La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
lunedì 2 gennaio 2017
domenica 1 gennaio 2017
Perchè è fallito il comunismo?*- Domenico Losurdo (9/11/1999)
Sono Domenico Losurdo e insegno Storia
della filosofia all'Università di Urbino. Oggi discutiamo della fine
del comunismo e possiamo iniziare con una scheda introduttiva che potrà
stimolare il dibattito.
Lo storico inglese Eric J. Hobsbawm attribuisce
all'esaurimento dell'esperienza del comunismo sovietico una paradossale
conferma delle tesi di Karl Marx. "Le forme produttive - diceva infatti
Marx - si trasformano in catene della produzione stessa". Secondo questa
teoria, quando un sistema produttivo invecchia, intrappola l'economia e
determina così la crisi del mondo sociale, che era espressione di quel modello
economico. La crisi dell'economia sovietica ha prodotto la fine del mondo
comunista. "Il tentativo comunista produsse - scrive Hobsbawm - risultati
notevoli, ma a costi umani elevatissimi e intollerabili e al prezzo di
edificare ciò che alla fine si è rivelato una economia senza sbocchi e un
sistema politico sul quale non si può esprimere alcun giudizio positivo. La
tragedia della Rivoluzione d'Ottobre sta nel fatto che essa poteva solo
produrre quel tipo di socialismo: spietato, brutale, autoritario. "Nel
fallimento del comunismo non si può dimenticare però - dice ancora Hobsbawm -
che la Rivoluzione d'Ottobre produsse il più formidabile movimento
rivoluzionario organizzato della storia moderna". La sua espansione
mondiale non ha paragoni e, per trovare nel passato un elemento simile, bisogna
risalire alle conquiste realizzate dall'Islam nel primo secolo della sua
storia. Appena trenta o quarant'anni dopo l'arrivo di Lenin alla stazione
Finlandia di Pietrogrado, un terzo dell'umanità si trovò a vivere sotto regimi
partiti direttamente dai dieci giorni che sconvolsero il mondo. Che cosa è
stato allora il comunismo per il Novecento? L'eredità di un movimento che ha
coinvolto milioni di persone ad ogni latitudine del pianeta può consistere
soltanto nel passato di un'illusione?
STUDENTESSA:
Come simbolo della trasmissione noi
abbiamo scelto la falce e il martello perché maggiormente rappresentano e
descrivono il comunismo e quello che era il suo ideale di una società senza
classi, senza proprietà privata, nelle mani del proletariato. Questi sono tutti
principi teorici perché quando il comunismo ha preso il potere ha conosciuto
strumenti come la dittatura, le armi, la strage. Secondo Lei, non si è
contraddetto nel tempo? Oppure non è stata proprio questa forma di
degenerazione a portarne la caduta?
