mercoledì 21 febbraio 2018

Sull' URSS - Marcello Grassi

Da: http://www.resistenze.org


Alcune verità sulla storia sovietica

A proposito di storia sovietica importanti contributi sono venuti dai seguenti storici anglosassoni, docenti di prestigiose università, che hanno attinto alle fonti documentarie, accessibili dopo la perestroika e il crollo dell’URSS.
Ho letto con qualche fatica in inglese i seguenti volumi e articoli.

S. Fitzpatrick The cultural front. Power and revolutionary Russia Cornell University Press 1992
S. Fitzpatrick Educational level and social mobility in Soviet Union 1921-1934 Cambridge University Press 1979
J A Getty Origin of great purges: the soviet communist party reconsidered 1933-1938 Cambridge University Press 1999
J A Getty R T Manning Stalinist terror: new perspectives CambridgeUniversityPress 1993
S G Wheatcroft Toward explaining the changing levels of Stalinist repression in 1930s. mass killing Europe-Asia studies 51;113-145.1999
S G Wheatcroft Victims of Stalinism and the Soviet Secret Police. The comparability and reliability of archival data. Not the last word Europe-Asia Studies 51; 515-545, 1999
R W Davies M Harrison, S G Wheatcroft The economic transformation in Soviet Union 1914-1945 Cambridge University Press 1994

Poiché è mia abitudine documentarmi in modo imparziale aggiungo che ho letto i seguenti libri sulle vicende sovietiche di vittime delle repressioni o di autori anti sovietici o di oppositori di Stalin:

L’arcipelago gulag di Solzhenitzin, Il grande terrore di R.Conquest, Lo Stalinismo di R. Medvedev, Il lungo terrore di F. Bettanin, L’epoca e i lupi di N. Mandelstam, Ho amato Bucharin di Anna Larina, moglie di Bucharin, Il redivivo tiburtino di D. Corneli, Viaggio nella vertigine di Natalia Ginsburg. Ho letto anche la biografia di Bucharin di Stephen Cohen e buona parte delle opere di Trotzki, in particolare La mia vitaLa rivoluzione traditaStoria della rivoluzione russa.

Va precisato che le opere di Conquest, Medvedev, Bettanin e Solzhenitsin sono state scritte e pubblicate prima dell’apertura degli archivi dello stato sovietico e in particolare degli organi giudiziari e del KGB, responsabili della repressione e delle condanne degli oppositori veri o presunti del regime; esse, soltanto per questo, sono largamente inattendibili, in quanto non fondate su adeguata documentazione.

Prima ancora che si arrivasse ad una corretta documentazione a me parvero scarsamente fondate le cifre dei suddetti autori sulle vittime del comunismo in URSS, spesso usate dai corifei del sistema capitalistico per liquidare, con la condanna dell’esperienza sovietica, ogni progetto e velleità di proposta alternativa alla società capitalistica.

giovedì 15 febbraio 2018

In Viaggio in Medio Oriente: Siria - Alberto Negri


Da: http://www.lantidiplomatico.it/ alberto-negri è un giornalista italiano. 
                                                                                                                                   Vedi anche:  https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/06/medio-oriente-alberto-negri-marco.html


                                                                                                                                 Iraq/Afghanistan: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/in-viaggio-in-medio-oriente.html

lunedì 12 febbraio 2018

IDEOLOGIA CLASSISTA, SCUOLA CLASSISTA - Paolo Massucci


Paolo Massucci  (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) 





Con l'apertura del periodo di iscrizione alle scuole per l'anno 2018-19, come noto, tutte le scuole devono fornire dati e informazioni, pubblicati in maniera strutturata sul sito "scuola in chiaro" del MIUR.
Esse si fanno la concorrenza tra loro, sempre più aggressiva, per attrarre gli studenti (siamo come al mercato!) ed allora è interessante leggere le presentazioni delle scuole nella parte chiamata "contesto", per capire l’aria che tira.



Si legga quello che scrivono, in particolare, il liceo classico Parini di Milano e il liceo classico parificato Giuliana Falconieri di Roma (peraltro il liceo classico Visconti di Roma ha rettificato quanto inizialmente aveva riportato nel sito, evidentemente a sfondo radicalmente classista, a seguito di alcune rimostranze di giornalisti), molto indicativi del clima culturale odierno.

