1. Il lettore di “Proteo” sa bene che questa
rivista a carattere scientifico è, nello stesso tempo, una pubblicazione di classe.
Le due cose vanno insieme. Da sempre, lotta di classe dalla parte dei
lavoratori vuol dire anche conoscere, rendersi conto del mondo, migliorarsi,
emanciparsi. (Cento anni fà, la prima lotta mondiale, quella
per la giornata lavorativa di 8 ore, aveva per motto: 8 per lavorare, 8 per
riposare, 8 per migliorarci.) - Questo è il lato soggettivo. Il suo sviluppo,
nel corso di ormai quasi due secoli, ha portato alla costruzione di
organizzazioni economiche (cooperative), sindacali, politiche dei lavoratori;
in Italia, a Camere del lavoro, Case del popolo, istituzioni di vita autonoma
delle classi lavoratrici, che insieme erano strumenti di lotta e di cultura
attiva.
Ma, naturalmente, c’è un lato oggettivo della lotta, che
emerge non appena si considera la controparte. Anche la borghesia è mutata
profondamente nel tempo, fino a generare un’oligarchia ristretta che oggi, con
strumenti economici, politici, culturali (o anticulturali), impone il suo
dominio, direttamente e indirettamente, a miliardi di uomini in quasi ogni
Paese. E oggi diventa via via più chiaro qualcosa, che in linea di principio è
sempre stato vero: che l’oggetto della lotta di classe è sempre
stato, fin dai primi confronti parziali, locali, fin dalle Leghe di Resistenza
dell’‘800, il modo di organizzare la vita degli uomini associati, la produzione
e riproduzione di questa attraverso e mediante il lavoro [1].
Naturalmente, non è stato sempre nella coscienza soggettiva
dei lavoratori organizzati, che le rivendicazioni elementari, di salario,
normative, erano in germe rivendicazioni di un diverso modo di
vita, di una diversa organizzazione del vivere associato. Questa diversa
organizzazione è quello che 100, 130 anni fa si chiamava, in generale,
“socialismo”. Nella coscienza era la solidarietà come principio, la dignità di
vita e l’emancipazione del lavoro come scopo, come pure si diceva.
Solo per
gradi, e in forme diverse (che costituiscono la storia del sindacato e del
Movimento Operaio in genere in ogni Paese) [2], e soprattutto nell’età dell’imperialismo e
delle sue guerre, cioè nel ‘900 e fino ad oggi, diventa via via più chiaro il
legame obiettivo tra singole lotte e - come si è detto -
“questioni di società” [3].
Obiettivamente, però, l’oggetto del contendere, cioè il lato
obiettivo della lotta di classe, il suo contenuto è sempre il
modo di vita degli uomini associati, cioè, in astratto, la Riproduzione Sociale
Complessiva. Questa, naturalmente, è una astrazione [4]. Tuttavia essa si concretizza nel processo
storico stesso: il lavoratore complessivo è concetto molto più
attuale oggi che quando Marx lo esponeva, nel 1867.