennaio 2018
Gramsci. Una nuova biografia - Angelo D'Orsi
Da: Centro Sociale 28 Maggio
Angelo D'Orsi è uno storico italiano. Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Università di Torino.
Seconda parte: https://www.youtube.com/watch?v=sF4GKJM6WLo
Angelo D'Orsi è uno storico italiano. Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Università di Torino.
Prima parte:
Seconda parte: https://www.youtube.com/watch?v=sF4GKJM6WLo
domenica 21 gennaio 2018
"Husserl e la Lebenswelt" - Carlo Sini
Vedi
anche: Lezione 1 - Hegel,"Filosofia e
Metodo"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/hegelfilosofia-e-metodo-carlo-sini.html
Lezione
2 - Heidegger,"Il
compito del
pensiero"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/il-compito-del-pensiero-carlo-sini.html
Lezione
3 - Nietzsche,"Il difetto ereditario dei
filosofi"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/il-difetto-ereditario-dei-filosofi.html
Lezione
4 - Nietzsche,"Il
problema psicologico della conoscenza"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/01/il-problema-psicologico-della.html
sabato 20 gennaio 2018
Italia in armi dal Baltico all’Africa - Manlio Dinucci
Da: PandoraTV - Manlio Dinucci è un geografo italiano (http://www.voltairenet.org/auteur124610.html?lang=it
(il manifesto, 16 gennaio 2018)
Che cosa avverrebbe se caccia russi Sukhoi Su 35, schierati nell’aeroporto di Zurigo a una decina di minuti di volo da Milano, pattugliassero il confine con l’Italia con la motivazione di proteggere la Svizzera dall’aggressione italiana? A Roma l’intero parlamento insorgerebbe, chiedendo immediate contromisure diplomatiche e militari.
Lo stesso parlamento, invece, sostanzialmente accetta e passa sotto silenzio la decisione Nato di schierare 8 caccia italiani Eurofighter Typhoon nella base di Amari in Estonia, a una decina di minuti di volo da San Pietroburgo, per pattugliare il confine con la Russia con la motivazione di proteggere i paesi baltici dalla «aggressione russa». La fake news con la quale la Nato sotto comando Usa giustifica la sempre più pericolosa escalation miitare contro la Russia in Europa.
(il manifesto, 16 gennaio 2018)
Che cosa avverrebbe se caccia russi Sukhoi Su 35, schierati nell’aeroporto di Zurigo a una decina di minuti di volo da Milano, pattugliassero il confine con l’Italia con la motivazione di proteggere la Svizzera dall’aggressione italiana? A Roma l’intero parlamento insorgerebbe, chiedendo immediate contromisure diplomatiche e militari.
Per dislocare in Estonia gli 8 cacciabombardieri, con un personale di 250 uomini, si spendono (con denaro proveniente dalle casse pubbliche italiane) 12,5 milioni di euro da gennaio a settembre, cui si aggiungono le spese operative: un’ora di volo di un Eurofighter costa 40 mila euro, l’equivalente del salario lordo annuo di un lavoratore.
Questa è solo una delle 33 missioni militari internazionali in cui l’Italia è impegnata in 22 paesi. A quelle condotte da tempo nei Balcani, in Libano e Afghanistan, si aggiungono le nuove missioni che – sottolinea la Deliberazione del governo – «si concentrano in un'area geografica, l'Africa, ritenuta di prioritario interesse strategico in relazione alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali».
In Libia, gettata nel caos dalla guerra Nato del 2011 con la partecipazione dell’Italia, l’Italia oggi «sostiene le autorità nell'azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento del controllo e contrasto dell'immigrazione illegale». L’operazione, con l’impiego di 400 uomini e 130 veicoli, comporta una spesa annua di 50 milioni di euro, compresa una indennità media di missione di 5 mila euro mensili corrisposta (oltre la paga) a ciascun partecipante alla missione.