LOSURDO:
venerdì 30 dicembre 2016
CONTROSTORIA DEL SECOLO BREVE, nazismo, fascismo e seconda guerra mondiale - Renato Caputo
12 LEZIONE. LA SECONDA GUERRA MONDIALE
L’invasione della Polonia e della Francia; l’intervento dell’Italia; la guerra d’Inghilterra; la guerra della Germania e dei suoi alleati contro l’U.R.S.S.; l’intervento in guerra degli U.S.A; la svolta del 1942-1943; la caduta del fascismo in Italia; la resistenza; la vittoria degli alleati:
11 LEZIONE. L’AVVENTO IN GERMANIA DEL NAZIONALSOCIALISMO E IL FASCISMO FINO ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE
L’eliminazione delle opposizioni e la conquista del potere; il regime totalitario nazionalsocialista; La guerra di Etiopia; la guerra civile spagnola: https://www.youtube.com/watch?v=u3ph6vNo8hE&feature=share
L’invasione della Polonia e della Francia; l’intervento dell’Italia; la guerra d’Inghilterra; la guerra della Germania e dei suoi alleati contro l’U.R.S.S.; l’intervento in guerra degli U.S.A; la svolta del 1942-1943; la caduta del fascismo in Italia; la resistenza; la vittoria degli alleati:
11 LEZIONE. L’AVVENTO IN GERMANIA DEL NAZIONALSOCIALISMO E IL FASCISMO FINO ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE
L’eliminazione delle opposizioni e la conquista del potere; il regime totalitario nazionalsocialista; La guerra di Etiopia; la guerra civile spagnola: https://www.youtube.com/watch?v=u3ph6vNo8hE&feature=share
Lezioni precedenti: (1/2) https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/10/controstoria-del-secolo-breve-dalla.html
giovedì 29 dicembre 2016
ECONOMIA MALATA, TEORIA CONVALESCENTE*- Marco Palazzotto intervista Giorgio Gattei
Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=w1h5Xc4JcMM

Abbiamo assistito al fallimento del movimento per Tsipras
in Europa e il governo greco oggi non fa che perpetrare una politica di
austerità in continuità con i precedenti governi (in teoria) più a
destra. Podemos sembra non riuscire a superare l’impronta
populista dell’anti-casta in salsa grillina. Idem in Italia in cui il M5S si
accinge, probabilmente, ad accrescere il proprio potere, soprattutto se il
governo Renzi non riuscirà a superare il voto referendario. Alcuni segnali
positivi arrivano dall’Inghilterra, che almeno vede ricompattare una sinistra
attorno a Corbyn. Che percorsi occorre intraprendere in Italia e in Europa,
secondo te, per costruire un movimento di massa che faccia da contraltare alle
politiche di austerità e che tenti di superare il potere dei grandi comitati
d’affari europei rappresentati dalle istituzioni UE e dal blocco
franco-tedesco?
Sullo stato attuale di ciò che avrebbe dovuto essere una “sinistra eterna” e di cui ha parlato da qualche parte François Furet (ma che adesso proprio ‘eterna’ non può dirsi), al momento la vedo andare alla deriva per la perdita del doppio ancoraggio alla marxiana critica dell’economia politica e alla pratica della lotta di classe che è stata sostituita da una accozzaglia di “scontri di civiltà”, guerre di religione, conflitti geopolitici e quant’altro. Va però detto che questo fallimento della “sinistra” non è proprio tutto colpa sua, perché come si poteva mantenere “marxista” e “classista” dopo lo squagliamento vergognoso (perché senza nemmeno un gemito) dell’URSS e dopo la dimostrazione logica dell’erroneità di quella “trasformazione dei valori in prezzi di produzione” che avrebbe dovuto confermare che il profitto non è altro che sfruttamento del lavoro altrui? A ciò si è poi aggiunto un tale rimescolamento delle classi sociali che ha trasformato il “capitalismo padronale” di un tempo, quando di contro avevamo le altre persone, nell’attuale “capitalismo patrimoniale” in cui di fronte abbiamo le altre cose. E mi spiego.
Una volta le posizioni di classe erano nette: da una parte c’erano i proletari, sia di città che di campagna, con il loro salario, e dall’altra i “padroni delle ferriere” con i profitti, i proprietari di terre e di case con le rendite, i possessori di risparmi in banca o in borsa con gli interessi e i dividendi. Insomma, c’eravamo noi e c’erano loro. Ma oggi? Complice la grande “rivoluzione salariale” degli anni ’60-’70, il lavoratore medio ha visto crescere il proprio reddito fino al punto di potersi permettere l’acquisto della propria casa e (caso mai) anche una seconda abitazione, mentre col denaro risparmiato s’è comprato azioni e obbligazioni sia pubbliche che private, e perfino il suo accantonamento pensionistico è affidato a fondi d’investimento il cui rendimento è fatto dipendere dall’andamento volubile di borsa. Per questo nella sua denuncia dei redditi possono arrivare a confluire, oltre al salario, anche rendite, interessi, dividendi e addirittura profitti se nel tempo libero esercita, lui o la sua famiglia, una qualche attività in proprio. Ed è per questo che il suo livello di benessere economico viene ad essere il risultato non soltanto dalla remunerazione che gli paga il suo datore di lavoro, ma pure dalla redditività del patrimonio mobiliare e immobiliare che ha costituito nel tempo, alla stessa maniera (fatta salva la dimensione quantitativa) dei “riccastri” di una volta.
