
Negli ultimi decenni, non son mancati nell’Occidente
capitalistico (che, come ho detto, è l’orizzonte, certo limitativo, di queste
note) grandi movimenti di lotta contro l’assetto sociale esistente, che hanno
coinvolto milioni di persone. E’ persino banale ricordarli sommariamente:
- i movimenti
“no-global” (o, per usare un linguaggio politically correct, “altermondialisti”)
- i recenti movimenti degli indignados;
- movimenti ecologisti, anti-nuclearisti, e – con elementi
per certi versi affini – movimenti come
quello no-Tav
Si sente la mancanza di forme di organizzazione politica che colleghino questi movimenti a un orizzonte complessivo e gli diano continuità.
Per ora, l’unica prospettiva che si può approssimativamente
ipotizzare è quella di un processo in cui, a partire dalle esperienze dei
movimenti di lotta, venga costruita una forza politica organizzata, che provi a
tradurre questi movimenti e le loro esperienze di lotta in un progetto
complessivo di trasformazione della società. In più, tutto ciò può aver senso solo
se avviene a un livello internazionale di ampiezza e rilevanza sufficienti
perché un tale progetto possa avere una concreta prospettiva di realizzazione
(ad es. a livello europeo).
Buona fortuna, compagni! http://www.sindacalmente.org/sites/www.sindacalmente.org/files/rieser-riflessioni_senili_sulla_sinistra.pdf
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