venerdì 2 marzo 2018

Telesur intervista Noam Chomsky - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it -  insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/03/il-nemico-interno-limperialismo-usa-in.html 


L’intellettuale americano afferma che il potere degli Stati Uniti è dannoso all’umanità e ne analizza le diverse sfaccettature. 


Pochi giorni fa Telesur, la televisione latinoamericana voluta da Hugo Chavez, ha intervistato Noam Chomsky probabilmente il più importante studioso di linguistica al mondo e lucido analista politico controcorrente, le cui riflessioni hanno sempre una certa risonanza soprattutto al di fuori dei mass media dominanti. Infatti, non mi risulta che i mass media internazionali abbiano dato molto risalto a questo suo ultimo intervento, pur avendo dedicato spazio ad interviste precedenti [1].

Chomsky ha esordito affermando che il potere degli Stati Uniti è dannoso all’umanità, ma che assicura tutti i vantaggi possibili all’oligarchia governante. Nella sua interessante analisi ha osservato che la politica statunitense si sviluppa attualmente su due livelli; da un lato, l’attenzione del mondo è focalizzata sulla figura di Donald Trump, che è un uomo di spettacolo, presentato come un pazzo e non sappiamo se cosciente del proprio ruolo. Se non si agisse in questo modo, se non si desse spazio a tutte le bugie che racconta attirando moltitudini, nessuno si preoccuperebbe di lui né gli presterebbe attenzione. Dall’altro, nello sfondo dietro le quinte, l’oligarchia, in particolare nella persona di Paul Ryan, presidente ultraconservatore della Camera dei rappresentanti, opera con sistematicità per smantellare quel che rimane dei diritti del lavoro, della protezione dei consumatori, della difesa dell’ambiente.
L'oligarchia repubblicana si preoccupa solo della borsa e non di due problemi fondamentali quali il riscaldamento della terra e la guerra nucleare, che provocherebbero lo sterminio dell'umanità e la fine della civiltà. Quest’ultima si realizzerà se non si rallenta il riscaldamento del globo terrestre o si scatena una guerra nucleare. Le azioni di Trump non fanno altro che acuire questi problemi, prefigurando da un lato una possibile guerra nucleare; dall’altro con la decisione unilaterale di ritirarsi dagli accordi di Parigi sul clima e con il non rispetto dei parametri stabiliti. Nel suo discorso annuale Trump ha parlato del carbone pulito, che è invece assai contaminante. Tutto ciò è accompagnato dai tagli agli investimenti alla ricerca sull’individuazione di fonti di energia rinnovabile.

giovedì 1 marzo 2018

Il nemico interno: l’imperialismo USA in Siria - Patrick Higgins

Da: Viewpoint Magazine - https://traduzionimarxiste.wordpress.com - Patrick Higgins è dottorando in storia araba moderna alla University of Houston. 



Tutti i complotti sono uniti tra loro; come le onde che sembrano fuggirsi eppure si mescolano– Louis Antoine de Saint-Just

… là dove non esiste il disordine, gli imperialisti lo creano…– C.L.R. James, I giacobini neri


Nel 1971, al culmine della spaventosa e omicida guerra statunitense al Vietnam, un gruppo di cineasti radicali argentini e italiani, conosciuti come Colectivo de Cine del Tercer Mundo, realizzarono un film dal titolo provocatorio: Palestine, Another Vietnam. Un titolo che dice molto in poche parole, una breve dichiarazione gravida di possibili significati. La principale suggestione del titolo – ovvero, che tanto il Vietnam quanto la Palestina fossero obiettivi di un’aggressione imperiale, così come di una resistenza ad essa – non sarebbe stata in alcun modo fuori luogo, o insolita, negli ambienti della sinistra globale del 1971. In effetti, i rivoluzionari palestinesi dell’epoca prestavano non poca attenzione al Vietnam, studiando sia le brutali tattiche militari utilizzate dall’imperialismo USA al fine di schiacciare un movimento rivoluzionario di popolo, sia la storica resistenza del popolo vietnamita. Quale lezione si poteva trarre da tutto ciò?
A questo proposito, nel 1973, allorquando la rivoluzione anti-coloniale vietnamita proclamava la vittoria sulla superiorità militare degli Stati Uniti, un gruppo di rivoluzionari palestinesi e intellettuali arabi convocava una tavola rotonda moderata da Haytham Ayyoubi, capo della Divisione studi militari dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP). “Gli Stati Uniti, col loro violento intervento contro la rivoluzione e il popolo vietnamiti, hanno tentato di porre una questione, e lo hanno fatto nella pratica”, così dichiarava Tahsin Bashir, allora Assistente del Segretario generale della Lega araba. Gli Stati Uniti volevano lasciare intendere che “la scienza e tecnologia moderne, ricorrendo a computer e pianificatori, erano in grado di sconfiggere gli umani”. In risposta a questa arrogante affermazione, Bashir sosteneva quella che, a suo modo di vedere, era la principale lezione scaturita dalla fallimentare guerra USA al Vietnam: “Il successo dell’esperienza vietnamita si basa su quello degli umani sulla tecnologia”. Dawud Talhami, della Divisione studi mondiali del Centro di ricerche dell’OLP, proclamava il Vietnam come “l’esperienza più ricca fornitaci dall’eredità rivoluzionaria moderna nell’affrontare le più diverse forme di oppressione”. Dopo tutto, si trattava di una società, quella del Vietnam, che gli USA avevano cercato di distruggere – esattamente come le forze del colonialismo britannico e il sionismo in Palestina, anche prima delle devastanti vicende del 1948, quando le milizie sioniste, attuando una pulizia etnica, avevano espulso circa 750.000 palestinesi, riducendo la società palestinese in brandelli. Nel caso del Vietnam, ci si trovava di fronte ad una società che era riuscita a liberarsi dalle forze della distruzione
imperialista. 