In Tunisia l’Italia partecipa alla Missione Nato di supporto alle «forze di sicurezza» governative, impegnate a reprimere le manifestazioni popolari contro il peggioramento delle condizioni di vita.
In Niger l’Italia inizia nel 2018 la missione di supporto alle «forze di sicurezza» governative, «nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area», comprendente anche Mali, Burkina Faso, Benin, Mauritania, Ciad, Nigeria e Repubblica Centrafricana (dove l’Italia partecipa a una missione Ue di «supporto»).
È una delle aree più ricche di materie prime strategiche – petrolio, gas naturale, uranio, coltan, oro, diamanti, manganese, fosfati e altre – sfruttate da multinazionali statunitensi ed europee, il cui oligopolio è però ora messo a rischio dalla crescente presenza economica cinese.
Da qui la «stabilizzazione» militare dell’area, cui partecipa l’Italia inviando in Niger 470 uomini e 130 mezzi terrestri, con una spesa annua di 50 milioni di euro.
A tali impegni si aggiunge quello che l’Italia ha assunto il 10 gennaio: il comando della componente terrestre della Nato Response Force, rapidamente proiettabile in qualsiasi parte del mondo.
Nel 2018 è agli ordini del Comando multinazionale di Solbiate Olona (Varese), di cui l’Italia è «la nazione guida». Ma – chiarisce il Ministero della difesa – tale comando è «alle dipendenze del Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa», sempre nominato dal presidente degli Stati uniti. L’Italia è quindi sì «nazione guida», ma sempre subordinata alla catena di comando del Pentagono.
venerdì 19 gennaio 2018
«Capo» - Antonio Gramsci
Da: L'Ordine Nuovo, in occasione dell'anniversario della scomparsa di Lenin (21/01/1924) e della nascita di Gramsci (22/01/1891)
Trascrizione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
Trascrizione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
L'Ordine Nuovo, 1° marzo 1924. Non firmato.
Ogni Stato è una dittatura. Ogni Stato non può non avere un governo, costituito da un ristretto numero di uomini, che a loro volta si organizzano attorno a uno dotato di maggiore capacità e di maggiore chiaroveggenza. Finché sarà necessario uno Stato, finché sarà storicamente necessario governare gli uomini, qualunque sia la classe dominante, si porrà il problema di avere dei capi, di avere un «capo».
Che dei socialisti, i quali dicono ancora di essere marxisti e rivoluzionari, dicano poi di volere la dittatura del proletariato, ma di non volere la dittatura dei «capi», di non volere che il comando si individui, si personalizzi, che si dica, cioè, di volere la dittatura, ma di non volerla nella sola forma in cui è storicamente possibile, rivela solo tutto un indirizzo politico, tutta una preparazione teorica «rivoluzionaria».
Nella quistione della dittatura proletaria il problema essenziale non è quello della personificazione fisica della funzione di comando. Il problema essenziale consiste nella natura dei rapporti che i capi o il capo hanno col partito della classe operaia, nei rapporti che esistono tra questo partito e la classe operaia: sono essi puramente gerarchici, di tipo militare, o sono di carattere storico e organico?
Il capo, il partito sono elementi della classe operaia, sono una parte della classe operaia, ne rappresentano gli interessi e le aspirazioni piú profonde e vitali, o ne sono una escrescenza, o sono una semplice sovrapposizione violenta? Come questo partito si è formato, come si è sviluppato, per quale processo è avvenuta la selezione degli uomini che lo dirigono? Perché è diventato il partito della classe operaia? È ciò avvenuto per caso?
mercoledì 17 gennaio 2018
Gorgia e il potere del "logos" - Fiorinda Li Vigni
Da: AccademiaIISF - http://www.iisf.it/programma/indicepl...