Liceo Parini di Milano


Liceo classico parificato Falconieri di Roma

Solamente trent'anni fa queste affermazioni sarebbero stato impensabili: se avessero fatto affermazioni così sfacciatamente classiste, razziste, snobiste, di disprezzo per i deboli e i disabili, sarebbe successo di tutto! Quanto scrive la scuola Falconieri, persino contro i figli dei portieri dei Parioli (con l’obiettivo di sconsigliarne l'iscrizione !!!), raggiunge un livello di squallore intollerabile, veramente indegno di un “paese civile”, come impropriamente suol dirsi!

Questa è quindi la visione del mondo di cui è permeata attualmente la nostra società civile e persino la scuola, e dunque questi sono e saranno i modelli e gli insegnamenti forniti ai nostri giovani. Ma in quale genere di società stiamo andando se accettiamo in silenzio tutto ciò?

E’ vergognoso !

sabato 10 febbraio 2018

"Giordano Bruno" - Antonio Gargano

Da: AccademiaIISF - Antonio Gargano è un filosofo italiano. Docente presso l'Università degli studi "Suor Orsola Benincasa", Scienze della Formazione.



... Della quale voglio dirvi in che maniera con poco o nullo studio e senza fatica alcuna ognun che vuole e volse, ne ha possuto e può esser capace. Veddero e consideronno que' santi dottori e rabbini illuminati, che gli superbi e presumtuosi sapienti del mondo, quali ebbero fiducia nel proprio ingegno, e con temeraria e gonfia presunzione hanno avuto ardire d'alzarsi alla scienza de secreti divini e que' penetrali della deitade, non altrimente che coloro ch'edificaro la torre di Babelle, sono stati confusi e messi in dispersione, avendosi essi medesimi serrato il passo, onde meno fussero abili alla sapienza divina e visione della veritade eterna. Che fero? Qual partito presero? Fermaro i passi, piegaro o dismisero le braccia, chiusero gli occhi, bandiro ogni propria attenzione e studio, riprovaro qualsivoglia uman pensiero, riniegaro ogni sentimento naturale; ed infine si tennero asini. E quei che non erano, si trasformaro in questo animale: Alzaro, distesero, acuminaro, ingrossaro e magnificorno l'orecchie e tutte le potenze dell'anima riportorno e unirono nell'udire, con ascoltare solamente e credere: come quello, di cui si dice: "In auditu aulis obbedivit mihi." Là concentrandosi e cattivandosi la vegetativa, sensitiva ed intellettiva facultade, hanno inceppato le cinque dita in un unghia, perchè non potessero, come l'Adamo, stender le mani ad apprendere il frutto vietato dell'arbore della scienza, per cui venessero ad essere privi de' frutti dell'arbore della vita, o come Prometeo (che è metafora di medesimo proposito), stendere le mani a suffurar il fuoco di Giove per accendere il lume della potenza razionale.
Cossì li nostri divi asini, privi del proprio sentimento ed affetto vegnono ad intendere non altrimente che come gli vien soffiato alle orecchie delle rivelazioni o degli dei o dei vicarii loro; e per conseguenza a governarsi non secondo altra legge che di que' medesimi.

Giordano Bruno, Cabala del Cavallo Pegaso


giovedì 8 febbraio 2018

La campagna elettorale e il problema dell’Università - Alessandra Ciattini


Da:  https://www.lacittafutura.it alessandraciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. 

È tempo di campagna elettorale e di proposte demagogiche su università e ricerca da parte di coloro che sono responsabili del processo di loro dissoluzione.