mercoledì 28 febbraio 2018

JAFFE E IL COLONIALISMO - Enrico Galavotti

Da: http://www.homolaicus.com - enrico-galavotti è Docente in pensione di Storia e filosofia 



Giustamente Hosea_Jaffe sostiene, in Davanti al colonialismo: Engels, Marx e il marxismo (ed. Jaca Book, Milano 2007), che l’idea engelsiana di favorire il colonialismo europeo per accelerare il processo di industrializzazione nelle periferie coloniali, al fine di porre le basi per una transizione al socialismo, era un’idea non “socialista” ma “imperialista”, frutto di un’interpretazione meccanicistica o deterministica del materialismo storico-dialettico.

E ha altresì ragione quando afferma che la contraddizione principale, nell’ambito del capitalismo, è diventata, a partire dalla nascita del colonialismo, non tanto quella tra capitalista e operaio delle aziende metropolitane, quanto quella tra Nord e Sud, dove con la parola “Nord” non si deve intendere solo l’imprenditore ma anche lo stesso operaio che nell’impresa capitalista si trova a sfruttare, seppure in maniera indiretta, le risorse del Terzo Mondo.

Detto questo però Jaffe non è in grado di porre le basi culturali per comprendere la nascita del capitalismo (che non può essere considerato una mera conseguenza del colonialismo, in quanto quest’ultimo s’impose già nel Medioevo con le crociate ed esisteva già al tempo della Roma e della Grecia classica e non per questo è possibile parlare di capitalismo, che storicamente nasce solo nel XVI sec.). Jaffe non è neppure in grado di porre le basi politiche di un accordo tra il proletariato del  Nord e quello del Sud. 

Alla fine del suo percorso egli si ritrova su posizioni speculari a quelle engelsiane: laddove infatti si considerano interi continenti (Asia, Africa, America latina) incapaci di avviare l’industrializzazione borghese in maniera autonoma e quindi di favorire una transizione al socialismo, qui invece si considera l’occidente, en bloc, del tutto inadatto a comprendere i meccanismi mondiali dello sfruttamento economico; il che fa diventare assolutamente inutile il tentativo, da parte del proletariato coloniale, di cercare, nelle aree metropolitane dell'occidente, quei soggetti che possono condividere i suoi processi di democratizzazione sociale. 

martedì 27 febbraio 2018

LA "MARCIA DEI 40000": uno dei momenti di caduta.



Quello che è accaduto alla Fiat tra il Settembre e l'Ottobre del 1980 non ha rappresentato solo una semplice sconfitta sindacale, ma una sconfitta sul piano sociale, politico e culturale, che ha modificato profondamente non soltanto il modo di produrre e le relazioni sindacali, ma ha inciso profondamente sulla vita reale di milioni di lavoratori. Proprio da lì, infatti, è partito l'attacco al mondo del lavoro, che solo alcuni anni dopo ha portato, sotto il governo Craxi, al "Decreto di San Valentino" ed al conseguente taglio della                                                                 scala mobile. 