florinda-li-vigni è Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
florinda-li-vigni è Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
Il Gorgia di Platone: http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Platone/GORGIA.PDF
Gorgia, Encomio di Elena: http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaG/GORGIA_%20ENCOMIO%20DI%20ELENA.htm
Terza lezione - Gorgia e il potere del "logos":
Prima
lezione - "Civiltà
e barbarie per i Greci dell’età
classica": https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/civilta-e-barbarie-per-i-greci-delleta.html
Seconda lezione - "Protagora
e la democrazia ateniese": https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/01/protagora-e-la-democrazia-ateniese.html
lunedì 15 gennaio 2018
"La società artificiale" - Renato Curcio
Da: Centro Sociale 28 Maggio - Renato Curcio è un saggista e sociologo italiano, tra i fondatori delle Brigate Rosse.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/la-societa-artificiale-renato-curcio.html
Parte prima:
"in che rapporto sta questa innovazione tecnologica con l'idea storica di progresso? Il passo che oggi mi sento di problematizzare è proprio questo: ora io sono assolutamente convinto che siamo di fronte a una divaricazione netta tra l'innovazione tecnologica e il progresso sociale. Oggi il progresso sociale deve riprendere in mano seriamente la questione dei legami, vale a dire la questione della capacità di vivere in modo evoluto insieme, e quindi deve accoppiare l'idea di classe all'idea di specie. Oggi lotta di classe è la possibilità di evitare a questa specie una terribile deriva, che è la deriva robotica e, come dicono alcuni, cyborg, dei cittadini e di questa nostra futura società." (R. Curcio)
Parte seconda: https://www.youtube.com/watch?v=UCbtuTN7jM8
Parte prima:
"in che rapporto sta questa innovazione tecnologica con l'idea storica di progresso? Il passo che oggi mi sento di problematizzare è proprio questo: ora io sono assolutamente convinto che siamo di fronte a una divaricazione netta tra l'innovazione tecnologica e il progresso sociale. Oggi il progresso sociale deve riprendere in mano seriamente la questione dei legami, vale a dire la questione della capacità di vivere in modo evoluto insieme, e quindi deve accoppiare l'idea di classe all'idea di specie. Oggi lotta di classe è la possibilità di evitare a questa specie una terribile deriva, che è la deriva robotica e, come dicono alcuni, cyborg, dei cittadini e di questa nostra futura società." (R. Curcio)
Parte seconda: https://www.youtube.com/watch?v=UCbtuTN7jM8
mercoledì 10 gennaio 2018
"Marx, la rivoluzione scoppiata in suo nome e il problema della libertà."- Domenico Losurdo
Da: AccademiaIISF - MARX
A CENT’ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - http://www.iisf.it/pdfsito/LOSURDO.pdf
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/09/rivoluzione-dottobre-e-democrazia_2.htmlSeconda lezione:
Prima lezione: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/decrescita-o-sviluppo-delle-forze.html
martedì 9 gennaio 2018
È un romanzo filosofico Delitto e castigo? - Sergio Givone
*Da: Teatro Franco Parenti - Sergio_Givone è
un filosofo italiano. Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/09/soren-kierkegaard-sergio-givone.html
Ennio Fantastichini legge "Delitto e castigo": https://www.youtube.com/watch?v=dVKbxtIJYso
lunedì 8 gennaio 2018
In qualche modo… - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - alessandraciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
Tornando sull’importanza delle parole e sul come il loro impiego spieghi la concezione del mondo soggiacente e talvolta volutamente nascosta, avrete probabilmente osservato che il linguaggio semi-colto, quello dei mass media, quello degli uomini di cultura, professori universitari, “esperti” che vengono intervistati per gettarci le perle del loro sapere è costantemente infarcito, in maniera a mio dire fastidiosa, dall’avverbio modale “in qualche modo”. Ci si potrebbe chiedere se non si tratti di una sciocchezza, di una minuzia, su cui non vale la pena riflettere. Eppure a me non sembra tale, perché getta luce su alcuni aspetti di quella che può essere definita “ideologia quotidiana” o anche “senso comune” [1], nell’accezione gramsciana, a sua volta definito dallo studioso marxista “il folclore della filosofia”, prodotto dalla sedimentazione dei contenuti delle correnti culturali e filosofiche precedenti.