Persino un intellettuale, come Massimo Cacciari, in sintonia sostanziale con questo sistema economico-sociale ed ospite costante delle più svariate trasmissioni televisive per il suo sostanziale “conformismo democratico” [1], si scandalizza dell’attuale campagna elettorale, che giudica non solo fondata su antiche promesse mai realizzate e ripetute come “chiacchera”, ma anche – fatto ancor più grave – su una totale mancanza del principio di realtà. Egli considera tale situazione frutto della grave crisi dei partiti e della classe politica, iniziata negli anni ’90 con Tangentopoli, che ha ridotto questi ultimi in apparati più o meno potenti di propaganda per il sostegno a un leader “carismatico”, si fa per dire. Ma credo si possa affermare anche qualcosa di più: tale crisi delle organizzazioni politiche è dovuta al fatto che esse sono sostanzialmente supine all’esistente e non solo perché fanno parte di consorterie interessate esclusivamente alla gestione del potere, ma anche perché, nonostante la parola “cambiamento” sia tra le più ripetute, sono fortemente ostili ad un mutamento reale, che chiamerebbe in causa non solo i twitter di Renzi, le dichiarazioni di Fontana sulla razza bianca, ma i reali rapporti di potere a livello internazionale. Insomma, gli attuali partiti sono privi di una visione totalizzante della società contemporanea, se non quella dell’identificazione con l’esistente, magari con qualche piccolo ritocco. Muovendosi in questa medesima direzione, Cacciari si limita a restare sul livello più visibile e quotidiano, auspicando che si affacci un leader (per es. Renzi), che ci dica come stanno effettivamente le cose e che, in questo contesto di analisi realistica, ci comunichi quello che sarà in grado di fare; ossia, farci ascoltare con qualche piccola variante la stessa musica che stanno suonando dall’inizio della crisi, la cui natura profonda e sistemica naturalmente viene occultata.

mercoledì 7 febbraio 2018

Se i pescicani fossero uomini - Bertolt Brecht

Da: Bertolt Brecht: Storielle del Signor Kenner, in Storie da Calendario - Torino – Einaudi

La figlioletta della padrona di casa chiese al signor K.: 
Se i pescicani fossero uomini, sarebbero più bravi coi pesci piccoli?

- Certo, - rispose quello, - se i pescicani fossero uomini farebbero costruire dei cassoni enormi per i pesciolini con dentro ogni sorta d'alimenti sia vegetali che animali. Essi provvederebbero sempre i cassoni d'acqua fresca e soprattutto prenderebbero ogni genere di misure sanitarie. Se per esempio un pesciolino si ferisse una pinna gli verrebbe subito fatta una fasciatura affinché i pescicani non avessero a lamentarne la morte prematura. Perché i pesciolini non s'immalinconiscano ci sarebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche; i pesciolini allegri sono infatti più saporiti di quelli malinconici. Nei cassoni ci sarebbero naturalmente anche delle scuole. E in codeste scuole i pesciolini imparerebbero come si nuota nelle fauci dei pescicani. Per esempio, per poter trovare i grandi pescicani pigramente adagiati in qualche posto avrebbero bisogno della geofrafia. L'essenziale sarebbe naturalmente l'educazione morale dei pesciolini. Verrebbe loro insegnato che la cosa più grande e più bella è quando un pesciolino si sacrifica in letizia e che tutti devono credere ai pescicani specie quando dicono che provvederanno loro un bell'avvenire. S'insegnerebbe ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno a ubbidire. I pesciolini dovrebbero anzitutto guardarsi da tutte le inclinazioni volgari, materialiste, egoiste e marxiste, e riferire immediatamente ai pescicani se uno di loro manifestasse tali inclinazioni. 

Naturalmente se i pescicani fossero uomini farebbero delle guerre tra di loro per conquistare cassoni e pesciolini stranieri. Le guerre le farebbero combattere dai loro pesciolini Essi insegnerebbero ai pesciolini che tra loro e i pesciolini degli altri pescicani c'è un'enorme differenza. I pesciolini, proclamerebbero, sono notoriamente muti, ma essi tacciono in lingue tutt'affatto diverse e non è quindi possibile che s'intendano fra loro. Ad ogni pesciolino che in guerra uccidesse un paio degli altri pesciolini, nemici e muti in un'altra lingua, appunterebbero una piccola decorazione d'alghe e conferirebbero il titolo di eroe. 