Il retroterra delle lotta dei 35 giorni alla Fiat parte praticamente dal clima molto caldo di quel periodo a Torino, e la Fiat prende come pretesto sia la morte del suo dirigente Carlo Ghiglieno, ucciso dalle BR, che alcuni agguati ai caporeparti, da poco verificatisi, per licenziare, nell'Ottobre del 1979, sessantuno (61) lavoratori, come fiancheggiatori in fabbrica dei terroristi (dei quali, poi, solo quattro di essi saranno condannati) e, non potendo dare questa motivazione, respinta in prima istanza dalla magistratura, l'azienda addebita loro indisciplina e comportamenti scorretti. Gli operai, in massima parte, la ritengono essere l'ennesima prepotenza del padrone, e la FLM si schiera con loro, mentre le confederazioni, ancora uniti in Federazione, ed il PCI, avvisati da Romiti prima dell'avvio dei provvedimenti, oltre che invitati a tenere un comportamento responsabile, preferirono defilarsi, accusando la FLM di essere "renitente" nella lotta "contro il terrorismo e la violenza", così come veniva presentata in quegli anni. 


lunedì 26 febbraio 2018

"Riflessioni" 8... - Stefano Garroni

Da: mirkobe79 - https://www.youtube.com/watch?v=DiDGDQDOcqA&list=PLD7D42C79F29F5A63 (file audio) Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano. 
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/01/riflesssioni-7-stefano-garroni.html 


Per esempio, dice Bucharin: “Ogni scienza nasce dalle domande della società o delle sue classi”.

L’apertura è già evidente perché allora vuol dire che ci sono dei problemi da risolvere, le scienze nascono per risolvere questi problemi, cioè con una finalità pratica, e questi problemi nascono nel contesto di una società caratterizzata da un certo dominio di classe, quindi, in buona sostanza la scienza è uno strumento utile per la classe dominante, cioè la scienza è ideologia, questo vuol dire.

Il problema della scienza non è il problema della verità ma è il problema di essere utile alle necessità della classe dominante.

È chiaro che qui c’è una ripresa di un motivo importante della tradizione classica tedesca - di Kant, di Hegel, di Marx -, però impoverito. È il motivo che in Marx assume la definizione di ‘realizzazione della filosofia’. In realtà è un tema presente in tutta l’opera di Marx, ma come anche di Hegel e di Kant, ma insomma, per indicarne una formulazione esplicita pensiamo ai due articoli che Marx pubblica negli Annali franco-tedeschi del 1844, La questione ebraica, e la Critica alla filosofia del diritto di Hegel, introduzione. Lì Marx usa proprio l’espressione Realisierung (realizzazione) della filosofia per intendere un doppio processo. Nella tradizione marxista apparirà solo un lato di questo doppio processo, ed è molto interessante che un altro lato non apparirà.

Per Marx sono due gli aspetti del processo e cioè il fatto che la filosofia assume consapevolezza di nascere dal processo storico sociale, e in questo senso ci sono delle esigenze che la società pone, la filosofia nasce per rispondere a queste; ma Marx aggiunge un altro lato: il fatto che il movimento storico-sociale sale fino al livello dei problemi filosofici, cioè riconosce sé stesso nei problemi filosofici. In questo secondo processo, il movimento storico-sociale cresce rispetto alle proprie immediate richieste, scopre di avere, come dire, una profondità problematica che è quella tematizzata dalla filosofia, e allora se la filosofia diventa mondana in quanto trova nel movimento storico reale le proprie radici, però questo movimento non resta al proprio livello, ma sale fino a comprendersi nelle problematiche filosofiche.

Allora capite che qui non c’è più la riduzione utilitaristica, non c’è semplicemente la risposta alle esigenze della società, ma la società scopre – attraverso la filosofia- alcune esigenze che non aveva scoperto nel proprio movimento immediato.

Si potrebbe fare questo esempio molto preciso: se ad esempio la religione ha sicuramente come una delle funzioni quella di sancire l’ordine sociale, di giustificarlo, di santificarlo, ha anche – e questo è l’aspetto, come dire, più storicamente determinato – un’altra funzione per esempio, e cioè quella di, in qualche modo, rendere gestibile il problema della morte, e questo non è un problema legato ad una forma sociale.

domenica 25 febbraio 2018

“E allora, le foibe?!”

Da: http://temi.repubblica.it



Il trionfo della menzogna: le foibe. di Angelo D'Orsi (20 febbraio 2018)


Se il comunismo è finito, perché l’anticomunismo prospera? A Kiev come a Roma, a Budapest come a Varsavia, a Washington come a Berlino, in Brasile come in Cile, governanti, magistrati, politici, giornalisti, professori emanano leggi, accendono polemiche, aprono processi, creano norme amministrative, o si spingono a riscrivere la storia in un senso diligentemente revisionistico, e rovescistico. 