Aggiungo che questo mio fastidio per “in qualche modo” è stato preceduto nel 2008 da un articolo di Adriano Sofri su Panorama, nel quale scrive che tale avverbio: “sembra riportare una vaghezza, un’attenuazione, in qualche modo (anche lui non ne fa a meno) un’attenuante generica alla sciocchezza che si sta dicendo…”. Tuttavia, Sofri ne fa una sorta di vezzo e non ne approfondisce le radici sociali.
Tale insistenza sull’uso di “in qualche modo” mostra che si prova una grande paura nei confronti della parola dichiarativa, categorica, e che non si intende assumere pienamente la responsabilità del significato di una parola pronunciata nell’interazione sociale. L’uso dichiarativo e categorico sembra essere limitato agli scritti scientifici, negli altri ambiti ci si contenta di esprimere opinioni opinabili che è sempre possibile rimangiare o rielaborare a seconda della reazione degli ipotetici interlocutori (basti pensare allo squallido dibattito politico, cui partecipano sempre i soliti protagonisti).
Naturalmente non voglio sostenere che in alcuni casi “in qualche modo” sia del tutto inutile, ma affermazioni del tipo: “I problemi ambientali ci mettono tutti in qualche modo nelle stesse condizioni” oppure “Dobbiamo in qualche modocapire noi stessi per migliorarci” non richiedono nessuna specificazione e nessuna ulteriore sfumatura, la frase aggiunge solo un senso di confusione e di oscurità e quindi avvolge di incertezza l’affermazione fatta. E sollecita altre domande: cosa significa capire noi stessi e in che misura dovremo modificarci?
sabato 6 gennaio 2018
"Il problema psicologico della conoscenza" - Carlo Sini
Vedi
anche: Lezione 1 - Hegel,"Filosofia e
Metodo"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/hegelfilosofia-e-metodo-carlo-sini.html
Lezione
2 - Heidegger,"Il
compito del
pensiero"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/il-compito-del-pensiero-carlo-sini.html
Lezione 3 - Nietzsche,"Il difetto ereditario dei filosofi"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/il-difetto-ereditario-dei-filosofi.html
Lezione 4 - Nietzsche, "Il problema psicologico della conoscenza"(Parte prima):
Lezione 4 - Nietzsche, "Il problema psicologico della conoscenza"(Parte seconda):
https://www.youtube.com/watch?annotation_id=annotation_855086&feature=iv&src_vid=yc_FzHhg7W4&v=lOjThiJ8Xps
giovedì 4 gennaio 2018
Gramsci e gli intellettuali
Da: http://tramedoro.eu/wp-content/uploads/2017/06/GLI-INTELLETTUALI-GRAMSCI.pdf
Si è utilizzata questa edizione: Antonio Gramsci, Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1955, sesta edizione, p. xv + 203. I saggi che compongono questo volume furono scritti da Gramsci nel 1930, in uno dei primi Quaderni del carcere, e poi ritrascritti con alcuni ritocchi e modificazioni. Attualmente sono raccolti in: Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, Einaudi, Torino, 2014, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di V. Giarratana, pp. LXVIII + 3370.
RIASSUNTO
L’intellettuale organico
Si è utilizzata questa edizione: Antonio Gramsci, Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1955, sesta edizione, p. xv + 203. I saggi che compongono questo volume furono scritti da Gramsci nel 1930, in uno dei primi Quaderni del carcere, e poi ritrascritti con alcuni ritocchi e modificazioni. Attualmente sono raccolti in: Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, Einaudi, Torino, 2014, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di V. Giarratana, pp. LXVIII + 3370.
RIASSUNTO
L’intellettuale organico
Gli intellettuali sono un gruppo sociale autonomo e indipendente, oppure ogni gruppo
sociale ha una sua propria categoria specializzata di intellettuali? Il problema è complesso,
perché il processo storico reale di formazione delle diverse categoria di intellettuali ha
assunto finora due forme diverse. Abbiamo innanzitutto gli intellettuali “organici”, che
sono espressione della classe sociale dominante. Ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno
originario di una funzione essenziale della produzione economica, sviluppa come proprio
organo un ceto intellettuale che gli dà omogeneità e consapevolezza della propria funzione
storica non solo nel campo economico, ma anche in quello sociale e politico.
Per fare un esempio, l’imprenditore capitalistico crea con sé il tecnico dell’industria, lo
scienziato dell’economia politica, l’organizzatore di una nuova cultura e di un nuovo diritto.
Occorre notare che l’imprenditore possiede già una certa capacità intellettuale, di tipo
dirigenziale e tecnico. Egli deve avere una certa capacità tecnica non solo nella sfera
circoscritta della sua attività e della sua iniziativa, ma anche in altre sfere, almeno in quelle
più vicine alla produzione economica: dev’essere un organizzatore di masse d’uomini;
dev’essere un organizzatore della “fiducia” dei risparmiatori nella sua azienda e dei
compratori della sua merce.
Se non tutti gli imprenditori, almeno una élite di essi deve avere anche una capacità di
organizzatore della società in generale, compreso l’organismo statale, per la necessità di
creare le condizioni più favorevoli all’espansione della propria classe. O quantomeno deve
possedere la capacità di scegliere i “commessi”, cioè degli impiegati specializzati cui
affidare questa attività organizzatrice dei rapporti esterni all’azienda.
Gli intellettuali come ceto autonomo
Anche i signori feudali erano detentori di una particolare capacità tecnica, quella militare,
ed è appunto dal momento in cui l’aristocrazia perde il monopolio della capacità tecnicomilitare
che inizia la crisi del feudalesimo. La categoria intellettuale organicamente legata
all’aristocrazia fondiaria è però quella degli ecclesiastici, che era equiparata giuridicamente
all’aristocrazia, di cui divideva l’esercizio della proprietà feudale della terra e l’uso dei
privilegi legati alla proprietà. La massa dei contadini, pur svolgendo una funzione essenziale
non elabora però propri intellettuali “organici”, anche se dalla massa dei contadini gli altri
gruppi sociali traggono molti dei loro intellettuali.
martedì 2 gennaio 2018
"Protagora e la democrazia ateniese" - Fiorinda Li Vigni
Da: AccademiaIISF - http://www.iisf.it/programma/indicepl...
florinda-li-vigni è Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
florinda-li-vigni è Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
Il Protagora di Platone: http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Platone/Protagora.pdf
Il Teeteto di Platone: http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Platone/Teeteto.pdf
Seconda lezione:
Prima lezione, "Civiltà e barbarie per i Greci dell’età classica": https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/civilta-e-barbarie-per-i-greci-delleta.html
sabato 30 dicembre 2017
GRAMSCI E LA DIALETTICA - Stefano Garroni
Da: mirkobe79 - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano.
PREAMBOLO: I
titoli degli incontri seminariali non sono mai rigorosamente
indicativi dell’argomento trattato, poiché il tono colloquiale
delle lezioni di Stefano Garroni e la stessa natura degli incontri
(una serie di seminari collettivamente autogestiti miranti alla
formazione marxista di quadri comunisti) fanno sì che la sua
esposizione, fatta a braccio e sovente improvvisata, non sia mai
sistematica (come sarebbe stata in un intervento scritto), né
circoscritta all’argomento richiamato dal titolo, ma sempre aperta
ad allargarsi verso ulteriori tematiche, inizialmente non previste;
spesso suggerite dagli interventi degli altri compagni che lo
seguivano nei seminari.
NOTA: fra parentesi quadre il Redattore fa delle aggiunte per rendere più semplice la comprensione degli interventi e la stessa esposizione.
GRAMSCI
E LA DIALETTICA (28-03-2002)
Le radici hegeliane di Marx.