Sullo stato attuale di ciò che avrebbe dovuto essere una “sinistra eterna” e di cui ha parlato da qualche parte François Furet (ma che adesso proprio ‘eterna’ non può dirsi), al momento la vedo andare alla deriva per la perdita del doppio ancoraggio alla marxiana critica dell’economia politica e alla pratica della lotta di classe che è stata sostituita da una accozzaglia di “scontri di civiltà”, guerre di religione, conflitti geopolitici e quant’altro. Va però detto che questo fallimento della “sinistra” non è proprio tutto colpa sua, perché come si poteva mantenere “marxista” e “classista” dopo lo squagliamento vergognoso (perché senza nemmeno un gemito) dell’URSS e dopo la dimostrazione logica dell’erroneità di quella “trasformazione dei valori in prezzi di produzione” che avrebbe dovuto confermare che il profitto non è altro che sfruttamento del lavoro altrui? A ciò si è poi aggiunto un tale rimescolamento delle classi sociali che ha trasformato il “capitalismo padronale” di un tempo, quando di contro avevamo le altre persone, nell’attuale “capitalismo patrimoniale” in cui di fronte abbiamo le altre cose. E mi spiego.
Una volta le posizioni di classe erano nette: da una parte c’erano i proletari, sia di città che di campagna, con il loro salario, e dall’altra i “padroni delle ferriere” con i profitti, i proprietari di terre e di case con le rendite, i possessori di risparmi in banca o in borsa con gli interessi e i dividendi. Insomma, c’eravamo noi e c’erano loro. Ma oggi? Complice la grande “rivoluzione salariale” degli anni ’60-’70, il lavoratore medio ha visto crescere il proprio reddito fino al punto di potersi permettere l’acquisto della propria casa e (caso mai) anche una seconda abitazione, mentre col denaro risparmiato s’è comprato azioni e obbligazioni sia pubbliche che private, e perfino il suo accantonamento pensionistico è affidato a fondi d’investimento il cui rendimento è fatto dipendere dall’andamento volubile di borsa. Per questo nella sua denuncia dei redditi possono arrivare a confluire, oltre al salario, anche rendite, interessi, dividendi e addirittura profitti se nel tempo libero esercita, lui o la sua famiglia, una qualche attività in proprio. Ed è per questo che il suo livello di benessere economico viene ad essere il risultato non soltanto dalla remunerazione che gli paga il suo datore di lavoro, ma pure dalla redditività del patrimonio mobiliare e immobiliare che ha costituito nel tempo, alla stessa maniera (fatta salva la dimensione quantitativa) dei “riccastri” di una volta.
mercoledì 28 dicembre 2016
martedì 27 dicembre 2016
Sergio Cesaratto: "Sei Lezioni di economia"- Fassina, Gawronski, Moavero, La Malfa.