Lo scopo è uno: mandare alla sbarra, in senso proprio o figurato (culturalmente), il comunismo, i suoi teorici, i suoi esponenti storici, i suoi dirigenti e militanti. Non solo cancellare il passato, in cui il comunismo (in qualche sua forma) ha prosperato, ma punire chi ammette di avervi aderito. “Sorvegliare e punire”, ecco la ricetta: sorvegliare e punire quei reprobi. Molti dei quali, in vero, tra coloro che rivestirono ruoli dirigenti, hanno gareggiato nel negare il proprio passato, presentandosi come esempi viventi di nicodemismo: comunisti in pubblico, per necessità (!?), acomunisti o anticomunisti nel segreto del cuore. 

Per gli altri, invece, ecco scattare la sanzione sociale. Escludere, ostracizzare, ridicolizzare chi prova a resistere sul piano culturale, chi, magari citando Bobbio, invita, semplicemente, a non rallegrarsi davanti alla caduta del comunismo storico, ma a prendere atto che anche se larga parte di quell’esperimento è fallito, rimane intatta l’ansia di liberazione di centinaia di milioni di esseri umani, schiacciati dai grandi potentati economici, vilipesi da una ingiustizia mostruosa, offesi dall’essere esclusi dal proscenio, dopo che, un secolo fa la Rivoluzione Bolscevica li aveva fatto uscire dall’ombra dando loro la parola, e addirittura portandoli al potere. Quell’ansia di liberazione dei subalterni è stata moltiplicata dagli svolgimenti del turbocapitalismo nel senso della disuguaglianza, dell’oppressione, dell’ingiustizia. Delle nuove povertà per le classi medie, delle accresciute povertà per i poveri, delle accresciute ricchezze per i ricchi. 

sabato 24 febbraio 2018

"Il neorealismo di Giulio Preti" - Carlo Sini

Da:  CarloSiniNoema - Carlo_Sini è un filosofo italiano.
Vedi anche: Lezione 1 - Hegel,"Filosofia e Metodo"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/hegelfilosofia-e-metodo-carlo-sini.html
                       Lezione 2 - Heidegger,"Il compito del pensiero"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/il-compito-del-pensiero-carlo-sini.html 
                         Lezione 3 - Nietzsche,"Il difetto ereditario dei filosofi"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/il-difetto-ereditario-dei-filosofi.html 
                             Lezione 4 - Nietzsche,"Il problema psicologico della conoscenza"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/01/il-problema-psicologico-della.html                                                            Lezione 5 - "Husserl e la Lebenswelt": https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/01/husserl-e-la-lebenswelt-carlo-sini.html 

Lezione 6 - "Il neorealismo di Giulio Preti":

venerdì 23 febbraio 2018

Il culto dei talenti “visionari” ossia come i potenti ci annientano con l’irrealismo.- Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - alessandraciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.



L’irrealismo costituisce l’ideologia verso la quale si vogliono indirizzare le masse popolari per ostacolare la loro comprensione del reale.

Può sembrare pedante citare Bertrand Russell, filosofo, logico, matematico, incarcerato per il suo pacifismo ai tempi della Grande Guerra, per illustrare uno dei caratteri del mondo contemporaneo, ma credo che la sua riflessione sulpensiero mistico continui ad essere calzante.
Tracciando la distinzione tra misticismo e logica, cui dedica un piccolo libro, Russell scrive che la filosofia mistica è “la fede nell’intuito contrapposto alla conoscenza analitica deduttiva: la fede in una forma di saggezza improvvisa, penetrante, coercitiva, in contrasto con lo studio lento e fallibile delle apparenze esterne” (Misticismo e logica, 1970: 10). Insomma, la conoscenza improntata al misticismo si distingue dal logos (discorso) perché non ricorre né a prove né ad argomenti per dare sostegno alle concezioni del mondo che propone. Da questa impostazione scaturisce la figura del visionario, incarnata per esempio in personaggi come Steve Jobs, cofondatore e amministratore di Apple Inc., il quale sarebbe stato dotato di peculiari ed esclusive capacità intuitive e conoscitive che gli consentirono di immaginare ed allo stesso tempo di prefigurare il futuro.
Tale forma di approccio alla realtà, fondandosi sull’intuito e l’immaginazione, che sono indispensabili persino nella ricerca scientifica, ed essendo tuttavia priva di adeguate argomentazioni, in genere finisce nell’irrealismo e nel vaticinare mondi magari meravigliosi e armoniosi, ma senza dimostrare la loro fattibilità né delineare il percorso da compiere per giungere ad essi. Ovviamente ciò non accade se le correlazioni suggeriteci da queste due importanti capacità, di cui siamo certo tutti dotati in misura diversa, sono successivamente validate e comprovate. 