Naturalmente se i pescicani fossero uomini esisterebbe anche una loro arte. Ci sarebbero dei bei quadri nei quali i denti dei pescicani sarebbero raffigurati con colori magnifici e le loro fauci come dei veri parchi in cui si possa meravigliosamente scorrazzare. I teatri nel fondo del mare mostrerebbero pesciolini eroici nell'atto di nuotare con entusiasmo nelle fauci dei pescicani e la musica sarebbe tanto bella che i pesciolini, a quegli accordi affluirebbero nelle fauci dei pescicani, la banda in testa, sognanti e cullati da pensieri dolcissimi. 

Certo ci sarebbe anche una religione se i pescicani fossero uomini. Essa insegnerebbe che i pesciolini cominciano veramente a vivere solo nel ventre dei pescicani. Del resto se i pescicani fossero uomini non sarebbero più come ora che i pesciolini sono tutti uguali. Alcuni di loro riceverebbero delle cariche e sarebbero posti sopra gli altri. A quelli un po' più grandi verrebbe persino concesso di mangiarsi i più piccoli. Ed anche ciò sarebbe gradito ai pescicani, giacché essi avrebbero così più spesso dei grossi bocconi da mangiare. E i pesciolini più grandi, i funzionari, manterrebbero l'ordine diventerebbero insegnanti, ufficiali, ingegneri costruttori di cassoni ecc. In breve, esisterebbe una civiltà marina, se soltanto i pescicani fossero uomini.

lunedì 5 febbraio 2018

“IL CAPITALE NEL XXI SECOLO” di THOMAS PIKETTY - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni)

La concorrenza pura e perfetta invocata da economisti e governi non intacca i meccanismi che accrescono le disuguaglianze economiche, se mai il contrario. Mentre la proposta dell’Autore di un’imposta progressiva mondiale sui patrimoni individuali si scontra con la concorrenza fiscale per l’ingresso dei capitali tra gli Stati, che tende invece ad una riduzione delle imposte sugli stessi. Come se ne esce ? Sarà sufficiente l’invito allo studio dei processi economici distributivi da parte degli intellettuali, dei militanti della politica e dei cittadini, nonché l’impegno alla partecipazione democratica per cambiare lo stato delle cose come auspica Piketty ?


In questa corposa opera scientifica di quasi mille pagine Piketty -sulla base dei dati disponibili-presenta in maniera dettagliata, talvolta persino ridondante, lo stato attuale delle nostre conoscenze storiche sulla dinamica della distribuzione dei redditi e dei patrimoni a partire dal XVIII secolo, traendone, in ultimo, insegnamenti per il secolo in corso. La lezione principale -che conferma peraltro molti altri studi nonché la comune esperienza- è che il sistema capitalistico, se abbandonato a se stesso, continua a produrre progressiva divergenza economica all’interno della società, mettendo persino in discussione quello stato sociale faticosamente conquistato dai cittadini europei.

Il testo, non certo sintetico, costituisce uno studio serio che ha il merito di chiarire, su basi oggettive, la distribuzione della ricchezza mondiale, la sua dinamica storica e la direzione futura prevedibile, nonché quello di formulare una possibile soluzione chiara dei gravi problemi, della quale espone anche gli attuali ostacoli da rimuovere per la sua effettiva realizzazione. La proposta formulata consiste in un processo di redistribuzione della ricchezza, mediante una elevata imposta mondiale fortemente progressiva da applicarsi sul capitale individuale, per invertire l’attuale andamento, altrimenti inarrestabile, di concentrazione della stessa ricchezza prodotta (con formazione di un’oligarchia internazionale). Secondo l’Autore, tale riforma si dovrebbe comunque realizzare per vie democratiche all’interno dell’attuale sistema capitalistico e sarebbe l’unico modo per impedire una situazione insostenibile di sempre più estrema disuguaglianza economica, tale da poter inficiare gli stessi meccanismi del funzionamento economico e da generare inevitabilmente disastri umanitari e sociali al punto da ipotizzare la fine della civiltà così come oggi la conosciamo.