lunedì 26 dicembre 2016
Per una rinascita del materialismo storico negli studi di filosofia, storia e scienze umane*- Stefano G. Azzarà**

Ritengo sbagliata, largamente immaginaria e persino
strumentale la tesi assai diffusa che parla di un interminabile inverno del
pensiero all’insegna dell’egemonia culturale marxista in Italia, sia quando
questa tesi assume il tono nostalgico del rimpianto di una nobiltà perduta, sia
– come per lo più in verità accade – quando si presenta come il sospiro di
sollievo caricaturale di chi ritiene di essersi liberato una volta per tutte da
una dittatura ideologica soffocante e persino totalitaria. Tuttavia, è vero
che, proprio prendendo sul serio la riflessione gramsciana sulla posizione
decisiva della produzione culturale nel funzionamento della società, sul ruolo
degli intellettuali e sull’importanza della dimensione del consenso nella
politica, il marxismo italiano aveva saputo esercitare su molteplici piani
un’influenza assai profonda, in grado di confrontarsi ad armi pari con altre e
diverse tradizioni – dal liberalismo all’azionismo, dall’esistenzialismo al
personalismo cattolico – che rendevano un tempo quanto mai ricco e pluralistico
il panorama filosofico nazionale. E da qui aveva saputo proiettarsi
all’avanguardia del dibattito internazionale, facendo conoscere e apprezzare in
tutti i paesi l’afflato umanistico, storicistico e universalistico – e dunque
profondamente democratico – della sua ispirazione.
Oggi la situazione appare molto diversa per questa
impostazione e un patrimonio culturale di grande rilievo è andato in frantumi e
sembra essersi del tutto disperso. Lasciato libero il campo dalle vecchie
generazioni di studiosi, il materialismo storico non ha pressoché più
cittadinanza nel mondo accademico in quanto tradizione di studi con una sua
legittimità e autonomia. E se ancora persiste un certo rispetto “archeologico”
nei suoi confronti quando si guarda alle acquisizioni del passato, la sua
stessa dignità scientifica non viene più riconosciuta e viene semmai contestata
quando si tratta invece di affrontare le grandi questioni del presente.
mercoledì 21 dicembre 2016
Epoca, fasi storiche, Capitalismi. ("Forme" e "figure" nella teoria della Storia di Marx)*- Roberto Fineschi
lunedì 19 dicembre 2016
CONTROSTORIA DEL SECOLO BREVE, Il fascismo, La crisi del 1929. - Renato Caputo
10 LEZIONE: LA GRANDE CRISI ECONOMICA DEL 1929 E LE SUE CONSEGUENZE: La crisi del 1929; tentativi di uscire dalla crisi: protezionismo e autarchia; gli Usa dal dopoguerra al New Deal; la Francia dal dopoguerra al Fronte popolare:
9 LEZIONE. IL FASCISMO: la sconfitta del movimento operaio e la controffensiva fascista; l’avvento del fascismo; le istituzioni dello stato fascista in Italia; il Concordato con la Chiesa: https://www.youtube.com/watch?v=TQfcE7LlFQE&feature=share
9 LEZIONE. IL FASCISMO: la sconfitta del movimento operaio e la controffensiva fascista; l’avvento del fascismo; le istituzioni dello stato fascista in Italia; il Concordato con la Chiesa: https://www.youtube.com/watch?v=TQfcE7LlFQE&feature=share
Lezioni precedenti: (1/2) https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/10/controstoria-del-secolo-breve-dalla.html
martedì 13 dicembre 2016
Populismo*- Elena Maria Fabrizio
Tra i sintomi che affliggono le democrazie occidentali, la
manipolazione dell’opinione pubblica e la manipolazione del voto sono i più
noti. E non c’è consultazione politica e referendaria, con o senza quorum, che
non confermi questo trend. Così, puntualmente, nell’ultima consultazione la
tutela della Costituzione e il conseguente rigetto di una riforma
irresponsabile che non ci avrebbe protetto da maggioranze retrograde, populiste
e autoritarie, viene surclassato da altri dati, dotati di scarsa oggettività e
più semplicistici. Non solo i cittadini avrebbero innanzi tutto votato per dire
Sì o No al Presidente del Consiglio Renzi e al suo governo, ma con questa
scelta, più che esprimersi sulla sua politica e le sue leggi, si sarebbero di
fatto espressi sull’alternativa Renzi o il populismo, che è ovviamente sempre
quello degli altri, Salvini e Grillo in primis. Sembra quasi superfluo
evidenziare che la carente analiticità di questa lettura eleva il populismo a
giudizio di secondo grado cui scadono nell’analisi del voto, ma già prima nei
modi e nei toni della campagna referendaria, quegli stessi sostenitori che
hanno eretto il Pd a partito antipopulista per eccellenza; il quale non cede
alla tentazione di dividere ancora una volta l’elettorato nel popolo che interpreta
correttamente i propri valori (cambiamento, bellezza, sogno, futuro) dal popolo
che al contrario ne sarebbe incapace.