mercoledì 21 febbraio 2018

Sull' URSS - Marcello Grassi

Da: http://www.resistenze.org


Alcune verità sulla storia sovietica

A proposito di storia sovietica importanti contributi sono venuti dai seguenti storici anglosassoni, docenti di prestigiose università, che hanno attinto alle fonti documentarie, accessibili dopo la perestroika e il crollo dell’URSS.
Ho letto con qualche fatica in inglese i seguenti volumi e articoli.

S. Fitzpatrick The cultural front. Power and revolutionary Russia Cornell University Press 1992
S. Fitzpatrick Educational level and social mobility in Soviet Union 1921-1934 Cambridge University Press 1979
J A Getty Origin of great purges: the soviet communist party reconsidered 1933-1938 Cambridge University Press 1999
J A Getty R T Manning Stalinist terror: new perspectives CambridgeUniversityPress 1993
S G Wheatcroft Toward explaining the changing levels of Stalinist repression in 1930s. mass killing Europe-Asia studies 51;113-145.1999
S G Wheatcroft Victims of Stalinism and the Soviet Secret Police. The comparability and reliability of archival data. Not the last word Europe-Asia Studies 51; 515-545, 1999
R W Davies M Harrison, S G Wheatcroft The economic transformation in Soviet Union 1914-1945 Cambridge University Press 1994

Poiché è mia abitudine documentarmi in modo imparziale aggiungo che ho letto i seguenti libri sulle vicende sovietiche di vittime delle repressioni o di autori anti sovietici o di oppositori di Stalin:

L’arcipelago gulag di Solzhenitzin, Il grande terrore di R.Conquest, Lo Stalinismo di R. Medvedev, Il lungo terrore di F. Bettanin, L’epoca e i lupi di N. Mandelstam, Ho amato Bucharin di Anna Larina, moglie di Bucharin, Il redivivo tiburtino di D. Corneli, Viaggio nella vertigine di Natalia Ginsburg. Ho letto anche la biografia di Bucharin di Stephen Cohen e buona parte delle opere di Trotzki, in particolare La mia vitaLa rivoluzione traditaStoria della rivoluzione russa.

Va precisato che le opere di Conquest, Medvedev, Bettanin e Solzhenitsin sono state scritte e pubblicate prima dell’apertura degli archivi dello stato sovietico e in particolare degli organi giudiziari e del KGB, responsabili della repressione e delle condanne degli oppositori veri o presunti del regime; esse, soltanto per questo, sono largamente inattendibili, in quanto non fondate su adeguata documentazione.

Prima ancora che si arrivasse ad una corretta documentazione a me parvero scarsamente fondate le cifre dei suddetti autori sulle vittime del comunismo in URSS, spesso usate dai corifei del sistema capitalistico per liquidare, con la condanna dell’esperienza sovietica, ogni progetto e velleità di proposta alternativa alla società capitalistica.

giovedì 15 febbraio 2018

In Viaggio in Medio Oriente: Siria - Alberto Negri


Da: http://www.lantidiplomatico.it/ alberto-negri è un giornalista italiano. 
                                                                                                                                   Vedi anche:  https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/06/medio-oriente-alberto-negri-marco.html


                                                                                                                                 Iraq/Afghanistan: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/in-viaggio-in-medio-oriente.html

lunedì 12 febbraio 2018

IDEOLOGIA CLASSISTA, SCUOLA CLASSISTA - Paolo Massucci


Paolo Massucci  (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) 





Con l'apertura del periodo di iscrizione alle scuole per l'anno 2018-19, come noto, tutte le scuole devono fornire dati e informazioni, pubblicati in maniera strutturata sul sito "scuola in chiaro" del MIUR.
Esse si fanno la concorrenza tra loro, sempre più aggressiva, per attrarre gli studenti (siamo come al mercato!) ed allora è interessante leggere le presentazioni delle scuole nella parte chiamata "contesto", per capire l’aria che tira.



Si legga quello che scrivono, in particolare, il liceo classico Parini di Milano e il liceo classico parificato Giuliana Falconieri di Roma (peraltro il liceo classico Visconti di Roma ha rettificato quanto inizialmente aveva riportato nel sito, evidentemente a sfondo radicalmente classista, a seguito di alcune rimostranze di giornalisti), molto indicativi del clima culturale odierno.