Analizzando i dati statistici mostrati nel testo si evince che con il crescere delle disuguaglianze nella proprietà di capitali, la cosiddetta “classe media” tende a sparire e si proletarizza, determinandosi una separazione sempre più netta tra i nullatenenti e la classe possidente. Si evince anche che la “classe media”, che costituisce ancora una sorta di cuscinetto tra il proletariato vero e proprio e la borghesia e che ha costituito il perno dello sviluppo delle cosiddette “democrazie occidentali”, non è sempre esistita storicamente (e geograficamente), ma si è formata prevalentemente nei primi decenni del secondo dopoguerra, a seguito di peculiari fattori storici occorsi nei Paesi sviluppati. La classe media piccolo proprietaria è stata una grande creazione del XX secolo, dovuta alla redistribuzione di una importante quota di ricchezza proveniente dai centili superiori, nonché -ma questo punto non sembrerebbe essere citato nel testo- dall’esproprio sistematico della ricchezza prodotta dai paesi colonizzati da parte dell’imperialismo occidentale. E oggi sempre più in crisi…

domenica 4 febbraio 2018

"Il boccio, il fiore, il frutto" - Carlo Sini

da: Dante Channel - CarloSiniNoema - Carlo_Sini è un filosofo italiano. 

venerdì 2 febbraio 2018

L'idea di socialismo: ritornare all'utopia o completare il percorso che conduce dall'utopia alla scienza? - Domenico Losurdo


Da:  AccademiaIISF - MARX A CENT’ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE http://www.iisf.it/pdfsito/LOSURDO.pdf
Domenico_Losurdo (Università di Urbino)  è un filosofo, saggista e storico italiano. 

Terza lezione: 

lunedì 29 gennaio 2018

"Riflesssioni" 7... - Stefano Garroni


"...qualunque lettore del Capitale.1 non può non convenire sul fatto che un aspetto centrale dell’analisi, che lì conduce Marx, è la denuncia del feticismo e della reificazione. In altri termini, Marx attribuisce al modo di produzione capitalistico lo stravolgimento di ciò, che è frutto di una forma storico-sociale, a <cosa>, ovvero a realtà a se stante e indifferente al soggetto umano (nel senso di quel soggetto collettivo, che, in condizioni date, organizza così e così i suoi rapporti con la natura, attraverso la mediazione di certi, storici rapporti sociali). Naturalmente, questa posizione di Marx non ha solo senso in ambito strettamente storico-sociale, se è vero –com’è vero- che sullo sfondo dell’indagine marxiana c’è una presa di posizione filosofica, che poi è quella che fa centro su una visione dialettica del movimento storico e delle procedure metodologiche. 

Insomma, se è vero –com’è vero- che alle spalle di Marx, per così dire, c’è Hegel.

Fin qui penso di poter incontrare poche opposizioni. La faccenda si fa più complessa se mi azzardo a ricordare una cosa (per altro ben nota a chi realmente si occupa di filosofia e non si limita a costruire frasi con terminologia filosofica): che lo stesso Hegel considerava Kant un momento centrale della riflessione filosofica ed una condizione imprescindibile per comprendere il suo stesso atteggiamento; d’altra parte, più volte anche Engels vede in Kant un momento centrale della prospettiva dialettica.

Insomma la netta alternativa <o con Kant o con Hegel> è semplicemente falsa e frutto della dogmatizzazione sovietico-stalinista del marxismo.

Per fare un solo esempio contemporaneo, ricordo che il compagno H.H.Holz –uno dei filosofi marxisti più eminenti e sciaguratamente morto di recente- nella sua monumentale storia del pensiero dialettico, scrive un ampio ed importante capitolo su Kant, nello spirito di quanto sto sostenendo. Mi si obietterà che quella storia della dialettica non è mai stata tradotta e, quindi, si trova solo in tedesco. Ma –come si dice?- l’ignoranza non scusa nessuno: se mi occupo di filosofia e non so il tedesco, debbo essere io il primo ad esprimermi con cautela e cartesiana coscienza del dubbio, in particolare quando tratto di classici della filosofia appunto tedesca (Hegel, Kant).

Che cosa spiega l’atteggiamento, che critico, cioè, quello di chi, appresa dai manuali sovietici la lezioncina del materialismo dialettico -di cui quello storico sarebbe un caso- non demorde dalla fedeltà a quel testo, e addirittura cita con piena sicumera Engels, trascurando l’ampia discussione, intorno al senso della sua diversità da Marx?

Mi pare semplice la risposta: il campo socialista europeo è ‘crollato’ (come erroneamente si dice, ma anche si crede) ed anni ed anni di militanza comunista sembrano così essere stati un clamoroso errore. Di qui l’attaccamento fideistico ai sacri testi della tradizione - come potrebbe fare un cattolico che, di fronte alla criminalità della chiesa di Roma, piuttosto che fare un’analisi storica per comprendere il perché e il per come di quella criminalità, si abbarbichi al testo dei Vangeli.

Scripsi et salvavi animam meam."

sabato 27 gennaio 2018

Ausmerzen - Marco paolini

Da: Jolefilm  - Marco_Paolini è un drammaturgo, regista, attore, scrittore e produttore italiano. 
Leggi anche: Wannsee Aristide Bellacicco 

«Ausmerzen ha un suono dolce e un’origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l’odore. 
Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. 
Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi». 


giovedì 25 gennaio 2018

Il numero e la qualità nei regimi rappresentativi - Antonio Gramsci

Da:  https://quadernidelcarcere.wordpress.com  Quaderni_del_carcere Quaderno 13 (XXX) § (30) 

Uno dei luoghi comuni più banali che si vanno ripetendo contro il sistema elettivo di formazione degli organi statali è questi, che il «numero sia in esso legge suprema» e che la «opinione di un qualsiasi imbecille che sappia scrivere (e anche di un analfabeta, in certi paesi), valga, agli effetti di determinare il corso politico dello Stato, esattamente quanto quella di chi allo Stato e alla Nazione dedichi le sue migliori forze» ecc. (le formulazioni sono molte, alcune anche più felici di questa riportata, che è di Mario da Silva, nella «Critica Fascista» del 15 agosto 1932, ma il contenuto è sempre uguale). Ma il fatto è che non è vero, in nessun modo, che il numero sia «legge suprema», né che il peso dell’opinione di ogni elettore sia «esattamente» uguale. I numeri, anche in questo caso, sono un semplice valore strumentale, che danno una misura e un rapporto e niente di più. E che cosa poi si misura? Si misura proprio l’efficacia e la capacità di espansione e di persuasione delle opinioni di pochi, delle minoranze attive, delle élites, delle avanguardie ecc. ecc. cioè la loro razionalità o storicità o funzionalità concreta. Ciò vuol dire che non è vero che il peso delle opinioni dei singoli sia «esattamente» uguale. Le idee e le opinioni non «nascono» spontaneamente nel cervello di ogni singolo: hanno avuto un centro di formazione, di irradiazione, di diffusione, di persuasione, un gruppo di uomini o anche una singola individualità che le ha elaborate e presentate nella forma politica d’attualità. La numerazione dei «voti» è la manifestazione terminale di un lungo processo in cui l’influsso massimo appartiene proprio a quelli che «dedicano allo Stato e alla Nazione le loro migliori forze» (quando lo sono). Se questo presunto gruppo di ottimati, nonostante le forze materiali sterminate che possiede, non ha il consenso della maggioranza, sarà da giudicare o inetto o non rappresentante gli interessi «nazionali» che non possono non essere prevalenti nell’indurre la volontà nazionale in un senso piuttosto che in un altro. «Disgraziatamente» ognuno è portato a confondere il proprio «particulare» con l’interesse nazionale e quindi a trovare «orribile» ecc. che sia la «legge del numero» a decidere; è certo miglior cosa diventare élite per decreto. Non si tratta pertanto di chi «ha molto» intellettualmente che si sente ridotto al livello dell’ultimo analfabeta, ma di chi presume di aver molto e che vuole togliere all’uomo «qualunque» anche quella frazione infinitesima di potere che egli possiede nel decidere sul corso della vita statale.
Dalla critica (di origine oligarchica e non di élite) al regime parlamentaristico (è strano che esso non sia criticato perché la razionalità storicistica del consenso numerico è sistematicamente falsata dall’influsso della ricchezza), queste affermazioni banali sono state estese a ogni sistema rappresentativo, anche non parlamentaristico, e non foggiato secondo i canoni della democrazia formale. Tanto meno queste affermazioni sono esatte. In questi altri regimi il consenso non ha nel momento del voto una fase terminale, tutt’altro. Il consenso è supporto permanentemente attivo, fino al punto che i consenzienti potrebbero essere considerati come «funzionari» dello Stato e le elezioni un modo di arruolato volontario di funzionari statali di un certo tipo, che in un certo senso potrebbe ricollegarsi (in piani diversi) al self-government. Le elezioni avvenendo non su programmi generici e vaghi, ma di lavoro concreto e immediato, chi consente si impegna a fare qualcosa di più del comune cittadino legale, per realizzarli, a essere cioè una avanguardia di lavoro attivo e responsabile. L’elemento «volontariato» nell’iniziativa non potrebbe essere stimolato in altro modo per le più larghe moltitudini, e quando queste non siano formate di cittadini amorfi, ma di elementi produttivi qualificati, si può intendere l’importanza che la manifestazione del voto può avere. (Queste osservazioni potrebbero essere svolte più ampiamente e organicamente, mettendo in rilievo anche altre differenze tra i diversi tipi di elezionismo, a seconda che mutano i rapoprti generali sociali e politici: rapporto tra funzionari elettivi e funzionari di carriera ecc.). 