La comunicazione sistematicamente
distorta dell’ideologia dominante
domenica 11 dicembre 2016
Fidel e la religione*- Alessandra Ciattini

A mio parere tali capacità risaltano in particolare
nell’atteggiamento politico che Fidel ha tenuto nei confronti
della religione, che a Cuba si presenta in un ventaglio complesso di
manifestazioni, e nei confronti delle correnti progressiste sorte sia in seno alla
Chiesa Cattolica che alle Chiese protestanti in America Latina.
Ricorderò, in primo luogo, i rapporti che stabilì, durante
un suo viaggio in Cile, con il Movimento dei cristiani per il
socialismo, quando si riunì con un gruppo di sacerdoti (dicembre 1971) e
formulò i due principi a cui si sarebbe dovuta ispirare la collaborazione tra i
marxisti e i cristiani. Essi sono: 1) i cristiani costituiscono <<alleati
strategici>> dei marxisti per portare avanti il processo di liberazione
dell’America Latina; 2) il cristiano può accettare tranquillamente la
metodologia analitica marxista, senza mettere in discussione la propria fede
religiosa.
Successivamente, l’anno seguente, Fidel invitò a Cuba dodici
sacerdoti cileni, i quali parteciparono ad attività di lavoro volontario. Alla
conclusione di questa significativa esperienza questi sacerdoti pubblicarono
sul Granmaun’importante dichiarazione che evidenziava una
convergenza di intenti tra i cristiani rivoluzionari e i marxisti. In tale
dichiarazione si evidenziavano queste 3 considerazioni: 1) l’origine dei mali
dell’America Latina sta nello sfruttamento capitalistico; 2) il socialismo
costituisce una necessità storica; 3) i cristiani debbono considerarsi
obbligati moralmente a lottare insieme ai marxisti contro la violenza
istituzionalizzata generata nel subcontinente dal capitalismo [2].
sabato 10 dicembre 2016
Dal fordismo al capitalismo bio-cognitivo - Andrea Fumagalli
"Il passaggio dal capitalismo fordista-industriale al capitalismo cognitivo-immateriale è quindi
la metamorfosi del ciclo del capitale dalla formula: denaro-merce-denaro (D-M-D')
a quello: denaro-conoscenza-denaro (D-M(K)-D')."
Leggi anche: http://effimera.org/produttivita-del-lavoro-precarieta-circolo-vizioso-delleconomia-italiana-andrea-fumagalli-2/
la metamorfosi del ciclo del capitale dalla formula: denaro-merce-denaro (D-M-D')
a quello: denaro-conoscenza-denaro (D-M(K)-D')."
Leggi anche: http://effimera.org/produttivita-del-lavoro-precarieta-circolo-vizioso-delleconomia-italiana-andrea-fumagalli-2/
venerdì 9 dicembre 2016
ELEMENTI DI ECONOMIA DEL LAVORO - Guglielmo Forges Davanzati
L’economia del lavoro ha come proprio campo d’indagine lo studio del funzionamento del mercato del lavoro, con particolare riferimento all’individuazione delle cause della disoccupazione e dei meccanismi che sono alla base della determinazione dei salari, sia sul piano teorico, sia sul piano empirico. A tal fine, e per quanto riguarda la trattazione che segue, si fa propria un’opzione metodologica che rinvia alla coesistenza di paradigmi alternativi e competitivi, non riconducibili a un schema teorico unitario e unanimemente condiviso. Questa opzione si basa sulla convinzione che ogni schema teorico si basa su assiomi, ovvero su premesse non dimostrate né dimostrabili, che sono radicalmente in contrapposizione con gli assiomi propri di altri schemi teorici e che, per questa ragione, non si rende possibile giungere a una sintesi. In quanto segue, verranno descritti i principali orientamenti teorici presenti nel dibattito contemporaneo: il modello neoclassico, il modello keynesiano, il modello postkeynesiano nella sua variante della c.d. teoria monetaria della produzione.