Liceo Parini di Milano


Liceo classico parificato Falconieri di Roma

Solamente trent'anni fa queste affermazioni sarebbero stato impensabili: se avessero fatto affermazioni così sfacciatamente classiste, razziste, snobiste, di disprezzo per i deboli e i disabili, sarebbe successo di tutto! Quanto scrive la scuola Falconieri, persino contro i figli dei portieri dei Parioli (con l’obiettivo di sconsigliarne l'iscrizione !!!), raggiunge un livello di squallore intollerabile, veramente indegno di un “paese civile”, come impropriamente suol dirsi!

Questa è quindi la visione del mondo di cui è permeata attualmente la nostra società civile e persino la scuola, e dunque questi sono e saranno i modelli e gli insegnamenti forniti ai nostri giovani. Ma in quale genere di società stiamo andando se accettiamo in silenzio tutto ciò?

E’ vergognoso !

sabato 10 febbraio 2018

"Giordano Bruno" - Antonio Gargano

Da: AccademiaIISF - Antonio Gargano è un filosofo italiano. Docente presso l'Università degli studi "Suor Orsola Benincasa", Scienze della Formazione.



... Della quale voglio dirvi in che maniera con poco o nullo studio e senza fatica alcuna ognun che vuole e volse, ne ha possuto e può esser capace. Veddero e consideronno que' santi dottori e rabbini illuminati, che gli superbi e presumtuosi sapienti del mondo, quali ebbero fiducia nel proprio ingegno, e con temeraria e gonfia presunzione hanno avuto ardire d'alzarsi alla scienza de secreti divini e que' penetrali della deitade, non altrimente che coloro ch'edificaro la torre di Babelle, sono stati confusi e messi in dispersione, avendosi essi medesimi serrato il passo, onde meno fussero abili alla sapienza divina e visione della veritade eterna. Che fero? Qual partito presero? Fermaro i passi, piegaro o dismisero le braccia, chiusero gli occhi, bandiro ogni propria attenzione e studio, riprovaro qualsivoglia uman pensiero, riniegaro ogni sentimento naturale; ed infine si tennero asini. E quei che non erano, si trasformaro in questo animale: Alzaro, distesero, acuminaro, ingrossaro e magnificorno l'orecchie e tutte le potenze dell'anima riportorno e unirono nell'udire, con ascoltare solamente e credere: come quello, di cui si dice: "In auditu aulis obbedivit mihi." Là concentrandosi e cattivandosi la vegetativa, sensitiva ed intellettiva facultade, hanno inceppato le cinque dita in un unghia, perchè non potessero, come l'Adamo, stender le mani ad apprendere il frutto vietato dell'arbore della scienza, per cui venessero ad essere privi de' frutti dell'arbore della vita, o come Prometeo (che è metafora di medesimo proposito), stendere le mani a suffurar il fuoco di Giove per accendere il lume della potenza razionale.
Cossì li nostri divi asini, privi del proprio sentimento ed affetto vegnono ad intendere non altrimente che come gli vien soffiato alle orecchie delle rivelazioni o degli dei o dei vicarii loro; e per conseguenza a governarsi non secondo altra legge che di que' medesimi.

Giordano Bruno, Cabala del Cavallo Pegaso


giovedì 8 febbraio 2018

La campagna elettorale e il problema dell’Università - Alessandra Ciattini


Da:  https://www.lacittafutura.it alessandraciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. 

È tempo di campagna elettorale e di proposte demagogiche su università e ricerca da parte di coloro che sono responsabili del processo di loro dissoluzione.

Persino un intellettuale, come Massimo Cacciari, in sintonia sostanziale con questo sistema economico-sociale ed ospite costante delle più svariate trasmissioni televisive per il suo sostanziale “conformismo democratico” [1], si scandalizza dell’attuale campagna elettorale, che giudica non solo fondata su antiche promesse mai realizzate e ripetute come “chiacchera”, ma anche – fatto ancor più grave – su una totale mancanza del principio di realtà. Egli considera tale situazione frutto della grave crisi dei partiti e della classe politica, iniziata negli anni ’90 con Tangentopoli, che ha ridotto questi ultimi in apparati più o meno potenti di propaganda per il sostegno a un leader “carismatico”, si fa per dire. Ma credo si possa affermare anche qualcosa di più: tale crisi delle organizzazioni politiche è dovuta al fatto che esse sono sostanzialmente supine all’esistente e non solo perché fanno parte di consorterie interessate esclusivamente alla gestione del potere, ma anche perché, nonostante la parola “cambiamento” sia tra le più ripetute, sono fortemente ostili ad un mutamento reale, che chiamerebbe in causa non solo i twitter di Renzi, le dichiarazioni di Fontana sulla razza bianca, ma i reali rapporti di potere a livello internazionale. Insomma, gli attuali partiti sono privi di una visione totalizzante della società contemporanea, se non quella dell’identificazione con l’esistente, magari con qualche piccolo ritocco. Muovendosi in questa medesima direzione, Cacciari si limita a restare sul livello più visibile e quotidiano, auspicando che si affacci un leader (per es. Renzi), che ci dica come stanno effettivamente le cose e che, in questo contesto di analisi realistica, ci comunichi quello che sarà in grado di fare; ossia, farci ascoltare con qualche piccola variante la stessa musica che stanno suonando dall’inizio della crisi, la cui natura profonda e sistemica naturalmente viene occultata.