Contro Della Volpe.
1/10
Intervento: […] La critica che viene fatta a Karl Marx da Max Weber [parte dalla tesi weberiana della presunta avalutatività che deve caratterizzare le scienze, lo statuto di scientificità di ogni scienza particolare, e si può riassumere in questi termini], cioè: tu [Marx] hai preso una posizione [la critica economica, nonché morale e politica, del capitalismo], ed è giusta fintanto che tu espliciti il tuo riferimento. Cioè tu hai concettualizzato un sistema che non ha nessuna pretesa di essere lo specchio del reale. Però ecco: come si concilia questa cosa con l’idea della totalità?
Stefano Garroni: Certamente. Quello che dici è interessante perché poi è uno dei temi fondamentali. Intanto dico, en passant, [vediamo] che cosa significa idea per Hegel: dire che la filosofia è idealismo non è una proposizione idealistica, perché [significa dire] esattamente che la filosofia produce il modello, ma il modello è sia il modello e sia la cosa. Affermare che “La filosofia è idealismo” non è idealismo. Perché? Perché il presupposto è sempre l’Uomo: il pensiero sta dentro il mondo, quindi il movimento del mondo e del pensiero sono lo stesso movimento, perché [sono il risultato] dell’esperienza stessa che si svolge.
venerdì 29 dicembre 2017
Il mercato del lavoro e la piena occupazione - Giovanna Vertova
Da: Associazione Risorse - Giovanna-Vertova, Università
di Bergamo, Dipartimento di Scienze Aziendali, Economiche e Metodi Quantitativi.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/potenzialita-e-limiti-del-reddito-di.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/potenzialita-e-limiti-del-reddito-di.html
giovedì 28 dicembre 2017
Più flessibilità del lavoro crea davvero più occupazione? - E.Brancaccio, N.Garbellini, R.Giammetti* –
Da: http://www.econopoly.ilsole24ore.com - *
Rispettivamente Università del Sannio, Università di Bergamo,
Università Politecnica delle Marche.
La
libertà di licenziamento e le altre forme di deregolamentazione del
lavoro favoriscono le assunzioni? Svariati esponenti di governo e del
mondo dei media hanno sostenuto che l’aumento dell’occupazione
che si è registrato negli ultimi mesi in Italia sarebbe frutto della
ulteriore flessibilità dei contratti sancita dal Jobs
Act.
Questa tesi, come vedremo, non trova riscontri nella ricerca
prevalente in materia. Un primo dubbio sulla supposta relazione tra
riforma del lavoro e occupazione sorge mettendo semplicemente a
confronto i dati ufficiali sull’Italia con quelli relativi agli
altri paesi europei. Dall’entrata in vigore del Jobs Act, la
crescita dell’occupazione dipendente nel nostro paese è stata
molto più modesta rispetto all’aumento medio degli occupati che si
è registrato nell’eurozona; nello stesso arco di tempo, inoltre,
non si rilevano significativi avvicinamenti dell’Italia alla media
europea (dati Ameco Eurostat). In altre parole, paesi in cui negli
ultimi due anni non si sono registrati cambiamenti nella legislazione
del lavoro, hanno visto crescere l’occupazione decisamente più che
in Italia.
L’esito
di questa banale comparazione non è casuale. Dopo un ventennio di
ricerche dedicate all’argomento, la più influente analisi
economica ha escluso l’esistenza di relazioni statistiche
significative tra precarizzazione del lavoro e occupazione.
Economisti e istituzioni che per lungo tempo hanno salutato con
favore le politiche di deregolamentazione del lavoro, hanno dovuto
riconoscere che non vi sono evidenze sufficienti per sostenere che
tali politiche favoriscano le assunzioni.
martedì 26 dicembre 2017
"Decrescita o sviluppo delle forze produttive?" - Domenico Losurdo
Da: AccademiaIISF - MARX A CENT’ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - http://www.iisf.it/pdfsito/LOSURDO.pdf
Domenico_Losurdo (Università di Urbino) è un filosofo, saggista e storico italiano.
Domenico_Losurdo (Università di Urbino) è un filosofo, saggista e storico italiano.
Prima lezione:
lunedì 25 dicembre 2017
“RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon
Da: Frantz Fanon, Scritti politici. Per la rivoluzione africana. 2006 - https://www.facebook.com/jose.p.rojas.14/notes?
Frantz_Fanon è stato uno psichiatra, scrittore e filosofo francese, nativo di Martinica e rappresentante del movimento terzomondista per la decolonizzazione.
TESTO DELL’INTERVENTO DI FANON AL PRIMO CONGRESSO DEGLI SCRITTORI E DEGLI ARTISTI NERI DI PARIGI, SETTEMBRE 1956, PUBBLICATO NEL NUMERO SPECIALE DI “PRÉSENCE AFRICAINE”, GIUGNO-NOVEMBRE 1956.
Audio originale dell’intervento: http://www.ina.fr/audio/PH909013001
“La riflessione sul valore normativo di certe culture, decretato unilateralmente, merita attenzione. Uno dei paradossi in cui ci si imbatte più facilmente è il contraccolpo suscitato dalle definizioni egocentriche e sociocentriche.
Viene innanzitutto affermata l’esistenza di gruppi umani privi di cultura, poi quella di culture gerarchizzate e infine la nozione di relatività culturale.
Dalla negazione globale al riconoscimento singolo e specifico. Ed è proprio questa storia sanguinosa e frammentaria che bisogna cercare di tracciare a livello dell’antropologia culturale.
Esistono, possiamo dire, certi insiemi di istituzioni, vissute da determinati uomini, nel quadro di aree geografiche precise, che a un certo punto hanno subito l’attacco diretto e brutale di schemi culturali diversi. Lo sviluppo tecnico del gruppo sociale così emerso, generalmente elevato, lo autorizza a instaurare un dominio organizzato. L’impresa di deculturazione è soltanto il negativo di un più gigantesco lavoro di asservimento economico e persino biologico.
La dottrina della gerarchia culturale è quindi solo un modulo della gerarchizzazione sistematica perseguita in modo implacabile.
La teoria moderna dell’assenza d’integrazione corticale dei popoli coloniali ne è il versante anatomico-fisiologico. La comparsa del razzismo non è determinante. Il razzismo non è un tutto, ma l’elemento più visibile, più quotidiano, talvolta il più rozzo di una data struttura.
Studiare i rapporti tra razzismo e cultura significa porsi il problema della loro azione reciproca. Se la cultura è il complesso dei comportamenti motori e mentali, sorto dall’incontro dell’uomo con la natura e con i suoi simili, va detto che il razzismo è un vero e proprio elemento culturale. Ci sono quindi culture con razzismo e culture senza razzismo.
sabato 23 dicembre 2017
La società artificiale - Renato Curcio
Da: http://www.rivistapaginauno.it/ - Renato
Curcio è un saggista e sociologo italiano, tra i fondatori delle
Brigate Rosse.
Incontro-dibattito sul libro La società artificiale. Miti e derive dell'impero virtuale, di Renato Curcio (Sensibili alle foglie, 2017), presso il Csa Vittoria, Milano, 14 settembre 2017.
Controllo
sociale, lavoro e trasformazione del sistema politico
Il
lavoro di ricerca è sempre un lavoro teso su una corda, nel senso
che stiamo cercando di affrontare dei processi sociali nuovi, che ci
sorprendo perché, come abbiamo tentato di dire soprattutto nel primo
lavoro, L'impero
virtuale (1),
sono processi ad altissima velocità storica e sorpassano la nostra
capacità di adattamento. Il tempo, la storia, dell'Ottocento e del
Novecento, per rimanere negli ultimi due secoli, aveva un passo molto
più lento: il lavoratore del sud Italia che veniva a lavorare alla
Pirelli a Milano o alla Fiat di Torino, poteva arrivare anche digiuno
di quella che era una cultura del mondo del lavoro, sindacale, di
classe ecc., e aveva poi il tempo per entrare progressivamente nei
problemi che stava vivendo insieme ai diversi contesti che
attraversava e che erano abbastanza omogenei: i contesti urbani dei
quartieri, quelli di fabbrica, i contesti sociali più organizzati.
Oggi questo non c'è più. Oggi i tempi sono talmente violenti e
veloci che ci mettono di fronte a delle dinamiche che sono mondiali,
e che solo dieci anni fa non esistevano. Facebook, per esempio, che
nel 2007 entra come processo sociale non più riferito a un piccolo
gruppo di università, e dieci anni dopo raggiunge i due miliardi di
utenti. È quindi comprensibile che le persone che vi si sono
riversate lo vivano più esperenzialmente e intuitivamente che
avendone contezza e gli strumenti per leggere che cos'è, come
funziona, come funzionano loro stessi mentre utilizzano questo tipo
di strumenti.
Ne L'impero
virtuale dunque
abbiamo cercato di affrontare l'insorgere di questo tipo di processi
sociali, legati a una tecnologia particolare, che hanno sorpreso
abitudini, consuetudini, modi di leggere la realtà e di viverla in
tutti i campi: nel lavoro, nel consumo, nello svago, nella vita di
relazione.
Come
secondo passaggio ci siamo concentrati sul terreno del mondo del
lavoro, con L'egemonia
digitale (2),
cercando di capire come e fino a che punto gli sguardi che noi
avevamo - che derivano dalla storia dell'organizzazione del lavoro
che ha caratterizzato il Novecento, una discussione partita già
nell'Ottocento con Marx e la forte elaborazione di quali erano le
dinamiche profonde del modo di produzione capitalistico rispetto al
mondo del lavoro - reggevano nella nuova situazione.
Questi
due lavori ci hanno però messo in evidenza un loro limite, che
possiamo considerare ovvio in qualche modo perché erano approcci
nuovi, e che ritengo anche un valore: entrambi nascevano da
un'esperienza prevalentemente narrativa, all'interno di cantieri
sociali. Ci eravamo appoggiati alle persone che vivevano in modo
diretto nei luoghi più significativi dei processi che volevamo
guardare, e attraverso le loro narrazioni avevamo cercato di
costruire un territorio a partire dal quale fosse poi possibile
passare a un momento di analisi più profondo. Ma questo poneva il
limite della dimensione fenomenologica: le persone raccontavano
storie che erano emblematiche, sistemate attraverso una serie di
verifiche, ed è ovvio che se lavoratrici e lavoratori raccontano,
seppur con parole diverse, sempre la stessa storia, quella storia
diventa oggetto di una riflessione e ci consente di passare dalla sua
narrazione fenomenologica a individuarne le dinamiche più profonde.
È vero però che alcuni momenti della microfisica del potere delle
storie che raccontavano erano, da un punto di vista tecnologico,
talmente complessi e talmente banalizzati dalle parole con cui
venivano narrati, che spesso si aveva la sensazione di aver capito di
cosa si stava parlando e invece, andando poi a fondo, non era così
chiaro. E quindi in quest'ultimo lavoro, La
società artificiale, fatto
insieme a gruppi di persone che a Roma e a Milano hanno voluto
accompagnare questa riflessione e con incontri svolti su territori
specifici che poi vedremo, lo sforzo è stato cercare di andare a
vedere le dinamiche più profonde dei processi che avevamo
raccontato, esplorato e cercato di capire nei due lavori precedenti.
venerdì 22 dicembre 2017
"La questione giuridica in Antonio Gramsci"- Claudio De Fiores
Da: Università Popolare Antonio Gramsci - claudio-de-fiores è Professore ordinario di diritto costituzionale, Seconda Università di Napoli.
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