Si propongono, a seguire, due appendici: la prima dà conto del dibattito su diseguaglianze distributive e crescita economica; la seconda riporta un breve importante saggio di M. Kalecki, rilevante per la comprensione dello studio del funzionamento del mercato del lavoro in una prospettiva postkeynesiana e marxista. Alla trattazione di queste teorie vengono qui aggiunte due sezioni dedicate, rispettivamente, agli effetti delle politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro sull’occupazione e al dibattito sugli effetti dell’accumulazione di capitale umano sulla crescita economica e dell’occupazione.
Alla stesura di questi appunti hanno contribuito Andrea Pacella (Università di Catania) che ha scritto parte del cap.1 e Gabriella Paulì (Università del Salento), che ha scritto parte del cap.4 e del cap. 5. Lecce, marzo 2016
LEGGI TUTTO: https://www.dropbox.com/s/lqbu9gy1iqvepoe/ELEMENTI%20DI%20ECONOMIA%20DEL%20LAVORO%20-FORGES%20DAVANZATI.pdf?dl=0
mercoledì 7 dicembre 2016
La “Via Cinese” e il contesto internazionale
Tutti gli interventi e le relazioni a questi indirizzi:
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/cina/27292-la-via-cinese-e-il-contesto-internazionale-tutti-i-materiali-dal-convegno
https://ilgiornaledelriccio.wordpress.com/2016/11/04/la-via-cinese-e-il-contesto-internazionale-relazione-del-forum-europeo-2016-con-giulietto-chiesa-domenico-losurdo-vladimiro-giacche-ed-esponenti-cinesi/
martedì 6 dicembre 2016
Referendum “sociale” o costituzionale? Torna il problema delle “periferie” per il Pd - Marco Valbruzzi
Quali sono state le principali motivazioni che hanno spinto
gli elettori alle urne? E, soprattutto, perché hanno deciso di promuovere o
bocciare il progetto di revisione costituzionale del governo Renzi? Quali sono
stati gli strati sociali maggiormente favorevoli (o contrari) alla riforma? Per
rispondere a tali quesiti, l’Istituto Cattaneo ha analizzato la distribuzione
del voto nelle sezioni di Bologna per cercare di capire se i settori dove il
disagio sociale è maggiore hanno avuto un comportamento più critico nei
confronti del governo e della sua riforma. Un’analisi di questo tipo è resa
possibile dall’esistenza di dati socio-demografici della popolazione (età,
genere, reddito, presenza di immigrati ecc.), disaggregati a livello di singola
sezione elettorale e messi liberamente a disposizione dal comune di Bologna. Il
problema del Pd nelle periferie, sia geografiche che “sociali”, era già emerso
chiaramente nelle elezioni amministrative del 2016: nel territorio, il partito
di Renzi aveva perso progressivamente contatto e consenso negli strati sociali
più deboli, appartenenti a quel “ceto medio impoverito” di cui stanno
discutendo in questi giorni analisti e commentatori. Il referendum
costituzionale di domenica ha rappresentato un nuovo laboratorio d’analisi
all’interno del quale verificare se il voto favorevole alla riforma – sostenuto
dal Pd – ha “sofferto” in misura maggiore nelle aree di Bologna più disagiate o
in difficoltà. [...]