mercoledì 7 febbraio 2018

Se i pescicani fossero uomini - Bertolt Brecht

Da: Bertolt Brecht: Storielle del Signor Kenner, in Storie da Calendario - Torino – Einaudi

La figlioletta della padrona di casa chiese al signor K.: 
Se i pescicani fossero uomini, sarebbero più bravi coi pesci piccoli?

- Certo, - rispose quello, - se i pescicani fossero uomini farebbero costruire dei cassoni enormi per i pesciolini con dentro ogni sorta d'alimenti sia vegetali che animali. Essi provvederebbero sempre i cassoni d'acqua fresca e soprattutto prenderebbero ogni genere di misure sanitarie. Se per esempio un pesciolino si ferisse una pinna gli verrebbe subito fatta una fasciatura affinché i pescicani non avessero a lamentarne la morte prematura. Perché i pesciolini non s'immalinconiscano ci sarebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche; i pesciolini allegri sono infatti più saporiti di quelli malinconici. Nei cassoni ci sarebbero naturalmente anche delle scuole. E in codeste scuole i pesciolini imparerebbero come si nuota nelle fauci dei pescicani. Per esempio, per poter trovare i grandi pescicani pigramente adagiati in qualche posto avrebbero bisogno della geofrafia. L'essenziale sarebbe naturalmente l'educazione morale dei pesciolini. Verrebbe loro insegnato che la cosa più grande e più bella è quando un pesciolino si sacrifica in letizia e che tutti devono credere ai pescicani specie quando dicono che provvederanno loro un bell'avvenire. S'insegnerebbe ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno a ubbidire. I pesciolini dovrebbero anzitutto guardarsi da tutte le inclinazioni volgari, materialiste, egoiste e marxiste, e riferire immediatamente ai pescicani se uno di loro manifestasse tali inclinazioni. 

Naturalmente se i pescicani fossero uomini farebbero delle guerre tra di loro per conquistare cassoni e pesciolini stranieri. Le guerre le farebbero combattere dai loro pesciolini Essi insegnerebbero ai pesciolini che tra loro e i pesciolini degli altri pescicani c'è un'enorme differenza. I pesciolini, proclamerebbero, sono notoriamente muti, ma essi tacciono in lingue tutt'affatto diverse e non è quindi possibile che s'intendano fra loro. Ad ogni pesciolino che in guerra uccidesse un paio degli altri pesciolini, nemici e muti in un'altra lingua, appunterebbero una piccola decorazione d'alghe e conferirebbero il titolo di eroe. 

Naturalmente se i pescicani fossero uomini esisterebbe anche una loro arte. Ci sarebbero dei bei quadri nei quali i denti dei pescicani sarebbero raffigurati con colori magnifici e le loro fauci come dei veri parchi in cui si possa meravigliosamente scorrazzare. I teatri nel fondo del mare mostrerebbero pesciolini eroici nell'atto di nuotare con entusiasmo nelle fauci dei pescicani e la musica sarebbe tanto bella che i pesciolini, a quegli accordi affluirebbero nelle fauci dei pescicani, la banda in testa, sognanti e cullati da pensieri dolcissimi. 