mercoledì 24 gennaio 2018

Diritti umani: una prospettiva marxiana.- Zoltan Zigedy

Zoltan Zigedy è lo pseudonimo di un militante comunista, con base negli Stati Uniti, che ha abbandonato il mondo accademico alcuni anni fa, con una tesi di dottorato in filosofia incompiuta. Scrive regolarmente su ZZ’s blog e Marxist-Leninism Today. Suoi scritti sono stati pubblicati a Cuba, in Grecia, Italia, Canada, Gran Bretagna, Argentina e Ucraina. 


Per quasi trecentocinquanta anni, i diritti umani sono stati un importante, se non dominante, strumento dell’impegno mirante alla giustizia sociale. Nel corso di buona parte di questa storia, i diritti umani son stati invocati al fine di demarcare la propria posizione sul campo di battaglia. È altrettanto importante notare che, prima del XVII secolo, la giustizia sociale veniva promossa, il più delle volte, attraverso una lingua diversa da quella dei diritti umani. Se bisogna dare credito alle Chroniques di Froissart, le Jacquerie della campagna francese ed i contadini inglesi coinvolti nella rivolta del 1381 non possedevano una vera e propria nozione di diritti umani universali. Tentavano, invece, di rimpiazzare dei signori ritenuti iniqui, o facevano appello ai loro reggenti in modo da ottenere riparazione all’ingiustizia. Essi non reclamavano i propri diritti – poiché non ne avevano conoscenza – bensì equità e un trattamento umano. John Ball, uno dei leader della rivolta inglese, la quale giunse a un momento di illusoria “liberazione” contadina nel 1381, si riferisce abbia predicato: “Veniamo chiamati servi e picchiati se siamo lenti al loro servizio, eppure non abbiamo un signore cui rivolgere le nostre lamentele, nessuno che ci ascolti e ci renda giustizia. Andiamo dal Re – egli è giovane – e mostriamogli a qual punto siamo oppressi, riferiamogli che vogliamo che le cose cambino, o altrimenti le cambieremo noi stessi” [1]. Non ci si appellava, dunque, ad un insieme di diritti, bensì  alla saggezza ed al senso di giustizia incarnati da un potere superiore, potere superiore che, per altro, si sarebbe infine rivelato infido. Come affermato dal traduttore delle Chroniques, Geoffrey Brereton, Froissart “non si serve di una parola esattamente corrispondente di “eguale”. Invece, ricorre a “tutt’uno” o “tutti insieme” per indicare un destino condiviso. L’uguaglianza, sembrerebbe, è una condizione necessaria del ricorso moderno al concetto di “diritti universali”, priva di riscontro in Froissart. 

lunedì 22 gennaio 2018

Gramsci. Una nuova biografia - Angelo D'Orsi

Da: Centro Sociale 28 Maggio
Angelo D'Orsi è uno storico italiano. Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Università di Torino.

Prima parte:



                                                              Seconda parte:  https://www.youtube.com/watch?v=sF4GKJM6WLo