In sintesi, con il voto nel referendum costituzionale del 4
dicembre si conferma l’orientamento degli elettori a votare “contro” il governo
in carica, sia nelle elezioni politiche (comprese quelle amministrative) che in
quelle referendarie. Il voto diventa lo strumento attraverso il quale i
cittadini esprimono il loro malcontento verso una situazione di crisi –
economica e sociale – dalla quale non vedono ancora alcuna via d’uscita. Il
voto contro l’establishment, in opposizione alla classe di governo di turno, ha
trovato un nuovo canale di espressione nel referendum costituzionale,
trasformando un giudizio sulla riforma della Costituzione in una valutazione
sull’operato del governo Renzi e sulla condizione sociale degli elettori. Se ogni
occasione elettorale è buona per esprimere la propria insoddisfazione, anche un
referendum costituzionale può facilmente trasformarsi in un referendum
“sociale”. Con i risultati che ora sappiamo.
Leggi tutto: http://www.cattaneo.org/wp-content/uploads/2016/12/Analisi-Istituto-Cattaneo-Referendum-4-dicembre-2016-Pd-referendum-e-periferie-sociali-05.12.16.pdf
Leggi anche: http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/12/05/referendum-dire-no-stati-giovani-disoccupati-meno-abbienti/
Leggi anche: http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/12/05/referendum-dire-no-stati-giovani-disoccupati-meno-abbienti/
lunedì 5 dicembre 2016
Rosa Luxemburg e la teoria del capitalismo*- Una recensione di Paul M. Sweezy
Questa recensione dell’opera di Rosa Luxemburg, The
Accumulation of capital [trad. di Agnes Schwarzschild, intr. di Joan
Robinson, London and New Haven 1951], apparve in “The New statesman and Nation”
il 2 giugno 1951 ed è riportata nel volume Paul M. Sweezy, Il
presente come storia, trad. di Ruggero Amaduzzi, Torino 1962
L’edizione italiana dell’opera è L'accumulazione del
capitale. Contributo alla spiegazione economica dell'imperialismo e ciò che gli
epigoni hanno fatto della teoria marxista. Una anticritica [trad. di
Bruno Maffi, introduzione di Paul M. Sweezy, Torino, 1968]
Per comprendere L’accumulazione del capitale ci
si deve collocare nella letteratura socialista della fine del secolo XIX e
dell’inizio del secolo XX. Era quello il periodo del grande dibattito fra i
marxisti “ortodossi” e i “revisionisti”, un dibattito che, sul piano puramente
analitico, si accentrava attorno alla questione: può il capitalismo continuare
ad espandersi indefinitamente, o presto o tardi crollerà in forza delle
contraddizioni economiche che gli sono congenite? I revisionisti sostenevano la
tesi dell’espandibilità indefinita e ne traevano la conclusione che non c’era
fratta per il socialismo e non c’era bisogno di prepararsi alla situazione
d’emergenza: tutto si poteva aggiustare tranquillamente e gradualmente. Gli
“ortodossi” erano unanimi nel respingere questa teoria, ma tutt’altro che unanimi
sulla teoria che ritenevano giusta. Fu proprio questo problema che Rosa
Luxemburg si propose di risolvere con L’accumulazione del capitale.
Il titolo stesso rivela dove essa riteneva di aver individuato il nucleo del
problema e riassume, come può farlo un breve titolo, l’argomento dell’intera
opera.
domenica 4 dicembre 2016
L'EGEMONIA DIGITALE - Renato Curcio
"Io sono l'automa", così si è presentato a una visita medica obbligatoria, un lavoratore deella ACEA di Roma. "In che senso scusi?" gli ha chiesto la dottoressa. E lui, con un tono angosciato: "Nel senso che ormai non sono più una persona, il tablet personale mi comanda come un robot, nel senso che mi sento un automa, gli presto le mani è vero, ma per il resto quasi non decido più nulla; nel senso che questi ci pilotano: 'vai qua e vai là', 'inserisci il tuo numero matricola e poi segui i comandi'; nel senso che il tablet attivato mi geo-localizza e mi programma la giornata; nel senso che ogni spostamento è controllato e se mi fermo a prendere un caffè o a urinare in un luogo non previsto il tablet lo registra; nel senso che è il tablet che mi porta in giro e ho paura! Ho paura che il tablet registri anche quello che le sto dicendo adesso che siamo in visita. Ecco in che senso".
Questo libro restituisce il percorso di un cantiere socianalitico che, partendo dalle narrazioni d’esperienza dei suoi partecipanti, si è interessato ai modi in cui l’impero virtuale cerca di costruire la sua capacità egemonica sul mondo del lavoro. Ripercorrendo la micro-fisica dei processi innescati dai dispositivi digitali che mediano l’attività lavorativa – smartphone, piattaforme, sistemi gestionali, registri elettronici – in queste pagine si esplorano alcune metamorfosi radicali che, mentre rovesciano il rapporto millenario tra gli umani e i loro strumenti, sconvolgono ciò che fino a ieri abbiamo familiarmente chiamato “lavoro”. Alcuni territori chiave – la digitalizzazione della scuola, della professione medica, dei servizi, dei trasporti condivisi, dei grandi studi legali e delle banche – assunti come analizzatori, ci raccontano l’impatto trasformativo delle nuove tecnologie e il disorientamento dei lavoratori. Ma, nello stesso tempo, fanno emergere le linee liberticide su cui questo processo procede: la cattura degli atti, la dittatura dei dati, il trionfo della quantità e le narrazioni sostitutive con cui esso si racconta. Proprio riflettendo su queste tendenze che velocemente ci attraversano fino al punto di chiamarci in causa singolarmente il libro, infine, indica quattro pericolose tendenze generali – l’autismo digitale, l’obesità tecnologica, l’ethos della quantità, lo smarrimento dei limiti – e si chiede se non sia forse giunto il momento, dopo le ambigue interpretazioni del Novecento, di cominciare a distinguere il progresso sociale dal progresso tecnologico.
sabato 3 dicembre 2016
CONTROSTORIA DEL SECOLO BREVE, il primo dopoguerra - Renato Caputo
8 LEZIONE. IL PRIMO DOPOGUERRA IN ITALIA - Problemi economico e sociali dell’Italia post-bellica; la crisi dello Stato liberale; il biennio rosso e l’occupazione delle fabbriche:
7. LEZIONE. DOPOGUERRA e REPUBBLICA DI WEIMAR. La Repubblica di Weimar e la sua crisi;
i fondamenti ideologici del nazionalsocialismo: https://www.youtube.com/watch?v=DIAEu36UWBY&feature=share
Lezioni precedenti: (1/2) https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/10/controstoria-del-secolo-breve-dalla.html
(5/6) https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/11/controstoria-del-secolo-breve-movimenti.htmlvenerdì 2 dicembre 2016
La Costituzione italiana e i trattati europei: convivenza possibile?*- Vladimiro Giacché
*Da. http://www.marx21.it/
Leggi anche: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/30/referendum-il-si-e-lattacco-finale-dei-mercati-al-benessere-dei-lavoratori/3224280/
Intervento di Vladimiro Giacché, Vice Presidente dell'Associazione politica e culturale MARX XXI,
nel corso del convegno organizzato dalla Casa Rossa di Milano, il 5 novembre 2016.
Leggi anche: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/30/referendum-il-si-e-lattacco-finale-dei-mercati-al-benessere-dei-lavoratori/3224280/
Intervento di Vladimiro Giacché, Vice Presidente dell'Associazione politica e culturale MARX XXI,
nel corso del convegno organizzato dalla Casa Rossa di Milano, il 5 novembre 2016.
giovedì 1 dicembre 2016
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