Certo ci sarebbe anche una religione se i pescicani fossero uomini. Essa insegnerebbe che i pesciolini cominciano veramente a vivere solo nel ventre dei pescicani. Del resto se i pescicani fossero uomini non sarebbero più come ora che i pesciolini sono tutti uguali. Alcuni di loro riceverebbero delle cariche e sarebbero posti sopra gli altri. A quelli un po' più grandi verrebbe persino concesso di mangiarsi i più piccoli. Ed anche ciò sarebbe gradito ai pescicani, giacché essi avrebbero così più spesso dei grossi bocconi da mangiare. E i pesciolini più grandi, i funzionari, manterrebbero l'ordine diventerebbero insegnanti, ufficiali, ingegneri costruttori di cassoni ecc. In breve, esisterebbe una civiltà marina, se soltanto i pescicani fossero uomini.

lunedì 5 febbraio 2018

“IL CAPITALE NEL XXI SECOLO” di THOMAS PIKETTY - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni)

La concorrenza pura e perfetta invocata da economisti e governi non intacca i meccanismi che accrescono le disuguaglianze economiche, se mai il contrario. Mentre la proposta dell’Autore di un’imposta progressiva mondiale sui patrimoni individuali si scontra con la concorrenza fiscale per l’ingresso dei capitali tra gli Stati, che tende invece ad una riduzione delle imposte sugli stessi. Come se ne esce ? Sarà sufficiente l’invito allo studio dei processi economici distributivi da parte degli intellettuali, dei militanti della politica e dei cittadini, nonché l’impegno alla partecipazione democratica per cambiare lo stato delle cose come auspica Piketty ?


In questa corposa opera scientifica di quasi mille pagine Piketty -sulla base dei dati disponibili-presenta in maniera dettagliata, talvolta persino ridondante, lo stato attuale delle nostre conoscenze storiche sulla dinamica della distribuzione dei redditi e dei patrimoni a partire dal XVIII secolo, traendone, in ultimo, insegnamenti per il secolo in corso. La lezione principale -che conferma peraltro molti altri studi nonché la comune esperienza- è che il sistema capitalistico, se abbandonato a se stesso, continua a produrre progressiva divergenza economica all’interno della società, mettendo persino in discussione quello stato sociale faticosamente conquistato dai cittadini europei.

Il testo, non certo sintetico, costituisce uno studio serio che ha il merito di chiarire, su basi oggettive, la distribuzione della ricchezza mondiale, la sua dinamica storica e la direzione futura prevedibile, nonché quello di formulare una possibile soluzione chiara dei gravi problemi, della quale espone anche gli attuali ostacoli da rimuovere per la sua effettiva realizzazione. La proposta formulata consiste in un processo di redistribuzione della ricchezza, mediante una elevata imposta mondiale fortemente progressiva da applicarsi sul capitale individuale, per invertire l’attuale andamento, altrimenti inarrestabile, di concentrazione della stessa ricchezza prodotta (con formazione di un’oligarchia internazionale). Secondo l’Autore, tale riforma si dovrebbe comunque realizzare per vie democratiche all’interno dell’attuale sistema capitalistico e sarebbe l’unico modo per impedire una situazione insostenibile di sempre più estrema disuguaglianza economica, tale da poter inficiare gli stessi meccanismi del funzionamento economico e da generare inevitabilmente disastri umanitari e sociali al punto da ipotizzare la fine della civiltà così come oggi la conosciamo.

Analizzando i dati statistici mostrati nel testo si evince che con il crescere delle disuguaglianze nella proprietà di capitali, la cosiddetta “classe media” tende a sparire e si proletarizza, determinandosi una separazione sempre più netta tra i nullatenenti e la classe possidente. Si evince anche che la “classe media”, che costituisce ancora una sorta di cuscinetto tra il proletariato vero e proprio e la borghesia e che ha costituito il perno dello sviluppo delle cosiddette “democrazie occidentali”, non è sempre esistita storicamente (e geograficamente), ma si è formata prevalentemente nei primi decenni del secondo dopoguerra, a seguito di peculiari fattori storici occorsi nei Paesi sviluppati. La classe media piccolo proprietaria è stata una grande creazione del XX secolo, dovuta alla redistribuzione di una importante quota di ricchezza proveniente dai centili superiori, nonché -ma questo punto non sembrerebbe essere citato nel testo- dall’esproprio sistematico della ricchezza prodotta dai paesi colonizzati da parte dell’imperialismo occidentale. E oggi sempre più in crisi…

domenica 4 febbraio 2018

"Il boccio, il fiore, il frutto" - Carlo Sini

da: Dante Channel - CarloSiniNoema - Carlo_Sini è un filosofo italiano. 

venerdì 2 febbraio 2018

L'idea di socialismo: ritornare all'utopia o completare il percorso che conduce dall'utopia alla scienza? - Domenico Losurdo


Da:  AccademiaIISF - MARX A CENT’ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE http://www.iisf.it/pdfsito/LOSURDO.pdf
Domenico_Losurdo (Università di Urbino)  è un filosofo, saggista e storico italiano. 

Terza lezione: